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Atto Primo

Addio cielo fatto di onde piene di raggi di luna e di misteri!
La Notte abbandona il cielo ; il suo lavoro vivificatore è finito ; uomini e cose hanno riposato e sognato ; essa cede il governo della vita al Giorno.
Come in un gran velario di nebbie, tutto inonda una tinta diafana e indecisa ; è la incertezza  del primo raggio, ma gradatamente poi, ecco, i primi albori che si diffondono rispecchiandosi in scintille adamantine entro a le rugiade sui fiori, sulle erbe ! Nel piccolo giardino di Iris, i fiori, come curiosi bimbi, levano i visi dalle chiomate corolle e guardano ad oriente. La casetta di Iris è ancora chiusa dentro alle sue stuoie colorate e ai suoi battenti di quercia.
Il villaggio, dietro quella grigia macchia di alti, pallidi bambou, eleva ancora indecisi nella penombra i suoi bizzarri tetti ; e il ruscello che lo divide dalla piccola casa di Iris mormora la sua cadenza senza scopo, mesta o gaia secondo che la luce, che scende e vi penetra, effonde nelle sue acque il riso o la lagrima de cielo.
E l’aria si riempie di fulgori !
E l’aria passa tra rami e fronde, tra fiori ed erbe, tra piante e case, e palpita !
O Luce, anima del Mondo !
Leggiere brume erranti fuggono ai venti ; e al di là, lontano, lontano, nelle immensità profonde dell’azzurro, immobili come un gran mare calmo, già balenano rapidi splendori, echi di luce, vibrazioni misteriose d’altri infiniti mondi esultanti alla vita ! Or discendono i raggi ; pallidi prima, poi rosei, caldi, vivi… è il Giorno ! L’aurora trionfa, le cose si disegnano rapide !
Ecco la scena : La allegra casetta di Iris ; il suo giardino colla piccola siepe di biancospine in fiore ; nettamente ora spiccano i pallidi e sottili bambou nel risalto del villaggio ; il ruscello canta gaio ed azzurro il ritornello che gli viene dalla canzone serena ed azzurra del cielo ; e laggiù, là, nell’estremo fondo, il Fousiyama, alto come la brama degli umani anelanti alla gran pace del silenzio !
Il Fousiyama !
Ultimo appare egli, fantastica visione ; ma sull’alta sua cervice, immacolata per eternità di neve, reca esso pel primo, alla vallea dove vive Iris, il riflesso del primo raggio del Sole.

LA NOTTE
I PRIMI ALBORI
I FIORI
L’AURORA

▼IL SOLE (CORO INVISIBILE)▲
Son Io ! Son Io la Vita !
Son la Beltà infinita,
La Luce ed il Calor.
Amate, o Cose ! dico :
Sono il Dio novo e antico,
Son l’Amor !
Amate !
Per me gli augeli han canti,
I fior profumi e incanti,
Profumi i fior,
L’albe il color di rose,
E palpiti le cose.
Per me han profumi
E incanti i fior.

▼IL SOLE APPARE▲
Dei Mondi Io la Cagione ;
Dei Cieli Io la Ragione !
Uguale Io scendo ai Re,
Sì come a te, mousmè !(ecc.)
Pietà è l’essenza mia,
Eterna Poesia, Amor !

▼IL GIORNO SPUNTA▲
Calore, Luce, Amor ! Amor !

▼IRIS▲
(sul limitare della casa)
Ho fatto un triste sogno pauroso,
Un sogno tutto pieno di draghi, mostri,
Volanti chimere
E di striscianti cólubri.
(Scende lentamente nel piccolo giardino.)
S’era malata la mia amica bambola,
Ond’io, tutta piangente,
L’avea posta in giardino a riposare
Entro un cespo di rose.
Intorno a lei tacea
Tutto il giardino ;
Non più canti di gigli,
Canzoni di gardenie e porporine
Nè voli di libellule ;
Avevo detto ai fior :
“Tacete, o fiori !
Malata è la mia bambola !”
Quand’ecco in ciel
Vol di bianche cicogne
Fuggire spaventate ! Guardo !
Pieno è il giardin di mostri orribili
Che la mia bimba insidiano !
Accorro a sua difesa !
Prego ! Lagrimo !
“Lasciatemi l’amica !”
Ma una fenice spiega in ruote
E in giri fantastici la coda
Che come serpe avvinghia la piccina,
Allarga l’ali… e fugge !
(alzando le braccia verso il cielo)
Ma, Sol,
Tu vieni ed il sogno è bugìa…
Guarita è la piccina, la piccina !
(Corre entro la casa, vi prende una bambola, poi rapidamente tornando sul limitare della casa, alza verso il sole la sua bambola, e con grazia le agita le manine, a guisa di saluto.)
Vieni e saluta il Sole !

▼IL CIECO▲
(dall’interno)
Con chi parli ?

▼IRIS▲
(volgendosi verso l’interno)
O padre mio, col Sole !
(Depone la bambola su un vaso di fiori ed entra nella casa.)
(Già da tempo Osaka e Kyoto si sono veduti spiare il luogo, nascosti dietro il gruppo di bambou. Cautamente si sono avanzati lungo la siepe, finché Osaka ha scorto Iris nel momento in cui essa entra nella casa. Osaka la indica a Kyoto.)

▼OSAKA▲
È lei ! è lei !

▼KYOTO▲
È la figlia del cieco.

▼OSAKA▲
La voglio !

▼KYOTO▲
Tu l’avrai !

▼OSAKA▲
Non farle male !

▼KYOTO▲
Non sciupo la mia merce !

▼OSAKA▲
Che se ! Bada !

▼KYOTO▲
Son noto al Yoshiwara !
Non temere !

▼OSAKA▲
Sta ben !

▼KYOTO▲
Soltanto : ho d’uopo di tua voce
Alla trama ch’io medito sottile,
Pieghevol come salce è la tua voce.

▼OSAKA▲
È ver ; ho voce acuta ;
Imita il suono,
Il bisbigliar d’augelli,
Il chiacchierare d’irrequiete fanciulle.
La mia voce vibra nell’aria,
Desta gli echi ai monti
E vola alta nel ciel
Come cicogna o falco.

▼KYOTO▲
Essa m’occorre !

▼OSAKA▲
E la fanciulla ?

▼KYOTO▲
Supponi ch’essa già sia cosa tua.
Andiamo a prepararci un viso !

▼OSAKA▲
Andiamo !

▼KYOTO▲
Prudenza vuol così !
Ignoti e cáuti !

▼OSAKA▲
Cáuti ? Ignoti ?

▼KYOTO▲
Sì !

▼OSAKA▲
Già mi diverto e godo già !
(S’avviano verso il fondo della scena.)

▼OSAKA E KYOTO▲
La vita è così bella.
(Passano il ponte e scompaiono.)
(Suo limitare della casa appare il Cieco, che la figlia Iris guida amorosamente : scendono nel giardino.)

▼IL CIECO▲
Voglio posare ove è più caldo il sole !

