SCENA VI
Camera; Elisetta, poi il Conte.

ELISETTA
Qua nulla si conclude,
Qua ognuno sta in silenzio
Ed io mastico intanto amaro assenzio.

CONTE
Qui la ritrovo alfin. Voglio provarmi
Se la posso ridurre a ricusarmi.
Servo, servo umilissimo.

ELISETTA
Venite come sposo o mancatore?

CONTE
Vengo qual mi volete;
Conoscitor del vostro
Merito singolar, degno d'un soglio,
Sol dal vostro voler dipender voglio.

ELISETTA
Voi parlate d'incanto.

CONTE
E più v'incanterò se mi ascoltate.

ELISETTA
Benissimo, parlate.

CONTE
In primo luogo
Creder voi mi dovete
Il più sincero, il più ingenuo di tutti:
Che ho il core sulle labbra, e che son tale,
Che di me pur io dico il bene e il male.

ELISETTA
Vediamone una prova. Per esempio:
Quel di far all'amor con mia sorella,
Essendo a me promesso,
Lo dite male o bene?

CONTE
Male, male, malissimo.
Ecco ch'io lo confesso. In certi incontri
Sono di un naturale
Facile a sdrucciolar. Ma meglio udite,
S'è ver che son sincero. In me sicuro
Che c'è del buon: ma prima
Che i lacci d'Imeneo fra noi sian stretti,
Io vi avverto d'aver de' gran difetti.

ELISETTA
Quando li conoscete, è cosa facile
Che possiate emendarvi.

CONTE
Oh, io credo impossibile
Sempre ho sentito a dire
Che colla vita si mantiene e dura
Quel vizio che nell'uom passa in natura.

ELISETTA
Voi mi sgomentereste
Se vi credessi in tutto.

CONTE
Basta ... credete pure
Quello che sol vi piace. Io con voi tratto
Da galantuomo e in termini assai schietti.
Io vi avverto di aver de' gran difetti.

ELISETTA
Poichè me lo avvertite,
Obbligata vi son. Ma ... non temete,
Cercherò d'adattarmi.

CONTE
Oh, questo poi
Sarà difficilissimo.
Ve ne sono di fisici,
Ve ne son di morali. Insomma, io parlo
Ingenuamente e tocca a voi, signora,
Di far poi riflessione a questi detti,
Ch'io vi avverto d'aver de' gran difetti.

ELISETTA
(A mettermi comincia
Un poco in apprensione.) Orsù, signore,
Giacchè siete sincero anche vi piaccia
Di dirmi quali sono
Per poter regolarmi.
(Alla fin non vorrei sacrificarmi.)

CONTE
Sentite io ve li dico
Perchè voi lo volete e vi ubbidisco;
Per altro in verità, me ne arrossisco.
Son lunatico, bilioso;
Son soggetto all'emicrania,
Ho sovente certa smania,
Che in delirio mi fa andar.
Son sonnambulo perfetto,
Che dormendo vo a girar.
Sogno poi, se sono a letto,
Di dar calci e di pugnar.

ELISETTA
Tutto questo, tutto questo?
Bagattelle, bagattelle!
Qua ci va della mia pelle,
Ma saprommi riguardar.

CONTE
Piano piano; non è tutto.
Per gli amori ho un gran trasporto.
Per le donne casco morto;
E di questo che vi par?

ELISETTA
Quest'è un vizio troppo brutto,
Ma il potrete un dì lasciar.

CONTE
Ma aspettate, mia signora,
Tutto detto non ho ancora.
Son vizioso giocatore,
Crapulone, bevitore,
M'ubbriaco spesso spesso,
Che vo fuori di me stesso;
Casco in terra o pur traballo,
Son più strambo d'un cavallo,
Vado tutti a maltrattar.

ELISETTA
Ora poi non credo niente,
Voi lo dite per scherzar.

CONTE
Quando poi non lo credete,
Dico questo e ve lo giuro:
Che a me nulla voi piacete,
Che non v'amo, non vi curo,
Non vi posso tollerar.
Parte


SCENA VII
Elisetta, Fidalma, poi Geronimo.

ELISETTA
Potea parlar quell'anima incivile
Con più di escandescenza!

FIDALMA
Elisetta mia cara,
Vi vedo ben turbata.

ELISETTA
Se dagli occhi del Conte
Non si toglie ad un tratto Carolina,
Qui nasce una rovina.
Convien togliergli affatto ogni speranza
Di poterla sposar.

FIDALMA
Dite benissimo;
Ma se voi la credete
vaghita del Conte, io poi vi dico
Che forse forse con ragion fondata
La credo di Paolino innamorata.

ELISETTA
Di quello non mi curo.

FIDALMA
Me ne curo ben io; nè più mi sento
Di tenerlo celato.

ELISETTA
Dunque, facciam che debba
Passar in un ritiro,
Acciò non ci disturbi.

FIDALMA
Ottimamente.
Quest'è il pensier che anch'io volgeva in mente.
Lasciate fare a me; la fraschettina
Mandata vi sarà doman mattina.

GERONIMO
Ebben? Sei persuasa
Di rinunziare a questo matrimonio?

ELISETTA
Non sarà vero mai ch'io vi rinunzi,
Perchè poi mia sorella
Debba sposar il CONTE

GERONIMO
Si può fare un baratto
Per te vantaggiosissimo.

FIDALMA
Non si fanno baratti.
Anzi, mi meraviglio
Che un uomo come voi, prudente e saggio,
Proponga adesso un altro maritaggio.

GERONIMO
Sì, un altro maritaggio. Ecco, tua zia
E' della mia opinione.

