ATTO PRIMO
(Campo di battaglia. In distanza la città di Gerusalemme)
Scena Prima
(Le trombe annunziano la presenza del supremo duce, ed i Franchi, uscendo dalle rispettive tende, si schierano, facendogli i militari onori. Comparisce Goffredo dalla sua tenda, accompagnato da un numero di paladini primari)
CORO DI PALADINI
Lieto, ridente oltre l'usato,
In oriente si mostra il dì.
PARTE DEL CORO
Forse la gloria, di pace allato,
La tua vittoria previen così.
CORO
La tua vittoria previen così.
GOFFREDO
Ah! no: sia questo
Di tregua il giorno;
Dover funesto
Si compirà.
Arditi, all'ire
Farem ritorno.
Per or l'ardire
Ceda a pietà.
CORO DI PALADINI
Arditi, all'ire
Farem ritorno.
Per or l'ardire
Ceda a pietà.
GOFFREDO
Sì, guerrieri, fian sacre
All'estinto Dudon le nostre cure.
Funebre pompa all'onorata salma
Oggi la tomba dia. Laudi, sospiri
E tributo di pianto
Abbia l'eroe, che sul finir di vita
Il sentier di virtude agli altri addita.
Scena Seconda
(Eustazio. I precedenti)
EUSTAZIO
Germano, a te richiede
Donna real, piangente,
Or di venirti al piede
Aita ad implorar.
GOFFREDO
Venga.
(Eustazio parte)
Maggior conforto
Che in sollevare un core
Assorto nel dolore,
Alma non può trovar.
CORO DI PALADINI
Suol di virtude in porto
L'esempio tuo, signore,
Ogni anima guidar.
Scena Terza
(Preceduta e seguita da molti guerrieri, fra' quali Eustazio, comparisce Armida sopra un cocchio, accompagnata da Idraote sotto spoglie di privato, e da picciol seguito di Damasceni a cavallo. Ognuno le se affolla d'intorno)
CORO GENERALE
Quell'astro mattutino,
Forier de' rai del giorno,
Di tanta luce adorno
Non si mostrò finor.
Del volto peregrino
L'angelica possanza
Ogni splendore avanza,
Offusca ogni splendor.
(Armida scende, e guidata da Eustazio si presenta a Goffredo).
ARMIDA
Signor, tanto il tuo nome ovunque suona,
Che fino a' tuoi nemici
Avvien che desti in petto
Sensi di maraviglia e di rispetto.
Del trono di Damasco in me l'erede.
(fra sè)
La cui sventura eccede Ogni più ria sventura.
(Forte)
io ti presento.
Il barbaro Idraote,
Di sangue a me congiunto, il serto avito
Non sol pensa involarmi,
Che insidia i giorni miei.
Se magnanimo sei, che tal ti credo,
Quanto sei valoroso,
Da te sperar mi giova il mio riposo.
GOFFREDO
Principessa gentil, che far poss'io? Parla.
ARMIDA
La tua pietade Io reclamo. Fra tanti,
Che qui ti fan corona, eccelsi eroi,
La desolata Armida
Dieci eletti campioni a te richiede.
Questi a ripormi in sede
Bastanti son. Fedele il popol mio,
Attende solo chi l'inciti all'armi;
E se avvien ch'io mi mostri di Damasco
Con tal prodi alle mura,
Duce, la mia fortuna è appien sicura.
(Abbassandogli occhi, con finta umiltà aspetta la risposta di Goffredo)
IDRAOTE
(fra sé)
Che dirà?
EUSTAZIO
(fra sè)
Quella voce, i mesti accenti
Penetran l'alma mia.
GOFFREDO
(dopo aver pensato)
Reina, senti.
In servigio del cielo,
Sangue e sudor da noi si spande. Rieda
In libertà Sionne; su quel monte
Di nostra fede ondeggi
Il venerato segno,
E poi si pensi al tuo perduto regno.
