ATTO TERZO

SCENA I

(Galleria nel Palagio di Westminster)

(La Regina sedendo ad un tavolino sul quale è un foglio, e Cecil in piedi)


No. 12 - Duettino

CECIL
E pensi? e tardi?
e vive chi ti sprezzò?
Chi contra te ragunò Europa tutta,
e la tua stessa vita minacciò tante volte?

ELISABETTA
Alla tua voce sento piombarmi in core
tutto il potere del mio deriso onore.
Ma - o Dio! - chi m'assicura da ingiuste accuse?

CECIL
Il cielo, la devota Albione e il mondo intero,
ove la fama de' tuoi pregi suona
e del cor di Stuarda e dei delitti,
e dell'ingiurie a te recate…

ELISABETTA
Ah! taci.
Oltraggiata son io.
Come l'altera, come godea del suo trionfo!
Quai sguardi a me lanciava!
Ah! mio fedele, io voglio pace,
ed ella a me l'invola.

CECIL
Né di turbarti ancora
cessa se vive.

ELISABETTA
Ho risoluto.
Muoia.
(Prende la penna per segnare il foglio; poi si arresta indecisa e si alza)

Quella vita, quella vita a me funesta
io troncar, ah! sì, vorrei.
Ma la mano il cor s'arresta,
copre un vel i pensier miei.
Veder l'empia, udirla parmi,
atterrirmi, spaventarmi,
e la speme della calma
minacciosa a me involar.
Ah! giusto ciel! tu reggi un'alma
facil tanto a dubitar.

CECIL
Ah! perché così improvviso
agitato è il tuo pensiero?
Non temer che sia diviso
mai da te l'onor primiero.
Degli accenti proferiti,
degli oltraggi non puniti,
ogni Inglese in questi istanti
ti vorrebbe vendicar.
Segna il foglio, che i regnanti
tel sapranno perdonar.


SCENA II

No. 13 - Terzetto

ELISABETTA
Si.
(Elisabetta è incerta; vedendo Leicester che entra, segna rapidamente il foglio e lo dà a Cecil)

LEICESTER
Regina!

ELISABETTA
A lei s'affretti il supplizio.

LEICESTER
Oh ciel, qual detti!
(vedendo il foglio)
Forse quella…

CECIL
La sentenza.

LEICESTER
La sentenza?

ELISABETTA
Sì, la sentenza, o traditor.
Io son paga!

LEICESTER
E l'innocenza tu condanni!

ELISABETTA
E parli ancor?

LEICESTER
Ah! deh! per pietà sospendi
l'estremo colpo almeno;
ai prieghi miei t'arrendi,
o scaglialo al mio seno
Niuno ti può costringere,
libero è il tuo volere.

CECIL
(piano ad Elisabetta)
Non ascoltar l'indegno,
or che già salva sei.

ELISABETTA
Vana è la tua preghiera,
son ferma in tal consiglio.
Nel fin di quell'altera
è il fin del mio periglio.
Dal sangue suo più libero
risorge il mio poter.

LEICESTER
Ah! pietà! Ah! Regina!
Niuno ti può costringere, ecc.

CECIL
Ah! per chi t'ardeva il Regno
più palpitar non dei.
Il di che all'empia è l'ultimo,
di pace è il dì primier.

LEICESTER
D'una sorella, o barbara,
la morte hai tu segnato!

ELISABETTA
E spettator ti voglio
dell'ultimo suo fato:
dovrà perir l'amante
dopo il fatale istante
che il bellico metallo
tre volte scoppierà.

LEICESTER
E vuoi ch'io vegga?

ELISABETTA
Taciti, taciti.

LEICESTER
E vuoi?

ELISABETTA
Taciti.
E morta ogni pietà.

LEICESTER
Regina! Regina!

ELISABETTA
Vanne, indegno; t'appare sul volto
il terror che in tuo seno ti piomba.
Al tuo affetto prepara la tomba,
quando spenta Stuarda sarà.

LEICESTER
Vado, vado, ti leggo sul volto
che deliri, che avvampi di sdegno.
Un amico, conforto e sostegno
dal mio core la misera sarà.

ELISABETTA
Vanne, indegno!
Al tuo affetto prepara la tomba, ecc.

