ATTO SECONDO
SCENA I
Gabinetto della Principessa.
Coro di Damigelle, Cuniza, seduta, indi Imelda.
CORO:
(Infelice! Nel core tradito
ha tumulto di mesti pensier.
Infelice! E d'amore all'invito
affidava il suo giuro primier)
IMELDA:
A te Riccardo favellar desia.
CUNIZA:
Riccardo? . . . E che gli resta
a proferire in sua discolpa? Un giorno
dolce nel core mi scendea quel nome,
qual rugiada che avviva
i lassi fior nella stagione estiva.
Oh, soavi memorie! Oh, caro affetto!
Chi vi toglie al mio petto?
Oh, chi torna l'ardente pensiero
a' bei sogni del tempo primiero!
Ei nel volto, nell'alma era bello . . .
Qui m'apparve . . . parlommi d'amor.
Un suo sguardo, un suo dolce sorriso
m'eran vita, gioir, paradiso!
Come preci su gelido, avello
ora invano mi scendono al cor.
IMELDA:
Dunque imponi . . .
CUNIZA:
Lo spergiuro a Leonora tornerò.
IMELDA:
E tu stessa?
CUNIZA:
Al primo giuro
io medesma il condurrò.
Più che i vezzi e lo splendore,
più che un plauso che delude,
della splendida virtude
può la voce sul mio cor.
Della misera il dolore
trovi asilo nel mio petto;
amistade è santo affetto
pari a quello dell'amor.
CORO:
Ah, sì grande e caro oggetto
non mertava il traditor!
SCENA II
Coro di Cavalieri
CORO di CAVALIERI (I):
Dov'è l'astro che nel cielo
sorge fulgido col dì?
CORO di CAVALIERI (II):
Lo ricopre un mesto velo,
quel bell'astro impallidì!
CORO di CAVALIERI (I):
E la gioia ed il sorriso
che promise a noi l'amor?
CORO di CAVALIERI (II):
Tutto sparve d'improvviso
come sogno mentitor!
TUTTI:
Si consoli la tradita
che speranze non ha più;
son compagne in questa vita
la sventura e la virtù.
SCENA III
Oberto, indi Coro di Cavalieri
OBERTO:
Ei tarda ancor! . . . Forse mancato è il messo,
o forse ei vile! . . . Ah no! Nol credo. Alfine
di vendetta appagar posso il desìo . . .
Niun asil può sottarlo al brando mio.
L'orror del tradimento
chiede dell'empio il sangue;
il braccio mio non langue,
fulmina il brando ancor.
Pur cada il veglio spento,
se in ciel così fu scritto;
ma dell'altrui delitto
nol gravi il disonor.
CORO:
Oberto! Oberto!
OBERTO:
Qual lieto grido!
Forse tradito mi ha il messo infido . . .
CORO:
Tu d'Ezzelino temer non dêi,
vieni a Cuniza che ti salvò.
OBERTO:
Ite! fra poco sono da lei.
(Parte il Coro)
Salvo? Che importa! Vendetta io vo'.
Ma tu, superbo giovanne,
me non vedrai fiaccato!
All'uno o all'altro il fato
reca l'estremo dì.
S'udrà dal mio cadavere
un grido uscir di guerra;
Oberto ai Salinguerra
morendo maledì!
Eccolo! . . . è desso! Or son tranquillo.
Inoltra, prode guerrier.
SCENA IV
Riccardo e detto
Di tenere donzelle
questo non è cimento.
Tu vieni qui a morire, o a compir l'opra
del tuo vile misfatto. Il ferro impugna,
e ti difendi.
RICCARDO:
Un sol momento ancora,
fervido vecchio. Ad inegual conflitto
forse mi chiami . . . e lo rifiuto!
OBERTO:
Infame abbastanza tu sei!
Fia la men vile questa dell'opre tue.
RICCARDO:
Frena l'oltraggio,
all'insulto non scende un ver coraggio.
OBERTO:
Vili all'armi, a donne eroi
io proclamo i Salinguerra!
RICCARDO:
Vili all'armi? . . . Ah! Tu lo vuoi? . . .
Con l'acciar risponderò.
(Snuda la spada)
SCENA V
Cuniza, leonora e detti
CUNIZA:
Ferma! Ah, troppo in questa terra
disonor tua man versò!
RICCARDO:
La vergonga ed il dispetto,
ahi, combattono il mio seno!
Il rimorso a quell'aspetto
lacerando il cor mi va.
Deh, spalancati, o terreno,
e m'ascondi per pietà!
LEONORA:
Egli è infame, è traditore,
ed ancora io l'amerei!
Ah! L'incendio d'un amore
chi mai spegnere potrà?
Ma la morte or sceglierei,
altra speme il cor non ha.
CUNIZA:
Sciagurato! E tanto ardiva
mentre a me chiedea parola,
e al ricorsco il core apriva
d'un'orribile viltà!
Infelice! Ti consola,
al tuo seno ei tornerà.
OBERTO:
Ah, codardo! Al brando mio
no, sfuggire non potrai!
Pari al fulmine di Dio
te dovunque ei coglierà.
Nel tuo sangue laverai
fin de' padri la viltà!
CUNIZA:
Conte, lo vedi, orribile
scena apprestati a noi.
Io ti perdono!... Togliere
a infamia ancor ti puoi.
RICCARDO:
Imponi! . . .
CUNIZA:
A questa misera
giura l'antico amor!
LEONORA:
(Oh generosa!)
CUNIZA:
Il gaudio brilli di nozze ancor
RICCARDO:
E tu l'imponi?
OBERTO: (A Riccardo)
(Fingere devi, se vil non sei!!
Poscia nel bosco attendimi . . .)