▼IRIS▲
(Fa sedere il padre su di un piccolo sgabello.)
Qui, padre.

▼IL CIECO▲
Sì… Oh, il buon raggio !
M’avviva !
Or dammi il mio rosario.
Vuò pregare !

▼IRIS▲
(porgendo al padre il rosario)
Ecco il rosario !

▼IL CIECO▲
E tu hai pregato ?

▼IRIS▲
Sì ! Innaffierò i miei fiori, intanto.
(Iris si aggira pel piccolo giardino, innaffiando i fiori ; ammirandone alcuno, coglie un crisantemo e se lo pone fra i capelli.)

▼IL CIECO▲
Io prego.
(Il cieco prega silenziosamente, immobile, movendo sola le dita per fare scorrere le grana del rosario.)
(Dal villaggio si avanza un gruppo di mousmè ; portano a braccio, o sul capo, delle ceste di giunchi. Sono giovani lavandaje che vengono a lavare nel ruscello bianchi lini e variotinte mussoline.)

▼LE MOUSMÈ▲
(avviandosi al ruscello)
Al rio ! Al rio !
È il plenilunio !
Al rio !
(Si dispongono in vari e pittoreschi gruppi per cominciare il lavoro.)
L’acqua è limpida e tiepida !
Sciuga il bucato al sole
E la lavanda è in fiore ;
È il plenilunio !
Fra loti ed iridi,
Felci e ninfee
E nenufari gelsominee
Scorre la rapida onda fuggente ;
Carezza il piè delle mousmè,
Viene il suo bacio dalla sorgente !
Bacio di rio, bacio di Dio !
(torcendo i lini)
Contorci e attorta !
Acqua corrente
Da lungi porta cento profumi ;
L’odor del muschio colto dall’onde
Fra zolle e dumi di cento sponde !
(Le mousmè scendono nel ruscello a lavare.)

▼IRIS▲
(occupandosi dei fiori del suo piccolo giardino)
In pure stille, gaie scintille
Scende la vita !
L’acqua s’effonde per vie profonde.
Bevi la vita,
Alga cerulea !
Tu, margherita, leva il candore
Della tua chioma !
O cilestrino fiore di mey,
Neve odorante, tu, gelsomino ;
E tu, olezzante fiore di amoma !
La varia chioma leva, o coriando,
Fiore di monte !

▼IL CIECO▲
Tu mi hai tolto la vista
Ma io vedo la Tua Grandezza ;
La tua Grandezza io la sento ;
Essa parla all’anima mia !
La bellezza della Vita creata da Te
Mi penetra col Sole
Nella mia vecchia persona !
Tu sei Grande e Buono !
La Vita è pur tuttavia
Sempre un cammino faticoso,
Ma è aggradevole se io
Penso che conduce a Nirvana !
(Le mousmè si raggruppano di nuovo sulla riva.)

▼LE MOUSMÈ▲
…Fra zolle e dumi
Di cento sponde.

▼IL CIECO▲
Io cammino anelando alla mèta !

▼IRIS▲
In pure stille,
Vive scintille
L’acqua penetra
Fra pietra e pietra
E all’appassita radice ascosa
Dona la forza, dona la vita !

▼IL CIECO▲
Tu mi hai tolto la vista,
Ma mi hai dato quella
Degli occhi d’Iris ;
Mi hai dato un Genio
Buono e gentile ;
Non son solo !
Io dico la Tua Grandezza !

▼LE MOUSMÈ▲
(torcendo ancora i lini)
Contorci…

▼IRIS▲
Ristora !

▼LE MOUSMÈ▲
…e attorta !

▼IRIS▲
Irrora !

▼LE MOUSMÈ▲
Ha raggi il sole ;
Ha timi il prato,
Il lino candido
Biancheggia ed ole.

▼IRIS▲
Thea odorosa, fiore divino,
Gardenia, rosa, vita bevete !
Bevete, fiore, mente, verbene,
E olezzi é balsami pel mio giardino,
Fiore, espandete ! O fior !

▼LE MOUSMÈ▲
Ha raggi il sol !
(Suoni lontani di striduli sàmisen, di gongs e di tamburelli ; Iris e le mousmè guardano con sorpresa verso la strada che conduce al ponte.)

▼IRIS▲
Giù per la via ne viene un gaio suono !

▼LE MOUSMÈ▲
(ascoltando ansiose)
Son sàmisen, tamburi e risonanti
Cymbali e gongs !

▼IL CIECO▲
(ad Iris)
Lontano ?

▼IRIS▲
S’avvicina !

▼IL CIECO▲
Iris, chi son ? Le vedi ?
Guarda !

▼IRIS▲
(Si avvicina alla siepe, guardando verso il fondo.)
Guardo !

▼LE MOUSMÈ▲
Son commedianti !
Sono guèchas !
Vengono !

▼IRIS▲
Oh, padre…

▼IL CIECO▲
Di’ !

▼IRIS▲
È il Teatro dei Pupi !

▼IL CIECO▲
Stammi presso, fanciulla !

▼IRIS▲
Sto alla siepe !

▼IL CIECO▲
Sono vagabondi !

▼IRIS▲
Obbedirò !
(Torna presso il padre e lo rassicura.)

▼LE MOUSMÈ▲
Ritardiamo il ritorno ?
(Osaka e Kyoto, entrambi camuffati da istrioni girovaghi, sbucano dal fondo con un codazzo di suonatori, guèchas e samouraïs, al suono di sàmisen, gongs, tamburelli : le mousmè corrono incontro curiose, e battono festosamente le mani nel vedere che si tratta d’una rappresentazione di Pupi ; Osaka e Kyoto scendono dal ponte, seguiti dalla loro compagnia ; le mousmè curiose, fanno cerchio ; mentre ad un cenno di Kyoto alcuni degli istrioni piantano il Teatro dei Pupi.)
Rimaniamo !
Col bucato più tardi torneremo !
Ecco le guèchas !
Tutte a veli…
È numerosa assai la compagnia !
Veh ! quattro guèchas !
Sono due gli attori !
Son quattro i suonatori !
Eccoli ! Vengono !
Eccoli ! Vengono !

▼IRIS▲
(Attratta dalla curiosità, si pone ad osservare dietro la siepe.)
(Dietro alle biancospine mi metto !)

▼KYOTO▲
(rivolto alle mousmè pur tenendo d’occhio Iris che si è avvicinata alla siepe del suo giardino, guardando ansiosamente)
Io son Danjuro
Il padre dei Fantocci
Che nelle mie commedie
Faccio sposi alle gentili bambole !
(rivolto ai suonatori)
Olà, musica !
Mousmè, tenete pupe da marito ?

▼LE MOUSMÈ▲
Sì che ne abbiamo ;
E sono buone e belle !

▼IRIS▲
(Come la mia, no…
Non ve n’ha ; sto certa !)

▼LE MOUSMÈ▲
È un Teatro di lusso !

▼IL CIECO▲
(chiamando)
Iris !

▼IRIS▲
(al padre)
Sto qua !