(Armida mostra di piangere, Idraote freme, Eustazio ed un numero di paladini danno segni di rammarico)
ARMIDA
Sventurata! or che mi resta
Se pietà non trovo in te?
Della morte, più funesta
È la vita omai per me.
GOFFREDO
Calma il duolo; per te spenta
La speranza ancor non è.
La promessa mia rammenta:
Prendi in pegno la mia fé.
IDRAOTE
(fra sè)
Non tradirmi, amica speme;
Non stancarti o mio furor.
EUSTAZIO, CORO
(fra sè)
Non ha core chi non geme
Al suo pianto, al suo dolor.
ARMIDA
(Fra sè)
Per me ognun sospira e geme
Preda omai d'un folle amor.
(A Idraote)
Vieni.
EUSTAZIO
Dove?
ARMIDA
Ove mi guida
Il rigor d'avversa stella.
EUSTAZIO
(ad Armida)
Ferma...
IDRAOTE
Ahi misera donzella!
EUSTAZIO
(a Goffredo)
Deh! german, pietà d'Armida.
CORO
(a Goffredo)
Deh! pietà di lei, signor.
GOFFREDO
(fra sè)
Or che farò? Ceder dovrò?
M'assisti, o ciel.
ARMIDA
Speme non ho,
Regger non so...
Fato crudel!
EUSTAZIO, IDRAOTE
(fra sè)
Chi può soffrir
Il suo martir,
Alma non ha.
CORO
Veder languir
Infra' sospir
Real beltà...
EUSTAZIO, IDRAOTE, CORO
(fra sè)
Oh crudeltà!
GOFFREDO
(fra sè)
M'assisti, o ciel.
ARMIDA
Fato crudel!
CORO
Signor, pietà.
EUSTAZIO
German, se togli al campo
Breve drappel di noi,
Non fia che rechi inciampo
De' Franchi al trionfar.
All'oppugnate mura
Restino i duci eroi;
Guerrier noi di ventura,
Possiam per lei pugnar.
IDRAOTE
Pietà, dover c'invita
Gli oppressi a sollevar.
CORO
Gloria il sentier ci addita
Che noi dobbiam calcar.
GOFFREDO
(dopo breve pausa)
Cedo al comun desio:
Fian paghi i voti suoi.
ARMIDA
E sarà ver?
ARMIDA, EUSTAZIO, IDRAOTE
Cor mio, al fin potrai sperar.
ARMIDA
Per me propizio il fato,
Rallenta il suo rigore.
Ah! sì, questo mio core
Comincia a respirar.
TUTTI, fuorché GOFFREDO
Per te propizio il fato,
Rallenta il suo rigore.
Armida, il tuo bel core
Cominci a respirar.
GOFFREDO
(fra sè)
Un moto inusitato, un gelido timore,
Presagio di dolore,
Mi sento in sen destar.
(Forte)
Cedei, guerrieri, è ver; però voglio
Che dalla vostra schiera
Si elegga un successor del duce spento.
Ei scelga a suo talento
Fra voi dieci campioni. Il chiesto dono
Sappia ciascuno che si concede a lei
Da' vostri sì, non da' consigli miei.
(Goffredo parte con seguito di guerrieri, e le schiere si ritirano. Frattanto un numero di paladini va con Eustazio in disparte e parlano alquanto fra loro).
Scena Quarta
(Eustazio, Armida, Idraote, paladini, ecc., Gernando)
EUSTAZIO
(avanzandosi)
Opportuna è la scelta:
Successor di Dudon Rinaldo sia.
GERNANDO
(fra sè)
Rinaldo!... Il vero ascolto?...
Oh rabbia!
ARMIDA
(Fra sè)
Oh nome!
Caro nome e fatal!
IDRAOTE
(sotto voce ad Armida)
Questi è l'oggetto
In cui, prima d'ogni altro, oggi vorrei,
Per antico desio,
Sbramar lo sdegno.
