(Stanza terrena in casa di Fabrizio, nel fondo una porta con finestre che guardano sulla strada)
Scena Prima
(Pippo; quindi Ninetta che viene dal cortile col canestro delle posate; e infine Isacco)
PIPPO
O pancia mia, tu devi
Quest'oggi esser contenta; e cibi e vino
Io te ne diedi a così larga mano
Che un ministro sembravo, anzi un sultano.
ISACCO
(dalla strada)
Stringhe e ferri da calzette,
Temperini e forbicette,
Aghi, pettini, coltelli
Esca, pietre e zolfanelli.
Avanti, avanti
Chi vuol comprar,
E chi vuol vendere
O barattar.
PIPPO
Vattene alla malora.
NINETTA
(entrando in scena)
Il merciaiuolo!
Come opportuno ei viene! -
(aprendo la porta che mette alla strada)
Isacco, Isacco?
ISACCO
Son qua, mia cara signorina.
NINETTA
(con imbarazzo)
Pippo
Mi par che voglia piovere;
E però sarà bene
Di ritirare in casa
La gabbia della gazza. -
(Pippo esce. Ad lsacco)
Orsù, vorrei...
(togliendosi da una tasca del grembiale la posata datale da suo padre)
Vender questa posata.
ISACCO
Ed io la compro.
NINETTA
Quanto mi date?
ISACCO
È assai leggiera, pure
Vi do due scudi.
NINETTA
Oh indegnità! né meno
Un terzo del valore.
ISACCO
Via, non andate in collera
Vi do un zecchino, perché siete voi.
NINETTA
Non basta.
ISACCO
E bene, voglio
Fare uno sforzo. Questi son tre scudi:
Siete alfine contenta?
Ninetta, eh sì, per forza!
Uno... due... tre: tenete ma ci perdo.
NINETTA
Andate, andate;
E non dite a nessun...
ISACCO
Non dubitate.
(via)
Scena Seconda
NINETTA
(mettendosi il denaro in una tasca del grembiule)
Oh povero mio padre!
PIPPO
(entra la gabbia della gazza)
Ecco la gabbia
Ma quella scellerata
D'una gazza, chi sa dove n'è andata?
(depone la gabbia al suo luogo solito)
LA GAZZA
(sulla finestra)
Pippo?
NINETTA
Vedila là che ti canzona.
PIPPO
Mi vuol far impazzir quella stregona.
(La gazza dopo qualche istante vola nella sua gabbia)
Ma perché mai, se la domanda è lecita,
Faceste entrar quel sordido avaraccio?
NINETTA
Avea bisogno di denaro; e quindi
Gli ho venduto...
PIPPO
Ah! capisco:
Qualche galanteria...
NINETTA
Sì, che per ora
Non m'era necessaria.
PIPPO
Oh che sproposito!
Perché non dirlo a me? Cara signora,
Voi dovete disporre in tutto e sempre
Del mio salvadanaio.
NINETTA
Ti ringrazio.
Ma lasciami; tu sai
Che ho tante cose a fare...
PIPPO
Ed io, per Bacco,
Ne ho da fare altrettante, e son già stracco.
(via)
Scena Terza
NINETTA
Andiam tosto a deporre entro il castagno
Questo denaro. Oh se potessi ancora
Rivederti, o mio padre...
(incontrandosi in Lucia, Podestà, ecc. mentre fa per uscire)
Ah!
Scena Quarta
(Lucia che riconduce la Ninetta)
LUCIA
Brutta fraschetta in casa, in casa.
Se ti colgo ancora
(fra sè)
Pazienza! È d'uopo rinunziar per ora.
(presentando suo figlio al Podestà ed al Cancelliere)
Eccovi, o miei signori, quel Giannetto
Che si fe' tanto onor.
(La Lucia si fa recar dalla Ninetta il paniere delle posate, e si mette a contarle)
IL PODESTÀ
(a Giannetto)
Me ne rallegro.
Io lessi ne' giornali
Più volte il vostro nome, e ben rammento
E la bandiera che di man toglieste
All'inimico, e i due cavalli uccisi
Sotto di voi. Sì giovine, e sì prode...
GIANNETTO
Degno ancora non son di tanta lode.
