Atto Terzo
Bosco vicino alla città di Alessandria
(con una parte del porto a margine)
Scena prima
Achilla con seguito di soldati
ACHILLA
In tal' modi si premia
il mio lungo servir, la fede mia?
Barbaro re! ti pentirai fra breve
d'avermi offeso. Andiamo,
prodi campioni, e a Cleopatra avanti
offriam le nostre insegne, offriamle il core,
e sia menda al tarda l'alto valore.
Dal fulgor di questa spada
vo' che cada
umiliato un empio cor.
Già non dee soffrir l'offese
che difese
il suo regno col valor.
(parte)
Scena seconda
Tolomeo, Cleopatra, soldati di Cleopatra,
soldati e guardie di Tolomeo
(Al suono d'una bellica sinfonia segue la battaglia tra soldati di Cleopatra e di Tolomeo, e questi ultimi hanno la vittoria; finita la sinfonia, entra Tolomeo con Cleopatra prigioniera)
TOLOMEO
Vinta cadesti al balenar di questo
mio fulmine reale.
CLEOPATRA
Tolomeo non mi vinse;
mi tradì quella cieca,
che, tiran, ti protegge,
senz'onor, senza fede, e senza legge.
TOLOMEO
Olà! sì baldanzosa
del vincitor al riverito aspetto?
(alle guardie):
S'incateni costei.
(Una guardia incatena Cleopatra)
CLEOPATRA
Empio crudel! ti puniranno gli dèi.
TOLOMEO
Costei, che per germano aborro e sdegno,
si conduca alla reggia; io colà voglio
che, ad onta del suo ardire,
genuflessa m'adori a piè del soglio.
Domerò la tua fierezza
ch'il mio trono aborre e sprezza,
e umiliata ti vedrò.
Tu qual Icaro ribelle
sormontar brami le stelle,
ma quell'ali io ti tarperò.
(parte con i soldati)
Scena terza
Cleopatra, con guardie.
CLEOPATRA
E pur così in un giorno
perdo fasti e grandezze? Ahi fato rio!
Cesare, il mio bel nume, è forse estinto;
Cornelia e Sesto inermi son, né sanno
darmi soccorso. O dio!
Non resta alcuna speme al viver mio.
Piangerò la sorte mia,
sì crudele e tanto ria,
finché vita in petto avrò.
Ma poi morta d'ogn'intorno
il tiranno e notte e giorno
fatta spettro agiterò.
(parte con le guardie)
Scena quarta
Cesare, Achilla, poi Sesto e Nireno
(Giulio Cesare, da una parte, poi Sesto dall'altra con Nireno, ed Achilla, steso sul margine del porto mortalmente ferito)
CESARE
Dall'ondoso periglio
salvo mi porta al lido
il mio propizio fato.
Qui la celeste Parca
non tronca ancor lo stame alla mia vita!
Ma dove andrò? e chi mi porge aita?
Solo in queste erme arene
al monarca del mondo errar conviene?
Aure, deh, per pietà
spirate al petto mio,
per dar conforto, oh dio!
al mio dolor.
Dite, dov'è, che fa
l'idol del mio sen,
l'amato e dolce ben
di questo cor.
Ma d'ogni intorno i' veggio
sparse d'arme e d'estinti
l'infortunate arene,
segno d'infausto annunzio al fin sarà.
(Entrano Sesto e Nireno,
in veste bellica e con visiera chiusa)
SESTO
Cerco invan Tolomeo per vendicarmi,
e il mio destino spietato a me l'asconde.
ACHILLA
(sul margine del porto, mortalmente ferito)
Hai vinto, oh fato!
SESTO
Quai tronche voci?
ACHILLA
Avete vinto, oh stelle!
CESARE
(da se'):
Due guerrieri? in disparte
de' loro accenti il suono
udir io voglio, e penetrar chi sono.
(si ritira in disparte)
NIRENO
(a Sesto):
E' questi Achilla, in mezzo al sen piagato.
CESARE
(Da se'):
(Achilla è il moribondo?)
NIRENO
(ad Achilla):
Amico, amico!
ACHILLA
(a Nireno):
Oh cavalier ignoto,
che con voci d'amico
articoli il mio nome,
deh, se dia mai che ti conceda il fato
di favellar un giorno
alla bella Cornelia, al sol di Roma,
digli che quell'Achilla,
che consigliò di Pompeo la morte....
SESTO
(da se'):
(Ah, scellerato! )
CESARE
(da se'):
(Ah, iniquo!)
ACHILLA
Che per averla in moglie,
contro Cesare ordì l'alta congiura...