ARMIDA
(fra sè)
Questi è l’idol mio.
EUSTAZIO
Real donzella, il campo
A te per or serva d'asilo. Accinto
Ad obbedirti fia ciascuno.
ARMIDA
(fra sè)
Ho vinto.
(Accompagnata da Eustazio, Armida entra in delle principali tende con Idraote, col seguito de' Damasceni e con parecchi paladini)
EUSTAZIO
Compagni, al suon di più festose grida
Si proclami Rinaldo.
(Parte col rimanente de' paladini)
Scena Quinta
(Gernando)
GERNANDO
Oh sorte infida!
Come! a Dudon costui succede? Il grado,
Che vanto a me recar potea, fia suo?...
Ti scuoti al fin, Gernando;
Un italo garzon soffrir potrai
Che tanto a te sovrasti?... Ah! non sia mai.
Non soffrirò l'offesa,
Per questa spada il giuro;
Alma di gloria accesa
L'ire frenar non sa.
E questi son gli allori
Dovuti a' miei sudori?
Ahi quale, avverso il fato,
Cruda mercé mi da!
VOCI IN DISTANZA
Viva Rinaldo!...
GERNANDO
Oh affanno!
Decisa è la mia sorte.
VOCI COME SOPRA
... L'eroe ch'egual non ha!
GERNANDO
Oh duol ch'egual non ha!
Fiero destin tiranno!
ALTRE VOCI
Viva Rinaldo, il forte.
Splendor di nostra età.
GERNANDO
Ah! tutti v'unite,
Miei sdegni, in quest'alma,
Che, priva di speme,
La calma perdé.
Miei sdegni, venite:
Vi bramo con me.
(Parte)
Scena Sesta
(Idraote, Armida)
IDRAOTE
Sorte ci arride. Ove celata stasi
La fida schiera, i passi
A diriger t'affretta.
Dell'Asia la vendetta a che non posso
Compiere appien!
ARMIDA
Fra' lacci,
Dieci non sol, ma cento
Fia che portino il piè. Nutre ciascuno,
Di Goffredo a dispetto,
Nell'anelante petto
Di seguirmi il desir.
IDRAOTE
Ma di Rinaldo...
ARMIDA
Ah!
IDRAOTE
Sospiri! perché?
ARMIDA
Facil ti credi
Quell'anima domar?
IDRAOTE
La miglior preda
Fia che manchi a Idraote?
ARMIDA
Eccolo...
(Fra sè)
Oh come mi balza il cor!
(forte)
Deh! vanne...
(fra sè)
Ove son io!
(forte)
Spera... chi sa?...
IDRAOTE
Figlia diletta, addio.
(Parte dal campo).
Scena Settima
(Rinaldo, Armida)
RINALDO
Principessa, sei tu! Nel rivederti
Qual gioia provo... e qual affanno insieme!
I tuoi disastri intesi, e il cor ne geme.
Ah! perché mai non cadde
Sionne ancor! Forse al rapito soglio
D'appianarti la strada
Saria l'onor concesso a questa spada.
Ma sdegnosa mi guardi, e non rispondi?
ARMIDA
Nello stato in cui sono,
Opre, non vani detti, a me fan d'uopo.
Oh quanto è mai diverso
Dal tuo questo mio cor! Barbari noi
Chiama la vostra Europa;
Ma barbaro non è colui che vita
Può dare a un'infelice, e non l'aia?
RINALDO
Senti: l'altrui favore
Duce mi vuol di prode schiera...
Vedi,
Colpa non ho se fra' seguaci tuoi...
ARMIDA
Taci... non proseguir; schernirmi vuoi?
RINALDO
Io schernirti? T'inganni.
Dal dì che ti mirai,
Rispetto e...
(fra sè)
(quasi amor dicea)
(forte)
serbai.
(fra sè)
Ah pur troppo l'adoro!
ARMIDA
Va', spietato!