CECIL
Ah, Regina, ah, serena il tuo volto
alla pace, alle glorie già torni;
questo, ah! questo il più bello dei giorni
pel tuo soglio, per Anglia sarà.


SCENA III

No. 14 - Scena

(Appartamento della prigione di Maria Stuarda nel Castello di Forteringa)

MARIA
La perfida insultarmi anche volea
nel mio sepolcro,
e l'onta su lei ricadde.
Oh vile! E non son io la figlia de' Tudori?
Ma Leicester……
forse l'ira della tiranna a lui sovrasta.
Ah, son di tutti la sventura io sola!

(Entrano Cecil colla sentenza e Talbot)


SCENA IV

MARIA
Che vuoi?

CECIL
Di triste incarco io vengo esecutor.
Ê questo il foglio che de' tuoi giorni omai
l'ultimo segna.

MARIA
Così nell'Inghilterra vien giudicata una Regina?
Oh iniqui!
E i finti scritti

CECIL
Il regno…

MARIA
Basta.

CECIL
Ma…

MARIA
Or basta. Vanne.
Talbot rimanti.

CECIL
Brami un nostro Ministro che ti guidi
nel cammino di morte?

MARIA
Io lo ricuso.
Sarò qual fui, straniera a voi di rito.

CECIL
(partendo)
(Ancor superba e fiera!)


SCENA V

No. 15 - Gran Scena e Duetto della confessione

MARIA
O mio buon Talbot!

TALBOT
lo chiesi grazia ad Elisabetta di vederti
pria dell'ora di sangue.

MARIA
Ah! si, conforta,
togli quest'alma all'abbandono estremo.

TALBOT
Eppur con fermo aspetto quell'avviso feral
da te fu accolto.

MARIA
Oh Talbot! il cor non mi leggesti in volto?
Egli tremava.
E Leicester?

TALBOT
Debba venirne spettator
del tuo destino;
la Regina l'impone.

MARIA
Oh l'infelice!
A qual serbato fia doloroso castigo!
E la tiranna esulterà.
Ne ancora, ancora piomba l'ultrice folgore.

TALBOT
Deh! taci.

MARIA
Tolta alla Scozia, al trono,
ed al mio culto, presso colei
volli un asil di pace,
ed un carcer trovai.

TALBOT
Che favelli?
Non ti concesse Iddio sollievo a' mali?

MARIA
Ah no, Talbot, giammai.
Delle mie colpe lo squallido fantasma
fra il cielo e me
sempre, sempre si pone,
e i sonni agli estinti rompendo,
dal sepolcro evoca la sanguigna ombra d'Arrigo.
Talbot, la vedi tu?
Del giovin Rizzio ecco l'esangue spoglia?

TALBOT
(Si apre il manto e comparisce in veste sacerdotale; egli cava il crocefisso dal petto)

Ah, riconforta lo smarrito pensier.
Già t'avvicini ai secoli immortali.
Al ceppo reca puro il tuo cor
d'ogni terreno affetto.

MARIA
Si, per lavar miei falli
misto col sangue scorrerà il mio pianto;
ascolta; io vuò deporli
a piè di questa croce!

TALBOT
Spera!

MARIA
Ah, dal cielo scende la tua voce!
Quando di luce rosea
il giorno a me splendea,
quando fra lieti immagini
quest'anima godea,
amor mi fè colpevole,
m'aprì l'abisso amor.
Al dolce suo sorridere
odiava il mio consorte;
Arrigo! Arrigo! ahi! misero,
per me soggiacque a morte,
ma la sua voce lugubre
mi piomba in mezzo al cor,
in mezzo al cor, ah!
Ombra adorata, ah! placati,
nel seri la morte io sento.
Ti bastin le mie lagrime,
ti basti il mio tormento.

TALBOT
Ah! da Dio perdono, o misera,
implorerò per te, per te.

MARIA
Perdona a' lunghi gemiti
e prega il ciel per me.

TALBOT
Un'altra colpa a piangere
ancor ti resta.

MARIA
Ahi! quale?

TALBOT
Unita eri a Babington?

MARIA
Ah! taci: fu error fatale!