SESTO
(da se'):
(Ah, traditor!)
CESARE
(da se'):
(Fellone!)
ACHILLA
Sol per cagion di vendicarsi un giorno
contro il re Tolomeo
giunse in tal notte a spirar l'alma in guerra.
Questo sigil tu prendi;
nel più vicino speco
centro armati guerrieri
a questo segno ad ubbidir son pronti;
con questi puoi per sotterranea via
penetrar nella reggia, e in breve d'ora
torre all'empio Cornelia,
e insieme far che vendicato io mora.
(dà il sigillo a Sesto e spira)
NIRENO
Spirò l'alma il fellon.
SESTO
Tu scaglia intanto
il cadavere indegno
del traditor nell'onde.
Scena quinta
Cesare, Sesto, Nireno
CESARE
(Appare e rapisce il sigillo a Sesto)
Lascia questo sigillo.
SESTO
(alza la visiera)
Oh dèi!
CESARE
Che veggio!
SESTO
Signor!
CESARE
Tu Sesto?
SESTO
E come
vivo, Cesare, e illeso
ti sottrasti alla Parca?
CESARE
Io fra l'onde nuotando al lido giunsi
non ti turbar; mi porterò alla reggia,
e m'aprirò con tal sigil l'ingresso.
Teco Niren mi siegua:
o che torrò alla sorte
Cornelia e Cleopatra, o avrò la morte.
Quel torrente, che cade dal monte,
tutto atterra ch'incontro lo sta.
Tale anch'io, a chi oppone la fonte,
dal mio brando atterrato sarà.
(parte)
Scena sesta
Sesto, Nireno
SESTO
Tutto lice sperar, Cesare vive.
NIRENO
Segui, oh Sesto, i suoi passi.
SESTO
Achilla estinto? or sì che il ciel comincia
a far le mie vendette,
sì, sì, mi dice il core
che mio sarà il desiato onore.
La giustizia ha già sull'arco
pronto strale alla vendetta,
per punire un traditor.
Quanto è tarda la saetta,
tanto più crudele aspetta
la sua pena un empio cor.
(parte con Nireno)
Cambiamento
Appartamento di Cleopatra
Scena settima
Cleopatra con guardie, damigelle egizie,
poi Cesare con soldati
CLEOPATRA
(fra le sue damigelle che piangono)
Voi che mie fide ancelle un tempo foste,
or lagrimate invan, più mie non siete.
Il barbaro germano
che mi privò del regno,
a me vi toglie, e a me torrà la vita.
(S'ode strepito d'armi nella scena)
Ma qual strepito d'armi?
Ah sì! più mie non siete,
spirar l'alma Cleopatra or or vedrete.
CESARE
(entra con spada nuda in mano e soldati)
Forzai l'ingresso a tua salvezza, oh cara!
CLEOPATRA
Cesare o un'ombra sei?
CESARE
(alle guardie)
Olà, partite ormai, empi ministri
d'un tiranno spietato!
Cesare così vuol, pronti ubbidite!
(partono le guardie)
CLEOPATRA
Ah! ben ti riconosco,
amato mio tesoro,
al valor del tuo braccio!
Ombra, no, tu non sei, Cesare amato.
(corre ad abbracciarlo)
CESARE
Cara, ti stringo al seno;
Ha cangiato vicende il nostro fato.
CLEOPATRA
Come salvo ti vedo?
CESARE
Tempo avrò di svelarti
ogni ascosa cagion del viver mio.
Libera sei, vanne fra tanto al porto,
e le disperse schiere in un raduna;
colà mi rivedrai; Marte mi chiama
all'impresa total di questo suolo.
Per conquistar, non che l'Egitto, un mondo,
basta l'ardir di questo petto solo.
(parte con i soldati)
CLEOPATREA
Da tempeste il legno infranto,
se poi salvo giunge in porto,
non sa più che desiar.
Così il cor tra pene e pianto,
or che trova il suo conforto,
torna l'anima a bear.
Cambiamento
Sala reggia di Tolomeo
Scena ottava
Tolomeo, Cornelia
TOLOMEO
Cornelia, è tempo omai
che tu doni pietade a un re che langue.
CORNELIA
Speri invano mercede.
Come obliar poss'io
l'estinto mio consorte ?
TOLOMEO
Altro ten'offre il regnator d'Egitto;
Cara, al mio sen ti stringo...
(va per abbracciarla)
CORNELIA
Scostati, indegno, e pensa
che Cornelia è Romana.