RINALDO
Di che m'accusi?
ARMIDA
Fingi
Non comprender miei detti? o ti scordasti
Quando in ermo sentiero
Smarrito cavaliero, e in qual momento?...
RINALDO
Tutto, non dubitar, tutto rammento.
Tua magica possanza
Sottrasse i giorni miei
De' nemici al furor.
Grata quest'alma,
Costante la memoria
Ognor ne serberà.
ARMIDA
Ma in cupo oblio
Riponesti però l'affetto mio.
Sì, d'Armida l'affetto,
Che la sua debolezza
Ti fe' palese. E qual mai frutto ottenni?
Un marcato disprezzo,
Un crudele abbandon...
RINALDO
Cessa, deh! cessa
Di trafiggermi, Armida.
Se da te volsi il piè, bellica tromba
Al campo m'invitò, bellico ardore,
Desio di gloria.
ARMIDA
E me qui trasse amore.
RINALDO
Amor... me trajo el amor.
(fra sè)
Possente nome!
Come risuoni, oh come
Su quel soave labbro,
Nel mio dolente cor.
ARMIDA
Sì, amor... Se un'alma fiera
Ti die natura in sorte,
Recami pur la morte,
E in me fia spento amor.
RINALDO
Armida...
(fra sè)
Oh ciel!
ARMIDA
Che vuoi?
RINALDO
Chiede il destin...
ARMIDA
Che mai?
RINALDO
Ch'io fugga i tuoi be' rai:
Dover mel comandò.
ARMIDA
Fuggirmi!... Eppur gli eroi
Sovente amor piagò.
RINALDO
(fra sè)
Misero! più speranza
Di libertà non ho.
ARMIDA
(fra sè)
Vacilla a questi accenti,
Manca la sua costanza.
RINALDO
Ah! non poss'io resistere...
Sì, t’amerò costante.
ARMIDA
Oh inaspettato giubilo!
Oh fortunato istante!
ARMIDA, RINALDO
Cara/Caro, per te quest'anima
Prova soavi palpiti,
Ch'io esprimere non so.
(Partono)
Scena Ottava
(Gernando, alcuni paladini)
GERNANDO
(accennando Rinaldo che va con Armida)
Ecco il guerriero, il duce,
Il primier degli eroi,
Quel Rinaldo a ragion scelto da voi.
Oh quanti, oh quanti allori
Mieter per lui dovrete!
L'invincibil suo brando
Di gloria al tempio già sospeso io miro.
Eccovi di sue gesta un chiaro segno:
Vincitor di donzelle, eroe ben degno!
CORO DE PALADINI
Non proseguir; rispetta,
Signor, la sua virtù.
GERNANDO
Virtù! s'inganna
Chi trovarla in lui spera.
Virtù in Rinaldo!
Scena Nona
(Rinaldo. I precedenti)
RINALDO
(nell'atto di traversare il campo si ferma)
Il nome mio!
GERNANDO
Costui di che mai può vantarsi?
Osa forse agguagliarsi a chi si pregia
D'ampio dominio e popoli soggetti?
Oh! l'eroe si rispetti,
Ch'altro non ha che sterile retaggio
D'avi e scettri remoti.
Bella, grande è la scelta
Che in lui faceste; ei meritava il dono
D'esservi duce; in ver, lieto ne sono.
RINALDO
(fra sè)
Indegno!
GERNANDO
E l'accettò? Folle! ah, tant'osa
Signor d'indegno stato,
Signor, che nella serva Italia è nato!
RINALDO
(fra sè)
Io fremo.
GERNANDO
E non pensaste
Che l'ombra di Dudone,
Mentre in questo superbo i lumi gira,
Freme lassù nel ciel di nobil ira?
CORO DE' PALADINI
Prode è Rinaldo.
GERNANDO
Stolta temerità, furore,
Non già valor guerriero
In lui chi mai non vede?
RINALDO
(avanzandosi)
Ah menzognero!