TALBOT
Pensa ben che un Dio possente
è de' falli punitore,
che al suo sguardo onniveggente
mal s'asconde un falso core.

MARIA
No! giammai sottrarsi al cielo
si potrebbe il mio pensiero;
ah, pur troppo un denso velo
ha fin'or coperto il vero.
Sì, morendo il giura un core,
che da Dio chiede pietà.
Lo giuro a Dio! lo giuro a Dio!

TALBOT
Il perdono del Signore
sul tuo capo scende già.

MARIA
Sì…si.

TALBOT
Lascia contenta al carcere
quest'affannos a vita,
andrai conversa in angelo
al Dio consolator.
E nel più puro giubilo
l'anima tua rapita,
si scorderà de' palpiti
ch'hanno agitato il cor.

MARIA
Or che morente è il raggio
della mia debil vita,
il cielo sol può render
la pace al mesto cor.
Ah! se di troppe lagrime
quest'alma fu nudrita
versino i lunghi palpiti
nell'ultimo dolor.

TALBOT
Dunque innocente?

MARIA
Vado a morir.

TALBOT
Infelice! Innocente tu vai a morir.

MARIA
Sì, innocente, lo giuro, io vado a morir.

TALBOT
Ah! Lascia contenta al carcere, ecc.

MARIA
Ah! Se di troppe lagrime, ecc.,

(Maria s'appoggia a Talbot e vanno nell'interno del Castello mostrandogli sempre il crocefisso)


SCENA VI

No. 16 - Inno della morte

(Sala attigua al luogo del supplizio. Gran porta chiusa infondo. Notte)

FAMIGLIARI DI MARIA
(alcuni)
Vedeste?
(altri)
Vedemmo.
(tutti)
Oh truce apparato!
Il ceppo.., la scure…
la funebre sala…
e il popol fremente
vicino alla scala
del palco fatale.
Che vista! Che orror!
La vittima attende
lo stuolo malnato.
La vittima regia.
Oh instabile sorte!
Ma d'una Regina
la barbara morte
all'Anglia fia sempre
d'infamia e rossor.


SCENA VII

No. 17 - Gran Scena e Preghiera

(Entra Anna)

TUTTI I FAMIGLIARI DI MARIA
Anna!

ANNA
Qui più sommessi favellate.

FAMIGLIARI DI MARIA
La misera dov'è?

ANNA
Mesta, abbatuta, ella s'avanza.
Deh! col vostro duolo
non aggravate il suo dolor.

FAMIGLIARI DI MARIA
Tacciamo.


SCENA VIII

(Entrano Maria vestita di nero, in gran pompa, ornata della sua corona; e Talbot)

MARIA
(ai famigliari)
Io vi rivedo alfin.

ANNA, FAMIGLIARI
Noi ti perdiamo!

MARIA
Vita miglior godrò.

FAMIGLIARI
Ah!

MARIA
Vita miglior, sì, godrò.
Contenta io volo all'amplesso di Dio,
ma voi fuggite questa terra d'affanni.

FAMIGLIARI
Il duol ci spezza il cor!

MARIA
Deh! non piangete!
Anna, tu sola resti,
tu che sei la più cara,
eccoti un lino di lagrime bagnato;
agli occhi miei farai lugubre benda,
allor che spenti saran per sempre al giorno.
Ma voi piangete ancor?
Meco vi unite, miei fidi,
e al ciel clemente
l'estrema prece alziam devota e ardente.

Deh! Tu di un'umile preghiera il suono
odi, o benefico Dio di pietà.
All'ombra accoglimi del tuo perdono,
altro ricovero il cor non ha.

ANNA, FAMIGLIARI
Deh! Tu di un umile, ecc.

MARIA
Ah! sì… Dio!

ANNA, FAMIGLIARI
All'ombra accoglila del tuo perdono, ecc.

MARIA
Fra l'ali accoglimi del tuo perdono,
altro ricovero il cor non ha.

ANNA, FAMIGLIARI
Fra l'ali accoglila del tuo perdono,
altro ricovero il cor non ha.

MARIA
E vano il pianto, il ciel m'aita.

ANNA, FAMIGLIARI
Scorda l'incauto della tua vita.

MARIA
Ah!

