Scena 13

(Atrio dove abita la Regina con tre porte, una grande di mezzo; due grandi finestre.)

(Ghita e Lilla; e a suo tempo la Regina)

GHITA
Sei pur qui, pur ti trovo,
Lilla, mia cara amica.

LILLA
Ed hai coraggio
di venirmi davanti?

GHITA
Di venirti davanti?
E perchè no?

LILLA
Il perchè lo sai tu,
quant'io lo so.

GHITA
Io?

LILLA
Tu!

GHITA
Io?

LILLA
Tu, vorresti farmi credere
che d'accordo non sei per rovinarmi
col Podestà e con Tita?

(Qui comparisce la Regina, ma poi si ritira.)

GHITA
Io d'accordo con lor?
Povera Ghita!

LILLA
Povera innocentina!
Chi non ti conoscesse

GHITA
E per chi mi conosci?

LILLA
Dunque lo deggio dir?

GHITA
Si, lo dei dire

LILLA
Dirò che perfida,
che falsa sei,
che da te nascono
gli affanni miei,
che per uccidermi
fingi d'amarmi,
per farmi perdere
il mio tesor.

GHITA
Io che in giardino
fatta ho la spia
quando Lubino
teco venìa,
che nel mio forno
l'ascosi un giorno,
ho questo merto
del mio bon cor.

LILLA
Dal dì che han detto
ch'io son più bella,
tu con dispetto
mi vedi ognor.

GHITA
Oh per bellezza
chi può uguagliarti?
Dovrian chiamarti
la Dea d'amor!

(Con atti di dispetto.)

LILLA
Via brutta stolida
non far schiamazzi.

GHITA
A me, pettegola,
questi strapazzi!

GHITA, LILLA
In altro loco
t'insegnerei
come tu dèi
meco trattar.

GHITA
Chiamarmi stolida!

LILLA
Dirmi pettegola!

GHITA, LILLA
Son proprio titoli da far crepar.

(Qui la Regina si mostra, con finto sdegno.)

REGINA
Cosa veggio? Cosa sento?
Cos'è questo mancamento?
Dove alberga la Regina,
questo chiasso osare far!

GHITA, LILLA
La Regina! La Regina!
Quale scusa ho da trovar?

GHITA
Illustrissima

LILLA
Eccellenza

REGINA
(Fra sè)
È pur bella l'innocenza!

GHITA, LILLA
Imploriam da voi mercede.

REGINA
È un ardir, che troppo eccede,
e scostatevi da me.

GHITA, LILLA
Per pietà non vi sdegnate,
ascoltate per pietà.

(Si metton in ginocchio un po' lontane dalla Regina.)

Vi commova quel lamento,
che tormento al cor mi dà.

REGINA
(Fra sè)
Mi commove il lor lamento,
e tormento al cor mi dà.

(A le due)

Sorgete, sorgete,
mie care innocenti,
se amiche sarete
saprovvi premiar.

GHITA, LILLA
Di core t'abbraccio,
ti bacio di core,
la pace, e l'amore
tra noi dee regnar.

GHITA, LILLA, REGINA
Chi avrebbe mai detto
che il nostro/il loro timore
in tanto diletto
s'avesse a cangiar?

REGINA
(Alla Ghita)
Venite qui: chi sei?

GHITA
La Ghita io sono, promessa sposa a Tita,
sorella di Lisargo,
Podestà della villa,
e son, dopo la Lilla,
la prima contadina del paese.

REGINA
Delle vostre contese
fui spettatrice non veduta io stessa;
e do torto alla Lilla.,
io non credo capace
d'un inganno la Ghita,
ella a me piace.

LILLA
Signora, se fallai
chiedo perdono.

(Ghita fa degli atti semplici di reverenza)

REGINA
(Alla Ghita)
Vattene, e senza indugi
fa che vengano a me Tita e Lisargo.

(Ghita parte)

Tu Lilla, fatti core,
sarà felice in breve il vostro amore.

(La Regina parte.)

