ATTO TERZO
(Giardino incantato, in cui mostrasi in tutto il suo aspetto la semplice natura. Piante abbondanti di frutta, siepi e cespugli pieni d'ogni sorta di fiori; acque correnti, altre stagnanti sulle quali veggonsi in moto diversi augelli; altri augelli di vivaci colori svolazzano d'albero in albero; da un lato alcune spelonche coperte di musco; il prospetto è limitato da amene colline e valli ombrose adiacenti)
Scena Prima
(Ubaldo, Carlo)
UBALDO
Come l'aurette placide
Spiran fra l'erbe e i fiori!
CARLO
Par che d'amor favellino
Lieti gli augei canori
A noi d'intorno.
UBALDO
E l'eco che risponde...
CARLO
E il mormorio dell'onde...
UBALDO, CARLO
Tutto a noi par che dica:
Sacro a natura amica
Ecco il soggiorno.
Ma no: d'orribil arte
Questi gl'inganni sono;
Dell'empio averno è dono
Ciò che natura appar.
Qui l'atro crine anguifero
Scuoton le fiere Eumenidi,
Che di velen mortifero
Van Paure ad infettar.
UBALDO
Oh quanto, amico, d'Ascalona al saggio
Tenuti siam! Lungo tragitto parve
A noi breve cammino.
Fu soccorso divino
Quest'aurea verga e questo scritto.
CARLO
In fuga
Il serpente custode ed ogni fera
Che ci contese il passo, volger vedemmo.
A compiere or ci resta
Il desiato fin di nostra impresa.
UBALDO
Qui, lo scritto il palesa,
Vedrem Rinaldo a un folle amore in preda.
CARLO
Ah! voglia il ciel ch'ei ceda
Agl'inviti d'onor.
UBALDO
Solingo è il loco.
CARLO
T'inganni. A noi sen viene
Stuol di ninfe leggiadre. Odi concento...
(Lenta armonia, che a grado a grado s'avvicina e rinforza)
UBALDO
Di fermezza e d'ardir quest'è il momento.
Scena Seconda
(Larve in sembianze di ninfe, cantando e danzando. I precedenti)
CORO
Qui tutto è calma, delizia, amor;
Qui trova un'alma scampo al dolor.
PARTE DEL CORO
Qui l'atre sfere non han potere,
L'avverso fato non ha vigor.
ALTRA PARTE DEL CORO
Questo è il beato d'amor soggiorno;
L'età dell'oro qui fe' ritorno;
Oh fortunato chi vanta un cor!
TUTTO IL CORO
Qui tutto è calma, delizia, amor;
Qui trova un'alma scampo al dolor.
UBALDO
Fuggite infernei mostri;
ite onde usciste.
(Scuotendo la verga d'oro, le larve spariscono)
Scena Terza
Carlo, Ubaldo.
CARLO
Nuovo portento!
UBALDO
Ah! possa sgombrar così dal core
Del misero Rinaldo un folle amore.
CARLO
Lo spero.
Il ciel compirà l'opra.
UBALDO
Oh quanto
Fia caro a Guelfo del nipote amato
Il ritorno bramato!
CARLO
Al campo tutto,
Allo stesso Goffredo,
Che punirlo volea, ch'or gli perdona,
Fia gioia il riveder cotanto eroe...
UBALDO
Taci... Se non m'inganno,
Da quel sentiero lento calpestio
Parmi sentir.
CARLO
Sì...
UBALDO
Oh sorte!
Vedilo.
CARLO
È desso...
Oh noi felici!
UBALDO
E seco vien colei che lo asconde
Prigioniero avvilito in queste sponde.
CARLO
S'incontri...
UBALDO
No. Per or meco ti cela.
Colà fra quelle piante.
CARLO
Ma di mostrarci a lui...
UBALDO
Non è l'istante.
(Si nascondono in una boscaglia).
Scena Quarta
(Armida, Rinaldo, tenendosi per mano)
ARMIDA, RINALDO
Soavi catene,
Se amore v'ordì,
Per sempre al mio bene
Mi unite così.
ARMIDA
O mio Rinaldo, ammira
Quest'ameno soggiorno.