FABRIZIO
Bravo! -
(al Podestà e al Cancelliere)
Che ve ne pare?
LUCIA
E nove e dieci
Ed undici. -
(alla Ninetta)
Stordita! ecco qui manca
Ora un cucchiaio.
NINETTA
Come?
LUCIA
Sì, un cucchiaio.
Conta pure tu stessa. -
(La Ninetta si pone a contar le posate.
Rivolgendosi agli altri)
Eh! Che ne dite?
Oggi manca un cucchiaio; l'altro giorno
Si perse una forchetta. Ah questo è troppo!
IL PODESTÀ
È giusto il vostro sdegno:
Qui ci sono de' ladri. Esaminiamo,
Processiamo. - Gregorio...
FABRIZIO
Eh, ch'io non voglio
Processi in casa mia. - Ninetta?
NINETTA
È vero;
Uno adesso ne manca: e pur, credete,
Poc'anzi c'eran tutti.
(piange)
FABRIZIO
E via non piangere
Lo troveremo.
GIANNETTO
(chiamando verso le quinte)
Pippo?...
(Pippo accorre subito.)
Corri a veder se mai
Là sotto al pergolato
Sia caduto un cucchiaio.
(Pippo esce)
LUCIA
Io ci scommetto
Che non si troverà.
IL PODESTÀ
Non dubitate;
Lo troveremo noi.
(Fra sè)
Voglio che almeno tremi l'indegna.
(alla Lucia)
Carta e calamaio.
LUCIA
Vi servo sul momento.
FABRIZIO
(al Podestà)
Vi ripeto
Ch'io non voglio processi.
LUCIA
Eh taci, sciocco!
L'innocente è sicuro; e se v'è il reo,
Giova scoprirlo e castigarlo.
GIANNETTO
Oh cielo!
Per sì piccola cosa...
IL PODESTÀ
E pur la legge
In questo è assai severa,
Ed i ladri domestici condanna
Alla morte.
GIANNETTO
Alla morte!
Scena Quinta
PIPPO
(entra)
E sopra e sotto,
Ho cercato e frugato,
Ma nulla ho ritrovato.
NINETTA
(fra sè)
Oh me infelice!
IL PODESTÀ
Dunque c'è furto.
PIPPO
Io non so niente.
NINETTA
Anch'io sono innocente.
IL PODESTÀ
Or si vedrà.
(Il Podestà e il Cancelliere siedono ad un tavolino)
FABRIZIO
Ma quale
Esser potrebbe mai
La persona sospetta?
GIANNETTO
Un ladro in casa! E chi sarà?
LA GAZZA
Ninetta.
NINETTA
(volgendosi alla gazza)
Crudel! Tu pur m'accusi?
GIANNETTO
(alla Ninetta)
Oh Dio, tu piangi!
NINETTA
(additando la gazza)
Ma non l'avete udita?
GIANNETTO
Ah non temere!
Nessun vi bada.
(La gazza vola via)
FABRIZIO
(al Podestà)
In somma, vi scongiuro,
Lasciate, desistete.
IL PODESTÀ
Non posso.
GIANNETTO
(con risentimento al Podestà)
Ma...
IL PODESTÀ
Silenzio!
(al Cancelliere)
E voi scrivete.
"In casa di Messere
Fabrizio Vingradito
È stato oggi rapito... "
GIANNETTO
Rapito, no; smarrito.
IL PODESTÀ
Zitto! Vuol dir lo stesso.
"Rapito."
(al Cancelliere)
Avete messo?
"Un cucchiaio d'argento
Per uso di mangiar."
NINETTA, GIANNETTO, FABRIZIO
(additando il Podestà. Fra sè)
Che bestia! Che giumento!
Mi sento a rosicar.
PIPPO
(additando il Podestà. Fra sè)
Che testa! Che talento!
Mi fa trasecolar.
IL PODESTÀ
(fra sè)
La rabbia ancor mi sento;
Mi voglio vendicar.
LUCIA
(fra sè)
Pentita già mi sento:
Colui mi fa tremar.
IL PODESTÀ
(alla Ninetta)
Di tuo padre qual è il nome?
NINETTA
Ferdinando Villabella.
