ATTO PRIMO
[Ouverture]
Scena prima
Appartamenti di Rodelinda.
Si vede Rodelinda a sedere piangente;
e poi Grimoaldo, e Garibaldo con Guardie.
Minuetto
[N. 1 - Aria]
RODELINDA
Ho perduto il caro sposo,
e qui sola alle sventure
vie più cresce il mio penar.
Recitativo
GRIMOALDO
Regina!
RODELINDA
Grimoaldo, nel mio presente stato
ingiurioso m'è il nome di regina da te,
che m'involasti e regno e sposo.
GRIMOALDO
E sposo e regno appunto a renderti
vengh'io.
RODELINDA
(si leva da sedere)
Come?
GRIMOALDO
Fin tanto che visse Bertarido, il tuo consorte,
ti celai, Rodelinda, il foco mio;
or, che la di lui morte giustificò le mie speranze,
aperte vedi le fiamme mie.
RODELINDA
Che sento? A te non basta,
regno e sposo involarmi,
insidi ancora, perfido, la mia gloria?
No, Grimoaldo, io già rifiuto il dono;
lasciami la mia gloria, e tienti il trono.
[N. 2 - Aria]
RODELINDA
L'empio rigor del fato
vile non potrà farmi,
se misera mi fé.
E tu, crudo tiranno,
in van tenti placarmi,
se m'hai legato il piè.
(parte)
Scena seconda
Grimoaldo e Garibaldo.
Recitativo
GRIMOALDO
Duca, vedesti mai più bel disprezzo?
GARIBALDO
Io della tua non vidi, oh mio signore,
sofferenza maggiore.
GRIMOALDO
Temo irritarla; la pace del mio seno
Eduige combatte, e Rodelinda;
questa con l'odio e quella con l'amore.
GARIBALDO
L'una e l'altra domar puoi col rigore.
GRIMOALDO
Come?
GARIBALDO
Il noioso affetto disprezza d'Eduige;
e Rodelinda ti paventi e ti adori
a suo dispetto.
GRIMOALDO
Io non ho tanto core.
GARIBALDO
A me l'impresa ne lascia,
e in breve spera
di vederla men fiera.
GRIMOALDO
Ecco Eduige.
GARIBALDO
Da lei comincia intanto
a porre in opra il mio consiglio.
Scena terza
Eduige e detti.
EDUIGE
E tanto da che sei re, sei divenuto altero,
infido Grimoaldo?
GRIMOALDO
Da che son re,
son divenuto infido per esser giusto.
T'offersi la mia mano, e la sdegnasti;
m'offri adesso la destra,
e la rifiuto: ora soffrilo in pace!
Al trono io vo' chiamar, chi più mi piace.
[N. 3 - Aria]
GRIMOALDO
Io già t'amai, ritrosa,
sdegnasti esser mia sposa
sempre dicesti no.
Or ch'io son re, non voglio
compagna nel mio soglio,
aver chi mi sprezzò.
(parte)
Scena quarta
Eduige e Garibaldo.
Recitativo
EDUIGE
E tu dici d'amarmi? Hai core, hai brando,
e intanto odi, e sopporti i miei scherni,
i miei torti?
GARIBALDO
Signora, in questo istante
io volo ad ubbidirti,
e la vendetta col teschio del fellon…
(vuol partire)
EDUIGE
No, ferma! Aspetta: supplichevole in atto
a me davanti chieda il perdon, e non l'ottenga mai.
GARIBALDO
E pensi di poterlo: e lo farai?
[N. 4 - Aria]
EDUIGE
Lo farò, dirò spietato,
porta altrove un cor
sì ingrato
sì spergiuro e traditor.
Ed a te rivolta poi
ti dirò su gli occhi suoi:
tu sei 'l core del mio cor.
(parte)
Scena quinta
Garibaldo solo.
Recitativo
GARIBALDO
Eduige, t'inganni;
io della tua corona amante sono,
e sol con le tue nozze
cerco un pretesto per salire al trono.
[N. 5 - Aria]
GARIBALDO
Di Cupido impiego i vanni
per salire al regal soglio,
mentre ei solo alletta il cor.