FIDALMA
Anzi, dico di no. Si deve togliere
La causa del disordine.
Carolina fomenta
La passione del Conte; onde si deve
Farla sparir, mandarla in un ritiro;
E acchetati che sian tutti i rumori,
Allora poi, sì, allor tornerà fuori.

ELISETTA
Avete ben capito?

GERONIMO
Sì, sì: parlate pure.

FIDALMA
E se questo non fate, il mio decoro
Non vuol che in questa casa
Io me ne resti più. Voi mi farete
De' capitali miei restituzione,
E così finiremo ogni questione.

ELISETTA
Avete inteso bene?

GERONIMO
Sordo non son. Farò quanto conviene.

FIDALMA
Cosa farete?
Via, su, parlate.

ELISETTA
Via, risolvete.
Via, non tardate.

FIDALMA – ELISETTA
Presto, anzi sùbito
Si deve far.

GERONIMO
Ma non strillate
Tutte due unite;
Sento che il timpano
Voi mi ferite.
Parlate piano,
Senza gridar.

FIDALMA – ELISETTA
Diremo dunque,
Diremo piano,
Che in un ritiro
Di qua lontano,
Per metter ordine
Al gran disordine
La Carolina
Si dee mandar.
Voi ci sentite?

GERONIMO
Che cosa dite?

FIDALMA – ELISETTA
Abbiam parlato,
Vi abbiamo detto ...

GERONIMO
Sia maledetto
Questo strillar!

ELISETTA
In un ritiro – la Carolina ...

GERONIMO
Già l'ho capito, – cara signora ...

FIDALMA
Mandar dovete – doman mattina ...

GERONIMO
Già l'ho capito – ch'è un quarto d'ora.
Senza far chiasso,
Senza fracasso
Si può ben dire,
Si può parlar.

ELISETTA, FIDALMA
Oh, che fracasso
Di Satanasso!
Tutta la casa
Farà tremar.
Elisetta e Fidalma partono


SCENA VIII

GERONIMO
solo
In un ritiro! e perchè in un ritiro
La devo far passar? Se l'interesse
Anzi vuol ch'io permetta
Che il Conte se la sposi?
No. Piano. E mia sorella,
Se sdegnata perciò dal mio negozio
Leva i suoi capitali? Ella è una scossa,
Ch'oggi io non so se sostener la possa ...
Dunque anderà in ritiro.
Pensiamo or dunque in qual miglior maniera
Devo darle la nuova innanzi sera.


SCENA IX
Carolina in disparte, e detto

CAROLINA
Son risoluta io stessa
Di vincer il rossor. Io sudo ... io gelo ...
Ma farlo, oh Dio! convien ... M'aiuta, o cielo!
Ah, signore! a' pie' vostri ecco una figlia ...

GERONIMO
Che cos'hai? Cosa c'è? Cos'è accaduto?
Alzati, e parla in piedi ...

CAROLINA
Ah! no, signore ...

GERONIMO
Alzati, ed ubbidisci al genitore.
Io però ti prevengo
In quello che vuoi dirmi.
Tua sorella e tua zia t'hanno già detto,
Che devi in un ritiro
Passar doman mattina; e tu ten vieni
Tremante e sbigottita,
Quasi ci avessi da restar in vita.

CAROLINA
Io in un ritiro? Ah! mio signor ...

GERONIMO
Tu devi
Far la mia volontà.

CAROLINA
Fuori di tempo
E' un ritiro per me ...

GERONIMO
Soli due mesi,
Ci starai e non più.

CAROLINA
Deh! padre mio,
Altro è quel che mi affanna ...

GERONIMO
Il mio interesse
Lo vuole, e la mia pace ...

CAROLINA
Ah! permettete
Che a' vostri pie' mi getti e che implorando
La pietade paterna ...

GERONIMO
Orsù, mi secchi.
Signora fraschettina,
Nel ritiro anderai doman mattina.
Parte


SCENA X
Carolina, indi il Conte.

CAROLINA
E possono mai nascere
Contrattempi peggiori!
Il padre mio sedotto,
Mia sorella e mia zia con me alterate,
Tutti in orgasmo. E come mai poss'io
Svelar in tai momenti il fallo mio!
Come tacerlo poi, se in un ritiro
Ad entrar son costretta!
Misera, in qual contrasto
Di pensieri mi trovo; io son smarrita.
Cielo! deh! tu m'addita
Il consiglio miglior; qualche speranza
Rendi al cor mio; ma il core, oh Dio! mi dice:
Carolina infelice,
Pietà di te non sente il ciel tiranno.
Ah! disperata io vo a morir d'affanno!

CONTE
Dove? dove, mia cara,
Con tanta agitazione? Ohimè! parlate.
Che avete? che chiedete? Io son per voi
Col cor, col sangue, colla vita istessa;
Più di voi nulla al mondo or m'interessa,

CAROLINA
Ah, potessi parlar!

CONTE
Chi vi trattiene?

CAROLINA
Mi trattiene il decoro,
E quella diffidenza
Che deggio aver nel caso mio importante:
D'uno che già mi si è scoperto amante.

CONTE
Diffidar d'un che v'ama!
Oh, questo caso esser non può che quello
Di scoprirgli un rival. Ma udite, o cara:
Un uom di mondo io sono:
S'egli è prima di me, ve lo perdono.
D'esser tardi arrivato incolperò
La sorte mia rubella.

CAROLINA
E dareste la mano a mia sorella?

CONTE
Questo poi no.

CAROLINA
Sposata pur l'avreste
Senza contraddizion, s'io più di lei,
Per un gioco del caso, in quel momento.
Non vi fossi piaciuta?

CONTE
Sì, è ver; ma mi piaceste, ed il cor mio
Or non vorria che voi.

CAROLINA
Ma però tutto quello che il cor vorrebbe
Non è sempre possibil.