ANNA, FAMIGLIARI
Tolta al dolore, tolta agli affanni,
benigno il cielo ti perdonò.

MARIA
Ah! Tolta al dolore, tolta agli affanni,
d'eterno amore mi pascerò.

ANNA, FAMIGLIARI
Distendi un velo su' corsi affanni,
benigno il cielo ti perdonò.

MARIA
Dio! ah! si!
d'eterno amore mi pascerò.
Mi perdonò.

ANNA, FAMIGLIARI
Oh Dio! Pietà! Ah, pietà!
Benigno il cielo ti perdonò.


No. 18 - Aria del supplizio

(Si ode nel castello il primo sparo del cannone)

FAMIGLIARI
Oh colpo!


SCENA IX

(Si apre la porta in fondo, e lascia vedere una scala grande, alla di cui vetta sono le guardie e gli ufficiali di giustizia con fiaccole. Cecil viene dalla scala)

CECIL
già vicino del tuo morir l'istante.
Elisabetta vuol che sia paga ogni tua brama.
Parla.

MARIA
Da lei tanta pietà non isperai.
Lieve favor ti chiedo.
Anna i miei passi al palco scorga.

CECIL
Ella verrà.

MARIA
Se accolta hai la prece primiera,
ah! altra ne ascolta.

D'un cor che muore reca il perdono
a chi m'offese, mi condannò.
Dille che lieta resti sul trono,
che i suoi bei giorni non turberò.
Sulla Bretagna, sulla sua vita,
favor celeste implorerò.
Ah! dal rimorso non sia punita;
tutto col sangue cancellerò.
Ah! d'un cor che muore reca il perdon, ecc.

TALBOT, ANNA, poi FAMIGLIARI
Scure tiranna! Tronchi una vita
che di dolcezze ci ricolmò.

CECIL
La sua baldanza restò punita;
fra noi la pace tornar vedrò.


SCENA ULTIMA

(Leicester e detti, poi lo sceriffo e egli uffiziali di giustizia)

TALBOT
Giunge il Conte.

MARIA
Ah! a quale ei viene lugubre scena.

LEICESTER
(a Maria)
Io ti rivedo.
Perduta, oppressa da ingiuste pene,
vicina a morte…

MARIA
Frena, frena il dolor!
Addio per sempre!

CECIL
Si avanza l'ora.

LEICESTER
Ah! che non posso lasciarti ancora.

CECIL
Si avanza l'ora.

LEICESTER
(a Cecil che vuole allontanarlo da Maria)
Scostati, o vile!

MARIA
Taci!

LEICESTER
Tremate! Iniqui tutti!
Temete un Dio
dell'innocenza vendicator!

MARIA
Te stesso perdi!

(Secondo scoppio di cannone. Scende lo sceriffo col suo seguito di uffiziali e circondano Maria)

FAMIGLIARI
Ah! perché non posso nel sangue mio
spegnere il cieco vostro furor!

CECIL
(Fa cenno a Maria d'incaminarsi)
E l'ora.

LEICESTER
(a Cecil)
Vile!

MARIA
(a Leicester)
Roberto! Roberto! Ascolta!
(Si appoggia al braccio di Leicester)
Ah! se un giorno da queste ritorte
il tuo braccio involarmi dovea,
or mi guidi a morire da forte
per estremo conforto d'amor.
E il mio sangue innocente versato
plachi l'ira del cielo sdegnato,
non richiami sulI'Anglia spergiura
il flagello d'un Dio punitor.

LEICESTER, TALBOT, poi ANNA, FAMIGLIARI
Quali accenti! Qual truce sventura! Ah!

CECIL
Or deIl'Anglia la pace è sicura, si!

MARIA
Anna, addio! Roberto, addio!
Ah! se un giorno, ecc.

(Terzo scoppio di cannone. Sulla scala comparisce il carnefice colla scure e quattro suoi assistenti vestiti di rosso)

TALBOT, ANNA, LEICESTER, FAMIGLIARI
Innocente, infamata, ella muor.

MARIA
Il flagello d'un Dio punitor.

CECIL
Or dell'Anglia la pace è sicura,
la nemica del regno già muor.