Or, benché ardente
Sirio si mostri in ciel, per opra mia
La fiorita stagione
E il pomifero autunno
Si porgono le destre
In questo fortunato asil campestre.
RINALDO
Tutto mi fa beato,
Ma più di tutto Armida,
Purch'io viva sicuro
Di sua costanza...
ARMIDA
E che! dubiteresti...
RINALDO
Così rara beltà, che far potria
Un monarca felice...
Real donzella... lungi
Per mia cagion dal regno suo natio...
ARMIDA
Sul tuo cor non ho regno, e tu sul mio?
E ciò non basta? Amor me vinse.
RINALDO
E seco, Armida, gareggiasti
Quando co' vaghi rai m'imprigionasti.
Anzi, maggiore è il tuo
Del trionfo d'Amor; tutto potea
Ei nume: tu mortal... Ma che favello?
Mortal non è chi d'ogni cor può farsi
Assoluta reina,
Chi tanta in sé contien beltà divina.
O pupille adorate.
Mentre avvincete un cor, voi lo beate.
Va superbo questo core De' felici lacci suoi
Nel provar, bei lumi,
in voi Qual d'Amore è la virtù.
E l'antica libertade In oblio per voi ripone,
Se vuol farne il paragone Con sì bella servitù.
ARMIDA
Resta, mio ben. Degg'io per poch'istanti
Lungi da te...
RINALDO
Come!...
ARMIDA
Non lieve cura
Mi chiama altrove. Addio.
In breve al fianco tuo mi rivedrai.
(Parte)
Scena Quinta
(Rinaldo)
RINALDO
Lo splendor di quei rai
Se un sol istante io perdo,
Parmi perder la pace...
Ma qual altro splendor m'abbaglia il ciglio!...
Armi son quelle... ed armi franche!... a stento
A' propri sguardi io credo...
Scena Sesta
(Ubaldo, Carlo, Rinaldo)
UBALDO
(a Carlo)
Amico, inoltra il piè.
RINALDO
Cielo!... chi vedo!
UBALDO
Avvilito guerrier, schiavo d'amore,
Ubaldo e Carlo in noi rimira.
Osserva Qual ci veste le membra
Onorevole incarco.
E mentre il ferro
Noi cinge, e mentre il brando
Ci pende al fianco, adorno
Veder dobbiam di rose e in bianchi lini
Il più forte tra i Franchi e tra i Latini?
RINALDO
(fra sè)
Oh rimprovero amaro!
CARLO
Il campo tutto impaziente aspira
A innalzare di Siòn sull'alte mura
L'augusto suo vessillo.
Desta di tromba squillo
Ogni soldato, anche il men forte; e solo
Rinaldo, il pro' Rinaldo,
L'indomito guerriero,
Sconosciuto sen vive e prigioniero?
RINALDO
Deh! amici... E ver, son io... Sono infelice!...
Ma voi come qui tratti,
Se quest'ermo sentier...
UBALDO
Virtù celeste,
Non arte stigia, a noi servì di guida.
CARLO
Ceda l'iniqua Armida
Al poter di quel Dio che al tutto impera.
RINALDO
Armida!... ella è il mio ben...
CARLO
Sogni?
UBALDO
Deliri?
In questo scudo espresso
Mira di tua virtù tutto l'eccesso.
(Scopre uno scudo adamantino)
RINALDO
In quale aspetto imbelle
Io me ravviso, oh stelle!...
Qual di viltade oggetto!...
Oh immenso mio rossor!
(Rimane immobile e quasi fuori di sé)
CARLO
(fra sè)
Langue.
UBALDO
(fra sè)
Sospira.
CARLO
(fra sè)
Geme.
UBALDO, CARLO
(fra sè)
Sente d'onor già i moti.
O Nume! i nostri voti secondi il tuo favor.
UBALDO
(a Rinaldo)
Vedi qual reo governo
Di te fa un empio affetto.
CARLO
S'hai cor bastante in petto,
Resisti a tant'orror.
RINALDO
(seguitando a guardarsi nello scudo)
Qual di viltade oggetto!...
Oh immenso mio rossor!