CONTE
Ve l'accordo anche questo.

CAROLINA
Dunque se l'ottenermi
Impossibile fosse, ah! signor mio,
Perchè coltivereste un tal desio?
Perchè, se voi m'amaste,
Mi vorreste infelice,
Quando potreste invece
Rendermi voi con un'eroica azione
Oggi la vita e la consolazione?

CONTE
In orgasmo mi mette
Questo vostro parlar, che par d'incanto.
Però non mi confondo;
Sì, v'amo; e questo amor; se a voi ciò piace,
D'ogni più bella azion sarà capace.

CAROLINA
Giuratemelo,

CONTE
Io ve lo giuro
In questo compariscono Elisetta, Fidalma ed il signor Geronimo, che osservano
Sull'onor mio, su questa bella mano,
Ch'io vo' baciar. Sentiamo ora l'arcano.



SCENA XI
Fidalma, Elisetta, Geronimo e detti.

ELISETTA
Côlti vi abbiam.

FIDALMA
Côlti vi abbiam sul fatto.

ELISETTA
a Geronimo
Vedete la sguaiata?

FIDALMA
Vedete la fraschetta?
Tutti gli uomini alletta;
E la mano si lascia
Baciar da ognun che amore a lei protesta.

GERONIMO
Ora da dubitar più non mi resta.

CAROLINA
Ma signor ...

GERONIMO
Taci là.

CONTE
Ma non sapete ...

ELISETTA
Tacete voi, che ben vi sta.

FIDALMA
Tacete.

GERONIMO
Domani nel ritiro. E voi, signore,
O doman sposerete
Quella cui prometteste, o dell'affronto
Noi la vedrem se mi farò dar conto.

CONTE
Ma se ...

GERONIMO
Non vi do ascolto.

CAROLINA
Ma io ...

ELISETTA
Voi in un ritiro.

FIDALMA
In un ritiro.

CAROLINA
(Ah, ch'io pazza divento! Io già deliro.)
Deh! lasciate ch'io respiri,
Disgraziata, meschinella.
Io rival di mia sorella?
No, non sono, il ciel lo sa.
Incolpata sono a torto;
Deh! parlate voi, signore,
Sincerate il genitore,
Che a voi più si crederà.

CONTE
Quest'amabile ragazza ...

FIDALMA – ELISETTA
E' un'astuta, una sguaiata.
Siete parte interessata.

GERONIMO
Nel ritiro andar dovrà.

CAROLINA
Sol tre giorni alla partenza
Io vi chiedo per pietà.
Palesar la mia innocenza
Qualche cosa vi potrà.

FIDALMA, ELISETTA, GERONIMO
No, il ritiro e preparato / destinato.
Se cadesse ancora il mondo
Deve andarci e ci anderà.

CONTE
Io divengo furibondo
S'anche un poco resto qua.

CAROLINA
Ma voi siete tanti cani,
Senza amor, né carità.
Ah, mi perdo, mi confondo,
Il cervel da me sen va.
Carolina, il Conte e Geronimo partono


SCENA XII
Elisetta e Fidalma

ELISETTA
Sarete or persuasa,
Ch'è il Conte e non Paolino
Quel di cui è invaghita?
Ma non ci penso più: sarà finita.

FIDALMA
Ed io credo benissimo
Che sia una civettina:
O che piuttosto una di quelle sia
Che s'innamoran sol per debolezza
Di ciascun che le guarda e le accarezza.

ELISETTA
Se son vendicata,
Contenta già sono.
Al Conte perdono
La sua infedeltà.
Se tolto è l'oggetto
Che il cor gl'incatena,
Con faccia serena
La man mi darà.
Partono


SCENA XIII
Sala, tavolino con lumi accesi; Geronimo e Paolino.

GERONIMO
Venite qua, Paolino. Questa lettera
Spedite per espresso
A Madama Intendente del ritiro
Che vedete qui scritto, acciò le arrivi
Domani di buon'ora.
Sia cura vostra ancora,
Prima di andar a letto
D'avvertire la posta, acciò non manchi
Di qui mandarmi all'alba
Quattro buoni cavalli ... Eh? cosa dite?

PAOLINO
Io non parlo, signor.

GERONIMO
Bene, eseguite,
Io mi ritiro adesso. Andate pure.
Stanco oggi son di tante seccature.
Prende un lume ed entra nella sua stanza


SCENA XIV

PAOLINO
solo
E a risolversi adesso
Ad una pronta fuga,
Forse ancor tarderà la sposa mia?
Forse ancora potria
In queste circostanze
Lusingarsi, e sperar favore, o aiuto?
Da chi? come? in qual modo? ... Io son perduto!
No, no, risolverà. Per affrettarnela,
Vado nella sua stanza.
Non v'è più tempo: più non v'è speranza.
Prende un lume, ed entra nella stanza di Carolina


SCENA XV
Il Conte, poi Elisetta.

CONTE
Il parlar di Carolina
Penetrato m'è nel seno;
Ah, saper potessi almeno
Il segreto del suo cor!
Per sì amabile ragazza
Io non so quel che farei;
E salvarla ben vorrei
Dal domestico livor.

ELISETTA
(Ritirato io lo credeva
E lo trovo or qui vagante.
Un sospetto stravagante
Mi fa nascere nel sen.)

CONTE
(A trovarla me ne andrei,
Se credessi di far ben.)

ELISETTA
Signor Conte, serva a lei.
Che vuol dir che qui la trovo?

CONTE
Vuol dir questo, ch'io mi movo.

ELISETTA
Che stia solo non convien.

CONTE
Grazie, grazie, mia signora:
Vada pur, ch'io vado ancora;
Tempo è già di riposar.
Ciascuno si prende un lume

ELISETTA
Buona notte, signor Conte.

