Scena Ottava
(Andronico solo.)
Recitativo
ANDRONICO
Se Asteria mi tradisce,
al certo io voglio darle quel cor in man,
che tanto adora;svenerò Tamerlano,
ucciderò me stesso,
e al fin contenta sarà
l’empia crudel che mi tormenta.
Aria
Più d’una tigre altero
e perfido e severo
è il cor che ha in petto.
Empia disumanata
s’è d’ogni amor scordata,
e sol di crudeltà ha ogn’or diletto.
Più d’una tigre altero, ecc.
Scena Nona
(Sala con trono. Tamerlano, ed Asteria,
poi Bajazet, e poi Andronico.)
Recitativo
TAMERLANO
Al soglio, al soglio, oh bella!
ASTERIA
Signor, si fà mia legge il piacer vostro; al soglio si.
(fra sé)
Ma per svenarvi un mostro.
TAMERLANO
Porgi la destra!
ASTERIA
Eccola al cenno.
(fra sé)
Ahi, pena! se mi vedesse il padre
éccolo, ahi vista!
BAJAZET
Dove Asteria?
TAMERLANO
E tu dove, oh Bajazet?
BAJAZET
Ad arrestar mia figlia.
TAMERLANO
Temerario!
cotanto ardisci prigionier?
BAJAZET
Le mie catene
non mi han tolto ragion sopra mia figlia.
TAMERLANO
Più tua figlia non è,
mia sposa è Asteria.
BAJAZET
Tua sposa? non è vero;
degli Ottomani il sangue
non può accoppiarsi
al sangue d’un pastore.
TAMERLANO
Infelice superbo
non sai, ch’io sono tuo signor ancora?
BAJAZET
Eh! fortuna non toglie, o lieta, o avversa,
a te viltà di sangue,
a me grandezza.
(ad Asteria)
Tu taci?
temeraria, il tuo rossore vendica già
in gran parte il tuo delitto,
perfida, indegna figlia!
TAMERLANO
Olà! si taccia!
Stanco son di tue furie,
e se il volto d’Asteria
non arrestasse il colpo,
ne porterebbe il capo tuo la pena.
BAJAZET
Eccolo, via! che tardi?
indarno speri altrimenti placarmi.
ASTERIA
(fra sé)
Il cimento è funesto, o taci, o parli
TAMERLANO
Ti vo’avvilito almen, se non placato.
Olà! pieghisi a terra il superbo Ottomano,
e quel ardito capo mi serva
di sgabello a girne al trono.
BAJAZET
Non s’affatichi alcuno,
eccomi io stesso proteso a terra,
ascendi al trono!
Teco v’ascenda Asteria,
e con crudele ed inaudito esempio
oggi si veda al soglio del nemico
sul capo al genitor passar la figlia.
TAMERLANO
Andiamo, Asteria!
ASTERIA
Ah! mio signor! vi seguo,
ma non per questa via,
se mi volete sposa,
non mi vogliate almen disumanata!
sgombrisi quel sentiero, e vengo al soglio.
ANDRONICO
(fra sé)
A tempo giungo, ad osservar l’infida.
TAMERLANO
Surgi!
BAJAZET
No, poiché ingombro alla superba
almen la via del trono.
TAMERLANO
Surgi, ti dico, olà!
BAJAZET
Perverse stelle!
TAMERLANO
Con intrepido guardo rimira, Bajazet,
qual sie tua figlia,
in onta ancora al tuo mal nato orgoglio.
ASTERIA
Padre, perdon!
(fra sé)
saprai qual vado al soglio.
Andronico, tu taci?
ANDRONICO
Dopo il padre non ha voce l’amante.
Che dite Bajazet?
Colei vi sembra quella,
che cosi ben prima sapea
finger amor per me,
dover per voi?
BAJAZET
Deh! rivolgiamo altrove,
Andronico, le ciglia!
colei di Bajazet no, non è figlia.
TAMERLANO
Andronico, è ormai tempo,
che il Tamerlano vi sia grato.
Asteria è mia per voi,
per me sia vostra Irene
e con Irene l’uno e l’altro impero.
Or venga Irene a noi!
Scena Decima
(Irene, e detti.)
Recitativo
IRENE
È per lei vengo ad impegnar quel posto
è promesso e dovuto; è già occupato?
sei quella tu che non conduce al trono
o brama di regnar, o molle affetto?
ASTERIA
(fra sé)
il rimprovera ancor non esce in vano.
TAMERLANO
Ancor l’ardita qui?
mà dov’è Irene?
IRENE
Irene non verrà giammai
se pria sgombrato non rimira
il trono e il letto.
TAMERLANO
Fà ch’Asteria discenda,
e abbraccio Irene.
IRENE
Io far scender Asteria?
Ah! se il potessi!
olà, chi di voi presta
a una tradita principessa il braccio
contro un’usurpatrice
e a pro del giusto?
Bajazet? è suo padre,
Andronico? è sprezzato,
il Tamerlano? è il reo:
non trovo aiuto.
BAJAZET
Fermati, oh donna,
che a tuo pro m’impegno;
o scenderà mia figlia, o non son padre.