▼KYOTO▲
Ora daremo rappresentazione !
Udrete i Pupi miei dir tante cose…
Tutte maravigliose e dotte assai !
Parlar udrete Jor,
(accentando e sorvegliando sempre Iris)
Figlio del Sole e Dhia,
(In questo frattempo il Teatro sarà stato montato ; ai suo lati due paraventi.)
La bella figlia sventurata,
Ma più non voglio dir…
Udrete, e basta !
Ehi, musica !
(Ai suonatori, mentre fa cenno alle mousmè di far silenzio, e di far largo. In pari tempo distribuisce i Pupi ad alcuni del suo seguito, e parla sottovoce ad Osaka. Durante gli ultimi preparativi le mousmè seguono gionocchioni, facendo cerchio intorno al Teatrino.)
Preparerò la scena !

▼LE MOUSMÈ▲
Poniamci tutte intorno.

▼KYOTO▲
(Osaka, attento !)

▼OSAKA▲
(Non dei temer !)

▼KYOTO▲
(La parte ?)

▼OSAKA▲
(Io la ricordo,
E non ne fallo un ette !)
(I suonatori si mettono accosciati a terra davanti al Teatrino.)

▼KYOTO▲
(E la piccina ?)
(Mentre continua a parlare con Osaka, colloca dietro i paraventi la guècha cantatrice, e le tre guèchas danzatrici.)

▼OSAKA▲
(Guarda… con occhi larghi
Come foglie di loto e di nelumbo !
Sta alla siepe !)

▼KYOTO▲
(Vedrai, ne la trarremo !
Ora l’adesco !
È la curiosità infallibil àmo !)
(Osaka e Kyoto si collocano dietro il paravento a destra del Teatrino da dove possono spiare i movimenti d’Iris, pure eseguendo le loro rispettive parti.)

▼LE MOUSMÈ▲
Facciam silenzio !
Già danno principio !
(Rimangono silenziose e attente.)
(Si alza il sipario del Teatrino, e Kyoto fa cenno d’introdurre in scena Dhia.)

LA RAPPRESENTAZIONE

▼DHIA (UNA GUÈCHA)▲
Misera ! Ognor qui sola !
Unque mai mi consola !
Morte rapì mia madre !
Ridotta è mia famiglia
A un collerico padre
Che non ama la figlia !
Ho vesti brutte e lacere,
Scarne braccia e sottili,
Gote pallide e grame ;
Son malata ed ho fame
E sono le mie lacrime
Mie gemme e miei monili !
Chi ascolta i miei dolori ?
Non ho amiche né fiore !

▼OSAKA▲
(sottovoce alla guècha)
(Brava !)

▼KYOTO▲
(Attrice valente !)

▼LE MOUSMÈ▲
(Fanno i loro commenti.)
Come forza le lacrime,
La povera fanciulla !
Davvero fa pietà !

▼OSAKA▲
(indicando le mousmè)
(Vè come stanno attente !)

▼LE MOUSMÈ▲
(chiamando Iris)
Iris, vientene qua ;
Di là tu vedi nulla !
(Kyoto, imitando la voce rauca di un vecchio catarroso, fa le più strane grida del mondo, picchiando forte sul legno del Teatro a dare l’idea dell’avvicinarsi del vecchio, iracondo ed inumano genitore.)

▼IRIS▲
(alle mousmè)
Vedo !
Qui resto ; grazie !

▼DHIA▲
Ah, mio padre ! Lo sento !

▼LE MOUSMÈ▲
Ecco il padre !
(Apparisce sul teatrino il pupo Padre ; le mousmè fanno segni di spavento e di meraviglia.)

▼DHIA▲
Tremo dallo spavento !

▼LE MOUSMÈ▲
Che ceffo !
Me lo sogno stanotte !

▼IL PADRE (KYOTO)▲
(con voce terribile)
Ah, sciagurata putta !
Sono stanco di mantenermi
Questa sciocca vana,
Inutil, neghittosa, scioperata !

▼DHIA▲
Ah, padre mio !

▼IL PADRE▲
Preparati ! Io ti vendo
Al gran mercato di Simonosaky !

▼DHIA▲
No, padre, no, non vendermi !

▼IL PADRE▲
Preparati !

▼OSAKA▲
(La piccina si muove !
Forza al dialogo !)
(Iris commuove, e con gesti concitati segue la svolgersi del dramma.)

▼DHIA▲
(Cade ai piede del pupo Padre)
Per la luce del sole e delle stelle,
Tienmi ancora con te !
Che vuoi ch’io faccia ?

▼OSAKA▲
(indicando Iris)
(Ha gli occhi rossi, rossi !)

▼IL CIECO▲
(chiamando la figlia)
Iris !

▼IRIS▲
Sto qua !

▼IL PADRE▲
Al gran mercato di Simonosaky
Tu troverai padrone !
Io sono stanco d’averti qui con me !
Tu mangi troppo e non mi rendi nulla.
Ond’io ti vendo !

▼LE MOUSMÈ▲
(Impressionate da tante crudeltà, sono furenti contro il pupo Padre.)
Vecchio lercio ! Furfante !
Musa da vecchia arpia !

▼DHIA▲
(con grido straziante e disperato)
Uccidimi, piuttosto !

▼IL PADRE▲
Basta ! Ho detto !
(Se ne va.)

▼LE MOUSMÈ▲
È sordo alle sue tante
Lacrime disperate !
(urlando, e minacciando coi pugni il padre tiranno, mentre questi se ne va)
Pigliamolo a sassate !
Orco ! Vampiro ! Via !

▼OSAKA▲
(Si scalda il nostro pubblico !)

▼KYOTO▲
(È in furore !)

▼DHIA▲
Morire ! Sì… Finire !

▼OSAKA▲
(Quasi, quasi t’uccidono
Davvero il pupo Padre !)

▼IRIS▲
Oh, la istoria pietosa !
Mi par che dentro al core
Mano mi prema e tocchi !
M’offende un gran dolore
Che mi rende affannosa !

▼DHIA▲
Deh, prendimi con te,
Genio del Bene !
Portami teco
Dove non si soffre !

▼IRIS▲
Come è triste il suo canto !
Ho volontà di pianto nell’anima…
E negli occhi !

▼KYOTO▲
(ad Osaka)
(Or tocca a te !
Dolcissimo !)

▼OSAKA▲
(Dolcissimo !)

▼JOR, FIGLIO DEL SOLE (OSAKA)▲
Apri la tua finestra !
Jor son io
Che vengo al tuo chiamar,
Povera Dhia !
Apri la tua finestra
Al raggio mio !
Apri il tuo cor
A mia calda malìa !
Jor ha ascoltata, o Dhia,
La tua preghiera !
Apri l’anima tua,
Fanciulla, al Sole !
Apri l’anima tua alle mie parole !
Apri il tuo cuore a me,
Fanciulla, e spera !
Tu vuoi morir ?
Morire io ti farò
Ma ti farò morir dal Sol baciata,
Poscia al paese eterno ti trarrò…
Ove, o fanciulla,
Tu sarai amata !