CONTE
Dorma bene, Madamina.

ELISETTA
(Finchè venga la mattina
In sospetto devo star.)

CONTE
(Questa furba sopraffina,
Non vo' farla sospettar.)
Si ritirano nelle loro stanze; la scena resta oscura.


SCENA ULTIMA
Paolino e Carolina dalla stanza di lei, indi Elisetta, Fidalma, poi Geronimo, ed infine il Conte, tutti dalle loro stanze

PAOLINO
Deh, ti conforta, o cara,
Seguimi piano, piano.

CAROLINA
Stendimi pur la mano.
Che mi vacilla il pie'.

PAOLINO, CAROLINA
Oh, che momento è questo
D'affanno e di timore!
Ma qui dobbiam far core,
Ch'altro per noi non c'è.
S'avviano per partire

PAOLINO
Zitto ... mi par sentire ...
Si sente un uscio aprir ...

CAROLINA, PAOLINO
Potrebbe alcun venire;
Si tardi un po' a partir.
Rientrano nella stanza

ELISETTA
Sotto voce qua vicino
Certo intesi a favellar.
Una porta pian pianino
Ho sentito poi serrar ...
Ho scoperto ... vo' scoprire ...
Va ad ascoltar alla porta di Carolina
A parlar pian pian si sente ...
Vi sta il Conte certamente ...
Io li voglio svergognar.
Va a battere alla porta di Fidalma
Sortite, sortite,
Venite qua in fretta.

FIDALMA
Chi batte? chi chiama?

ELISETTA
Son io, Elisetta
Va a battere alla porta di Gerronimo
Aprite! deh! aprite,
Sortite, signore.

GERONIMO
di dentro
Chi picchia sì forte?
Chi fa tal rumore?

ELISETTA
Venite qua fuori,
Si tratta d'onor.
Sortono Fidalma e Geronimo con lume in mano

FIDALMA
Che cosa è accaduto?

GERONIMO
Che cosa è mai nato?

FIDALMA
Io sono tremante.

GERONIMO
Io son sconcertato.

ELISETTA
Il Conte sta chiuso
Con mia sorellina;
Si faccia rovina
Di quel traditor

GERONIMO, FIDALMA, ELISETTA
gridando alla porta di Carolina
Conte perfido, malnato,
Conte indegno, scellerato:
Fuori, fuori vi vogliamo,
Che scoperto siete già.

CONTE
uscendo dalla sua stanza
Qui dal Conte che si vuole?
Che indegnissime parole?
Ecco il Conte, eccolo qua.

I TRE SUDDETTI
Quale sbaglio, qual errore ...
Perdonate, mio signore,
Qui un equivoco ci sta.

CONTE
Ubriachi voi sarete.

GERONIMO, FIDALMA
Io no certo: sarà lei.
Additando Elisetta

ELISETTA
No, signor, lo giurerei:
Qualcun altro vi starà.

CONTE, GERONIMO, FIDALMA
Stando in piedi, questa sogna:
Ma confonderla bisogna
E rossor ne proverà.

GERONIMO
Carolina, fuori, fuori ...
Anche questa si vedrà.

CAROLINA, PAOLINO
Ah! Signore, ai vostri piedi
A implorar veniam pietà.

CONTE
(Oh che vedo! resto estatico.)

GERONIMO, ELISETTA
Quest'è un'altra novità.

FIDALMA, GERONIMO
Cosa s'intende?

FIDALMA
Cosa vuol dire?

CAROLINA, PAOLINO
Vi supplichiamo di compatire,
Chè, d'amor presi, – son già due mesi,
Il matrimonio fra noi seguì.

GERONIMO, FIDALMA
Il matrimonio!

CAROLINA – PAOLINO
Ah, signor sì.

GERONIMO
Ah, disgraziati! qual tradimento!
Andate, o tristi; pietà non sento:
Più non son padre: vi son nemico:
Io vi discaccio, vi maledico:
Raminghi andate lontan da me.

CAROLINA – PAOLINO
Pietà, perdono: colpa è d'amore.

FIDALMA
Pietà non s'abbia d'un traditore.

CONTE – ELISETTA
Deh! vi calmate: deh! vi placate:
Rimedio al fatto più già non c'è.

FIDALMA
Sian discacciati, sian castigati:
Azion sì nera punir si de'.

CONTE
Ascoltate un uom di mondo!
Qui il gridar non fa alcun frutto,
Ma prudenza vuol che tutto
Anzi s'abbia d'aggiustar.
Il mio amor per Carolina
M'interessa a suo favore:
Perdonate a lor di core,
Ch'io Elisetta vo' sposar.

ELISETTA
M'interesso anch'io, signore;
Deh! lasciatevi placar.

GERONIMO
a Fidalma
Voi che dite?

FIDALMA
Voi che fate?

PAOLINO, CAROLINA, ELISETTA
Perdonate, – perdonate.
Tutti ginocchioni

CONTE
Già che il caso è disperato,
Ci dobbiamo contentar.
GERONIMO
Bricconacci ... furfantacci ...
Son offeso ... son sdegnato ...
Ma vi voglio perdonar.

PAOLINO, CAROLINA, CONTE, ELISETTA
Che trasporto d'allegrezza!
Che contento, – che dolcezza!
Io mi sento – giubilar.

TUTTI
Oh che gioia! oh che piacere!
Già contenti tutti siamo!
Queste nozze noi vogliamo
Con gran festa celebrar.
Che si chiamino i parenti,
Che s'invitino gli amici,
Che vi siano gli stromenti,
Che si suoni, che si canti;
Tutti quanti – han da brillar!
SCENA VI
Camera; Elisetta, poi il Conte.

