Ouverture
ATTO PRIMO
Scena Prima
(Belvedere accanto ad un bellissimo giardino, in mezzo di cui v'è un platano)
N. 1 - Recitativo accompagnato
SERSE
(sotto il platano)
Frondi tenere e belle,
del mio platano amato,
per voi risplenda il fato.
Tuoni, lampi e procelle
non v'oltraggino mai la cara pace
né giunga a profanarvi austro rapace.
N. 2 - Arioso
Ombra mai fu
di vegetabile
cara ed amabile
soave più.
(Ammira il platano)
Scena Seconda
(Arsamene, Elviro assonnato, e Romilda nel belvedere)
Recitativo
ARSAMENE
Siam giunti, Elviro...
ELVIRO
Intendo.
ARSAMENE
Dove alberga...
ELVIRO
Seguite...
ARSAMENE
L'idol mio.
ELVIRO
Dite pure.
ARSAMENE
Oh, se fortuna...
ELVIRO
Sì, così è.
ARSAMENE
Tu, dove vai?
ELVIRO
Men vado ad appoggiarmi
che di sonno io cado.
ARSAMENE
Vien qui pronto ti dico.
N. 3 - Sinfonia
Recitativo
ARSAMENE
Sento un soave concento.
ELVIRO
Andiam vicini.
ARSAMENE
Andiam.
ELVIRO
Son di Romilda
questi villaggi?
ARSAMENE
Sì, lasciami udire.
ELVIRO
Così della città poco discosti.
ARSAMENE
Non parlar più.
ELVIRO
Men' anderò a dormire.
ARSAMENE
Non ti partir...
ROMILDA
(nel belvedere)
O voi...
ELVIRO
Questa è Romilda.
ROMILDA
O voi, che penate...
ELVIRO
Romilda, è ver?
ARSAMENE
Sì, taci.
ELVIRO
E chi favella?
ROMILDA
O voi, che penate
per cruda beltà
un Serse...
Scena Terza
(Serse e detti)
SERSE
Qui si canta il mio nome?
N. 4 - Arioso
ROMILDA
Un Serse mirate,
che d'un ruvido tronco
acceso sta,
e pur non corrisponde altro
al suo amor,
che mormorio di fronde.
Recitativo
SERSE
Arsamene!
ARSAMENE
Mio sire!
SERSE
Udiste?
ARSAMENE
Udii.
SERSE
Conoscete chi sia?
ARSAMENE
Io? No, signore.
SERSE
Io sì.
ARSAMENE
(Fra sè)
Ahimè, che gelosia m'accora!
SERSE
Che dite?
ARSAMENE
Che amerei sentirla ancora.
N. 5 - Aria
ROMILDA
Va godendo vezzoso e bello
quel ruscello la libertà.
E tra l'erbe con onde chiare
lieto al mare correndo va.
Recitativo
SERSE
Quel canto a un bel amor l'anima sforza.
Per mia dama la scelgo.
ARSAMENE
Oh dèi! Che sento!
Signor, ella è Romilda, e principessa,
ma parmi non convenga...
SERSE
Eh! Mi diceste non conoscerla.
Or come?
ARSAMENE
Sol la conosco al nome.
SERSE
E al canto ancora.
Se dama non convien,
sarà mia sposa.
L'approvate?
ARSAMENE
Signor, a un re non lice
ergere al trono chi non è regina.
SERSE
Per dama non convien,
sposa non lice.
Nulla vi piace.
È rigido il consiglio.
Mi sia compagna al soglio.
Le direte che l'amo.
Io così voglio.
ARSAMENE
Io?
SERSE
Sì, voi!
ARSAMENE
Non ho il modo di parlare.
SERSE
Cercatelo.
ARSAMENE
Ma, sire, e se non posso...
SERSE
Perché?
ARSAMENE
Ma la modestia e al fine...
SERSE
Intesi:
io gliel dirò, ch'a parlar meglio appresi.
N. 6 - Aria
Io le dirò che l'amo,
né mi sgomentarò.
E perché mia la bramo,
so quel che far dovrò.
(parte)
ARSAMENE
Tu dirai che l'ami,
ma non t'ascolterà;
quella beltà che brami
solo di me sarà.
Scena Quarta
(Romilda, Atalanta, Arsamene, Elviro)
Recitativo
ROMILDA
Arsamene!
ARSAMENE
Romilda, oh dèi, pavento
che il tuo più volte a me giurato amore
tu non sparga d'oblio.
ROMILDA
Perchè parli così?
ARSAMENE
Lo so ben io. Il re...
ATALANTA
Chi? Serse?
ROMILDA
E che da me richiede?
ARSAMENE
Tenterà la tua fede.
ATALANTA
(Fra sè)
Se può vincerle il cor,
oh me felice!
(a Romilda)
Vien acceso ogni cor dal tuo bel sguardo.
ROMILDA
Io non temo.
ARSAMENE
Io pavento.
ATALANTA
(Fra sè)
Ed io tutt'ardo.
