ATTO PRIMO
La foresta di Fontainebleau.
(Cadde il dì. Nel fondo, in lontananza il palazzo reale. Alcuni boscaiuoli stanno tagliando legna e loro moglie sono sedute presso un gran fuoco. Elisabetta di Valois, figlia del re di Francia, entra a cavallo condotta da Tebaldo, suo paggio e seguita da numerosi cacciatori. Elisabetta getta delle monete ai boscaiuoli ed esce col suo seguito. Quando la radura è deserta, Don Carlo appare di dietro gli alberi.)
CACCIATORI (I)
Su, cacciator! pronti o la belva
ci sfuggirà,…ci sfuggirà!
CACCIATORI (II)
E noi l’avrem, pria ch’alla selva
notte verrà!
CACCIATORI (I)
Su, cacciator! pronto, ecc.
CACCIATORI (II)
E noi l’avrem pria, ecc.
CARLO
Fontainebleau!
Foresta immensa e solitaria!
Quai giardin, quai rosai,
qual Eden di splendore
per Don Carlo potrà
questo bosco valer
ove Isabella sua sorridente apparì!
Lascia l’Iberia, la corte lasciai,
di Filippo sfidando il tremendo furore,
confuso nel corteo del regio ambasciador,
potei mirar’alfin,
la bella fidanzata!
colei che vidi pria
regnar sull’alma mia,
colei che per l’amor
regnerà sul mio cor!
Io la vidi, al suo sorriso
scintillar mi parve il sole;
come l’alma al paradiso
schiuse a lei la speme, il vol.
Tanta gioia a me prometto
che s’inebria questo cor;
Dio, sorridi al nostro affetto,
benedici un casto amor.
Dio, sorridi al nostro affetto, ecc.
(Ascolta il rumore dei corni in lontananza.)
Il suon del corno alfin nel bosco tace.
Non più dei cacciator echeggiano i clamor.
Cadde il dì! Tace ognun!
e la stella primiera
scintilla nel lontan arco del ciel.
Come del regio ostel
rinvenire il cammin?
Questa selva è tanto nera!
TEBALDO
(fuori di scena)
Olà! scudier’! Olà! paggi del Re!
CARLO
Qual voce risuonò nell’oscura foresta?
TEBALDO
Olà!…Venite, boscaiuoli, a me!
(Carlo si nasconde, Elisabetta e Tebaldo scendono da un sentiero.)
CARLO
Oh! vision gentile, vêr me s’avanza!
TEBALDO
(con terrore)
Non trovo più la via per ritornar…
(ad Elisabetta)
Ecco il mio braccio; sostegno a voi fia.
La notte è buia, il gel vi fa tremar;
andiam ancor.
ELISABETTA
Ai! come stanca sono!
(Carlo appare e s’inchina.)
TEBALDO
Ciel! ma chi sei tu?
CARLO
(ad Elisabetta)
Io sono uno stranier, uno spagnuol!
ELISABETTA
Di quei del corteo ch’accompagna
il signore di Lerma,
ambasciador di Spagna?
CARLO
Sì, nobil donna!…
e scudo a voi sarò.
TEBALDO
(in fondo)
Qual piacer! brillar lontano
laggiù mirai Fontainebleau.
(ad Elisabetta)
Per ricondurvi al regio ostello
sino al castel io correrò.
ELISABETTA
Va, non temer per me;
la regal fidanzata
di Don Carlo son io; ho fe’
nel’onore spagnuol!
Paggio, al castel t’affretta.
(mostrando Carlo)
Ei difender saprà la figlia del tuo Re.
(Tebaldo esce in fretta. Elisabetta si pone a sedere sopra un masso di rocca e Carlo piega il ginocchio. È sorpresa.)
Al mio pie’, perché?
CARLO
(rompendo alcuni ramoscelli sparsi a terra ed avvivando il fuoco)
Alla guerra,
quando il ciel per tenda abbiam,
sterpi chiedere alla terra
per la fiamma noi dobbiam!
Già! già! La stipa diè la bramata scintilla
e la fiamma ecco già brilla.
Al campo, allor che splende
così vivace e bella
la messaggera ell’è di vittoria,
o d’amor.