ELISETTA
Qua nulla si conclude,
Qua ognuno sta in silenzio
Ed io mastico intanto amaro assenzio.

CONTE
Qui la ritrovo alfin. Voglio provarmi
Se la posso ridurre a ricusarmi.
Servo, servo umilissimo.

ELISETTA
Venite come sposo o mancatore?

CONTE
Vengo qual mi volete;
Conoscitor del vostro
Merito singolar, degno d'un soglio,
Sol dal vostro voler dipender voglio.

ELISETTA
Voi parlate d'incanto.

CONTE
E più v'incanterò se mi ascoltate.

ELISETTA
Benissimo, parlate.

CONTE
In primo luogo
Creder voi mi dovete
Il più sincero, il più ingenuo di tutti:
Che ho il core sulle labbra, e che son tale,
Che di me pur io dico il bene e il male.

ELISETTA
Vediamone una prova. Per esempio:
Quel di far all'amor con mia sorella,
Essendo a me promesso,
Lo dite male o bene?

CONTE
Male, male, malissimo.
Ecco ch'io lo confesso. In certi incontri
Sono di un naturale
Facile a sdrucciolar. Ma meglio udite,
S'è ver che son sincero. In me sicuro
Che c'è del buon: ma prima
Che i lacci d'Imeneo fra noi sian stretti,
Io vi avverto d'aver de' gran difetti.

ELISETTA
Quando li conoscete, è cosa facile
Che possiate emendarvi.

CONTE
Oh, io credo impossibile
Sempre ho sentito a dire
Che colla vita si mantiene e dura
Quel vizio che nell'uom passa in natura.

ELISETTA
Voi mi sgomentereste
Se vi credessi in tutto.

CONTE
Basta ... credete pure
Quello che sol vi piace. Io con voi tratto
Da galantuomo e in termini assai schietti.
Io vi avverto di aver de' gran difetti.

ELISETTA
Poichè me lo avvertite,
Obbligata vi son. Ma ... non temete,
Cercherò d'adattarmi.

CONTE
Oh, questo poi
Sarà difficilissimo.
Ve ne sono di fisici,
Ve ne son di morali. Insomma, io parlo
Ingenuamente e tocca a voi, signora,
Di far poi riflessione a questi detti,
Ch'io vi avverto d'aver de' gran difetti.

ELISETTA
(A mettermi comincia
Un poco in apprensione.) Orsù, signore,
Giacchè siete sincero anche vi piaccia
Di dirmi quali sono
Per poter regolarmi.
(Alla fin non vorrei sacrificarmi.)

CONTE
Sentite io ve li dico
Perchè voi lo volete e vi ubbidisco;
Per altro in verità, me ne arrossisco.
Son lunatico, bilioso;
Son soggetto all'emicrania,
Ho sovente certa smania,
Che in delirio mi fa andar.
Son sonnambulo perfetto,
Che dormendo vo a girar.
Sogno poi, se sono a letto,
Di dar calci e di pugnar.

ELISETTA
Tutto questo, tutto questo?
Bagattelle, bagattelle!
Qua ci va della mia pelle,
Ma saprommi riguardar.

CONTE
Piano piano; non è tutto.
Per gli amori ho un gran trasporto.
Per le donne casco morto;
E di questo che vi par?

ELISETTA
Quest'è un vizio troppo brutto,
Ma il potrete un dì lasciar.

CONTE
Ma aspettate, mia signora,
Tutto detto non ho ancora.
Son vizioso giocatore,
Crapulone, bevitore,
M'ubbriaco spesso spesso,
Che vo fuori di me stesso;
Casco in terra o pur traballo,
Son più strambo d'un cavallo,
Vado tutti a maltrattar.

ELISETTA
Ora poi non credo niente,
Voi lo dite per scherzar.

CONTE
Quando poi non lo credete,
Dico questo e ve lo giuro:
Che a me nulla voi piacete,
Che non v'amo, non vi curo,
Non vi posso tollerar.
Parte


SCENA VII
Elisetta, Fidalma, poi Geronimo.

ELISETTA
Potea parlar quell'anima incivile
Con più di escandescenza!

FIDALMA
Elisetta mia cara,
Vi vedo ben turbata.

ELISETTA
Se dagli occhi del Conte
Non si toglie ad un tratto Carolina,
Qui nasce una rovina.
Convien togliergli affatto ogni speranza
Di poterla sposar.

FIDALMA
Dite benissimo;
Ma se voi la credete
vaghita del Conte, io poi vi dico
Che forse forse con ragion fondata
La credo di Paolino innamorata.

ELISETTA
Di quello non mi curo.

FIDALMA
Me ne curo ben io; nè più mi sento
Di tenerlo celato.

ELISETTA
Dunque, facciam che debba
Passar in un ritiro,
Acciò non ci disturbi.

FIDALMA
Ottimamente.
Quest'è il pensier che anch'io volgeva in mente.
Lasciate fare a me; la fraschettina
Mandata vi sarà doman mattina.

GERONIMO
Ebben? Sei persuasa
Di rinunziare a questo matrimonio?

ELISETTA
Non sarà vero mai ch'io vi rinunzi,
Perchè poi mia sorella
Debba sposar il CONTE

GERONIMO
Si può fare un baratto
Per te vantaggiosissimo.

FIDALMA
Non si fanno baratti.
Anzi, mi meraviglio
Che un uomo come voi, prudente e saggio,
Proponga adesso un altro maritaggio.

GERONIMO
Sì, un altro maritaggio. Ecco, tua zia
E' della mia opinione.