Scena 14

LILLA
Dolce mi parve un dì,
un dì mi piacque amor,
ma non è più così,
ma non mi piace ancor.
Finché vicino a te
vivea, mio caro ben,
ch'io ti vedea per me
languir d'amor ripien.
Dolce mi fu quel dì,
quel dì mi piacque amor,
ma non è più così,
ma non mi piace ancor.

(Entra Corrado)

CORRADO
Lilla, il ciel sia con voi.

LILLA
Serva.

CORRADO
Siam soli?

LILLA
Soli.

CORRADO
Buono buono! Chiudiamo.

(Chiude la porta.)

LILLA
Signor che fate?

CORRADO
Figlia, non dubitate.
Son galantuom.

LILLA
Lo credo. Ma se mai
capitasse qualcun

CORRADO
Io son già vecchio;
alla custodia mia
v'affidò la Regina,
nessun penserà male.
Parlar deggio con voi
d'un affar d'importanza.
Lasciatemi operar: io v'amo.

LILLA
Grazie.

CORRADO
V'amo da padre e nulla più.

LILLA
Son certa.

CORRADO
Sentite, se mai vi manca nulla
io vi posso servire

(La prende per mano tremando.)

LILLA
Signor ma voi tremate
cosa avete?

CORRADO
Ah voi sì bella siete
Lilla Lilla

(Entra il Principe)

PRINCIPE
(Fra sè)
Corrado e Lilla;
udiam come mi tratta.

CORRADO
(Fra sè)
L'Infante è qui; cangiam registro.

(A Lilla)

Figlia, siete fortunatissima.

LILLA
A me pare il contrario.

CORRADO
Avete la fortuna
di piacere all'Infante.

LILLA
Peggio per me.

CORRADO
Perchè?

LILLA
Perchè io non l'amo.

CORRADO
Un Prence è sempre amabile.

LILLA
Può darsi.

PRINCIPE
Dunque è a voi sì difficile,
cara Lilla, l'amarmi?

LILLA
Io v'amerò, signor,
come da' figli amasi il Padre,
come il Padrone dal servo,
dal suddito il Sovrano.

PRINCIPE
Ah, ch'io v'amo assai più,
mia bella face.

LILLA
E giusto questo più,
che a me non piace

PRINCIPE
Barbara

LILLA
Non è ver.

PRINCIPE
Siete insensibile alla stima,
all'amore, ai prieghi miei.

LILLA
No, barbara sarei
se sensibile io fossi.

PRINCIPE
Perchè?

LILLA
Perchè morria il mio caro
Lubin di gelosia.

CORRADO
(Fra sè)
Questa rara fermezza
innamora ancor più di sua bellezza.

PRINCIPE
Ma sapete, ch'io posso
a forza aver quel che per
grazia or chiedo.

LILLA
Oh troppo grande io credo
un Infante di Spagna, un che dal cielo
fu scelto a far il popolo felice.

CORRADO
(A Principe)
Dove apprese costei quello che dice!

PRINCIPE
(A Corrado)
Altro mezzo tentiam. Corrado parti,
forse da sola a solo
cangerà la fanciulla.

CORRADO
Ubbidisco Signor.

(Fra sè)

Non farà nulla.

(Va in gabinetto.)

LILLA
Dove andate? Sentite

PRINCIPE
Non temete mia cara, io non vo' niente
senza il vostro consenso.

LILLA
Io non temo per questo,
temo per chi potesse
sorprenderci da soli.

PRINCIPE
Cara Lilla
dunque ostinatamente
mi negate di dar la vostra grazia.

LILLA
Non ho grazia da dare ai vostri pari.

PRINCIPE
(Fra sè)
Proviamo coi danari.

(A Lilla)

Lilla mia, questa borsa di doppie
è tutta vostra,
se voi dite d'amarmi.

LILLA
Io di doppie, Signor, non so che farmi.

PRINCIPE
(Fra sè)
Che sia tutto artifizio?
carichiamo la dose.

(a Lilla)

Vi darò quest'anello
questo bell'orologio,
proteggerò Lubin,
farò che andiate
per le vie di Madrid
ricca di gemme,
con un bel equipaggio,
mostrata a dito
per l'amica del Prence,
procurerò che abbiate
ricchezze, gradi, titoli ed onori.