TOLOMEO
Non ho più da temer; Cesare estinto,
Cleopatra umiliata, or non ascolto
che il mio proprio volere.
(si vuol accostar di nuovo)
CORNELIA
Se alcun non temi,
temi pur questo ferro,
che a me sola s'aspetta
far del morto consorte or la vendetta!
(estrae un pugnale)
Scena nona
I detti, Sesto
(Mentre Cornelia corre alla vita di Tolomeo,
sopraggiunge Sesto con spada nuda in mano)
SESTO
T'arresta, o genitrice! a me, oh tiranno!
TOLOMEO
(snuda il ferro)
Io son tradito, oh Numi!
SESTO
Sappi, perfido mostro, e per tua pena:
Salvo i Numi serbar' dai tradimenti
Cesare invitto, e Cleopatra ei sciolse
dall'ingiuste catene; ei qui sen' viene;
io lo precorro, e questo
chiede quel sangue ch'è dovuto a Sesto.
TOLOMEO
Del folle ardir ti pentirai ben presto.
(Si battono, e Tolomeo vien ferito,
e cade morto in scena)
CORNELIA
Or ti riconosco,
figlio del gran Pompeo, e al sen ti stringo.
SESTO
(guardando nella scena)
Giace il tiranno estinto;
or padre sì, tu benché vinto, hai vinto.
(parte)
CORNELIA
Non ha più che temere
quest'alma vendicata,
or sì beata,
comincio a respirar.
Or vo' tutto in godere
si cangi il mio tormento,
ch'è vano ogni lamento,
se il ciel mi fa sperar.
(parte)
Cambiamento
Porto di Alessandria
Scena ultima
Cesare, Cleopatra, Nireno, Sesto, Cornelia,
Curio, seguito di Romani e di Egizii, un paggio
(Cesare, Cleopatra e seguito con trombe e timpani. Finita la sinfonia entrano Curio e Nireno e poi Sesto e Cornelia, con un paggio che porta lo scettro e la corona di Tolomeo)
NIRENO
(a Cesare):
Qui Curio vincitor, qui tuo l'Egitto;
in questo ondoso piano
Cesare ognun acclama
Signor del mondo e imperator romano.
CESARE
(a Nireno):
Del suo fido servir premio condegno
avrà Nireno;
(a Curio):
Curio,
già del tuo forte braccio
si conosce il valor.
(Sesto e Cornelia s'inginocchiano)
Ma qui Cornelia?
SESTO
Signor, ecco a' tuoi piedi
e di Cornelia e di Pompeo il figlio;
egli la grande offesa
del tradimento enorme
vendicò con suo brando,
e tolse a Tolomeo l'alma col sangue.
CESARE
E morì Tolomeo?
CORNELIA
Se Sesto in mia difesa
pronto non accorrea,
di Cornelia l'onor era in periglio.
CESARE
La vendetta del padre
è ben dovuta al figlio;
Sorgi, Sesto, ed amico al sen t'accolgo.
SESTO
Ogni affetto di fede in te rivolgo.
(si abbracciano)
CORNELIA
Dell'estinto tiranno
ecco i segni reali, a te li porgo.
(dà la corona e lo scettro
di Tolomeo a Cesare)
CESARE
Bellissima Cleopatra,
quel diadema che miri, a te s'aspetta;
io te ne cingo il crine;
Regina dell'Egitto
darai norma alle genti, e legge al trono.
CLOPATRA
Cesare, questo regno è sol tuo dono,
tributaria regina
Imperator t'adorerò di Roma.
CESARE
(da se'):
(Amor, chi vide mai più bella chioma?)
CLEOPATRA
Caro!
CESARE
Bella!
CLEOPATRA e CESARE
Più amabile beltà
mai non si troverà
del tuo bel volto.
In te/In me non splenderà
né amor né fedeltà
da te/da me disciolto.
CESARE
Goda pur or l'Egitto
in più tranquillo stato
la prima libertà. Cesare brama,
dall'uno all'altro polo
ch'il gran nome roman spanda la fama.
SEGUITO
Ritorni omai nel nostro core
la bella gioia ed il piacer;
sgombrato è il sen d'ogni dolor,
ciascun ritorni ora a goder.
CLEOPATRA e CESARE
Un bel contento il sen già si prepara,
se tu sarai costante ognor per me;
così sortì dal cor la doglia amara,
e sol vi resta amor, costanze e fè.
SEGUITO
Ritorni ormai nel nostro core
la bella gioia ed il piacer;
sgombrato è il sen d'ogni dolore,
ciascun ritorni ora a goder.