▼KYOTO▲
(vedendo l’impressione che la voce di Jor ha fatto sull’animo d’Iris)
(È questa poesia gran ciurmatrice !
Due motti, due bisticci
Ch’uno dice
E una fanciulla inconscia come questa…
Vi si sdilinque e vi perde la testa.)
(Poco a poco una finestra del Teatrino si illumina, poi si apre e si scorge il Pupo d’Jor, figlio del Sole : Dhia s’inginocchia innanzi a lui. Iris, quasi affascinata da tale spettacolo, abbandona la siepe del suo giardino e si accosta al Teatro.)

▼IRIS▲
De’ sogni il triste verde
Disvanisce e si perde !
Quali i vani bagliori
D’erranti, misteriose
Lucciole luminose
Se ne vanno i dolori !

▼KYOTO▲
(alle danzatrici)
(Or, guèchas,
Quando termina il duetto, danzate e
Fate… senza dar sospetto !)

▼DHIA▲
Io muoio ! Prendimi !
Tua m’abbandono !
Portami al mondo eterno della Luce !
Salgo a Nirvana !
È Jor che mi conduce !
Jor, son tua !
A te tutta mi dono !

▼IRIS▲
(a Dhia)
No, tu non muori, Dhia !
Tu ascendi alle alte nuvole
Di rose e di viole !
Con Jor tu ascendi, o bambola,
Al paese del Sole
E della Poesia !

▼JOR▲
Or muori, dunque !
(Dhia cade stecchita, mentre Jor invoca sulla morta pupa le danze celesti.)
Danzatrice alate, intorno a lei
Che a me ne vien, danzate !
(a Dhia)
Ti coprirò di zaffiri e topazi !
Vieni agli amori
Degli eterni spazi !
(Con gran stupore del pubblico, Jor avvinghia Dhia, e così abbracciati si vedono i due pupi innalzarsi lentamente per salire al… Nirvana, mentre cala il sipario del Teatriono ; in pari tempo le tre guèchas mascherate si collocano innanzi, pronte alla danza.)

LA BELLEZZA
LA MORTE
IL VAMPIRE

(Durante le danze, Kyoto gira intorno, e così riesce scaltramente a distrarre l’attenzione, mentre le tre guèchas danzatrici circondano Iris, la quale rimane ad un tratto isolata dal gruppo delle mousmè al posto più avanti.)
(Con vorticosi giri e con voli dei loro veli le tre danzatrici riescono a nascondere Iris, la quale ingenuamente ammira.)
(I samouraïs rapidi s’impossessano della fanciulla : una mano sulla bocca le strozza un grido !)

▼IRIS▲
Ah !
(Le tre guèchas continuano la danza, avvicinandosi di nuovo al gruppo delle mousmè : coi larghi giri dei loro veli impediscono alle spettatrici di vedere i samouraïs che trasportano Iris completamente inanimata verso la città.)
(Le guèchas formano un gruppo bizzarro.)

▼KYOTO▲
(che ha tutto sorvegliato, visto il colpo riuscito, si congeda dall’udienza. Intanto, ripiegato il Teatrino, i paraventi, rinchiusi i pupi, la comitiva degli istrioni è pronta ad andarsene.)
Grazie, mousmè ! A rivederci !
Musica !

▼LE MOUSMÈ▲
(Si alzano in piedi per andarsene.)
Andiamo ! è tardi !
È tardi ! Andiamo !
(S’avviano verso il villaggio.)

▼KYOTO▲
(ad Osaka, facendogli cenno d’avviarsi colla comitiva verso la città)
(Or lascio questo scritto
E del denaro al Cieco,
E il colpo è fatto !)

▼OSAKA▲
(Il colpo è fatto !)
(Partono tutti ripassando il ponte. Kyoto corre entro il giardino d’Iris ; rapidamente depone sulla soglia della casetta un foglio scritto, tenuto disteso da rios d’oro e mommès, proprio presso al Cieco e con tanta abilità da non risvegliarne il sensibilissimo udito, poi raggiunge correndo la comitiva che si allontana.)

▼IL CIECO▲
Questo dramma è menzogna tutto ! tutto !
Malvagio in testo e talento malvagio !
(credendo Iris sempre presente)
Iris, tu che ne dici ?
Non rispondi ?
Comprendo ; sei commossa !
(Sorride bonariamente, credendo sempre di parlare ad Iris.)
No ; non credervi !
Tu sei sì buona che ogni pianto
Breccia fa nel tuo cuore !
(stendendo il tremulo braccio)
Andiamo ; dammi il braccio !
Perché non credo
Ai gemiti di Dhia ?
(Sorride ancora.)
Ebben… vi credo !
(Stende ancora il braccio.)
Vieni ! Dammi il braccio !
Una carezza al vecchio Cieci !
Iris ! Ancora non rispondi !
Iris ! Iris ! Iris ! Mia figlia !
(Si alza barcollante, cerca intorno a se, incespica, cade.)
Vita ! Non ci sei più !
(alcuni merciaiuoli ambulanti che passano per andare alla città, udendo le grida strazianti del Cieco, entrano nel giardino, e lo rialzano compassionevoli.)

▼IL CIECO▲
Iris ! Mia Iris !
Iris !

▼I MERCIAIUOLI▲
Cieco,
A che gridi disperatamente ?

▼IL CIECO▲
Iris ! Mia figlia !
In casa ! Là ! Cercatela !
(Alcuni merciaiuoli entrano nella casa, ed appariscono poi alla finestra spalancata.)

▼ALCUNI MERCIAIUOLI▲
(alla finestra)
È vuota la tua casa !
Iris non c’è !

▼IL CIECO▲
Chiamatela a gran gridi !
Per pietà !

▼ALCUNI MERCIAIUOLI▲
Iris !
(Ascoltano.)
Iris !
(Ascoltano ancora.)
Neppur l’eco risponde !

▼IL CIECO▲
La mia Vita !
Pupilla de’ miei occhi !
(Tornano dalla casa ; uno dei merciaiuoli, nell’uscire, vede e raccoglie il foglio e il denaro lasciato da Kyoto sulla soglia.)
La figlia mia ! Così buona !

▼UN MERCIAIUOLO▲
Tu la piangi ? Non piangerla !

▼IL CIECO▲
Che dici ? Ohimè, che dici ?

▼IL MERCIAIUOLO▲
Qui sulla soglia
T’ha lasciato un foglio
(mostrando foglio e denaro ai compagni)
E del denaro !

▼IL CIECO▲
Iris ?

▼ALCUNI MERCIAIUOLI▲
È al Yoshiwara !
(Il Cieco tocca e ritocca, uscendo in gridi soffocati, il foglio e il denaro.)
(L’ira, il dolore, rendono il Cieco come pazzo, ed allontanando con violenza alcuni fra i merciaiuoli che gli stanno vicini vorrebbe correre da solo verso la città ; ma incespica e cade. I merciaiuoli si affrettano a rialzare il Cieco, il quale prorompe in dirotto pianto.)