LILLA
Tutto ciò noi troviam nei nostri amori.

LUBINO
(Ad alta voce, di fuori)
Traditori invan sperate
me staccar da questo loco;
l'ingiustizia che mi fate
la Regina or or saprà.

LILLA
Giusto ciel! Che voce è questa!

PRINCIPE
D'onde vien questo lamento?

PODESTÀ
(Di dentro, fra sè)
Con costui veggo in cimento
la mia stessa dignità.

(Ad alta voce)

Vivo, o morto, il malandrino
via portate in un istante.

LUBINO
(Come sopre.)
Ah crudel!

LILLA
Quest'è Lubino.

PRINCIPE
(Fra sè)
Sarà forse il caro amante?

LILLA
(Fra sè)
Se con lui chiusa mi trova,
me meschina, che dirà?

PRINCIPE
(Fra sè)
Mi mancava questa nuova
per la mia infelicità.

LILLA
Per pietà, di qua partite!

PRINCIPE
E perché vi sbigottite?
Voi restate. Io vo di fori
a veder quel che si fa.

LILLA
(Fra sè)
Tra l'affano ed il timore
ondeggiando il cor mi va.

PRINCIPE
(Fra sè)
Tra il sospetto e tra l'amore
ondeggiando il cor mi va.

LUBINO
Traditori, invan sperate
di staccarmi più di qua.

PODESTÀ
Vivo o morto, il malandrino
strascinate via di qua.

(Il Principe apre la porta e si vede Lubino avviticchiato ad un albero)

Scena 15

PODESTÀ
Il Principe!

LUBINO
L'Infante!

PRINCIPE
Che veggio!

LILLA
Ove mi celo?

I QUATTRO
Palpito, avvampo e gelo.
non so quel che sarà.

(Il Podestà e Lubino entrano in scena, e Lilla si nasconde in un gabinetto.)

(Lubino entra in scena disperatamente, e si mette ai piedi dell'Infante.)

LUBINO
Prence, a' reali piedi
un misero tu vedi,
che chiede carità.

PODESTÀ
Perturbatore audace
costui di nostra pace
non merita pietà.

PRINCIPE
(A Lubino)
Sorgi, chi sei, favella.

LUBINO
Io son di Lilla bella,
promesso sposo e amante.

PRINCIPE
(Al Podestà)
E tu?

PODESTÀ
Grazie a Isabella,
io sono il Podestà.

PRINCIPE
(Guardando Lubino)
Onesto all'aria parmi.

(Guardando il Podestà)

Ha un volto da furfante.
Ma posso già ingannarmi?
Ma meglio si vedrà.

LUBINO, PODESTÀ
(Fra sè)
Mi guarda e, piano, piano
favella tra se stesso.
Non so se io debba adesso
temere o pur sperar.

Scena 16

(Entra la Regina)

REGINA
Che fa il caro figlio?
Perché d'una madre
il tenero ciglio
non viene a bear?

PRINCIPE
Da lungi e da presso
son sempre lo stesso
e serbo nel petto
da figlio e da suddito
rispetto ed amor.

LUBINO, PODESTÀ
Quel volto reale
quel guardo sovrano
mi par più che umano,
ravviva/spaventa il mio cor.

REGINA
Ma qui cosa fanno?
Chi sono costor?

LUBINO
A voi, gran Regina,
si postra, s'inchina
un povero oppresso
da quel traditor.

REGINA
Esponi, infelice,
se a dritto ti lagni,
giustizia ti lice
sperare da me.

PRINCIPE
(Fra sè)
Costui m'interessa
né so già perchè.

LUBINO
Di Lilla vezzosa
l'amante son io,
la chiesi in isposa,
le diedi il cor mio,
e il barbar, il perfido,
rapir me la fè.

(Accennando il Podestà.)

PODESTÀ
Io sono

REGINA, PRINCIPE
Tu taci!
Non parlo/parla con te.

LUBINO
Un crudo fratello
voleva a lui darla.

