Scena Quarta
(Appartamenti destinati a Bajazet ed Asteria nel palazzo del Tamerlano.)
Recitativo
ASTERIA
Il fortunato Andronico
ritorna all'impero de' Greci?
Nella crudel giornata, che il Tamerlan
vinse mio padre in campo,
con la mia libertà perdei me stessa, che più?
L’amai, e l’amo;
or lo spietato si porta a una corona,
e me qui lascia alle catene?
Ingrato!
(Entra Tamerlano.)
TAMERLANO
Non è più tempo, Asteria,
di celarvi un segreto, a cui legata
sta la vostra fortuna,
di Bajazet, d’Andronico, e mia:
oggi, se voi bramate, avran fine i miei sdegni,
e al genitore darò cortese libertade, e pace.
ASTERIA
Vincitor gia del mondo
non vi riman per renderci felici,
che vincere voi stesso.
TAMERLANO
Son vinto; e amor n'ha il merto.
Andronico ne tratta con Bajazet:
ai patti del trionfo manca il vostro consenso.
ASTERIA
Forse Andronico ottenne da voi...
TAMERLANO
Al Greco prence è noto il mio volere,
e già favella di vostre nozze al padre.
ASTERIA
Di mie nozze? Con chi?
TAMERLANO
Col Tamerlano.
Sì, vi adoro, oh bella;
io lo dico, e ciò basta.
ASTERIA
Signor, se il prence Greco
necessario si rende a queste nozze,
pria d'inoltrarmi intendo udir
dalla sua bocca il mio destino.
TAMERLANO
Io v'acconsento, anzi lo bramo.
Il Greco non può ch’oprar per me:
gli rendo il trono,
e gli cedo per voi d'Irene il letto.
ASTERIA
Come? Di chi?
TAMERLANO
D'Irene.
ASTERIA
Ad Andronico?
TAMERLANO
Sì.
ASTERIA
Ed ei l’accetta?
TAMERLANO
Asteria, io vi do tempo a un gran consiglio.
Udite il Greco e persuadete il padre;
uno ha in premio due troni,
e l’altro libertade, pace e vita.
Pensateci! Da voi sola dipende
render del genitor felice il fato,
grande un amico, e un vincitor beato.
Aria
Dammi pace, o volto amato,
avrà pace il genitor.
Il tuo sdegno sia placato
dal tormento, ch'ho nel cor.
Dammi pace, o volto amato, ecc.
(Parte.)
Scena Quinta
(Asteria sola.)
Recitativo
ASTERIA
Serve Asteria di prezzo al Greco infido
per acquistar nuove corone?
Ah! indegno!
Il mio fedele amante
a prò del mio nemico è mediatore
d'infami nozze, allor ch'era rivale?
Ah! che invan mi giurò più volte amore!
Aria
Se non mi vuol amar, almeno il traditor,
perfido ingannator, il cor mi renda.
Se poi lo serba ancor,
che non lo sprezzi almen,
o nell’amarlo il sen poi non l’offenda.
Se non mi vuol amar, ecc.
(Mentre vuol partire si trattiene, vedendo venire il padre e l’amante.)
Scena Sesta
(Bajazet, Andronico, ed Asteria.)
Recitativo
BAJAZET
Non ascolto più nulla.
ANDRONICO
Almeno udite la volontà d'Asteria!
BAJAZET
Ella è mia figlia.
(ad Asteria)
Non ti partire, Asteria; che di te qui si tratta.
ANDRONICO
(fra sé)
Ah! che s'ella consente, io son perduto!
ASTERIA
Di me?
(fra sé)
Che dubitar? Si, sì, gia vedo il traditor confuso.
BAJAZET
E perché so che il mio
s'accorda col tuo cor,
per te risposi.
ASTERIA
Di che?
BAJAZET
Il nostro nemico
(fra sé)
ahi, che nel dirlo avvampo di rossor,
ardo di sdegno!
(ad Asteria)
d'Andronico col mezzo chiede le nozze tue,
e m'offre in premio libertade e pace.
L'empio sa pur che fremo
d'essergli debitor sin della vita.
ANDRONICO
(fra sé)
E nulla dice Asteria?
BAJAZET
Figlia, tu non rispondi?
Io mi credea su l’indegna proposta
vederti accesa di dispetto e d'ira,
ma invece tu vacilli sino su la repulsa.
Ah, figlia, figlia!
ASTERIA
Or che il Tartaro
rende la corona ad Andronico,
il superbo con la fortuna
cangia core e affetto.
V'è noto il don di quel suo grande amico?
Li cede in premio di mie nozze Irene;
Or l’ambizion e un nuovo amor
lo chiama oprar,
non gia per noi, ma per sé stesso.
BAJAZET
E ciò è vero?
ANDRONICO
Crudele! Tacer non posso.
Asteria, al vostro amante non conviene
così ingiusto rimprovero;
sappiate che ho chieste queste nozze
col timor d'ottenerle;
ma non vedo che voi
siate pronta al rifiuto,
come che foste a rinfacciarmi ingiusta.
BAJAZET
Prence, Asteria è mia figlia,
io rispondo per lei,
e se tu l’ami, noto ti sia che il Tamerlano amante
è il rivale minor ch'abbia a temersi.
Vanne, principe, vanne;
tu consola i miei sdegni,
e a tutto questo aggiungi pur,
che s'anco mi rendesse oltre la libertà
dell'Asia i regni,
mi è più grato il piacere di negargli mia figlia.