▼IL CIECO▲
(Piangendo, si rivolge ai merciaiuoli, che sono invasi da un gran senso di pietà.)
La casa ! Il mio giardino !
Quel che tengo a chi di voi
Mi guida al Yoshiwara !
Or voglio là…
Là schiaffeggiarla!
Voglio sputarle in volto, voglio…
E maledirla !
Iris ! Mia vita !
(Le lagrime gli troncano le parole ; quasi vergognoso di quell’affetto che gli trabocca dall’anima, esclama minaccioso)
E poscia… e poscia… e poscia…
(Pietosamente i merciaiuoli lo sorreggono e lo accompagnano barcollante, inebetito, quasi fantasma, verso la città.)
Atto Primo

Addio cielo fatto di onde piene di raggi di luna e di misteri!
La Notte abbandona il cielo ; il suo lavoro vivificatore è finito ; uomini e cose hanno riposato e sognato ; essa cede il governo della vita al Giorno.
Come in un gran velario di nebbie, tutto inonda una tinta diafana e indecisa ; è la incertezza  del primo raggio, ma gradatamente poi, ecco, i primi albori che si diffondono rispecchiandosi in scintille adamantine entro a le rugiade sui fiori, sulle erbe! Nel piccolo giardino di Iris, i fiori, come curiosi bimbi, levano i visi dalle chiomate corolle e guardano ad oriente. La casetta di Iris è ancora chiusa dentro alle sue stuoie colorate e ai suoi battenti di quercia.
Il villaggio, dietro quella grigia macchia di alti, pallidi bambou, eleva ancora indecisi nella penombra i suoi bizzarri tetti ; e il ruscello che lo divide dalla piccola casa di Iris mormora la sua cadenza senza scopo, mesta o gaia secondo che la luce, che scende e vi penetra, effonde nelle sue acque il riso o la lagrima de cielo.
E l’aria si riempie di fulgori!
E l’aria passa tra rami e fronde, tra fiori ed erbe, tra piante e case, e palpita!
O Luce, anima del Mondo!
Leggiere brume erranti fuggono ai venti ; e al di là, lontano, lontano, nelle immensità profonde dell’azzurro, immobili come un gran mare calmo, già balenano rapidi splendori, echi di luce, vibrazioni misteriose d’altri infiniti mondi esultanti alla vita! Or discendono i raggi ; pallidi prima, poi rosei, caldi, vivi… è il Giorno! L’aurora trionfa, le cose si disegnano rapide!
Ecco la scena : La allegra casetta di Iris ; il suo giardino colla piccola siepe di biancospine in fiore ; nettamente ora spiccano i pallidi e sottili bambou nel risalto del villaggio ; il ruscello canta gaio ed azzurro il ritornello che gli viene dalla canzone serena ed azzurra del cielo ; e laggiù, là, nell’estremo fondo, il Fousiyama, alto come la brama degli umani anelanti alla gran pace del silenzio!
Il Fousiyama!
Ultimo appare egli, fantastica visione ; ma sull’alta sua cervice, immacolata per eternità di neve, reca esso pel primo, alla vallea dove vive Iris, il riflesso del primo raggio del Sole.

LA NOTTE
I PRIMI ALBORI
I FIORI
L’AURORA

IL SOLE (CORO INVISIBILE)
Son Io! Son Io la Vita!
Son la Beltà infinita,
La Luce ed il Calor.
Amate, o Cose! dico :
Sono il Dio novo e antico,
Son l’Amor!
Amate!
Per me gli augeli han canti,
I fior profumi e incanti,
Profumi i fior,
L’albe il color di rose,
E palpiti le cose.
Per me han profumi
E incanti i fior.

IL SOLE APPARE
Dei Mondi Io la Cagione ;
Dei Cieli Io la Ragione!
Uguale Io scendo ai Re,
Sì come a te, mousmè! ecc.
Pietà è l’essenza mia,
Eterna Poesia, Amor!

IL GIORNO SPUNTA
Calore, Luce, Amor! Amor!

IRIS
(sul limitare della casa)
Ho fatto un triste sogno pauroso,
Un sogno tutto pieno di draghi, mostri,
Volanti chimere
E di striscianti cólubri.
(Scende lentamente nel piccolo giardino.)
S’era malata la mia amica bambola,
Ond’io, tutta piangente,
L’avea posta in giardino a riposare
Entro un cespo di rose.
Intorno a lei tacea
Tutto il giardino ;
Non più canti di gigli,
Canzoni di gardenie e porporine
Nè voli di libellule ;
Avevo detto ai fior :
“Tacete, o fiori!
Malata è la mia bambola!”
Quand’ecco in ciel
Vol di bianche cicogne
Fuggire spaventate! Guardo!
Pieno è il giardin di mostri orribili
Che la mia bimba insidiano!
Accorro a sua difesa!
Prego! Lagrimo!
“Lasciatemi l’amica!”
Ma una fenice spiega in ruote
E in giri fantastici la coda
Che come serpe avvinghia la piccina,
Allarga l’ali… e fugge!
(alzando le braccia verso il cielo)
Ma, Sol,
Tu vieni ed il sogno è bugìa…
Guarita è la piccina, la piccina!
(Corre entro la casa, vi prende una bambola, poi rapidamente tornando sul limitare della casa, alza verso il sole la sua bambola, e con grazia le agita le manine, a guisa di saluto.)
Vieni e saluta il Sole!

IL CIECO
(dall’interno)
Con chi parli?

IRIS
(volgendosi verso l’interno)
O padre mio, col Sole!
(Depone la bambola su un vaso di fiori ed entra nella casa.)
(Già da tempo Osaka e Kyoto si sono veduti spiare il luogo, nascosti dietro il gruppo di bambou. Cautamente si sono avanzati lungo la siepe, finché Osaka ha scorto Iris nel momento in cui essa entra nella casa. Osaka la indica a Kyoto.)

OSAKA
È lei! è lei!

KYOTO
È la figlia del cieco.

OSAKA
La voglio!

KYOTO
Tu l’avrai!

OSAKA
Non farle male!

KYOTO
Non sciupo la mia merce!

OSAKA
Che se! Bada!

KYOTO
Son noto al Yoshiwara!
Non temere!

OSAKA
Sta ben!

KYOTO
Soltanto : ho d’uopo di tua voce
Alla trama ch’io medito sottile,
Pieghevol come salce è la tua voce.

OSAKA
È ver ; ho voce acuta ;
Imita il suono,
Il bisbigliar d’augelli,
Il chiacchierare d’irrequiete fanciulle.
La mia voce vibra nell’aria,
Desta gli echi ai monti
E vola alta nel ciel
Come cicogna o falco.

KYOTO
Essa m’occorre!

OSAKA
E la fanciulla?

KYOTO
Supponi ch’essa già sia cosa tua.
Andiamo a prepararci un viso!

OSAKA
Andiamo!

KYOTO
Prudenza vuol così!
Ignoti e cáuti!