(Accennando il Podestà.)

Scena 17

(Entrano Tita, che abbraccia Lubino, e Ghita che si mette ai piedi della Regina)

TITA, GHITA
No, più non son/è quello
per me/lui Ghita parla
perdono ti chiedo/e
il fallo mio/suo vedo/e
tua Lilla esser dè.

I SEI
A tali vicende
di sdegni e d'amori
appena s'intende
la cosa com'è.

REGINA
(Additando Lubino)
I lacci si sciolgano
a quel meschinello.

(Additando il Podestà.)

e vada egli carico

GHITA, LUBINO, PODESTÀ
Egli è mio/Io son suo
fratello, signora mercè!

REGINA
Via presto si tolgano
i lacci a Lubino.
Non sono inflessibile,
già cede il mio cor.

GHITA, PRINCIPE, PODESTÀ, TITA
Sciogliamolo/scioglietelo presto.

Scena 18

(Entra Lilla dal gabinetto)

LILLA
(Va per sciogliere Lubino.)
Io devo far questo,
che gli ho destinata
catena miglior.

LUBINO
La Lilla?

GLI ALTRI
La Lilla? Da dove uscì fuor?

LUBINO
Lasciami i lacci miei,
non vo' più libertà.
Un infedel tu sei,
togliti via di quà.

GHITA, LILLA, PODESTÀ, TITA
Alla sua Lilla, o Dei!
Lubin così favella!

LUBINO
La Lilla non è quella,
Lubin io più non sono.
Tu, di quel loco uscisti,
ho i torti miei già visti.
Torna là dentro, o barbara,
in braccio ad altro amor.

LUBINO, LILLA
(Alla Regina)
Ah, Maestà, perdono
Pietà del mio/suo dolor.

GLI ALTRI
Io non intendo il caso,
son piena/o di stupor.

LILLA
No, non temer ben mio,
qui sola non son io,
v'è il mio custode ancor.

(Lilla fa uscir Corrado.)

REGINA, PRINCIPE
Corrado!

CORRADO
De' tuoi cenni
il fido esecutor.

REGINA
Or più temer non dei,
prendila, ella è tua sposa;
a te son io, per lei,
garante d'onestà.

LILLA, GHITA, LUBINO, TITA, PODESTÀ
Dei, che clemenza è questa!
che generosità!

PRINCIPE, CORRADO
Che improvvisata è questa!
che brutta novità!

REGINA
E perché sia la festa
in questo dì compita,

(a Tita.)

fo' sposa tua la Ghita,
perdono al podestà!

LILLA, GHITA, LUBINO, TITA, PODESTÀ
Dei, che clemenza è questa!
che generosità!

PRINCIPE, CORRADO
(Fra sè)
Che improvvisata è questa!
che brutta novità!

GHITA, LILLA
O Tita/Lubino tu sei mio.

TITA, LUBINO
Sei mia Ghita/Lilla bella.

I CINQUE
Cantiam solo Isabella,
lodiam la sua bontà.

REGINA
O quanto un sì bel giubilo,
o quanto alletta e piace!
Di pura gioia e pace
sorgente ognor sarà.

I CINQUE
Godiamo, su godiamo
e con sincero amore
rendiamo grazie al core
di vostra Maestà.

REGINA
E il figlio mio non parla?

LILLA, GHITA
E voi non dite niente?

LILLA
(Al Principe)
Guardate il mio Lubino.

PRINCIPE
Andate, ho visto, ho visto.

GHITA
(A Corrado)
Guardate Tita mio.

CORRADO
Andate, addio, addio.

TUTTI
(Salvo Corrado e il Principe)
Corrado muto resta,
l'Infante mi par mesto.
Non so che storia è questa,
non so cosa pensar.
Ma quel ch'è fatto è fatto
e non si può cangiar.

PRINCIPE, CORRADO
Fremo del mio destino,
perdo colei che adoro,
né deggio dir: io moro,
né posso contrastar,
che quel ch'è fatto è fatto
e non si può cangiar.