(Maria sorretta da Talbot e circondata dalle guardie, si avvia pel fondo. Leicester si copre il volto colle mani)
ATTO TERZO

SCENA I

Galleria nel Palagio di Westminster

La Regina sedendo ad un tavolino sul quale è un foglio, e Cecil in piedi


No. 12 - Duettino

CECIL
E pensi? e tardi?
e vive chi ti sprezzò?
Chi contra te ragunò Europa tutta,
e la tua stessa vita minacciò tante volte?

ELISABETTA
Alla tua voce sento piombarmi in core
tutto il potere del mio deriso onore.
Ma - o Dio! - chi m'assicura da ingiuste accuse?

CECIL
Il cielo, la devota Albione e il mondo intero,
ove la fama de' tuoi pregi suona
e del cor di Stuarda e dei delitti,
e dell'ingiurie a te recate…

ELISABETTA
Ah! taci.
Oltraggiata son io.
Come l'altera, come godea del suo trionfo!
Quai sguardi a me lanciava!
Ah! mio fedele, io voglio pace,
ed ella a me l'invola.

CECIL
Né di turbarti ancora
cessa se vive.

ELISABETTA
Ho risoluto.
Muoia.
Prende la penna per segnare il foglio; poi si arresta indecisa e si alza

Quella vita, quella vita a me funesta
io troncar, ah! sì, vorrei.
Ma la mano il cor s'arresta,
copre un vel i pensier miei.
Veder l'empia, udirla parmi,
atterrirmi, spaventarmi,
e la speme della calma
minacciosa a me involar.
Ah! giusto ciel! tu reggi un'alma
facil tanto a dubitar.

CECIL
Ah! perché così improvviso
agitato è il tuo pensiero?
Non temer che sia diviso
mai da te l'onor primiero.
Degli accenti proferiti,
degli oltraggi non puniti,
ogni Inglese in questi istanti
ti vorrebbe vendicar.
Segna il foglio, che i regnanti
tel sapranno perdonar.


SCENA II

No. 13 - Terzetto

ELISABETTA
Si.
Elisabetta è incerta; vedendo Leicester che entra, segna rapidamente il foglio e lo dà a Cecil

LEICESTER
Regina!

ELISABETTA
A lei s'affretti il supplizio.

LEICESTER
Oh ciel, qual detti!
vedendo il foglio
Forse quella…

CECIL
La sentenza.

LEICESTER
La sentenza?

ELISABETTA
Sì, la sentenza, o traditor.
Io son paga!

LEICESTER
E l'innocenza tu condanni!

ELISABETTA
E parli ancor?

LEICESTER
Ah! deh! per pietà sospendi
l'estremo colpo almeno;
ai prieghi miei t'arrendi,
o scaglialo al mio seno
Niuno ti può costringere,
libero è il tuo volere.

CECIL
piano ad Elisabetta
Non ascoltar l'indegno,
or che già salva sei.

ELISABETTA
Vana è la tua preghiera,
son ferma in tal consiglio.
Nel fin di quell'altera
è il fin del mio periglio.
Dal sangue suo più libero
risorge il mio poter.

LEICESTER
Ah! pietà! Ah! Regina!
Niuno ti può costringere, ecc.

CECIL
Ah! per chi t'ardeva il Regno
più palpitar non dei.
Il di che all'empia è l'ultimo,
di pace è il dì primier.

LEICESTER
D'una sorella, o barbara,
la morte hai tu segnato!

ELISABETTA
E spettator ti voglio
dell'ultimo suo fato:
dovrà perir l'amante
dopo il fatale istante
che il bellico metallo
tre volte scoppierà.

LEICESTER
E vuoi ch'io vegga?

ELISABETTA
Taciti, taciti.

LEICESTER
E vuoi?

ELISABETTA
Taciti.
E morta ogni pietà.

LEICESTER
Regina! Regina!

ELISABETTA
Vanne, indegno; t'appare sul volto
il terror che in tuo seno ti piomba.
Al tuo affetto prepara la tomba,
quando spenta Stuarda sarà.

LEICESTER
Vado, vado, ti leggo sul volto
che deliri, che avvampi di sdegno.
Un amico, conforto e sostegno
dal mio core la misera sarà.