OSAKA
Cáuti? Ignoti?

KYOTO
Sì!

OSAKA
Già mi diverto e godo già!
(S’avviano verso il fondo della scena.)

OSAKA E KYOTO
La vita è così bella.
(Passano il ponte e scompaiono.)
(Suo limitare della casa appare il Cieco, che la figlia Iris guida amorosamente : scendono nel giardino.)

IL CIECO
Voglio posare ove è più caldo il sole!

IRIS
(Fa sedere il padre su di un piccolo sgabello.)
Qui, padre.

IL CIECO
Sì… Oh, il buon raggio!
M’avviva!
Or dammi il mio rosario.
Vuò pregare!

IRIS
(porgendo al padre il rosario)
Ecco il rosario!

IL CIECO
E tu hai pregato?

IRIS
Sì! Innaffierò i miei fiori, intanto.
(Iris si aggira pel piccolo giardino, innaffiando i fiori ; ammirandone alcuno, coglie un crisantemo e se lo pone fra i capelli.)

IL CIECO
Io prego.
(Il cieco prega silenziosamente, immobile, movendo sola le dita per fare scorrere le grana del rosario.)
(Dal villaggio si avanza un gruppo di mousmè ; portano a braccio, o sul capo, delle ceste di giunchi. Sono giovani lavandaje che vengono a lavare nel ruscello bianchi lini e variotinte mussoline.)

LE MOUSMÈ
(avviandosi al ruscello)
Al rio! Al rio!
È il plenilunio!
Al rio!
(Si dispongono in vari e pittoreschi gruppi per cominciare il lavoro.)
L’acqua è limpida e tiepida!
Sciuga il bucato al sole
E la lavanda è in fiore ;
È il plenilunio!
Fra loti ed iridi,
Felci e ninfee
E nenufari gelsominee
Scorre la rapida onda fuggente ;
Carezza il piè delle mousmè,
Viene il suo bacio dalla sorgente!
Bacio di rio, bacio di Dio!
(torcendo i lini)
Contorci e attorta!
Acqua corrente
Da lungi porta cento profumi ;
L’odor del muschio colto dall’onde
Fra zolle e dumi di cento sponde!
(Le mousmè scendono nel ruscello a lavare.)

IRIS
(occupandosi dei fiori del suo piccolo giardino)
In pure stille, gaie scintille
Scende la vita!
L’acqua s’effonde per vie profonde.
Bevi la vita,
Alga cerulea!
Tu, margherita, leva il candore
Della tua chioma!
O cilestrino fiore di mey,
Neve odorante, tu, gelsomino ;
E tu, olezzante fiore di amoma!
La varia chioma leva, o coriando,
Fiore di monte!

IL CIECO
Tu mi hai tolto la vista
Ma io vedo la Tua Grandezza ;
La tua Grandezza io la sento ;
Essa parla all’anima mia!
La bellezza della Vita creata da Te
Mi penetra col Sole
Nella mia vecchia persona!
Tu sei Grande e Buono!
La Vita è pur tuttavia
Sempre un cammino faticoso,
Ma è aggradevole se io
Penso che conduce a Nirvana!
(Le mousmè si raggruppano di nuovo sulla riva.)

LE MOUSMÈ
…Fra zolle e dumi
Di cento sponde.

IL CIECO
Io cammino anelando alla mèta!

IRIS
In pure stille,
Vive scintille
L’acqua penetra
Fra pietra e pietra
E all’appassita radice ascosa
Dona la forza, dona la vita!

IL CIECO
Tu mi hai tolto la vista,
Ma mi hai dato quella
Degli occhi d’Iris ;
Mi hai dato un Genio
Buono e gentile ;
Non son solo!
Io dico la Tua Grandezza!

LE MOUSMÈ
(torcendo ancora i lini)
Contorci…

IRIS
Ristora!

LE MOUSMÈ
…e attorta!

IRIS
Irrora!

LE MOUSMÈ
Ha raggi il sole ;
Ha timi il prato,
Il lino candido
Biancheggia ed ole.

IRIS
Thea odorosa, fiore divino,
Gardenia, rosa, vita bevete!
Bevete, fiore, mente, verbene,
E olezzi é balsami pel mio giardino,
Fiore, espandete! O fior!

LE MOUSMÈ
Ha raggi il sol!
(Suoni lontani di striduli sàmisen, di gongs e di tamburelli ; Iris e le mousmè guardano con sorpresa verso la strada che conduce al ponte.)

IRIS
Giù per la via ne viene un gaio suono!

LE MOUSMÈ
(ascoltando ansiose)
Son sàmisen, tamburi e risonanti
Cymbali e gongs!

IL CIECO
(ad Iris)
Lontano?

IRIS
S’avvicina!

IL CIECO
Iris, chi son? Le vedi?
Guarda!

IRIS
(Si avvicina alla siepe, guardando verso il fondo.)
Guardo!

LE MOUSMÈ
Son commedianti!
Sono guèchas!
Vengono!

IRIS
Oh, padre…

IL CIECO
Di’!

IRIS
È il Teatro dei Pupi!

IL CIECO
Stammi presso, fanciulla!

IRIS
Sto alla siepe!

IL CIECO
Sono vagabondi!

IRIS
Obbedirò!
(Torna presso il padre e lo rassicura.)

LE MOUSMÈ
Ritardiamo il ritorno?
(Osaka e Kyoto, entrambi camuffati da istrioni girovaghi, sbucano dal fondo con un codazzo di suonatori, guèchas e samouraïs, al suono di sàmisen, gongs, tamburelli : le mousmè corrono incontro curiose, e battono festosamente le mani nel vedere che si tratta d’una rappresentazione di Pupi ; Osaka e Kyoto scendono dal ponte, seguiti dalla loro compagnia ; le mousmè curiose, fanno cerchio ; mentre ad un cenno di Kyoto alcuni degli istrioni piantano il Teatro dei Pupi.)
Rimaniamo!
Col bucato più tardi torneremo!
Ecco le guèchas!
Tutte a veli…
È numerosa assai la compagnia!
Veh! quattro guèchas!
Sono due gli attori!
Son quattro i suonatori!
Eccoli! Vengono!
Eccoli! Vengono!

IRIS
(Attratta dalla curiosità, si pone ad osservare dietro la siepe.)
(Dietro alle biancospine mi metto!)

KYOTO
(rivolto alle mousmè pur tenendo d’occhio Iris che si è avvicinata alla siepe del suo giardino, guardando ansiosamente)
Io son Danjuro
Il padre dei Fantocci
Che nelle mie commedie
Faccio sposi alle gentili bambole!
(rivolto ai suonatori)
Olà, musica!
Mousmè, tenete pupe da marito?

LE MOUSMÈ
Sì che ne abbiamo ;
E sono buone e belle!

IRIS
(Come la mia, no…
Non ve n’ha ; sto certa!)

LE MOUSMÈ
È un Teatro di lusso!

IL CIECO
(chiamando)
Iris!

IRIS
(al padre)
Sto qua!