Fine del Primo Atto
Scena 13

(Atrio dove abita la Regina con tre porte, una grande di mezzo; due grandi finestre.)

(Ghita e Lilla; e a suo tempo la Regina)

GHITA
Sei pur qui, pur ti trovo,
Lilla, mia cara amica.

LILLA
Ed hai coraggio
di venirmi davanti?

GHITA
Di venirti davanti?
E perchè no?

LILLA
Il perchè lo sai tu,
quant'io lo so.

GHITA
Io?

LILLA
Tu!

GHITA
Io?

LILLA
Tu, vorresti farmi credere
che d'accordo non sei per rovinarmi
col Podestà e con Tita?

(Qui comparisce la Regina, ma poi si ritira.)

GHITA
Io d'accordo con lor?
Povera Ghita!

LILLA
Povera innocentina!
Chi non ti conoscesse

GHITA
E per chi mi conosci?

LILLA
Dunque lo deggio dir?

GHITA
Si, lo dei dire

LILLA
Dirò che perfida,
che falsa sei,
che da te nascono
gli affanni miei,
che per uccidermi
fingi d'amarmi,
per farmi perdere
il mio tesor.

GHITA
Io che in giardino
fatta ho la spia
quando Lubino
teco venìa,
che nel mio forno
l'ascosi un giorno,
ho questo merto
del mio bon cor.

LILLA
Dal dì che han detto
ch'io son più bella,
tu con dispetto
mi vedi ognor.

GHITA
Oh per bellezza
chi può uguagliarti?
Dovrian chiamarti
la Dea d'amor!

(Con atti di dispetto.)

LILLA
Via brutta stolida
non far schiamazzi.

GHITA
A me, pettegola,
questi strapazzi!

GHITA, LILLA
In altro loco
t'insegnerei
come tu dèi
meco trattar.

GHITA
Chiamarmi stolida!

LILLA
Dirmi pettegola!

GHITA, LILLA
Son proprio titoli da far crepar.

(Qui la Regina si mostra, con finto sdegno.)

REGINA
Cosa veggio? Cosa sento?
Cos'è questo mancamento?
Dove alberga la Regina,
questo chiasso osare far!

GHITA, LILLA
La Regina! La Regina!
Quale scusa ho da trovar?

GHITA
Illustrissima

LILLA
Eccellenza

REGINA
(Fra sè)
È pur bella l'innocenza!

GHITA, LILLA
Imploriam da voi mercede.

REGINA
È un ardir, che troppo eccede,
e scostatevi da me.

GHITA, LILLA
Per pietà non vi sdegnate,
ascoltate per pietà.

(Si metton in ginocchio un po' lontane dalla Regina.)

Vi commova quel lamento,
che tormento al cor mi dà.

REGINA
(Fra sè)
Mi commove il lor lamento,
e tormento al cor mi dà.

(A le due)

Sorgete, sorgete,
mie care innocenti,
se amiche sarete
saprovvi premiar.

GHITA, LILLA
Di core t'abbraccio,
ti bacio di core,
la pace, e l'amore
tra noi dee regnar.

GHITA, LILLA, REGINA
Chi avrebbe mai detto
che il nostro/il loro timore
in tanto diletto
s'avesse a cangiar?

REGINA
(Alla Ghita)
Venite qui: chi sei?

GHITA
La Ghita io sono, promessa sposa a Tita,
sorella di Lisargo,
Podestà della villa,
e son, dopo la Lilla,
la prima contadina del paese.

REGINA
Delle vostre contese
fui spettatrice non veduta io stessa;
e do torto alla Lilla.,
io non credo capace
d'un inganno la Ghita,
ella a me piace.

LILLA
Signora, se fallai
chiedo perdono.

(Ghita fa degli atti semplici di reverenza)

REGINA
(Alla Ghita)
Vattene, e senza indugi
fa che vengano a me Tita e Lisargo.

(Ghita parte)

Tu Lilla, fatti core,
sarà felice in breve il vostro amore.

(La Regina parte.)