ELISABETTA
E lasciaste Madrid?
CARLO
Sì.
ELISABETTA
Conchiuder questa sera
la pace si potrà?
CARLO
Sì, pria del dì novel
stipular l’imeneo
col figlio del mio Re,
con Don Carlo si de’.
ELISABETTA
Ah! favelliam, ah, favelliam di lui!
Ah! terror arcano invade questo core,
esul lontana andrò,
la Francia lascerò…
Ma pari al mio vorrei di lui l’amore.
CARLO
Carlo vorrà viver al vostro piè,
arde d’amore, nel vostro core ha fé.
ELISABETTA
Io lascerò la Francia,
e il padre insieme.
Dio lo vuol, partirò;
un’altra patria avrò.
Ne andrò giuliva,
e pieno il cor di speme.
CARLO
E Carlo pur amandovi vivrà;
al vostro piè lo giuro, ei v’amerà.
ELISABETTA
Perché mi balza il cor?
Ciel! chi siete mai?
CARLO
Del prence messager, per voi questo recai.
(Dandole una busta ornata di gemme.)
ELISABETTA
Un suo don!
CARLO
V’inviò l’immagin sua fedel,
noto vi fia così.
ELISABETTA
Gran Dio! io lo vedrò!
Non oso aprir!…Ah!
Ma pur vederlo bramo…
(Ella apre la busta e ci trova un ritrattino di Don Carlo in quale riconosce il giovane che s’inchina dinanzi a lei.)
Possente Iddio!
CARLO
Carlo son io…e t’amo!
Sì, t’amo!
ELISABETTA
Di quale amor, di quanto ardor
quest’alma è piena!
Al suo destin voler divin
or m’incatena!
Arcan terror m’avea nel cor,
e ancor ne tremo…
Amato io sono…amato io sono,
gaudio supremo ne sento in cor!
CARLO
Sì, t’amo, t’amo…te sola io bramo,
vivrò per te…per te morrò!
ELISABETTA
Se l’amor ci guidò,
se a me t’avvicinò,
il fe’ perché ci vuol felici appieno.
(S’ode il tuonar lontano del cannone.)
Qual rumor!
CARLO
Il cannone echeggiò.
ELISABETTA
Fausto dì!
Questo è segnal di festa!
ELISABETTA, CARLO
Sì, lode al ciel, la pace è stretta.
(I veroni illuminati del castello brillano in lontananza.)
ELISABETTA
Qual baglior?
È il castel che risplende così.
CARLO
Sparì l’orror della foresta,
tutto è gioia, splendor…
ELISABETTA
Oh ciel!
CARLO
…tutto è delizia, amor!
ELISABETTA
Oh ciel!
CARLO
Il ciel ci vegga alfin…
ELISABETTA
Il ciel ci vegga alfin…
CARLO
…uniti cor a cor…
ELISABETTA
…uniti cor a cor…
CARLO, ELISABETTA
…nell’imeneo che Dio ci appresta, ecc.
CARLO
Ah! non temer, ritorna in te.
ELISABETTA, CARLO
Ah!
ELISABETTA
Se tremo ancor terror non è,
rinata son!
A voluttà nuova per me
è l’alma abbandonata.
CARLO
Ah! non temer, ritorna in te,
o dolce mio tesor!
Angel d’amor, leva su me
la tua pupilla amata!
ELISABETTA, CARLO
Rinnovelliam, ebbri d’amor,
il giuro che ci univa;
lo disse il labbro,
il ciel l’udiva,
lo fece il cor!
Rinovelliam, ebbri d’amor, ecc.
(Tebaldo entra con una lettiga ed altri paggi portando fiaccole. Tebaldo s’avanza verso Elisabetta, si prostra al suo piè e bacia la sua veste.)
TEBALDO
Al fedel ch’ora viene, o signora,
un messaggio felice a recar,
accordate un favor;
di serbarmi con voi
né mai lasciarvi più.
ELISABETTA
(facendogli cenno d’alzarsi)
Sia pur!
TEBALDO
Regina, vi saluto,
sposa a Filippo Re.
ELISABETTA
No, no! sono all’Infante
dal padre fidanzata.
TEBALDO
Al monarca spagnuol
v’ha Enrico destinata.