KYOTO
Ora daremo rappresentazione!
Udrete i Pupi miei dir tante cose…
Tutte maravigliose e dotte assai!
Parlar udrete Jor,
(accentando e sorvegliando sempre Iris)
Figlio del Sole e Dhia,
(In questo frattempo il Teatro sarà stato montato ; ai suo lati due paraventi.)
La bella figlia sventurata,
Ma più non voglio dir…
Udrete, e basta!
Ehi, musica!
(Ai suonatori, mentre fa cenno alle mousmè di far silenzio, e di far largo. In pari tempo distribuisce i Pupi ad alcuni del suo seguito, e parla sottovoce ad Osaka. Durante gli ultimi preparativi le mousmè seguono gionocchioni, facendo cerchio intorno al Teatrino.)
Preparerò la scena!

LE MOUSMÈ
Poniamci tutte intorno.

KYOTO
(Osaka, attento!)

OSAKA
(Non dei temer!)

KYOTO
(La parte?)

OSAKA
(Io la ricordo,
E non ne fallo un ette!)
(I suonatori si mettono accosciati a terra davanti al Teatrino.)

KYOTO
(E la piccina?)
(Mentre continua a parlare con Osaka, colloca dietro i paraventi la guècha cantatrice, e le tre guèchas danzatrici.)

OSAKA
(Guarda… con occhi larghi
Come foglie di loto e di nelumbo!
Sta alla siepe!)

KYOTO
(Vedrai, ne la trarremo!
Ora l’adesco!
È la curiosità infallibil àmo!)
(Osaka e Kyoto si collocano dietro il paravento a destra del Teatrino da dove possono spiare i movimenti d’Iris, pure eseguendo le loro rispettive parti.)

LE MOUSMÈ
Facciam silenzio!
Già danno principio!
(Rimangono silenziose e attente.)
(Si alza il sipario del Teatrino, e Kyoto fa cenno d’introdurre in scena Dhia.)

LA RAPPRESENTAZIONE

DHIA (UNA GUÈCHA)
Misera! Ognor qui sola!
Unque mai mi consola!
Morte rapì mia madre!
Ridotta è mia famiglia
A un collerico padre
Che non ama la figlia!
Ho vesti brutte e lacere,
Scarne braccia e sottili,
Gote pallide e grame ;
Son malata ed ho fame
E sono le mie lacrime
Mie gemme e miei monili!
Chi ascolta i miei dolori?
Non ho amiche né fiore!

OSAKA
(sottovoce alla guècha)
(Brava!)

KYOTO
(Attrice valente!)

LE MOUSMÈ
(Fanno i loro commenti.)
Come forza le lacrime,
La povera fanciulla!
Davvero fa pietà!

OSAKA
(indicando le mousmè)
(Vè come stanno attente!)

LE MOUSMÈ
(chiamando Iris)
Iris, vientene qua ;
Di là tu vedi nulla!
(Kyoto, imitando la voce rauca di un vecchio catarroso, fa le più strane grida del mondo, picchiando forte sul legno del Teatro a dare l’idea dell’avvicinarsi del vecchio, iracondo ed inumano genitore.)

IRIS
(alle mousmè)
Vedo!
Qui resto ; grazie!

DHIA
Ah, mio padre! Lo sento!

LE MOUSMÈ
Ecco il padre!
(Apparisce sul teatrino il pupo Padre ; le mousmè fanno segni di spavento e di meraviglia.)

DHIA
Tremo dallo spavento!

LE MOUSMÈ
Che ceffo!
Me lo sogno stanotte!

IL PADRE (KYOTO)
(con voce terribile)
Ah, sciagurata putta!
Sono stanco di mantenermi
Questa sciocca vana,
Inutil, neghittosa, scioperata!

DHIA
Ah, padre mio!

IL PADRE
Preparati! Io ti vendo
Al gran mercato di Simonosaky!

DHIA
No, padre, no, non vendermi!

IL PADRE
Preparati!

OSAKA
(La piccina si muove!
Forza al dialogo!)
(Iris commuove, e con gesti concitati segue la svolgersi del dramma.)

DHIA
(Cade ai piede del pupo Padre)
Per la luce del sole e delle stelle,
Tienmi ancora con te!
Che vuoi ch’io faccia?

OSAKA
(indicando Iris)
(Ha gli occhi rossi, rossi!)

IL CIECO
(chiamando la figlia)
Iris!

IRIS
Sto qua!

IL PADRE
Al gran mercato di Simonosaky
Tu troverai padrone!
Io sono stanco d’averti qui con me!
Tu mangi troppo e non mi rendi nulla.
Ond’io ti vendo!

LE MOUSMÈ
(Impressionate da tante crudeltà, sono furenti contro il pupo Padre.)
Vecchio lercio! Furfante!
Musa da vecchia arpia!

DHIA
(con grido straziante e disperato)
Uccidimi, piuttosto!

IL PADRE
Basta! Ho detto!
(Se ne va.)

LE MOUSMÈ
È sordo alle sue tante
Lacrime disperate!
(urlando, e minacciando coi pugni il padre tiranno, mentre questi se ne va)
Pigliamolo a sassate!
Orco! Vampiro! Via!

OSAKA
(Si scalda il nostro pubblico!)

KYOTO
(È in furore!)

DHIA
Morire! Sì… Finire!

OSAKA
(Quasi, quasi t’uccidono
Davvero il pupo Padre!)

IRIS
Oh, la istoria pietosa!
Mi par che dentro al core
Mano mi prema e tocchi!
M’offende un gran dolore
Che mi rende affannosa!

DHIA
Deh, prendimi con te,
Genio del Bene!
Portami teco
Dove non si soffre!

IRIS
Come è triste il suo canto!
Ho volontà di pianto nell’anima…
E negli occhi!

KYOTO
(ad Osaka)
(Or tocca a te!
Dolcissimo!)

OSAKA
(Dolcissimo!)

JOR, FIGLIO DEL SOLE (OSAKA)
Apri la tua finestra!
Jor son io
Che vengo al tuo chiamar,
Povera Dhia!
Apri la tua finestra
Al raggio mio!
Apri il tuo cor
A mia calda malìa!
Jor ha ascoltata, o Dhia,
La tua preghiera!
Apri l’anima tua,
Fanciulla, al Sole!
Apri l’anima tua alle mie parole!
Apri il tuo cuore a me,
Fanciulla, e spera!
Tu vuoi morir?
Morire io ti farò
Ma ti farò morir dal Sol baciata,
Poscia al paese eterno ti trarrò…
Ove, o fanciulla,
Tu sarai amata!

KYOTO
(vedendo l’impressione che la voce di Jor ha fatto sull’animo d’Iris)
(È questa poesia gran ciurmatrice!
Due motti, due bisticci
Ch’uno dice
E una fanciulla inconscia come questa…
Vi si sdilinque e vi perde la testa.)
(Poco a poco una finestra del Teatrino si illumina, poi si apre e si scorge il Pupo d’Jor, figlio del Sole : Dhia s’inginocchia innanzi a lui. Iris, quasi affascinata da tale spettacolo, abbandona la siepe del suo giardino e si accosta al Teatro.)