Se pari agli accenti hai l'anima audace,
T'accingi, mendace,
Quel brando a impugnar.
(Snuda la spada)
GERNANDO
Ch'io tema il tuo sdegno?
Indegno, t'inganni.
Son pronti a' tuoi danni
La destra e l'acciar.
(Fa lo stesso).
Scena Decima
Compariscono da tutti lati paladini e
guerrieri d'ogni rango. Armida. I precedenti)
CORO GENERALE
Fermate...
RINALDO
Sgombrate...
ARMIDA
(fra sè)
Rinaldo in periglio!...
ARMIDA, CORO
Ah! prodi, cessate...
RINALDO, GERNANDO
Non odo consiglio.
Invan l'ira mia
Si tenta frenar.
(I due paladini si azzuffano; Rinaldo incalza Gernando dietro alle tende)
Scena Undicesima
(I precedenti, fuorché Gernando)
RINALDO
(di dentro)
Muori...
CORO
Oh colpo!
(Tutti verso la parte dove sono andati idue combattenti)
ARMIDA
(andando incontro a Rinaldo)
Che facesti!
RINALDO
(retrocedendo)
Quell'indegno è già punito.
Di Rinaldo fu schernito, vendicato fu l'onor.
CORO
Oh sventura! Crudo scempio!
Qual esempio di terror!
ARMIDA
Che terribile momento!
Ah! m'opprime il mio dolor!
CORO
Sappia il duce il caso orrendo.
(Partono tutti, fuorché Rinaldo e Armida)
Scena Dodicesima
(Armida, Rinaldo)
ARMIDA
Ah! paventa...
RINALDO
Qui l'attendo.
ARMIDA
Va', t'ascondi al suo rigor.
Deh! se cara a te son io,
Non espor sì bella vita.
RINALDO
Se non cedo al tuo desio,
Il dover a ciò m'invita.
ARMIDA
Come, oh dio, mi trema il cor!
RINALDO
Idol mio, serena il cor!
Scena Tredicesima
(Paladini amici di Gernando, paladini amici di Rinaldocircondando Goffredo, guerrieri accorsi da ogni lato il precedenti)
PRIMO CORO
Vieni, o duce, punisci l'errore.
ARMIDA
(a Rinaldo)
Ah! mio ben...
GOFFREDO
Giusto ciel, che ascoltai!
SECONDO CORO
Di Rinaldo fu leso l'onore:
PRIMO CORO
Furibondo, ei l'acciaro impugnò.
SECONDO CORO
Provocato, ei l'acciaro impugnò.
GOFFREDO
Dove mai quest'iniquo s'aggira?
RINALDO
Tal non sono. Rinaldo rimira.
GOFFREDO
Empio! trema.
RINALDO
Delitti non ho.
ARMIDA
(fra sè)
Non tradirmi, speranza fallace.
CORO
La discordia coll'orrida face
Vasto incendio nel campo arrecò.
GOFFREDO
Porgi a' lacci, ad esempio de' rei,
Quella destra furente ed infida.
RINALDO
Questa mano alle palme, a' trofei,
Non a' lacci finor s'avvezzò.
ARMIDA
(sotto voce a Rinaldo)
Vanne: i passi precedi d'Armida;
A momenti seguirti saprò.
TUTTI fuorché ARMIDA e RINALDO
Un astro di sangue
Dall'etra s'affaccia;
Ogni alma già langue,
L'agghiaccia il dolor.
Caligin d'intorno
Intorbida il giorno,
E al campo minaccia
Affanni, terror.
RINALDO
(fra sè)
M'invita la sorte,
S'afferri il suo crine.
Possenti, divine
Ritorte d'amor,
In voi solo affida
La speme il mio cor.
(Parte)
ARMIDA
(fra sè)
Amica la sorte
Mi porge il suo crine.
Possenti, divine
Ritorte d'amor,
Armida vi affida
La speme del cor.