(Ad Arsamene)
Dimmi, Arsamene, e credi,
che la germana mia tradir ti possa?
ARSAMENE
Crollan le querce annose a una gran scossa.
ROMILDA
Ma Romilda resiste.
ATALANTA
(Fra sè)
Ah! Fosse infida!
ROMILDA
Mai sarà l'alma mia da te disciolta.
ARSAMENE
Che diletto!
ATALANTA
(Fra sè)
Che doglia!
(A Romilda)
Ascolta, ascolta!
(Lo guarda con tenerezza,
facendogli molti vezzi)
N. 7 – Aria
Sì, sì, mio ben, sì, sì,
io per te vivo sol,
io per te moro.
Amo che mi ferì, e pure al mio gran duol
non ho ristoro.
Romilda, notte e dì va esclamando così,
io per te moro.
(parte)
Recitativo
ELVIRO
Presto, signor, vien Serse.
ARSAMENE
Io qui mi celo.
(si nasconde con Elviro)
Scena Quinta
Serse, Romilda; Arsamene ed Elviro nascosti.
SERSE
Come, qui, principessa, al ciel sereno?
Forse agli inviti d'Arsamene usciste?
ROMILDA
Egli non mi chiamò...
SERSE
Parlovvi almeno.
ROMILDA
Ma, sire...
SERSE
Basta; udite.
Romilda, il fato al trono
oggi vi scorge, amor v'ingemma il serto.
ROMILDA
Non aspiro tant'alto, io non ho merto.
SERSE
Ne so ben la cagione.
(escono Arsamene e Elviro)
SERSE
Arsamene m'offende, ma...
ARSAMENE
Io? Sire, tolga il ciel, che v'offenda.
ROMILDA
Ei non sapea...
SERSE
Tacete.
(ad Arsamene)
E voi veloce lunge da questa corte
qual torrente volgete il piede.
ARSAMENE
Andrò, benché innocente.
SERSE
Pure se promettete,
lasciar Romilda...
ELVIRO
(all'orecchio del suo padrone)
Eh! Dite! Io lo farò.
SERSE
Posso usarvi pietate.
ARSAMENE
Oh! Questo no!
N. 8 - Aria
Meglio in voi col mio partire
gelosia s'estinguerà.
Io men vado al mio morire,
voi restate in libertà.
(parte con Elviro)
Scena Sesta
(Serse e Romilda immobile senza guardar il re)
Recitativo
SERSE
Bellissima Romilda, eh!,
non celate l'adorato sembiante!
Uditemi, Romilda, io sono amante.
E pur tacete ancora?
Dite un sì; dite un no; dite ch'io mora.
N. 9 - Aria
Di tacere e di schernirmi,
ah, crudel, chi v'insegnò?
O, lasciate d'esser belle,
care luci, amate stelle,
o, cessate di ferirmi,
che mai più vi seguirò!
(parte)
Scena Settima
(Romilda sola)
Recitativo
ROMILDA
Aspide sono a'detti tuoi d'amore,
né vuo' macchiar d'infedeltà il mio core.
N. 10 - Aria
Nemmen con l'ombre d'infedeltà
voglio tradire l'anima mia;
e se'l mio bene suo mal si fa,
incolpi amore, non gelosia.
(parte)
Scena Ottava
(Cortile. Amastre in abito da uomo, Scudiere)
N. 11 - Aria
AMASTRE
Se cangio spoglia,
non cangio core,
ma nell'amore sono l'istessa.
(si ritira in disparte)
Scena Nona
(Ariodate, seguìto da Soldati con Prigionieri ed insegne, prese a nemici, ed Amastre)
Recitativo
ARIODATE
Pugnammo, amici, e stette
per noi bella vittoria.
AMASTRE
Dunque è vinto il re moro?
O noi felici!
ARIODATE
Ed accresce di Serse ognor la gloria!
N. 12 - Coro
CORO
Già la tromba,
che chiamò le schiere all'armi,
or si scioglie in dolci carmi,
e vittorie a noi rimbomba.
Scena Decima
(Serse e detti)
Recitativo
AMASTRE
(Fra sè)
Ecco Serse; o che volto, o che splendore!
SERSE
V'abbraccio, Ariodate.
Il vostro ferro sempre porta vittoria.
ARIODATE
Del vostro nome sol questa è la gloria.
SERSE
In premio de' disagi,
ch'ora diamo alla vostra città,
che di nostr'armi fatta è piazza
a sostener l'impresa d'Atene,
or vi prometto Romilda, vostra figlia,
avrà sposo reale,
della stirpe di Serse, a Serse eguale.
ARIODATE
Così arditi fantasmi
nel pensier non ammetto.
SERSE
Ite, così prometto.
N. 13 - Aria
ARIODATE
Soggetto al mio volere
gl'astri non voglio, no.
Ma quel che fan le sfere,
sempre lodar saprò.
CORO DI SOLDATI
Già la tromba,
che chiamò le schiere all'armi,
or si scioglie in dolci carmi,
e vittorie a noi rimbomba.