FIDALMA
Anzi, dico di no. Si deve togliere
La causa del disordine.
Carolina fomenta
La passione del Conte; onde si deve
Farla sparir, mandarla in un ritiro;
E acchetati che sian tutti i rumori,
Allora poi, sì, allor tornerà fuori.

ELISETTA
Avete ben capito?

GERONIMO
Sì, sì: parlate pure.

FIDALMA
E se questo non fate, il mio decoro
Non vuol che in questa casa
Io me ne resti più. Voi mi farete
De' capitali miei restituzione,
E così finiremo ogni questione.

ELISETTA
Avete inteso bene?

GERONIMO
Sordo non son. Farò quanto conviene.

FIDALMA
Cosa farete?
Via, su, parlate.

ELISETTA
Via, risolvete.
Via, non tardate.

FIDALMA – ELISETTA
Presto, anzi sùbito
Si deve far.

GERONIMO
Ma non strillate
Tutte due unite;
Sento che il timpano
Voi mi ferite.
Parlate piano,
Senza gridar.

FIDALMA – ELISETTA
Diremo dunque,
Diremo piano,
Che in un ritiro
Di qua lontano,
Per metter ordine
Al gran disordine
La Carolina
Si dee mandar.
Voi ci sentite?

GERONIMO
Che cosa dite?

FIDALMA – ELISETTA
Abbiam parlato,
Vi abbiamo detto ...

GERONIMO
Sia maledetto
Questo strillar!

ELISETTA
In un ritiro – la Carolina ...

GERONIMO
Già l'ho capito, – cara signora ...

FIDALMA
Mandar dovete – doman mattina ...

GERONIMO
Già l'ho capito – ch'è un quarto d'ora.
Senza far chiasso,
Senza fracasso
Si può ben dire,
Si può parlar.

ELISETTA, FIDALMA
Oh, che fracasso
Di Satanasso!
Tutta la casa
Farà tremar.
Elisetta e Fidalma partono


SCENA VIII

GERONIMO
solo
In un ritiro! e perchè in un ritiro
La devo far passar? Se l'interesse
Anzi vuol ch'io permetta
Che il Conte se la sposi?
No. Piano. E mia sorella,
Se sdegnata perciò dal mio negozio
Leva i suoi capitali? Ella è una scossa,
Ch'oggi io non so se sostener la possa ...
Dunque anderà in ritiro.
Pensiamo or dunque in qual miglior maniera
Devo darle la nuova innanzi sera.


SCENA IX
Carolina in disparte, e detto

CAROLINA
Son risoluta io stessa
Di vincer il rossor. Io sudo ... io gelo ...
Ma farlo, oh Dio! convien ... M'aiuta, o cielo!
Ah, signore! a' pie' vostri ecco una figlia ...

GERONIMO
Che cos'hai? Cosa c'è? Cos'è accaduto?
Alzati, e parla in piedi ...

CAROLINA
Ah! no, signore ...

GERONIMO
Alzati, ed ubbidisci al genitore.
Io però ti prevengo
In quello che vuoi dirmi.
Tua sorella e tua zia t'hanno già detto,
Che devi in un ritiro
Passar doman mattina; e tu ten vieni
Tremante e sbigottita,
Quasi ci avessi da restar in vita.

CAROLINA
Io in un ritiro? Ah! mio signor ...

GERONIMO
Tu devi
Far la mia volontà.

CAROLINA
Fuori di tempo
E' un ritiro per me ...

GERONIMO
Soli due mesi,
Ci starai e non più.

CAROLINA
Deh! padre mio,
Altro è quel che mi affanna ...

GERONIMO
Il mio interesse
Lo vuole, e la mia pace ...

CAROLINA
Ah! permettete
Che a' vostri pie' mi getti e che implorando
La pietade paterna ...

GERONIMO
Orsù, mi secchi.
Signora fraschettina,
Nel ritiro anderai doman mattina.
Parte


SCENA X
Carolina, indi il Conte.

CAROLINA
E possono mai nascere
Contrattempi peggiori!
Il padre mio sedotto,
Mia sorella e mia zia con me alterate,
Tutti in orgasmo. E come mai poss'io
Svelar in tai momenti il fallo mio!
Come tacerlo poi, se in un ritiro
Ad entrar son costretta!
Misera, in qual contrasto
Di pensieri mi trovo; io son smarrita.
Cielo! deh! tu m'addita
Il consiglio miglior; qualche speranza
Rendi al cor mio; ma il core, oh Dio! mi dice:
Carolina infelice,
Pietà di te non sente il ciel tiranno.
Ah! disperata io vo a morir d'affanno!

CONTE
Dove? dove, mia cara,
Con tanta agitazione? Ohimè! parlate.
Che avete? che chiedete? Io son per voi
Col cor, col sangue, colla vita istessa;
Più di voi nulla al mondo or m'interessa,

CAROLINA
Ah, potessi parlar!

CONTE
Chi vi trattiene?

CAROLINA
Mi trattiene il decoro,
E quella diffidenza
Che deggio aver nel caso mio importante:
D'uno che già mi si è scoperto amante.

CONTE
Diffidar d'un che v'ama!
Oh, questo caso esser non può che quello
Di scoprirgli un rival. Ma udite, o cara:
Un uom di mondo io sono:
S'egli è prima di me, ve lo perdono.
D'esser tardi arrivato incolperò
La sorte mia rubella.

CAROLINA
E dareste la mano a mia sorella?

CONTE
Questo poi no.

CAROLINA
Sposata pur l'avreste
Senza contraddizion, s'io più di lei,
Per un gioco del caso, in quel momento.
Non vi fossi piaciuta?

CONTE
Sì, è ver; ma mi piaceste, ed il cor mio
Or non vorria che voi.

CAROLINA
Ma però tutto quello che il cor vorrebbe
Non è sempre possibil.

