Scena Ottava
(Andronico mentre vuoi partire, s’incontra con Asteria, e detti.)
Recitativo
ASTERIA
Eccomi, che si chiede?
TAMERLANO
Accostati, superba,
e fissa il guardo ne e posto luminoso
che perdesti.
ASTERIA
Lieve perdita è un ben che si detesta.
TAMERLANO
Ma ciò basta;
venga serva che rifiutò d’esser regina.
Tosto ad Asteria un nappo!
e al basso impiego innanzi
al suo signor pieghi il ginocchio.
ANDRONICO
(a parte)
Ingiusto!
BAJAZET
Che pensa Asteria?
ASTERIA
(a parte)
La sorte almeno a questo colpo ardito!
(Asteria getta il veleno, che gli aveva dato Bajazet, nella tazza, che deve apprestare al Tamerlano, ed è veduta da Irene, che s’accosta alla tavola.)
IRENE
(a parte)
Ahi! che miro?
or conviene che Irene
al Tamerlan parli da Irene.
ASTERIA
Bevi, superbo, bevi,
e in questo nappo che ti porge Asteria,
d’ambizion l’immensa sete estingui!
TAMERLANO
Mira la figlia, Bajazet!
vagheggia, Andronico, l’amata!
Questo è suo dono,
e perché suo,
consacro questa tazza
all’amante e al genitore.
IRENE
Tamerlan, ferma il sorso!
TAMERLANO
Ancora qui la temeraria? e come?
chi ti concesse tanto ardire?
IRENE
Irene;
sappi, ch’entro quel nappo
nuota la morte tua,
sappi, ch’Asteria infuse
incauto un dono
che, se vien da sua man,
certo è veleno.
Sappi, che parla Irene,
e Irene io sono.
TAMERLANO
Tu Irene?
(ad Asteria)
Tu sì audace?
BAJAZET
Ah! che mia figlia perduta ha
la vendetta, e la difesa!
TAMERLANO
Sieda Irene; e tu iniqua,
il cui pallor già fece rea,
che dici?
ASTERIA
Bevi, ch’io stessa ti assicuro;
bevi!
TAMERLANO
No, che sei disperata;
o padre, o amante
me n’assicuri pria,
fà che l’assaggi o l’uno, o l’altro,
e bevo.
ASTERIA
(Fra sè)
Legge crudel!
che si risolve, Asteria?
Recitativo accompagnato
Padre, amante,
di voi chi vuole il merto
delle vendette mie?
Chi primo beve?
Bajazet è il mio padre;
Andronico è il mio amante.
Beva l’un, beva l’altro.
Ahi pena! e poi?
Arioso
Folle sei, se lo consenti!
il tiranno poi vivrà,
e morran questi innocenti.
Recitativo
Beva dunque la rea,
e da mia morte anzi che dalla loro
di punire il tiranno avremo il frutto.
ANDRONICO
Sconsigliata, che tenti?
BAJAZET
Incauto amante!
ASTERIA
Ah! stolto,
che pretendi?
mi togli a morte,
e a tirannia mi rendi.
ANDRONICO
Ad assisterti io vengo,
alma costante!
TAMERLANO
Seguitela, soldati,
e a cenni miei sia custodita!
empia, due volte rea
di enorme tradimento!
onde incomincio il suo castigo?
Dalla morte è poco,
dall’infamia si cerchi,
e Bajazet ne sia lo spettator;
si guidi il fiero
al serraglio de’ schiavi,
a momenti condotta Asteria,
lui presente
sia alla turba servil
concessa in preda.
Recitativo accompagnato
BAJAZET
E il soffrirete, d'onestade, oh numi?
la raccomando a voi,
poiché a me resta
onde togliermi a lui la via funesta.
Aria
Empio, per farti guerra,
dal regno di sotterra
l'ombra ritornerà.
E l’ira degli dei
al suon de' sdegni miei forse si sveglierà.
Empio, per farti guerra, ecc.
(Parte.)
Recitativo
IRENE
Signor, tra tante cure
che fia d'Irene?
TAMERLANO
Irene sarà mia sposa.
Il tradimento al fine
sia punito in Asteria,
e coronata
sia la fè in Irene.
IRENE
Oblio l’andate offese;
E mi farà
la bella sorte ardita
di dare al mio signor e trono e vita.
Duetto
Vedrò ch'un di si cangerà
del mio penar la crudeltà.
TAMERLANO
Vedrai ch'un dì cangiar saprò
del tuo penar la crudeltà.
IRENE
Mia fede
allor il premio avrà
se saprai amar
chi amarti sa.
TAMERLANO
Tua fede
allor il premio avrà
che saprò amar
chi amarmi sa.
IRENE
Vedrò ch'un dì si cangerà, ecc.
TAMERLANO
Vedrai ch'un dì cangiar saprò, ecc.
Scena Nona
(Entra Andronico da una parte, et dall’altra Leone ed Asteria.)
Recitativo
LEONE
Vieni, Asteria,
e saprai quanto m’impone
il tuo gran padre.
A te gran cose, alto signor!
Placato è Bajazet,
e di parlarti or chiede.
ANDRONICO
E ciò fia ver?
TAMERLANO
Placato? parlarmi? e come?
LEONE
Appena da queste stanze uscito
Mirò da folto stuol de tuoi guerrieri
tratto il suo Duce Orcamo.
Allora alzando gli occhi, e la voce al Ciel;
Vanne a me disse;
Di al Tamerlan che alfin cedo al mio fato;
Digli, che vuò parlargli;
e fa, che sia seco la figlia mia
ASTERIA
Che sarà mai?
TAMERLANO
Che dir saprai? già viene.