(partono Ariodate e i soldati)
Scena Undicesima
(Serse ed Amastre col suo Scudiere in disparte)
Recitativo
SERSE
Queste vittorie io credo,
predicono trionfi anco al mio amore
AMASTRE
(Fra sè)
Parla di me; hai vinto, sì, mio core.
SERSE
Impaziente io vivo d'abbracciar
quel amato mio tesoro.
AMASTRE
(Fra sè)
E di gioia non moro?
SERSE
Ma pur che dirà Amastre,
e l'offeso suo padre del mio imeneo,
del mio novello amore?
AMASTRE
(Fra sè)
E così mi schernisce il traditore?
SERSE
Benché di regio sangue
non sia l'idol mio
una vassalla illustrar poss'io
colle mie nozze. Alfin crede decenti
i voler d'un gran rege il mondo.
AMASTRE
(con voce alta)
Menti.
SERSE
(voltandosi)
Chi parla olà?
Chi siete?
AMASTRE
Forastieri, signor.
SERSE
Ma a chi mentita tu desti?
AMASTRE
Al mio compagno, che sostener volea,
che il vasto Eufrate...
e che il ponte che fate...
sarebbe esposto a venti,
io per discorso allor dissi:
«tu menti».
SERSE
Sciocchi mi rassembrate, ite lontani!
(Amastre parte)
SERSE
Non dee render ragione il mio decoro.
Sempre mi torna in mente il bel ch'adoro.
N. 14 - Aria
Più che penso alle fiamme del core,
più l'ardore crescendo sen va.
E il mio petto è ricetto ben poco
di quel foco, che pena mi dà.
(parte)
Scena Dodicesima
(Arsamene ed Elviro)
Recitativo
ARSAMENE
Eccoti il foglio, Elviro,
a Romilda lo porta.
(gli dà una lettera)
ELVIRO
Siete pur risoluto?
ARSAMENE
Sì, vanne!
ELVIRO
(in atto di partire, poi ritorna)
Io vi saluto;
che parlarle volete,
altro non le scrivete?
ARSAMENE
No!
ELVIRO
Ma sono, voi sapete,
con voi bandito;
e se son conosciuto?
Siete pur risoluto?
ARSAMENE
Vanne, non tardar più!
ELVIRO
Come glie l'ho da dar?
ARSAMENE
Pensaci tu.
ELVIRO
Che stravagante scena!
N. 15 - Arietta
Signor, signor, lasciate far a me,
io l'ho pensato bene!
Corro, volo, parto, vo
e più presto tornerò,
che se avessi l'ali al piè!
(parte)
N. 16 – Aria
ARSAMENE
Non so, se sia la speme,
che mi sostiene in vita,
o l'aspro mio dolor.
So, che quest'alma geme
da che mi fu rapita
la gioia del mio cor.
(parte)
Scena Tredicesima
(Amastre sola)
Recitativo
AMASTRE
Tradir di regia sposa
la fé promessa?
E chiamerallo il mondo
un decente voler? No, che de' regi
son giustizia e clemenza i più gran pregi.
N. 17 – Aria
Saprà delle mie offese
ben vendicarsi il cor.
Colui, che l'ira accese
proverà il mio furor.
(parte)
Scena Quattordicesima
(Atalanta, Romilda)
Recitativo
ATALANTA
Al fin sarete sposa al vostro Serse.
ROMILDA
Che? Mio Serse non è.
ATALANTA
Meno Arsamene.
ROMILDA
Egli si, perchè l'amo.
ATALANTA
Egli no, perché parte esule errante.
Perdete un re per un perduto amante.
ROMILDA
Perduto amante? e come?
ATALANTA
Ha il core acceso d'altre fiamme.
ROMILDA
Di chi?
ATALANTA
Ben lo saprete.
ROMILDA
Dunque odierò Arsamene, e al re gli affetti
tutti darò; che dite?
ATALANTA
Allor prudente certo vi chiamerò;
ed Arsamene in sposo io chiederò.
ROMILDA
E che dunque l'amate?
ATALANTA
No, ma poi l'amerò.
ROMILDA
E sì tosto potrete
render d'amore i vostri sensi accesi?
ATALANTA
Mi sforzerò.
ROMILDA
Ah! Che pur troppo intesi!
N. 18 - Aria
Se l'idol mio
rapirmi vuoi,
cangia desio, ch'è vanità.
Quei dolci lacci
snodar non puoi,
che mi legaro la libertà.
(parte)
Scena Quindicesima
(Atalanta sola)
Recitativo
ATALANTA
Per rapir quel tesoro,
che te colma di gioia e me d'affanni,
se amor non basta, adoprerò gl'inganni.
N. 19 – Aria
Un cenno leggiadretto,
un riso vezzosetto,
un moto dì pupille
può far innamorar.
Lusinghe pianti e frodi
son anche certi modi,
che destano faville,
e tutti io li so far.
(parte)