CONTE
Ve l'accordo anche questo.

CAROLINA
Dunque se l'ottenermi
Impossibile fosse, ah! signor mio,
Perchè coltivereste un tal desio?
Perchè, se voi m'amaste,
Mi vorreste infelice,
Quando potreste invece
Rendermi voi con un'eroica azione
Oggi la vita e la consolazione?

CONTE
In orgasmo mi mette
Questo vostro parlar, che par d'incanto.
Però non mi confondo;
Sì, v'amo; e questo amor; se a voi ciò piace,
D'ogni più bella azion sarà capace.

CAROLINA
Giuratemelo,

CONTE
Io ve lo giuro
In questo compariscono Elisetta, Fidalma ed il signor Geronimo, che osservano
Sull'onor mio, su questa bella mano,
Ch'io vo' baciar. Sentiamo ora l'arcano.



SCENA XI
Fidalma, Elisetta, Geronimo e detti.

ELISETTA
Côlti vi abbiam.

FIDALMA
Côlti vi abbiam sul fatto.

ELISETTA
a Geronimo
Vedete la sguaiata?

FIDALMA
Vedete la fraschetta?
Tutti gli uomini alletta;
E la mano si lascia
Baciar da ognun che amore a lei protesta.

GERONIMO
Ora da dubitar più non mi resta.

CAROLINA
Ma signor ...

GERONIMO
Taci là.

CONTE
Ma non sapete ...

ELISETTA
Tacete voi, che ben vi sta.

FIDALMA
Tacete.

GERONIMO
Domani nel ritiro. E voi, signore,
O doman sposerete
Quella cui prometteste, o dell'affronto
Noi la vedrem se mi farò dar conto.

CONTE
Ma se ...

GERONIMO
Non vi do ascolto.

CAROLINA
Ma io ...

ELISETTA
Voi in un ritiro.

FIDALMA
In un ritiro.

CAROLINA
(Ah, ch'io pazza divento! Io già deliro.)
Deh! lasciate ch'io respiri,
Disgraziata, meschinella.
Io rival di mia sorella?
No, non sono, il ciel lo sa.
Incolpata sono a torto;
Deh! parlate voi, signore,
Sincerate il genitore,
Che a voi più si crederà.

CONTE
Quest'amabile ragazza ...

FIDALMA – ELISETTA
E' un'astuta, una sguaiata.
Siete parte interessata.

GERONIMO
Nel ritiro andar dovrà.

CAROLINA
Sol tre giorni alla partenza
Io vi chiedo per pietà.
Palesar la mia innocenza
Qualche cosa vi potrà.

FIDALMA, ELISETTA, GERONIMO
No, il ritiro e preparato / destinato.
Se cadesse ancora il mondo
Deve andarci e ci anderà.

CONTE
Io divengo furibondo
S'anche un poco resto qua.

CAROLINA
Ma voi siete tanti cani,
Senza amor, né carità.
Ah, mi perdo, mi confondo,
Il cervel da me sen va.
Carolina, il Conte e Geronimo partono


SCENA XII
Elisetta e Fidalma

ELISETTA
Sarete or persuasa,
Ch'è il Conte e non Paolino
Quel di cui è invaghita?
Ma non ci penso più: sarà finita.

FIDALMA
Ed io credo benissimo
Che sia una civettina:
O che piuttosto una di quelle sia
Che s'innamoran sol per debolezza
Di ciascun che le guarda e le accarezza.

ELISETTA
Se son vendicata,
Contenta già sono.
Al Conte perdono
La sua infedeltà.
Se tolto è l'oggetto
Che il cor gl'incatena,
Con faccia serena
La man mi darà.
Partono


SCENA XIII
Sala, tavolino con lumi accesi; Geronimo e Paolino.

GERONIMO
Venite qua, Paolino. Questa lettera
Spedite per espresso
A Madama Intendente del ritiro
Che vedete qui scritto, acciò le arrivi
Domani di buon'ora.
Sia cura vostra ancora,
Prima di andar a letto
D'avvertire la posta, acciò non manchi
Di qui mandarmi all'alba
Quattro buoni cavalli ... Eh? cosa dite?

PAOLINO
Io non parlo, signor.

GERONIMO
Bene, eseguite,
Io mi ritiro adesso. Andate pure.
Stanco oggi son di tante seccature.
Prende un lume ed entra nella sua stanza


SCENA XIV

PAOLINO
solo
E a risolversi adesso
Ad una pronta fuga,
Forse ancor tarderà la sposa mia?
Forse ancora potria
In queste circostanze
Lusingarsi, e sperar favore, o aiuto?
Da chi? come? in qual modo? ... Io son perduto!
No, no, risolverà. Per affrettarnela,
Vado nella sua stanza.
Non v'è più tempo: più non v'è speranza.
Prende un lume, ed entra nella stanza di Carolina


SCENA XV
Il Conte, poi Elisetta.

CONTE
Il parlar di Carolina
Penetrato m'è nel seno;
Ah, saper potessi almeno
Il segreto del suo cor!
Per sì amabile ragazza
Io non so quel che farei;
E salvarla ben vorrei
Dal domestico livor.

ELISETTA
(Ritirato io lo credeva
E lo trovo or qui vagante.
Un sospetto stravagante
Mi fa nascere nel sen.)

CONTE
(A trovarla me ne andrei,
Se credessi di far ben.)

ELISETTA
Signor Conte, serva a lei.
Che vuol dir che qui la trovo?

CONTE
Vuol dir questo, ch'io mi movo.

ELISETTA
Che stia solo non convien.

CONTE
Grazie, grazie, mia signora:
Vada pur, ch'io vado ancora;
Tempo è già di riposar.
Ciascuno si prende un lume

ELISETTA
Buona notte, signor Conte.