ELISABETTA
Vanne, indegno!
Al tuo affetto prepara la tomba, ecc.

CECIL
Ah, Regina, ah, serena il tuo volto
alla pace, alle glorie già torni;
questo, ah! questo il più bello dei giorni
pel tuo soglio, per Anglia sarà.


SCENA III

No. 14 - Scena

Appartamento della prigione di Maria Stuarda nel Castello di Forteringa

MARIA
La perfida insultarmi anche volea
nel mio sepolcro,
e l'onta su lei ricadde.
Oh vile! E non son io la figlia de' Tudori?
Ma Leicester……
forse l'ira della tiranna a lui sovrasta.
Ah, son di tutti la sventura io sola!

Entrano Cecil colla sentenza e Talbot


SCENA IV

MARIA
Che vuoi?

CECIL
Di triste incarco io vengo esecutor.
Ê questo il foglio che de' tuoi giorni omai
l'ultimo segna.

MARIA
Così nell'Inghilterra vien giudicata una Regina?
Oh iniqui!
E i finti scritti

CECIL
Il regno…

MARIA
Basta.

CECIL
Ma…

MARIA
Or basta. Vanne.
Talbot rimanti.

CECIL
Brami un nostro Ministro che ti guidi
nel cammino di morte?

MARIA
Io lo ricuso.
Sarò qual fui, straniera a voi di rito.

CECIL
partendo
(Ancor superba e fiera!)


SCENA V

No. 15 - Gran Scena e Duetto della confessione

MARIA
O mio buon Talbot!

TALBOT
lo chiesi grazia ad Elisabetta di vederti
pria dell'ora di sangue.

MARIA
Ah! si, conforta,
togli quest'alma all'abbandono estremo.

TALBOT
Eppur con fermo aspetto quell'avviso feral
da te fu accolto.

MARIA
Oh Talbot! il cor non mi leggesti in volto?
Egli tremava.
E Leicester?

TALBOT
Debba venirne spettator
del tuo destino;
la Regina l'impone.

MARIA
Oh l'infelice!
A qual serbato fia doloroso castigo!
E la tiranna esulterà.
Ne ancora, ancora piomba l'ultrice folgore.

TALBOT
Deh! taci.

MARIA
Tolta alla Scozia, al trono,
ed al mio culto, presso colei
volli un asil di pace,
ed un carcer trovai.

TALBOT
Che favelli?
Non ti concesse Iddio sollievo a' mali?

MARIA
Ah no, Talbot, giammai.
Delle mie colpe lo squallido fantasma
fra il cielo e me
sempre, sempre si pone,
e i sonni agli estinti rompendo,
dal sepolcro evoca la sanguigna ombra d'Arrigo.
Talbot, la vedi tu?
Del giovin Rizzio ecco l'esangue spoglia?

TALBOT
Si apre il manto e comparisce in veste sacerdotale; egli cava il crocefisso dal petto

Ah, riconforta lo smarrito pensier.
Già t'avvicini ai secoli immortali.
Al ceppo reca puro il tuo cor
d'ogni terreno affetto.

MARIA
Si, per lavar miei falli
misto col sangue scorrerà il mio pianto;
ascolta; io vuò deporli
a piè di questa croce!

TALBOT
Spera!

MARIA
Ah, dal cielo scende la tua voce!
Quando di luce rosea
il giorno a me splendea,
quando fra lieti immagini
quest'anima godea,
amor mi fè colpevole,
m'aprì l'abisso amor.
Al dolce suo sorridere
odiava il mio consorte;
Arrigo! Arrigo! ahi! misero,
per me soggiacque a morte,
ma la sua voce lugubre
mi piomba in mezzo al cor,
in mezzo al cor, ah!
Ombra adorata, ah! placati,
nel seri la morte io sento.
Ti bastin le mie lagrime,
ti basti il mio tormento.

TALBOT
Ah! da Dio perdono, o misera,
implorerò per te, per te.

MARIA
Perdona a' lunghi gemiti
e prega il ciel per me.

TALBOT
Un'altra colpa a piangere
ancor ti resta.

MARIA
Ahi! quale?

TALBOT
Unita eri a Babington?

MARIA
Ah! taci: fu error fatale!