RICCARDO: (A Oberto)
(Verrò, per gli avi miei!!)
CUNIZA:
Riccardo! Ebben? . . .
RICCARDO: (Offre la mano a Leonora)
Rispondere può sol la man per me.
LEONORA:
Padre! . . . fia ver?
CUNIZA:
Sorridere, possa il Signore a te!
LEONORA:
Ah, Riccardo, se a misera amante
tu ritorni pentito, sincero,
come al tempo del giuro primiero
tutto, tutto il mio cor ti darò!
RICCARDO:
(Infelice! Sul vago sembiante
parla amor, ed io pur l'ho tradita;
infelice! L'onore m'invita
dove ancora ferir ti dovrò!)
OBERTO:
Oh, per poco nell'alma tremante
vi frenate, o pensieri di sdegno!
Ben nel sangue lavar dell'indegno
l'onta infame al mio nome saprò.)
CUNIZA:
(Oh, potessi scordarmi l'istante
che all'amore schiudeva il mio seno!
Deh, sorrida alla misera almeno
quella pace ch'io più non avrò!)
(Oberto entra nella selva, gli altri si allontanano per parte opposta)
SCENA VI
Coro di Cavalieri
CORO di CAVALIERI (I):
Li vedeste.
CORO di CAVALIERI (II):
Ah sì! La mano
si protesero i due Conti.
CORO di CAVALIERI (I):
Ed il core?
CORO di CAVALIERI (II):
Invano, invano!
Stava l'ira sulle fronti.
TUTTI:
Ah, sventura! E dalla croce
sol di pace Iddio parlò!,
Fatto sordo a quella voce
l'uom nel sangue s'allegrò!
Ahi, sventura! E d'una terra
sono entrambi lo splendor!
Pace omai! Fraterna guerra
Maledetta è dal Signor!
(La musica esprime improvvisamente l'azione d'un duello)
CORO di CAVALIERI (I):
Oh qual rumor!
CORO di CAVALIERI (II):
Feroce cozzo è di nudi acciar.
TUTTI:
Oh, qual sospetto atroce!
Si corra ad osservar!
(Entrano nella selva)
SCENA VII
Riccardo, colla spada alla mano, esce come inseguito da alcuno.
RICCARDO:
Ciel, che feci! . . . di quel sangue
ho macchiato il brando mio! . . .
Dove ascondere poss'io
il delitto, il mio rossor?
Ah, si fugga! . . .
Oh Dio! . . . Chi langue? . . .
M'ingannai . . . sussurra il vento.
Ah no! . . . l'ultimo lamento
è del misero che muor.
Ciel pietoso, ciel clemente,
(in atto di preghiera)
se pregarti ancor mi lice,
deh! Perdona a un infelice,
tu mi salva per pieta!
Oh rimorso! Del morente
l'ombra ognor m'inseguirà.
SCENA VIII
Giunge affannata Cuniza con Imelda, indi Coro.
CUNIZA:
Dove son? . . . Il cerco invano!
Qual presagio al cor mi piomba!
Sento il gelo della tomba
per le vene, in mezzo al cor.
IMELDA:
Alcun viene . . .
CORO:
L'han trovato!
Nella selva ei giace esangue . . .
CUNIZA:
Cielo!
CORO:
Immerso nel suo sangue
di Leonora è il genitor.
Del duello sospettosa
ella accorse a quelle piante,
vide il colpo dell'amante,
cadde oppressa dal dolor.
CUNIZA:
Ah crudeli! Oh, troppo veri
miei presagi! Alla meschina
mi guidate . . .
CORO:
S'avvicina!
TUTTI:
Oh, spettacolo d'orror!
SCENA IX
Leonora è condotta in scena
CUNIZA:
Vieni, o misera, cresciuta
solo al pianto, alla sventura!
Sul mio sen ti rassicura,
no, mai più ti lascierò!
CORO:
Mercé trovi nel tuo cuore
al dolore che provò.
LEONORA:
Tutto ho perduto! . . . tutto! Al colpo estremo
mi volle il ciel presente.
Misero padre mio! Padre, perdono! . . .
Non ei t'uccise . . . chi t'uccide io sono!
CORO:
Calma, calma il tuo dolore,
stai nel seno all'amistà!
LEONORA:
Sciagurata! A questo lido
ricercai l'amante infido! . . .
Qui l'iniquo mi deluse . . .
Qui l'obbrobrio . . . e l'empie accuse.
Qui lo sguardo . . . Oh Dio! . . . sostenni
d'un offeso genitor!
Ad ucciderlo qui venni
colla man del seduttor.
SCENA ULTIMA
Viene un messo portatore d'una lettera alla Principessa e Detti.
CORO:
Un messagio a questa volta? . . .
Che mai vuole? . . . che sarà?
(Cuniza legge tremando, indi esclama)
CUNIZA:
I suoi voti, o cielo, ascolta:
abbi ancor di lui pietà!
(S'avvicina a leonora e le dice sottovoce)
Fugge Italia il Salinguerra,
cerca asilo in strania terra.
Il perdono a te richiede;
i suoi beni . . . la sua fede . . .
Come ai dì del primo amore . . .
LEONORA: (prorompendo)
Taci, oh Dio, non proseguir.
Cela il foglio insanguinato
che vergò quello spietato!
Senza padre, maledetta,
una cella a me s'aspetta!
Veggo sangue in ogni loco . . .
Ei m'abbrucia . . . è ardente foco!
Il mio pianto, il mio dolore,
deh, m'affrettino il morir!
(cade fra le braccia delle Dame)
CORO:
Infelice! Un rio tormento
già l'assale, e invade il core.
Ella geme . . . il suo lamento
possa il cielo impietosir!
FINE