CONTE
Dorma bene, Madamina.

ELISETTA
(Finchè venga la mattina
In sospetto devo star.)

CONTE
(Questa furba sopraffina,
Non vo' farla sospettar.)
Si ritirano nelle loro stanze; la scena resta oscura.


SCENA ULTIMA
Paolino e Carolina dalla stanza di lei, indi Elisetta, Fidalma, poi Geronimo, ed infine il Conte, tutti dalle loro stanze

PAOLINO
Deh, ti conforta, o cara,
Seguimi piano, piano.

CAROLINA
Stendimi pur la mano.
Che mi vacilla il pie'.

PAOLINO, CAROLINA
Oh, che momento è questo
D'affanno e di timore!
Ma qui dobbiam far core,
Ch'altro per noi non c'è.
S'avviano per partire

PAOLINO
Zitto ... mi par sentire ...
Si sente un uscio aprir ...

CAROLINA, PAOLINO
Potrebbe alcun venire;
Si tardi un po' a partir.
Rientrano nella stanza

ELISETTA
Sotto voce qua vicino
Certo intesi a favellar.
Una porta pian pianino
Ho sentito poi serrar ...
Ho scoperto ... vo' scoprire ...
Va ad ascoltar alla porta di Carolina
A parlar pian pian si sente ...
Vi sta il Conte certamente ...
Io li voglio svergognar.
Va a battere alla porta di Fidalma
Sortite, sortite,
Venite qua in fretta.

FIDALMA
Chi batte? chi chiama?

ELISETTA
Son io, Elisetta
Va a battere alla porta di Gerronimo
Aprite! deh! aprite,
Sortite, signore.

GERONIMO
di dentro
Chi picchia sì forte?
Chi fa tal rumore?

ELISETTA
Venite qua fuori,
Si tratta d'onor.
Sortono Fidalma e Geronimo con lume in mano

FIDALMA
Che cosa è accaduto?

GERONIMO
Che cosa è mai nato?

FIDALMA
Io sono tremante.

GERONIMO
Io son sconcertato.

ELISETTA
Il Conte sta chiuso
Con mia sorellina;
Si faccia rovina
Di quel traditor

GERONIMO, FIDALMA, ELISETTA
gridando alla porta di Carolina
Conte perfido, malnato,
Conte indegno, scellerato:
Fuori, fuori vi vogliamo,
Che scoperto siete già.

CONTE
uscendo dalla sua stanza
Qui dal Conte che si vuole?
Che indegnissime parole?
Ecco il Conte, eccolo qua.

I TRE SUDDETTI
Quale sbaglio, qual errore ...
Perdonate, mio signore,
Qui un equivoco ci sta.

CONTE
Ubriachi voi sarete.

GERONIMO, FIDALMA
Io no certo: sarà lei.
Additando Elisetta

ELISETTA
No, signor, lo giurerei:
Qualcun altro vi starà.

CONTE, GERONIMO, FIDALMA
Stando in piedi, questa sogna:
Ma confonderla bisogna
E rossor ne proverà.

GERONIMO
Carolina, fuori, fuori ...
Anche questa si vedrà.

CAROLINA, PAOLINO
Ah! Signore, ai vostri piedi
A implorar veniam pietà.

CONTE
(Oh che vedo! resto estatico.)

GERONIMO, ELISETTA
Quest'è un'altra novità.

FIDALMA, GERONIMO
Cosa s'intende?

FIDALMA
Cosa vuol dire?

CAROLINA, PAOLINO
Vi supplichiamo di compatire,
Chè, d'amor presi, – son già due mesi,
Il matrimonio fra noi seguì.

GERONIMO, FIDALMA
Il matrimonio!

CAROLINA – PAOLINO
Ah, signor sì.

GERONIMO
Ah, disgraziati! qual tradimento!
Andate, o tristi; pietà non sento:
Più non son padre: vi son nemico:
Io vi discaccio, vi maledico:
Raminghi andate lontan da me.

CAROLINA – PAOLINO
Pietà, perdono: colpa è d'amore.

FIDALMA
Pietà non s'abbia d'un traditore.

CONTE – ELISETTA
Deh! vi calmate: deh! vi placate:
Rimedio al fatto più già non c'è.

FIDALMA
Sian discacciati, sian castigati:
Azion sì nera punir si de'.

CONTE
Ascoltate un uom di mondo!
Qui il gridar non fa alcun frutto,
Ma prudenza vuol che tutto
Anzi s'abbia d'aggiustar.
Il mio amor per Carolina
M'interessa a suo favore:
Perdonate a lor di core,
Ch'io Elisetta vo' sposar.

ELISETTA
M'interesso anch'io, signore;
Deh! lasciatevi placar.

GERONIMO
a Fidalma
Voi che dite?

FIDALMA
Voi che fate?

PAOLINO, CAROLINA, ELISETTA
Perdonate, – perdonate.
Tutti ginocchioni

CONTE
Già che il caso è disperato,
Ci dobbiamo contentar.
GERONIMO
Bricconacci ... furfantacci ...
Son offeso ... son sdegnato ...
Ma vi voglio perdonar.

PAOLINO, CAROLINA, CONTE, ELISETTA
Che trasporto d'allegrezza!
Che contento, – che dolcezza!
Io mi sento – giubilar.

TUTTI
Oh che gioia! oh che piacere!
Già contenti tutti siamo!
Queste nozze noi vogliamo
Con gran festa celebrar.
Che si chiamino i parenti,
Che s'invitino gli amici,
Che vi siano gli stromenti,
Che si suoni, che si canti;
Tutti quanti – han da brillar!


最終更新:2013年10月26日 07:50