Scena 14

LILLA
Dolce mi parve un dì,
un dì mi piacque amor,
ma non è più così,
ma non mi piace ancor.
Finché vicino a te
vivea, mio caro ben,
ch'io ti vedea per me
languir d'amor ripien.
Dolce mi fu quel dì,
quel dì mi piacque amor,
ma non è più così,
ma non mi piace ancor.

(Entra Corrado)

CORRADO
Lilla, il ciel sia con voi.

LILLA
Serva.

CORRADO
Siam soli?

LILLA
Soli.

CORRADO
Buono buono! Chiudiamo.

(Chiude la porta.)

LILLA
Signor che fate?

CORRADO
Figlia, non dubitate.
Son galantuom.

LILLA
Lo credo. Ma se mai
capitasse qualcun

CORRADO
Io son già vecchio;
alla custodia mia
v'affidò la Regina,
nessun penserà male.
Parlar deggio con voi
d'un affar d'importanza.
Lasciatemi operar: io v'amo.

LILLA
Grazie.

CORRADO
V'amo da padre e nulla più.

LILLA
Son certa.

CORRADO
Sentite, se mai vi manca nulla
io vi posso servire

(La prende per mano tremando.)

LILLA
Signor ma voi tremate
cosa avete?

CORRADO
Ah voi sì bella siete
Lilla Lilla

(Entra il Principe)

PRINCIPE
(Fra sè)
Corrado e Lilla;
udiam come mi tratta.

CORRADO
(Fra sè)
L'Infante è qui; cangiam registro.

(A Lilla)

Figlia, siete fortunatissima.

LILLA
A me pare il contrario.

CORRADO
Avete la fortuna
di piacere all'Infante.

LILLA
Peggio per me.

CORRADO
Perchè?

LILLA
Perchè io non l'amo.

CORRADO
Un Prence è sempre amabile.

LILLA
Può darsi.

PRINCIPE
Dunque è a voi sì difficile,
cara Lilla, l'amarmi?

LILLA
Io v'amerò, signor,
come da' figli amasi il Padre,
come il Padrone dal servo,
dal suddito il Sovrano.

PRINCIPE
Ah, ch'io v'amo assai più,
mia bella face.

LILLA
E giusto questo più,
che a me non piace

PRINCIPE
Barbara

LILLA
Non è ver.

PRINCIPE
Siete insensibile alla stima,
all'amore, ai prieghi miei.

LILLA
No, barbara sarei
se sensibile io fossi.

PRINCIPE
Perchè?

LILLA
Perchè morria il mio caro
Lubin di gelosia.

CORRADO
(Fra sè)
Questa rara fermezza
innamora ancor più di sua bellezza.

PRINCIPE
Ma sapete, ch'io posso
a forza aver quel che per
grazia or chiedo.

LILLA
Oh troppo grande io credo
un Infante di Spagna, un che dal cielo
fu scelto a far il popolo felice.

CORRADO
(A Principe)
Dove apprese costei quello che dice!

PRINCIPE
(A Corrado)
Altro mezzo tentiam. Corrado parti,
forse da sola a solo
cangerà la fanciulla.

CORRADO
Ubbidisco Signor.

(Fra sè)

Non farà nulla.

(Va in gabinetto.)

LILLA
Dove andate? Sentite

PRINCIPE
Non temete mia cara, io non vo' niente
senza il vostro consenso.

LILLA
Io non temo per questo,
temo per chi potesse
sorprenderci da soli.

PRINCIPE
Cara Lilla
dunque ostinatamente
mi negate di dar la vostra grazia.

LILLA
Non ho grazia da dare ai vostri pari.

PRINCIPE
(Fra sè)
Proviamo coi danari.

(A Lilla)

Lilla mia, questa borsa di doppie
è tutta vostra,
se voi dite d'amarmi.

LILLA
Io di doppie, Signor, non so che farmi.

PRINCIPE
(Fra sè)
Che sia tutto artifizio?
carichiamo la dose.

(a Lilla)

Vi darò quest'anello
questo bell'orologio,
proteggerò Lubin,
farò che andiate
per le vie di Madrid
ricca di gemme,
con un bel equipaggio,
mostrata a dito
per l'amica del Prence,
procurerò che abbiate
ricchezze, gradi, titoli ed onori.