IL PODESTÀ
Villabella! Come, come?
Ora intendo, furfantella:
Quel briccone era tuo padre.
Ma paventa! le mie squadre
Lo sapranno accalappiar.
LUCIA, PIPPO
GIANNETTO, FABRIZIO
Quale enigma!
IL PODESTÀ
Eh! Nulla, nulla.
Questa semplice fanciulla
Ne vuol tutti corbellar.
NINETTA
Più non resisto, oh Dio!
(si leva dal grembiale il fazzoletto per asciugarsi le lagrime, e rovescia in terra il denaro ricevuto da Isacco)
LUCIA
(con maraviglia)
Ma che denaro è questo?
NINETTA
(raccogliendo affannosamente il denaro)
È mio, signora; è mio.
LUCIA
Eh! tu mentisci.
IL PODESTÀ
(al Cancelliere)
Presto, scrivete.
NINETTA
Ve lo giuro;
È mio, è mio signora.
PIPPO
È suo, ve l'assicuro
Isacco a lei lo diè.
LUCIA, GIANNETTO
FABRIZIO, IL PODESTÀ
(con stupore)
Isacco!
IL PODESTÀ
(a Pippo)
Ed a qual titolo?
PIPPO
Per certe cianciafruscole
Che a lui pur or vende.
IL PODESTÀ
(ironicamente alla Ninetta)
Per certe cianciafruscole!...
Cioè?
NINETTA
Parlar non posso.
IL PODESTÀ
Caduta sei nel fosso.
GIANNETTO
(con ira al Podestà)
Tacete.
(con passione alla Ninetta)
Scopri il vero.
NINETTA
Non posso!
GIANNETTO
(insistendo con viva passione)
Deh rispondi !
LUCIA
Tu tremi; ti confondi.
NINETTA
Io, no, signora;... io spero...
IL PODESTÀ
(si alza)
Inutile speranza!
Rimedio più non v'è.
NINETTA
(fra sè)
Io perdo la costanza
Che ne sarà di me!
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
(fra sè)
Ah questa circostanza
Mi porta fuor di me!
PIPPO
(fra sè)
Oh fiera circostanza!
Io son fuor di me!
IL PODESTÀ
(con visibile gioia, fra sè)
Omai più non t'avanza
Che di venir con me.
GIANNETTO
(con impeto)
Si chiami Isacco.
PIPPO
(in atto di partire)
Subito.
FABRIZIO
(a Pippo che parte immediatamente)
In piazza il troverai.
(Intanto il Podestà esamina il processo)
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
Possano tanti guai alfine terminar!
NINETTA
(fra sè)
Oh, padre! Tu lo sai
S'io posso favellar.
IL PODESTÀ
(alla Ninetta)
Quel denaro a me porgete.
NINETTA
(fra sè)
Che pretende? O Numi, aiuto!
(consegna il denaro al Podestà)
IL PODESTÀ
All'Ufficio è devoluto.
(si pone in tasca il denaro)
NINETTA
Oh crudel fatalità!
IL PODESTÀ
(additando la Ninetta, fra sè)
La superbia e l'ardimento
Ti farò ben io passar.
Già vicino è il mio momento
Di godere e trionfar.
NINETTA
(fra sè)
Padre mio, per te mi sento
Questo core a lacerar;
E, per mio maggior tormento,
Non ti posso, oh Dio, giovar!
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
(fra sè)
Quel pallor, quel turbamento
Mi fa l'alma in sen tremar:
Ora spero ed or pavento;
Che mai deggio, oh Dio, pensar!
Scena Sesta
ISACCO
(con umiltà)
Isacco chiamaste.
IL PODESTÀ
(ad Isacco additandogli la Ninetta)
Che cosa compraste da lei poco fa?
ISACCO
(titubando)
Un solo cucchiaio con una forchetta.
GIANNETTO
(coll'accento della disperazione)
Ninetta! Ninetta!
Tu dunque sei rea?
(fra sè)
Ed io la credea l'istessa onestà!
LUCIA, FABRIZIO, PODESTÀ
(ciascuno con diverso affetto)
Convinta è la rea;
Più dubbio non v'ha.
PIPPO
Ah, s'io prevedea!...