ANDRONICO
(fra sé)
E Asteria tace?
(ad Bajazet)
Ma, signor, la repulsa vi può costar il capo.
BAJAZET
Non più! ti dissi, vanne.
La risposta tu rendi al mio nemico,
e la risposta è questa:
il rifiuto d'Asteria e la mia testa.
Ciel e terra armi di sdegno,
morrò invitto, e sarò forte.
Chi disprezza pace e regno
non potrà temer la morte.
Ciel e terra armi di sdegno, ecc.
(Parte.)
Scena Settima
(Andronico, ed Asteria.)
Recitativo
ANDRONICO
Asteria non parlate?
Ai rimproveli vostri mal
corrisponde questo ostinato silenzio,
ond’è che meco siete sdegnata
o v’opponete al padre?
ASTERIA
Credete ciò, che più v'aggrada, ingrato;
Punto non v'ingannate;
V'amai, ve lo confesso;
Ne lo direi, se non dovessi odiarvi.
ANDRONICO
Odiarmi? Ah principessa!
ASTERIA
Non replicate Andronico!
Eseguite gli ordini di mio padre,
ma per me non v’impegnate a nulla.
non consento, che gli rechiate
il mio refluto, se il volete
o il mio consenso men, se lo temete
ANDRONICO
Legge crudel!
Devo partir certo dell’ora sua
ma di mia sorte incerto.
ASTERIA
S'ho a soffrir
dall'amante esser tradita,
la via di non amare,
oh Amor, m'addita!
Aria
Deh! lasciatemi il nemico,
se toglieste a me l’amante,
stelle amiche, per pietà!
Ed allor questo nemico,
se non posso averlo amante,
potrò odiar con libertà.
Deh! lasciatemi il nemico, ecc.
(Parte.)
Scena Ottava
(Leone solo.)
Recitativo
LEONE
Principessa infelice, infido Tamerlano!
Questa, questa è la fede
che diè un monarca a cosi illustre erede?
Con generoso core
vuò mostrargli il suo errore.
Corro per rinfacciarlo, ma sogno, o voglio?
E così incauto io parlo?
Del superbo il furore ecciterò, ma che tem'io?
Si vada a difesa del giusto,
s'irrite pure il barbaro regnante,
sprezza i gran perigli alma costante.
Aria
Nel mondo e nell'abisso
io non pavento tutto l’orror
che mai poss'inventar
il ciel, la terra, il mare.
No, perdere non vuò giusto contento;
Irene, tu vedrai che virtù
sol m'è guida a grande oprare.
Nel mondo e nell'abisso, ecc.
Scena Nona
(Atrio nel palazzo di Tamerlano. Andronico da una parte, Irene e Leone dall'altra.)
Recitativo
IRENE
Cosi la sposa il Tamerlano accoglie?
Quelle sposa, ch'erede
D'un vastro impero al Tartaro si dona?
M'avanzo nella Regina
E fuor che il Tamerlano ogni altro incontro?
LEONE
Il Greco prence è questo,
in breve a lui succederà il monarca.
ANDRONICO
Vergine eccelsa,
io vengo dal Tamerlan prescelto
al grand’onor d’accogliervi in sua vece.
IRENE
Ma, il mio sposo, dov’e?
ANDRONICO
Dirvi dovrei che lo son io,
ma il cambio troppo è difforme
ai vostro gran destino
IRENE
M’ingannò dunque il Tamerlano,
o pure pentito di mie nozze
vuoi che io parta nemica
quando venia sua sposa?
Chi m’addita la via
per tornar al dover quest’infedele?
Chi m’assicura almeno
da nuovi insulti, e chi m’accerta poi,
che lo posso veder per vendicarmi?
ANDRONICO
Io.
IRENE
Ed in qual forma?
ANDRONICO
Udite! ancora ignota voi siete al Tamerlan,
Non è dovere espor la Maestade a nuove offese.
fingetevi compagna o messagiera
della sprezzata Irene
pregate, minacciate,
il tempo poi darà incontro
opportun per iscoprirvi.
IRENE
Si faccia,
è questo il mezzo per salvar il decoro,
e non abbandonar la mia ragione.
ANDRONICO
Leone vi servirà scorta segreta.
LEONE
Ubbidiente e fido,
che tal credo giovar al mio sovrano.
IRENE
Andiamo, amici, e nella vostra fede
di Trabisonda poserà l’erede.
Aria
Dal crudel che m'ha tradita
tenterò con la mia vita
di rimuover l’empietà.
Ma se poi tiranno ancora
non ascolta chi l’adora
dimmi, oh Ciel, che mai sarà?
Dal crudel, che m'ha tradita, ecc.
(Parte con Leone.)
Scena Decima
(Andronico solo.)
Recitativo
ANDRONICO
Chi vide mai più sventurato amante?
Asconder mi convien
l’ardor ch'io sento per salvar l’Ottoman
dall'ira ingiusta del Tartaro sdegnato.
Meco s'adira Asteria; credendomi infedel
da sé mi scaccia e di punir
l’infedeltà minaccia.
Può contro un sen
esser più crudo il fato?
E quando mai d'Asteria
io rivedrò il sembiante?
Chi vide mai più sventurato amante?
Aria
Benché mi sprezzi l'idol che adoro,
mai non potrei cangiar amore.
Lusinghe e vezzi non dan ristoro
ai mali miei, al mio dolore.
Benché mi sprezzi, ecc.