LILLA
Tutto ciò noi troviam nei nostri amori.

LUBINO
(Ad alta voce, di fuori)
Traditori invan sperate
me staccar da questo loco;
l'ingiustizia che mi fate
la Regina or or saprà.

LILLA
Giusto ciel! Che voce è questa!

PRINCIPE
D'onde vien questo lamento?

PODESTÀ
(Di dentro, fra sè)
Con costui veggo in cimento
la mia stessa dignità.

(Ad alta voce)

Vivo, o morto, il malandrino
via portate in un istante.

LUBINO
(Come sopre.)
Ah crudel!

LILLA
Quest'è Lubino.

PRINCIPE
(Fra sè)
Sarà forse il caro amante?

LILLA
(Fra sè)
Se con lui chiusa mi trova,
me meschina, che dirà?

PRINCIPE
(Fra sè)
Mi mancava questa nuova
per la mia infelicità.

LILLA
Per pietà, di qua partite!

PRINCIPE
E perché vi sbigottite?
Voi restate. Io vo di fori
a veder quel che si fa.

LILLA
(Fra sè)
Tra l'affano ed il timore
ondeggiando il cor mi va.

PRINCIPE
(Fra sè)
Tra il sospetto e tra l'amore
ondeggiando il cor mi va.

LUBINO
Traditori, invan sperate
di staccarmi più di qua.

PODESTÀ
Vivo o morto, il malandrino
strascinate via di qua.

(Il Principe apre la porta e si vede Lubino avviticchiato ad un albero)

Scena 15

PODESTÀ
Il Principe!

LUBINO
L'Infante!

PRINCIPE
Che veggio!

LILLA
Ove mi celo?

I QUATTRO
Palpito, avvampo e gelo.
non so quel che sarà.

(Il Podestà e Lubino entrano in scena, e Lilla si nasconde in un gabinetto.)

(Lubino entra in scena disperatamente, e si mette ai piedi dell'Infante.)

LUBINO
Prence, a' reali piedi
un misero tu vedi,
che chiede carità.

PODESTÀ
Perturbatore audace
costui di nostra pace
non merita pietà.

PRINCIPE
(A Lubino)
Sorgi, chi sei, favella.

LUBINO
Io son di Lilla bella,
promesso sposo e amante.

PRINCIPE
(Al Podestà)
E tu?

PODESTÀ
Grazie a Isabella,
io sono il Podestà.

PRINCIPE
(Guardando Lubino)
Onesto all'aria parmi.

(Guardando il Podestà)

Ha un volto da furfante.
Ma posso già ingannarmi?
Ma meglio si vedrà.

LUBINO, PODESTÀ
(Fra sè)
Mi guarda e, piano, piano
favella tra se stesso.
Non so se io debba adesso
temere o pur sperar.

Scena 16

(Entra la Regina)

REGINA
Che fa il caro figlio?
Perché d'una madre
il tenero ciglio
non viene a bear?

PRINCIPE
Da lungi e da presso
son sempre lo stesso
e serbo nel petto
da figlio e da suddito
rispetto ed amor.

LUBINO, PODESTÀ
Quel volto reale
quel guardo sovrano
mi par più che umano,
ravviva/spaventa il mio cor.

REGINA
Ma qui cosa fanno?
Chi sono costor?

LUBINO
A voi, gran Regina,
si postra, s'inchina
un povero oppresso
da quel traditor.

REGINA
Esponi, infelice,
se a dritto ti lagni,
giustizia ti lice
sperare da me.

PRINCIPE
(Fra sè)
Costui m'interessa
né so già perchè.

LUBINO
Di Lilla vezzosa
l'amante son io,
la chiesi in isposa,
le diedi il cor mio,
e il barbar, il perfido,
rapir me la fè.

(Accennando il Podestà.)

PODESTÀ
Io sono

REGINA, PRINCIPE
Tu taci!
Non parlo/parla con te.

LUBINO
Un crudo fratello
voleva a lui darla.