ANDRONICO
Quant’ha le luci placide e serene!
Scena Decima
(Bajazet, e detti.)
Recitativo
BAJAZET
Oh, per me lieto, avventuroso giorno!
oh figlia cara,
oh imperator, oh amici!
gia son nel cor,
qual son tranquillo in volto,
e sai perché, mia figlia?
e 'l sai, tiran?
Da' lacci tuoi son sciolto.
TAMERLANO
Ma chi di man può
trarti al furor mio?
BAJAZET
Chi lo può?
Lo poss'io.
Recitativo accompagnato
Fremi, minacci;
mi rido del tuo furor, di tue minaccie.
Ho vinto l'orgoglio
tuo con mio velen;
né puoi farmi morire,
né far si ch'io non mora:
è questa morte il mio trionfo eletto,
gia diventa
tuo scorno, e mia vendetta.
ASTERIA
Ah! genitor, che parli?
BAJAZET
Si, figlia, io moro; addio!
tu resti, ahimè, che dir non posso: in pace!
tu resti, figlia, negli affanni,
e questo e’l solo affanno mio.
Recitativo
ASTERIA
No, vo' seguirti anch'io; io vo' morir.
Prence, tiranno, un ferro!
al tuo amor, al tuo sdegno il chiedo.
Ah, padre! con questa man,
che per l’estrema volta ora ti bacio,
e co' miei pianti inondo,
prendi un ferro, se puoi;
passami il seno,
e guida teco la tua figlia!
Recitativo accompagnato
BAJAZET
Oh, sempre avversi dei!
dov'è ferro, o veleno?
si, figlia, in questi estremi amplessi miei
per pietà del tuo duol t'ucciderei.
Arioso
Figlia mia, non pianger, no.
Lascia allora uscire il pianto,
quando morto io nol vedrò.
Figlia mia, non pianger, no.
Recitativo accompagnato
(ad Tamerlano)
Tu, spietato, il vedrai
(fra sé)
misera figlia!,
(ad Tamerlano)
ma non ne andrai lieto gran tempo.
Io vado le Furie a scatenar
per tuo tormento;
già miro il dì mancar,
morte, ti sento,
per tuo supplizio è quest'orror.
Arioso e Recitativo accompagnato
Sù, via, Furie e ministre,
del gran re dell'ira.
Io vi conosco, eccovi la!
quel crudo percuotete, sbranate, lacerate,
sì, lanciategli al core i serpi,
e le ceraste!
Degni di voi que' colpi son.
Sì, presto, ma non cessate!
ahimè, se stanche siete,
la rabbia mia prendete,
e meco lo portate laggiù
nel regno del furore eterno.
(Va mancando nel ritirarsi dentro la scena, sostenuto sempre da Asteria ed Andronico.)
Per tormentar,
per lacerar quel mostro
io sarò la maggior Furia d'Averno.
(Bajazet muore.)
Recitativo
ANDRONICO
Barbaro! alfin sei sazio ancor?
Lo vedi gia steso a terra.
ASTERIA
Or manca solo il mio morire al trionfo.
Recitativo accompagnato
Mirami,
io quella son che gia due volte
tentò darti la morte,
e son rea,
perché non l’ho eseguita;
se non sono le mie colpe bastanti
per una nuova morte,
almeno quella rendimi,
che getto la mia vendetta;
dammi la morte, il genitor m'aspetta.
Aria
Padre amato, in me riposa,
io quell’ombra generosa
a momenti seguirò.
E tu, crudo empio tiranno,
ogni tuo tormento e affanno,
sempre invitta incontrerò.
Padre amato, in me riposa, ecc.
(Parte.)
Scena Ultima
(Detti, salvo Asteria.)
Recitativo
IRENE
Seguitela, miei fidi,
e custodite dal suo dolor la regal donna!
a lei, oh mio signor, perdona,
e la sua vita alla mia fede ordona!
ANDRONICO
Ah, forse vana fia la tua pietade,
la ucciderà il suo duolo;
più non posso vivere, oh Tamerlan;
suo destino e il mio amor disperato
e troppo forte,
(Snuda la spada.)
per ch'io non stringa il ferro
a darmi morte.
TAMERLANO
Fermati! Vinto io son.
Gia m'ha placato
di Bajazet la morte,
ed or m'affanna
l'estremo duo l della sua figlia e il tuo;
abbia Asteria per te, mia fida Irene,
perdono e vita.
IRENE
Oh, quanto generoso è il tuo core!
TAMERLANO
Regni con me la bella Irene.
Io rendo a te, fido amator,
Asteria e trono.
ANDRONICO
Per così grande e inaspettato dono,
signor, molto ti devo.
TAMERLANO
L'odio adesso placato,
e resi amici,
comincieremo oggi a regnar felici.
Duetto
TAMERLANO, ANDRONICO
Coronata di gigli e di rose
con gli amori ritorni la pace.
E fra mille facelle amorose,
perda i lampi dell'odio la face.
Coronata di gigli e di rose, ecc.
Recitativo
TAMERLANO
Ora, invitta regina,
il mio delitto so che perdon non merta;
ma pur sperar mi giovi,
che la vostra bontà m'assolva,
o ascolti d'un monarca pentito
i caldi prieghi.
IRENE
Signor, questo mio seno
è già contento appieno;
se cortese un gran re così m'accoglie,
sarò qual più gli aggrada:
o serva, o moglie.
Coro
TUTTI
D'atra notte
già mirasi a scorno
d'un bel giorno brillar lo splendor.
Fra le tede,
che Lachesi accende
chiara splende
la face d'Amor.
D'atra notte
già mirasi a scorno, ecc.