Copro amor d'ascosti inganni
perché a me sarebbe scoglio
ogni affetto adulator.
(parte)
Scena sesta
Bosco di cipressi in cui si vedono i sepolcri de' re de' Longobardi, e tra essi ultimamente eretta l'urna di Bertarido.
Bertarido vestito all'ungara, e poi Unulfo.
[N. 6 - Sinfonia e Recitativo accompagnato]
BERTARIDO
Pompe vane di morte! Menzogne di dolor,
che riserbate il mio volto e 'l mio nome,
ed adulate del vincitor superbo
il genio altero:
voi dite, ch'io son morto;
ma risponde il mio duol, che non è vero.
(legge l'iscrizione)
«Bertarido fu re; da Grimoaldo vinto fuggì,
presso degli Unni giace.
Abbia l'alma riposo, e 'l cener pace.»
Pace al cener mio? Astri tiranni!
Dunque fin ch'avrò vita,
guerra avrò con gli stenti, e con gli affanni.
[N. 7 - Aria]
BERTARIDO
Dove sei, amato bene?
Vieni, l'alma a consolar!
Sono oppresso da' tormenti
ed i crudeli miei lamenti
sol con te posso bear.
Recitativo
BERTARIDO
Ma giunge Unulfo; oh dio!
(vuol abbracciarlo)
Deh! Mio fedel, consenti,
che queste braccia avventi…
UNULFO
(non lo permette)
Ah, mio signore! Se del fato il rigore a te
rapì lo scettro, a me non tolse quel rispetto,
che deve un suddito fedele al suo sovrano;
ferma e sol mi concedi, che pegno del mio ossequio
in questa mano un umil bacio imprima,
(gli bacia la mano)
e l'antica mia fede e 'l mio nuovo servaggio
in esso esprima.
BERTARIDO
Se un sì fedele amico trovo tra le sventure,
l'istesse mie sciagure io benedico.
Ma dimmi! La mia sposa Rodelinda, che fa?
Che fa il mio figlio?
UNULFO
Ciò che sorte sdegnosa non poté mai,
poté del suo bel ciglio trar due rivi di pianto
il falso avviso di tua morte.
BERTARIDO
Oh dio! Né le scopristi,
Unulfo, il viver mio?
UNULFO
Io vo' che 'l suo dolore accrediti l'inganno,
e a te conviene celarti ancora.
BERTARIDO
Amante cor, che pene! ma che veggio?
Unulfo, ecco la sposa e 'l figlio mio!
Lascia amico, ch'io stringa…
UNULFO
Oh dio! Signore, non voler ch'il tuo
amore tradisca la tua sorte.
BERTARIDO
Ah! Lascia almeno dopo sì lungo esiglio,
lascia, che a questo seno stringa la sposa,
e porga un bacio al figlio.
UNULFO
Per goderti un momento,
vuoi perderti per sempre?
BERTARIDO
Ah! Che tormento!
UNULFO
Ritirati mio re!
BERTARIDO
Tu vuoi, ch'io mora.
UNULFO
No, ti nascondi, e soffri un poco ancora.
(si ritirano dietro l'urna)
Scena settima
Rodelinda, che tiene per mano Flavio,
e detti in disparte.
[N. 8 - Aria]
RODELINDA
Ombre, piante, urne funeste!
voi sareste
le delizie del mio sen.
Se trovassi in voi raccolto,
come il volto
anco il cener del mio ben.
[N. 9 - Recitativo accompagnato]
RODELINDA
Ombra del mio bel sol,
che più d'intorno all'immagine sua
forse t'aggiri
della sposa e del figlio,
mira il pianto fedel, odi i sospiri…
BERTARIDO
Più resister non so.
UNULFO
Frena l'amore!
RODELINDA
Raccogli i nostri baci.
(bacia l'urna e la fa baciare al figlio)
BERTARIDO
Deh, lascia!
UNULFO
No, signor, osserva, e taci.
Scena ottava
Detti, e Garibaldo con parte delle Guardie.
Recitativo
GARIBALDO
Baci inutili e vani porgi alle tombe,
oh Rodelinda, e pure tu puoi con essi
ricomprarti il regno.