(Accennando il Podestà.)

Scena 17

(Entrano Tita, che abbraccia Lubino, e Ghita che si mette ai piedi della Regina)

TITA, GHITA
No, più non son/è quello
per me/lui Ghita parla
perdono ti chiedo/e
il fallo mio/suo vedo/e
tua Lilla esser dè.

I SEI
A tali vicende
di sdegni e d'amori
appena s'intende
la cosa com'è.

REGINA
(Additando Lubino)
I lacci si sciolgano
a quel meschinello.

(Additando il Podestà.)

e vada egli carico

GHITA, LUBINO, PODESTÀ
Egli è mio/Io son suo
fratello, signora mercè!

REGINA
Via presto si tolgano
i lacci a Lubino.
Non sono inflessibile,
già cede il mio cor.

GHITA, PRINCIPE, PODESTÀ, TITA
Sciogliamolo/scioglietelo presto.

Scena 18

(Entra Lilla dal gabinetto)

LILLA
(Va per sciogliere Lubino.)
Io devo far questo,
che gli ho destinata
catena miglior.

LUBINO
La Lilla?

GLI ALTRI
La Lilla? Da dove uscì fuor?

LUBINO
Lasciami i lacci miei,
non vo' più libertà.
Un infedel tu sei,
togliti via di quà.

GHITA, LILLA, PODESTÀ, TITA
Alla sua Lilla, o Dei!
Lubin così favella!

LUBINO
La Lilla non è quella,
Lubin io più non sono.
Tu, di quel loco uscisti,
ho i torti miei già visti.
Torna là dentro, o barbara,
in braccio ad altro amor.

LUBINO, LILLA
(Alla Regina)
Ah, Maestà, perdono
Pietà del mio/suo dolor.

GLI ALTRI
Io non intendo il caso,
son piena/o di stupor.

LILLA
No, non temer ben mio,
qui sola non son io,
v'è il mio custode ancor.

(Lilla fa uscir Corrado.)

REGINA, PRINCIPE
Corrado!

CORRADO
De' tuoi cenni
il fido esecutor.

REGINA
Or più temer non dei,
prendila, ella è tua sposa;
a te son io, per lei,
garante d'onestà.

LILLA, GHITA, LUBINO, TITA, PODESTÀ
Dei, che clemenza è questa!
che generosità!

PRINCIPE, CORRADO
Che improvvisata è questa!
che brutta novità!

REGINA
E perché sia la festa
in questo dì compita,

(a Tita.)

fo' sposa tua la Ghita,
perdono al podestà!

LILLA, GHITA, LUBINO, TITA, PODESTÀ
Dei, che clemenza è questa!
che generosità!

PRINCIPE, CORRADO
(Fra sè)
Che improvvisata è questa!
che brutta novità!

GHITA, LILLA
O Tita/Lubino tu sei mio.

TITA, LUBINO
Sei mia Ghita/Lilla bella.

I CINQUE
Cantiam solo Isabella,
lodiam la sua bontà.

REGINA
O quanto un sì bel giubilo,
o quanto alletta e piace!
Di pura gioia e pace
sorgente ognor sarà.

I CINQUE
Godiamo, su godiamo
e con sincero amore
rendiamo grazie al core
di vostra Maestà.

REGINA
E il figlio mio non parla?

LILLA, GHITA
E voi non dite niente?

LILLA
(Al Principe)
Guardate il mio Lubino.

PRINCIPE
Andate, ho visto, ho visto.

GHITA
(A Corrado)
Guardate Tita mio.

CORRADO
Andate, addio, addio.

TUTTI
(Salvo Corrado e il Principe)
Corrado muto resta,
l'Infante mi par mesto.
Non so che storia è questa,
non so cosa pensar.
Ma quel ch'è fatto è fatto
e non si può cangiar.

PRINCIPE, CORRADO
Fremo del mio destino,
perdo colei che adoro,
né deggio dir: io moro,
né posso contrastar,
che quel ch'è fatto è fatto
e non si può cangiar.

Fine del Primo Atto


最終更新:2017年07月04日 17:18