CARLO
Il tuo dover ti chiama.
UBALDO
Gloria a pugnar t'invita.
UBALDO, CARLO
La tromba della fama
ridesti il tuo valor.
RINALDO
Cessate... ohimè! cessate...
Che barbaro tormento! Io vile?...
No: rammento
Che son Rinaldo ancor.
(Si squarcia e getta ogni fregio di mollezza)
UBALDO, CARLO
Or sì, che in te ritrovo
L'eroe qual fosti ognor.
RINALDO
(fra sè)
Ah! qual contrasto io provo
Di duol, di gloria e amor!
UBALDO, CARLO
Vieni.
RINALDO
Vi seguo...
(fra sè)
Oh dio! Lasciarla mai poss'io!
CARLO
A che t'arresti?
RINALDO
Armida!
Per te mi manca il cor...
UBALDO, CARLO
Severa omai ti sgrida la voce dell'onor.
(Breve pausa)
RINALDO
Unitevi a gara
Virtude, valore,
Per vincere amore
Che affanno mi dà.
(Breve pausa. Frattanto Rinaldo alza gli occhi al cielo in atto d'implorarlo)
Ma un raggio improvviso quest'alma rischiara...
Ah! sì, ti ravviso celeste bontà.
UBALDO, CARLO
Splendor degli eroi, t'invola con noi;
Del ciel si dichiara per te la pietà.
(Partono)
Scena Settima
(Armida frettolosa e sbigottita)
ARMIDA
Dov'è?... dove si cela?...
Eppur poc'anzi
Qui lo lasciai...
Son fuor di me! Sen giace
Là sulla soglia il fier custode estinto...
Oh stelle! il mio poter fia dunque vinto?
Vadasi... Ma che vedo!
Due guerrier di Goffredo!... ohimè! Rinaldo
Segue i lor passi... Fermati... L'affanno
Mi tronca i detti... Senti...
Perfido! non m'ascolta... Ebben, d'Averno
La possanza s'invochi.
Furie, udite:
(scuote la verga magica)
Per la tremenda Dite, a me si guidi
Quel traditor.
(Pausa)
Ma voce non risponde
Dalle infernali sponde.
ohimè!... fatal momento!...
Che fo?... Seguiam l'infido...
Oh fier tormento!
(Parte veloce)
Scena Ottava
(Esterno del palazzo d’Armida. Ubaldo, Carlo, Rinaldo)
UBALDO
Sia lode al ciel, da quelle inique mura
Uscimmo al fin.
CARLO
Breve cammin ci resta;
Vadasi al palischermo.
RINALDO
Amici, ah! voi, per pietà, rinfrancate
Questo debole cor. Solo non basto
Me stesso a superar.
CARLO
Veloce al lido, vieni, volgasi il piè.
ARMIDA
(da lontano)
T'arresta, infido!
RINALDO
È dessa...
Oh dio!... l'udiste?
CARLO
Di coraggio, amico, armar ti dei.
RINALDO
ohimè!
UBALDO
Ti giovi l'ascoltar costei.
Se resisti a' suoi vezzi,
Alle lagrime sue,
Il più grande a ragion sei degli eroi.
Scena Nona
(Armida frettolosa; i precedenti)
ARMIDA
Ed è pur vero?... e abbandonarmi vuoi?
Crudel!
RINALDO
Vuole il destino ch'io da te volga il piè...
Gloria m'invita al campo dell'onore...
ARMIDA
E gloria fia tradir l'amor,
la fé?
RINALDO
(partendo)
Dolce memoria
Per me sempre sarai...
Rimanti in pace...
(fra sè)
Ah! mi si spezza il core.
ARMIDA
(trattenendolo)
Pace! e pace trovar può il mio dolore?
UBALDO
(sotto voce a Rinaldo)
Resisti.
CARLO
(come sopra)
A lei nascondi
L'affanno, il duol.
ARMIDA
Parti, se vuoi; sol chiedo
I tuoi passi seguir...
(Rinaldo leggermente la respinge, voltando il viso per celarle il suo turbamento, ed è in atto di partire)
ARMIDA
(seguitandolo)
Qual più ti piace
Di me dispor potrai; se pur ti è grato,
Ancella umil raccorcerò la chioma,
Or che a te fatta è vile.