BERTARIDO
Garibaldo, il fellon!
UNULFO
Frena lo sdegno!
RODELINDA
Hai delle mie sventure, perfido,
tanto ardir favellarmi?
GARIBALDO
Grimoaldo ti chiede pronta obbedienza,
e non contrasto; oh stringi
con le sue nozze il crine alla tua sorte,
o ti prepara…
RODELINDA
A che? Forse la morte?
Non ho più che temer, n'è che sperare.
GARIBALDO
Non hai più che temer? Lascia quel figlio!
(le toglie il fanciullo)
BERTARIDO
Ah scellerato!…
UNULFO
Ferma!
GARIBALDO
E 'l suo periglio
ti renda men superba, e più prudente.
Grimoaldo consente di riporre
in tua mano or la tua sorte;
pensa ed in breve eleggi
o 'l trono pe 'l tuo figlio, o pur la morte.
RODELINDA
Perfido, sì t'intendo:
questo è sol tuo consiglio;
or via rendimi il figlio.
(si ripiglia il fanciullo)
Ritorna al tuo signor, dì,
ch'io mi rendo, e ch'io
con le sue nozze accetto il soglio.
BERTARIDO
(Misero, ohimè! Son morto.)
UNULFO
(Oh ciel, che sento!)
RODELINDA
Ma tu per lo spavento trema,
vil consiglier, ministro indegno!
Me delle colpe tue giudice avrai;
io regnerò fellon, ma tu morrai!
[N. 10 - Aria]
RODELINDA
Morrai sì, l'empia tua testa
già m'appresta
un gradin per gire il trono.
Che del mio sposo novello,
né più bel dono
so bramar.
(parte)
Scena nona
Bertarido e Unulfo, nascosti;
Garibaldo, Grimoaldo, e Guardie.
Recitativo
GRIMOALDO
E ben, duca, poss'io all'ardor del cor mio
sperar dall'opra tua qualche conforto?
GARIBALDO
Sì, Rodelinda è tua.
GRIMOALDO
Mi narri il vero?
GARIBALDO
Tu sei felice, ed io, signor, son morto.
GRIMOALDO
Morto? Perché?
GARIBALDO
S'ella racquista il regno, giurò,
tutto il suo sdegno scagliar contro di me.
GRIMOALDO
Scaccia il timore, che questo lauro mio
sarà in difesa tua, contro il più crudo fulmine
del suo sdegno, un forte scudo.
[N. 11 - Aria]
GRIMOALDO
Se per te giungo a godere,
puoi temer
di chi? di che?
Io d'Astrea do moto al brando,
io commando,
io son re.
(parte con Garibaldo)
Scena decima
Bertarido ed Unulfo.
Recitativo
BERTARIDO
Unulfo, oh dio! Quella è costanza? E vivo?
Misero! e quella è fede? Alle prime minacce,
al primo assalto ella si rende, e cede?
UNULFO
Converrà farle noto, signor, che vivo sei.
BERTARIDO
No, no.
UNULFO
Dunque vuoi tu?…
BERTARIDO
No, che costanza in lei è allor necessita,
non è virtù.
UNULFO
Ah signor, ti confesso
ch'io son fuor di me stesso:
spera conforto! E intanto lascia,
ch'io vada così mesto,
e solo a procurar conforto
al tuo gran duolo.
[N. 12 - Aria]
UNULFO
Sono i colpi della sorte
per un'alma invitta e forte
aspri, si, ma non mortali.
Ma se poi gli avventa amore,
quanto è più nobile il core,
più le piaghe son fatali.
(parte)
Scena undicesima
Bertarido solo.
[N. 13 - Recitativo accompagnato]
BERTARIDO
Sì, l'infida consorte,
mi creda estinto ancora;
porga al novello sposo la fé,
che a me serbò, lieve qual fronda,
e sappia allor ch'io vivo, e si confonda.
[N. 14 - Aria]
BERTARIDO
Confusa si miri
l'infida consorte,
che in faccia di morte
così mi deride.
Con finti sospiri
e s'agita, e s'ange,
e morto mi piange,
e vivo m'uccide.