Siete Regina.
ELISABETTA
Ahimè!
CARLO
(da sé)
Nel cor mi corse un gel!
L’abisso s’apre a me…
e tu lo soffri, o ciel!
ELISABETTA
(da sé)
L’ora fatale è suonata!
Contro la sorte spietata
cruda fia meno il pugnar,
fia men crudo il pugnar.
L’ora fatale è
già suonata!
Per sottrarmi a tanta pena,
per fuggir la ria catena,
fin la morte io vo’ sfidar!
CARLO
L’ora fatale è suonata!
M’era la vita beata;
cruda, funesta ora m’appar.
Di dolor quest’alma è piena,
ah! dovrò la mia catena,
in eterno dovrò la mia catena,
dovrò in eterno trascinar!
(Arriva tutta una folla di gente, fra quelli il Conte di Lerma, amabasciator di Spagna, la Contessa d’Aremberg, compagna d’Elisabetta, dame d’onore, paggi. Si sentono prima in lontananza.)
CORO
Inni di festa lieti echeggiate,
e salutate il lieto dì.
La pace appresta felici istanti;
due cori amanti il cielo unì!
Gloria ed onore alla più bella,
onor a quella che dè doman
assisa in soglio – gentil compagna –
al Re di Spagna dar la sua man!
ELISABETTA
Tutto sparve!
CARLO
Sorte ingrata!
ELISABETTA
Al dolor son condannata!
CARLO
Spariva il sogno d’or,
svanì, svanì, ah! svanì dal cor!
ELISABETTA
Svaniva, svaniva, svaniva
dal mio cor! Ah!
DAME, SIGNORI, POPOLO
Inni di festa lieti echeggiate, ecc.
ELISABETTA
L’ora fatale è suonata! ecc.
CARLO
L’ora fatale è suonata! ecc.
Tutto finì!
DAME, SIGNORI, POPOLO
Inni di festa, echeggiate
e salutate il lieto dì!
ELISABETTA
Ahimè! Ahimè!
Ahimè, nostr’alma è condannata!
Non troverem mai più
tanto amor, tanto ben!
CARLO
Tutto finì! Al più crudel
dolor nostr’alma è condannata,
tanto amor ora finì!
CONTE DI LERMA
(ad Elisabetta)
Il glorioso Re di Francia,
il grande Enrico,
al monarca di Spagna
e dell’India vuol dar
la man d’Isabella sua figliuola.
Questo vincol sarà
suggello d’amistà.
Ma Filippo lasciarvi
libertade vuol intera;
gradite voi la man del mio Re…
che la spera?
CORO DI DONNE
Accettate, Isabella, la man
che v’offre il Re;
pietà! pietà!…La pace avrem alfin! Pietà di noi!
CONTE DI LERMA
Che rispondete?
ELISABETTA
(con voce morente)
Sì.
CORO
Vi benedica
Iddio dal ciel!
La sorte amica
vi sia fedel, vi sia fedel!
ELISABETTA
È l’angoscia suprema!
CARLO
Mi sento morir.
ELISABETTA, CARLO
Mi sento morir!
ELISABETTA, CARLO
È l’angoscia suprema!
Ah! mi sento morir! ecc.
CORO
Inni di festa, lieti echeggiate,
e salutate il lieto dì, ecc.
CARLO, ELISABETTA
O martir! O dolor!
Nostr’alme condannate
non troveran, no,
mai più, no,
tanto amor!
CORO
Regina Ispana, gloria, onor!
Gloria, Regina, gloria, onor!
CARLO
A sì crudel dolor…
CORO
Gloria, Regina!
ELISABETTA
Qual dolor!
(Elisabetta, condotta dal Conte di Lerma, entra nella lettiga. Il corteggio si mette in cammino.)
CORO
Gloria, gloria, o Regina!
Gloria, gloria, onor!
CARLO
(solo)
Ahimè! Ahimè!
CORO
(nel lontano)
Gloria, onor!
Inni di festa, lieti echeggiate, ecc.
CARLO
L’ora fatale è suonata!
L’ora è suonata!
M’era la vita beata,
cruda, funesta m’appar.
Sparì un sogno così bel!
O destin fatal, o destin crudel!