IRIS
De’ sogni il triste verde
Disvanisce e si perde!
Quali i vani bagliori
D’erranti, misteriose
Lucciole luminose
Se ne vanno i dolori!

KYOTO
(alle danzatrici)
(Or, guèchas,
Quando termina il duetto, danzate e
Fate… senza dar sospetto!)

DHIA
Io muoio! Prendimi!
Tua m’abbandono!
Portami al mondo eterno della Luce!
Salgo a Nirvana!
È Jor che mi conduce!
Jor, son tua!
A te tutta mi dono!

IRIS
(a Dhia)
No, tu non muori, Dhia!
Tu ascendi alle alte nuvole
Di rose e di viole!
Con Jor tu ascendi, o bambola,
Al paese del Sole
E della Poesia!

JOR
Or muori, dunque!
(Dhia cade stecchita, mentre Jor invoca sulla morta pupa le danze celesti.)
Danzatrice alate, intorno a lei
Che a me ne vien, danzate!
(a Dhia)
Ti coprirò di zaffiri e topazi!
Vieni agli amori
Degli eterni spazi!
(Con gran stupore del pubblico, Jor avvinghia Dhia, e così abbracciati si vedono i due pupi innalzarsi lentamente per salire al… Nirvana, mentre cala il sipario del Teatriono ; in pari tempo le tre guèchas mascherate si collocano innanzi, pronte alla danza.)

LA BELLEZZA
LA MORTE
IL VAMPIRE

(Durante le danze, Kyoto gira intorno, e così riesce scaltramente a distrarre l’attenzione, mentre le tre guèchas danzatrici circondano Iris, la quale rimane ad un tratto isolata dal gruppo delle mousmè al posto più avanti.)
(Con vorticosi giri e con voli dei loro veli le tre danzatrici riescono a nascondere Iris, la quale ingenuamente ammira.)
(I samouraïs rapidi s’impossessano della fanciulla : una mano sulla bocca le strozza un grido!)

IRIS
Ah!
(Le tre guèchas continuano la danza, avvicinandosi di nuovo al gruppo delle mousmè : coi larghi giri dei loro veli impediscono alle spettatrici di vedere i samouraïs che trasportano Iris completamente inanimata verso la città.)
(Le guèchas formano un gruppo bizzarro.)

KYOTO
(che ha tutto sorvegliato, visto il colpo riuscito, si congeda dall’udienza. Intanto, ripiegato il Teatrino, i paraventi, rinchiusi i pupi, la comitiva degli istrioni è pronta ad andarsene.)
Grazie, mousmè! A rivederci!
Musica!

LE MOUSMÈ
(Si alzano in piedi per andarsene.)
Andiamo! è tardi!
È tardi! Andiamo!
(S’avviano verso il villaggio.)

KYOTO
(ad Osaka, facendogli cenno d’avviarsi colla comitiva verso la città)
(Or lascio questo scritto
E del denaro al Cieco,
E il colpo è fatto!)

OSAKA
(Il colpo è fatto!)
(Partono tutti ripassando il ponte. Kyoto corre entro il giardino d’Iris ; rapidamente depone sulla soglia della casetta un foglio scritto, tenuto disteso da rios d’oro e mommès, proprio presso al Cieco e con tanta abilità da non risvegliarne il sensibilissimo udito, poi raggiunge correndo la comitiva che si allontana.)

IL CIECO
Questo dramma è menzogna tutto! tutto!
Malvagio in testo e talento malvagio!
(credendo Iris sempre presente)
Iris, tu che ne dici?
Non rispondi?
Comprendo ; sei commossa!
(Sorride bonariamente, credendo sempre di parlare ad Iris.)
No ; non credervi!
Tu sei sì buona che ogni pianto
Breccia fa nel tuo cuore!
(stendendo il tremulo braccio)
Andiamo ; dammi il braccio!
Perché non credo
Ai gemiti di Dhia?
(Sorride ancora.)
Ebben… vi credo!
(Stende ancora il braccio.)
Vieni! Dammi il braccio!
Una carezza al vecchio Cieci!
Iris! Ancora non rispondi!
Iris! Iris! Iris! Mia figlia!
(Si alza barcollante, cerca intorno a se, incespica, cade.)
Vita! Non ci sei più!
(alcuni merciaiuoli ambulanti che passano per andare alla città, udendo le grida strazianti del Cieco, entrano nel giardino, e lo rialzano compassionevoli.)

IL CIECO
Iris! Mia Iris!
Iris!

I MERCIAIUOLI
Cieco,
A che gridi disperatamente?

IL CIECO
Iris! Mia figlia!
In casa! Là! Cercatela!
(Alcuni merciaiuoli entrano nella casa, ed appariscono poi alla finestra spalancata.)

ALCUNI MERCIAIUOLI
(alla finestra)
È vuota la tua casa!
Iris non c’è!

IL CIECO
Chiamatela a gran gridi!
Per pietà!

ALCUNI MERCIAIUOLI
Iris!
(Ascoltano.)
Iris!
(Ascoltano ancora.)
Neppur l’eco risponde!

IL CIECO
La mia Vita!
Pupilla de’ miei occhi!
(Tornano dalla casa ; uno dei merciaiuoli, nell’uscire, vede e raccoglie il foglio e il denaro lasciato da Kyoto sulla soglia.)
La figlia mia! Così buona!

UN MERCIAIUOLO
Tu la piangi? Non piangerla!

IL CIECO
Che dici? Ohimè, che dici?

IL MERCIAIUOLO
Qui sulla soglia
T’ha lasciato un foglio
(mostrando foglio e denaro ai compagni)
E del denaro!

IL CIECO
Iris?

ALCUNI MERCIAIUOLI
È al Yoshiwara!
(Il Cieco tocca e ritocca, uscendo in gridi soffocati, il foglio e il denaro.)
(L’ira, il dolore, rendono il Cieco come pazzo, ed allontanando con violenza alcuni fra i merciaiuoli che gli stanno vicini vorrebbe correre da solo verso la città ; ma incespica e cade. I merciaiuoli si affrettano a rialzare il Cieco, il quale prorompe in dirotto pianto.)

IL CIECO
(Piangendo, si rivolge ai merciaiuoli, che sono invasi da un gran senso di pietà.)
La casa! Il mio giardino!
Quel che tengo a chi di voi
Mi guida al Yoshiwara!
Or voglio là…
Là schiaffeggiarla!
Voglio sputarle in volto, voglio…
E maledirla!
Iris! Mia vita!
(Le lagrime gli troncano le parole ; quasi vergognoso di quell’affetto che gli trabocca dall’anima, esclama minaccioso)
E poscia… e poscia… e poscia…
(Pietosamente i merciaiuoli lo sorreggono e lo accompagnano barcollante, inebetito, quasi fantasma, verso la città.)
最終更新:2022年01月15日 10:50