Odi, perfida,
e tu, fiero nemico, mi lascia favellar,
o ti protesto;
l’ultimo giorno che m’ascolti è questo.
ANDRONICO
Signor!
BAJAZET
Lascia ch’io dica.
Asteria, che per figlia non ti ravvisi più
dimmi: sei quella che giurò
al Tamerlano odio e vendetta?
Tu del sangue Ottoman? perfida, menti.
Del tuo nemico amante non ottenesti
al genitor la morte,
per averne poi tu Reina il merto?
ecco il petto, ecco il capo, or via!
che tardi?
quest‘ultimo ti resta ancor di tuoi delitti.
ANDRONICO
(fra sé)
Sento struggermi l’alma.
BAJAZET
Disumanata, un padre disperato
ti dimanda la morte e ti minaccia
o a pietade o a timor, ciò non ti muove?
Andiamo a mendicar la morte altrove!
ASTERIA
Padre, ferma!
TAMERLANO
Si fiacca, Astenia, dunque,
che di grida impotenti il suon ti scuote?
ASTERIA
E mio padre che parla.
TAMERLANO
Io son tuo sposo.
ASTERIA
Non per anco; e di qua scender poss’io
e non v’è padre che il sentier ingombri.
TAMERLANO
Scendivi dunque tosto!
Chi vacilla del Tamerlan sul trono,
è indegno di posarvi anche un momento.
IRENE ED ANDRONICO
Astenia scende?
ASTERIA
Eccomi scesa.
TAMERLANO
Eh vile!
ASTERIA
Padre, troncasti ad un gran colpo il volo.
TAMERLANO
Tornate, temerari, ai vostri ceppi.
Cor che pospone a bassi affetti un regno,
di vagheggiarne lo splendore è indegno.
(Il Tamerlan si leva in piedi per discender dal trono;
Asteria lo ferma.)
BAJAZET
Andiamo
ASTERIA
Tamerlan, non vi partite.
Ascolti ogn’un,
e più di tutti fissa, fissa in me gli occhi,
oh Tamerlan, e mira!
(Asteria pianta lo stile sugli scalini dei trono
e poi a Tamerlano)
Quest’era il primo destinato amplesso
che portava festosa Asteria alletto;
giace, è vero, impotente al piè dei trono,
ma ancor in esso vagheggiarvi puoi
la mia illustre vendetta e i sdegni tuoi.
IRENE
Gran donna!
BAJAZET
Oh illustre figlia!
ANDRONICO
Oh Cor costante!
TAMERLANO
(Scende furioso del trono.)
Sdegni!
Ma di monarca a torto offeso
e disperato amante,
siano di mille armati
Asteria e Bajazet posti in difesa.
Io punir vo' con cento morti e cento,
nel padre e nella figlia il tradimento.
Trio
ASTERIA
Ecco il cor,
sarò contenta
per morire avrem valor.
TAMERLANO
Voglio stragi.
BAJAZET
Eccoti il petto.
TAMERLANO
Voglio sangue.
ASTERIA
Eccoti il cor.
TAMERLANO
Morte a te.
BAJAZET
Non mi spaventa.
TAMERLANO
Piaghe a te.
ASTERIA
Sarò contenta.
TAMERLANO
Per punire armo il rigor.
BAJAZET, ASTERIA
Per morire avrem valor.
TAMERLANO
Voglio stragi.
BAJAZET
Eccoti il petto.
TAMERLANO
Voglio morte.
ASTERIA
Eccoti il cor.
TAMERLANO
Morte a te.
BAJAZET
Non mi spaventa.
TAMERLANO
Piaghe a te.
ASTERIA
Sarò contenta.
TAMERLANO
Per punire armo il rigor/furor.
BAJAZET, ASTERIA
Per morire avrem valor.
Recitativo
ASTERIA
Padre, dimmi, son più l’indegna figlia?
BAJAZET
No, il tuo sdegno mi placò,
col tuo core e con il mio
più contento l’odierò.
ASTERIA
Andronico, son più l’infida amante?
Aria
ANDRONICO
No, che del tuo gran cor
io sono l’offensor,
l’oltraggio io sono.
Se non ti placo pria,
mai della colpa mia non vo’ perdono.
No, che del tuo gran cor, ecc.
(Parte.)
ASTERIA
Amica, son quella superba donna?
Aria
IRENE
No, che sei tanto costante
nella la fede a me promessa,
ch’a te fida ancor sarò.
S’or a me rendi l’amante,
avrai l’alma e poi me stessa,
che seguirti ogn’or saprò.
No, che sei tanto constante.
(Parte.)
ASTERIA
Si, si, son vendicata,
e se non ho al nemico
qual lo segnò il pensier passato il petto
il mio acciaro però colpito ha il core,
e vi ha svenato quel funesto amore.
Aria
Se potessi un de placare
il miofato si crudele
quanto mai sarei contenta;
Darei fine al sospirare
stringerei chi m'è fedele
Fuggirei ciò che tormenta.
Aria
Cor di padre e cor d’amante,
salda fede, odio costante,
pur al fin vi placerò.
Sol non è pago i mio core,
perché dice il mio timore,
ch’ambe due vi perderà.
Cor di padre e cor d’amante, ecc.