TALBOT
Pensa ben che un Dio possente
è de' falli punitore,
che al suo sguardo onniveggente
mal s'asconde un falso core.

MARIA
No! giammai sottrarsi al cielo
si potrebbe il mio pensiero;
ah, pur troppo un denso velo
ha fin'or coperto il vero.
Sì, morendo il giura un core,
che da Dio chiede pietà.
Lo giuro a Dio! lo giuro a Dio!

TALBOT
Il perdono del Signore
sul tuo capo scende già.

MARIA
Sì…si.

TALBOT
Lascia contenta al carcere
quest'affannos a vita,
andrai conversa in angelo
al Dio consolator.
E nel più puro giubilo
l'anima tua rapita,
si scorderà de' palpiti
ch'hanno agitato il cor.

MARIA
Or che morente è il raggio
della mia debil vita,
il cielo sol può render
la pace al mesto cor.
Ah! se di troppe lagrime
quest'alma fu nudrita
versino i lunghi palpiti
nell'ultimo dolor.

TALBOT
Dunque innocente?

MARIA
Vado a morir.

TALBOT
Infelice! Innocente tu vai a morir.

MARIA
Sì, innocente, lo giuro, io vado a morir.

TALBOT
Ah! Lascia contenta al carcere, ecc.

MARIA
Ah! Se di troppe lagrime, ecc.,

Maria s'appoggia a Talbot e vanno nell'interno del Castello mostrandogli sempre il crocefisso


SCENA VI

No. 16 - Inno della morte

Sala attigua al luogo del supplizio. Gran porta chiusa infondo. Notte

FAMIGLIARI DI MARIA
alcuni
Vedeste?
altri
Vedemmo.
tutti
Oh truce apparato!
Il ceppo.., la scure…
la funebre sala…
e il popol fremente
vicino alla scala
del palco fatale.
Che vista! Che orror!
La vittima attende
lo stuolo malnato.
La vittima regia.
Oh instabile sorte!
Ma d'una Regina
la barbara morte
all'Anglia fia sempre
d'infamia e rossor.


SCENA VII

No. 17 - Gran Scena e Preghiera

Entra Anna

TUTTI I FAMIGLIARI DI MARIA
Anna!

ANNA
Qui più sommessi favellate.

FAMIGLIARI DI MARIA
La misera dov'è?

ANNA
Mesta, abbatuta, ella s'avanza.
Deh! col vostro duolo
non aggravate il suo dolor.

FAMIGLIARI DI MARIA
Tacciamo.


SCENA VIII

Entrano Maria vestita di nero, in gran pompa, ornata della sua corona; e Talbot

MARIA
ai famigliari
Io vi rivedo alfin.

ANNA, FAMIGLIARI
Noi ti perdiamo!

MARIA
Vita miglior godrò.

FAMIGLIARI
Ah!

MARIA
Vita miglior, sì, godrò.
Contenta io volo all'amplesso di Dio,
ma voi fuggite questa terra d'affanni.

FAMIGLIARI
Il duol ci spezza il cor!

MARIA
Deh! non piangete!
Anna, tu sola resti,
tu che sei la più cara,
eccoti un lino di lagrime bagnato;
agli occhi miei farai lugubre benda,
allor che spenti saran per sempre al giorno.
Ma voi piangete ancor?
Meco vi unite, miei fidi,
e al ciel clemente
l'estrema prece alziam devota e ardente.

Deh! Tu di un'umile preghiera il suono
odi, o benefico Dio di pietà.
All'ombra accoglimi del tuo perdono,
altro ricovero il cor non ha.

ANNA, FAMIGLIARI
Deh! Tu di un umile, ecc.

MARIA
Ah! sì… Dio!

ANNA, FAMIGLIARI
All'ombra accoglila del tuo perdono, ecc.

MARIA
Fra l'ali accoglimi del tuo perdono,
altro ricovero il cor non ha.

ANNA, FAMIGLIARI
Fra l'ali accoglila del tuo perdono,
altro ricovero il cor non ha.

MARIA
E vano il pianto, il ciel m'aita.

ANNA, FAMIGLIARI
Scorda l'incauto della tua vita.

MARIA
Ah!