Ma come si fa?
NINETTA
(ad lsacco con risolutezza)
Ov'è la posata?
Mostrate;
(agli altri)
E vedrete.
ISACCO
Che mai mi chiedete?
Venduta l'ho già.
NINETTA
Destin terribile!
IL PODESTÀ
(al Cancelliere dopo avergli parlato all'orecchio)
Ma fate presto.
(Il Cancelliere parte subito)
GIANNETTO
(con impeto ad lsacco)
Quai cifre v'erano?
ISACCO
(dopo aver alquanto pensato)
Eravi un "F" ed un "V" insieme.
NINETTA
(coll'accento della disperazione, fra sè)
Ancora questo!
Le stesse lettere!...
Misera me!
TUTTI
(fuorché il Podestà e Isacco)
Mi sento opprimere;
Non v'è più speme
Sorte più barbara,
Oh Dio, non v'è!
IL PODESTÀ
Bene, benissimo!
Non v'è più speme.
(fra sè)
Tu stessa chiedermi
Dovrai mercé.
GIANNETTO
Ma qual rumore!
TUTTI
(fuorché il Podestà)
La forza armata!
LUCIA, PIPPO
GIANNETTO, FABRIZIO
(al Podestà)
Ah mio signore.
Pietà, pietà!
Scena Settima
(Gregorio alla testa della gente d'arme; molti abitatori del villaggio e tutti i famigli di Fabrizio)
IL PODESTÀ
(alla gente d'arme, accennando la Ninetta)
In prigione costei sia condotta.
GIANNETTO
(opponendosi alle guardie)
Giuro al cielo! fermate, o temete...
IL PODESTÀ
(alla gente d'arme)
Obbedite.
NINETTA
Gran Dio!
LUCIA, PIPPO, FABRIZIO
(al Podestà supplicandolo)
Sospendete.
IL PODESTÀ
Non lo posso.-
(alla gente d'arme)
I miei cenni adempite.
NINETTA, LUCIA, PIPPO
FABRIZIO, ISACCO, CORO
Oh destin!
(Le guardie circondano la Ninetta)
GIANNETTO
Questo è troppo!
(al Podestà)
Sentite.
IL PODESTÀ
Son sordo.
(fra sè)
Ora è mia, son contento.
Ah sei giunto, felice momento!
Lo spavento piegar la farà.
NINETTA
Mille affetti nel petto mi sento;
Lo spavento gelare mi fa.
FABRIZIO, CORO
Mille furie nel petto mi sento;
LUCIA, PIPPO, GIANNETTO
ISACCO, CORO
Lo spavento gelare mi fa.
NINETTA
Ah Giannetto!
GIANNETTO
Mio ben !...
(I due amanti si abbracciano)
IL PODESTÀ
(alla gente d'arme)
Separateli.
NINETTA, GIANNETTO
Oh crudeli!
TUTTI
(fuorché il Podestà)
Che orrore!
IL PODESTÀ
(alla gente d'arme)
Legatela.
LUCIA, PIPPO
GIANNETTO, FABRIZIO
(al Podestà, supplicandolo)
Ah signore!...
IL PODESTÀ
Non più.
(alla gente d'arme)
Strascinatela.
NINETTA
(a Giannetto, Fabrizio e Lucia)
Io vi lascio!
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
Ninetta!
IL PODESTÀ
(con impeto)
Finiamola.
TUTTI
(fuorché Ninetta e il Podestà, additando il Podestà)
Chi gli vibra un pugnale nel seno!
Vorrei far tutto a brani quel cor.
NINETTA
(a Giannetto, Fabrizio e Lucia)
Ah di me ricordatevi almeno;
Compiangete il mio povero cor.
IL PODESTÀ
(additando la Ninetta, fra sè)
Ah la gioia mi brilla nel seno!
(Il Podestà ed il Cancelliere escono colle genti d'arme, le quali conducono via la Ninetta, attraversando la folla de' contadini. Lucia rimane immobile col viso nascosto nel suo grembiale. Fabrizio trattiene a forza suo figlio che vuol correre dietro alla Ninetta. Pippo e tutti gli altri famigli manifestano la loro costernazione;e su questo quadro cala il sipario)