In aspetto servile
Ti seguirò dove l'ardor guerriero
Fia che più ferva.
Sento per condurti i destrieri e portar l'armi
In me vigor bastante;
Mi avrai fedel seguace e non amante.
RINALDO
(sotto voce a' due compagni)
ohimè! quai detti.
UBALDO
(come sopra a Rinaldo)
Inganni.
CARLO
(come sopra)
Insidie.
ARMIDA
E taci?...
Sì, qual più vuoi, sarò scudiero o scudo.
Forse guerrier sì crudo
Non vi sarà che, per ferirti, voglia
Passarmi il sen...
Ma parla.
RINALDO
Armida, è tempo
Che pongasi in oblio
I miei, gli errori tuoi. Resta...
(Partendo)
ARMIDA
Deh! Ferma e non gemi?
RINALDO
(fra sè)
Che pena!
ARMIDA
E asciutto il ciglio serbi ancora, spietato?
Ed hai cor
di lasciarmi in questo stato?
Se al mio crudel tormento
Segno di duol non dai,
Tu non avesti mai
Scintilla di pietà.
Barbara tigre ircana
A te donò la vita,
E l'alma tua nutrita
Fu ognor di crudeltà.
RINALDO
(sospirando e partendo)
Cangiar non puoi tua sorte:
Non la poss'io cangiar.
ARMIDA
(trattenendolo)
Ah! dammi almen la morte:
Da' fine al mio penar.
UBALDO, CARLO
(a Rinaldo)
Resisti omai da forte.
UBALDO
Vieni.
CARLO
Risolvi.
UBALDO, CARLO
Al mar.
RINALDO
Addio...
ARMIDA
Senti, idol mio!...
Un sol istante io chieggo...
UBALDO
Non più.
CARLO
(trascinando Rinaldo)
Partir conviene.
ARMIDA
Vacilla... il piè... non reggo...
Mi sento... oh Dio!... mancar...
(Cade priva di sensi. Rinaldo, che si sarà allontanato,retrocede in fretta)
RINALDO
Armida!... amato bene!...
Deh! si soccorra
UBALDO, CARLO
Al mar.
(Lo conducono a forza)
Scena Decima
(Allontanato Rinaldo, ella insensibilmente rinviene, quindi si alza, guarda intorno e dice)
ARMIDA
Dove son io!...
Fuggi! Lasciarmi, ohimè! così
Poté l'ingrato?
E vivo ancora?... e palpiti
Mio desolato core?...
(si aggira incerta)
Che fo?...
Vendetta... Amore...
Di voi chi udir dovrò?...
Del mio trovar si può più atroce stato!
(Rimane concentrata ne' suoi pensieri. Frattanto sorge una larva in sembianza della Vendetta)
Vendetta...
(scuotendosi)
Ah! sì, ti miro:
Te sola invoco: vieni...
(Mentre vuole avvicinarsi alla larva suddetta, sorge altra larva sotto le forme dell'Amore, sospiroso e piangente)
Amor... con quel sospiro
Perché il mio sdegno affreni?...
Forse spietato sei,
Sebben tu piangi, Amor.
(Verso la Vendetta)
Forse pietade è in lei
Cinta benché d'orror.
(Pensa alquanto, poi corre alla prima larva)
È ver... gode quest'anima
In te, fatal Vendetta.
Da me repente involati
Perfido Amor; t'affretta.
(Sparisce la larva dell' Amore)
Se al mio poter, voi Furie,
Sorde non siete ancor,
Ad inseguir traetemi
Un empio, un traditor.
Scena Ultima
(Coro di demoni, recando il carro d’Armida tirato da draghi)
CORO
Paga sarai.
ARMIDA
Distrutto Tutto qui resti, tutto.
(I demoni, armati di faci, eseguiscono, e la scena ritorna nel primo orrore)
ARMIDA, CORO
S'altro non può, l'Averno
T'ispiri il suo furor.
(Armida ascende il carro e s'innalza a volo tra i globi di fiamme e di fumo)