ANNA, FAMIGLIARI
Tolta al dolore, tolta agli affanni,
benigno il cielo ti perdonò.

MARIA
Ah! Tolta al dolore, tolta agli affanni,
d'eterno amore mi pascerò.

ANNA, FAMIGLIARI
Distendi un velo su' corsi affanni,
benigno il cielo ti perdonò.

MARIA
Dio! ah! si!
d'eterno amore mi pascerò.
Mi perdonò.

ANNA, FAMIGLIARI
Oh Dio! Pietà! Ah, pietà!
Benigno il cielo ti perdonò.


No. 18 - Aria del supplizio

Si ode nel castello il primo sparo del cannone

FAMIGLIARI
Oh colpo!


SCENA IX

Si apre la porta in fondo, e lascia vedere una scala grande, alla di cui vetta sono le guardie e gli ufficiali di giustizia con fiaccole. Cecil viene dalla scala

CECIL
già vicino del tuo morir l'istante.
Elisabetta vuol che sia paga ogni tua brama.
Parla.

MARIA
Da lei tanta pietà non isperai.
Lieve favor ti chiedo.
Anna i miei passi al palco scorga.

CECIL
Ella verrà.

MARIA
Se accolta hai la prece primiera,
ah! altra ne ascolta.

D'un cor che muore reca il perdono
a chi m'offese, mi condannò.
Dille che lieta resti sul trono,
che i suoi bei giorni non turberò.
Sulla Bretagna, sulla sua vita,
favor celeste implorerò.
Ah! dal rimorso non sia punita;
tutto col sangue cancellerò.
Ah! d'un cor che muore reca il perdon, ecc.

TALBOT, ANNA, poi FAMIGLIARI
Scure tiranna! Tronchi una vita
che di dolcezze ci ricolmò.

CECIL
La sua baldanza restò punita;
fra noi la pace tornar vedrò.


SCENA ULTIMA

Leicester e detti, poi lo sceriffo e egli uffiziali di giustizia

TALBOT
Giunge il Conte.

MARIA
Ah! a quale ei viene lugubre scena.

LEICESTER
a Maria
Io ti rivedo.
Perduta, oppressa da ingiuste pene,
vicina a morte…

MARIA
Frena, frena il dolor!
Addio per sempre!

CECIL
Si avanza l'ora.

LEICESTER
Ah! che non posso lasciarti ancora.

CECIL
Si avanza l'ora.

LEICESTER
a Cecil che vuole allontanarlo da Maria
Scostati, o vile!

MARIA
Taci!

LEICESTER
Tremate! Iniqui tutti!
Temete un Dio
dell'innocenza vendicator!

MARIA
Te stesso perdi!

Secondo scoppio di cannone. Scende lo sceriffo col suo seguito di uffiziali e circondano Maria

FAMIGLIARI
Ah! perché non posso nel sangue mio
spegnere il cieco vostro furor!

CECIL
Fa cenno a Maria d'incaminarsi
E l'ora.

LEICESTER
a Cecil
Vile!

MARIA
a Leicester
Roberto! Roberto! Ascolta!
Si appoggia al braccio di Leicester
Ah! se un giorno da queste ritorte
il tuo braccio involarmi dovea,
or mi guidi a morire da forte
per estremo conforto d'amor.
E il mio sangue innocente versato
plachi l'ira del cielo sdegnato,
non richiami sulI'Anglia spergiura
il flagello d'un Dio punitor.

LEICESTER, TALBOT, poi ANNA, FAMIGLIARI
Quali accenti! Qual truce sventura! Ah!

CECIL
Or deIl'Anglia la pace è sicura, si!

MARIA
Anna, addio! Roberto, addio!
Ah! se un giorno, ecc.

Terzo scoppio di cannone. Sulla scala comparisce il carnefice colla scure e quattro suoi assistenti vestiti di rosso

TALBOT, ANNA, LEICESTER, FAMIGLIARI
Innocente, infamata, ella muor.

MARIA
Il flagello d'un Dio punitor.

CECIL
Or dell'Anglia la pace è sicura,
la nemica del regno già muor.

Maria sorretta da Talbot e circondata dalle guardie, si avvia pel fondo. Leicester si copre il volto colle mani
最終更新:2021年12月18日 10:54