ATTO PRIMO

Sala gotica con logge, da cui si scopre il ponte levatoio del castello,
ed in lontananza un tempio al castello attiguo.

Scena prima
Coro di arcieri,
Tamas seduto sopra una pelle di tigre, poi Guido.

GUIDO
Qual guerriero su bruno destriero
varcò il ponte, che cupo suonò?

CORO
Fu Rolando, ci disse un arciero,
che dal sacro Avignone tornò.

GUIDO
Da uno scritto, da un detto or dipende
della misera Gemma il destin.

CORO
Egli vien, già le scale egli ascende.

GUIDO
Forse il nembo a scoppiar è vicin.

Scena seconda
Rolando e detti.

ROLANDO
Guido!

GUIDO
Ebben?

ROLANDO
Il messaggio ha compito.

GUIDO
Gemma!

ROLANDO
Gemma non ha più marito.

TUTTI
Oh, sventura!

ROLANDO
(dando i fogli a Guido)
Del prence il voler
tu le annunzia.

GUIDO
Penoso dover!
Questo sacro augusto stemma
di chi schiude al ciel le porte,
pianto a tutti, e reca a Gemma
duolo eterno e forse morte.
Ah! chi mai per tal sciagura
chi non piange di dolor?
Ripudiata in queste mura
lungi andrà dal suo signor.
Nella stanza, che romita
al dolor dischiude il cielo,
languirà questa avvilita
come un fior che non ha stelo:
mai dell'odio la tempesta,
mai s'accolga nel suo cor,
ché tremenda, ché funesta
è l'offesa dell'amor.

CORO
Qua, Rolando, e narra a noi
l'alte imprese degli eroi:
de' francesi, e degl'inglesi
le battaglie, ed il valor.

ROLANDO
Vidi cose, che ridire
la mia lingua a voi non basta:
de' francesi fremon l'ire:
ma non brando, ma non asta
frena il torbido britanno,
d'ogni danno apportator.
Solo d'Orléans la donzella
argin pone al suo furor.

CORO
Qual prodigio! Una donzella
argin pone al suo furor?
Narra, narra, e di' com'ella
pervenisse a tanto onor!

ROLANDO
Ella è senno, è brando, è duce
per cittadi e per castella;
strage e morte all'anglo adduce:
è cometa che flagella
coll'infausto suo splendor.
Dei francesi ell'è la stella.
Scudo immenso, e difensor.

CORO
Viva d'Orléans la donzella,
nostra speme, e nostro amor.

GUIDO
Una preghiera unanime
per Gemma...

CORO
Ah! si preghiamo.

ROLANDO
(a Tamas)
T'alza infedel.

TAMAS
Che vuoi?

ROLANDO
Non déi pregar con noi!

TAMAS
(s'alza furioso)
Pregate voi? Perché?
Perché Gemma soffra lieta
l'onta infame di un ripudio?
E a qual nume, a qual profeta
può innalzar sua prece il cor?
Lo potreste, allor che il grido
di vendetta accolto fosse
se del vil che la percosse
s'eternasse il disonor.

ROLANDO
Frena, ah! frena il vile accento,
o sei spento, traditor.
(caccia un pugnale)

TAMAS
Su, mi svena; a che t'arresti?
A quel mal che tu mi festi
morte è un bene, che gli affanni
di molt'anni troncar può.
Mi togliesti a un sole ardente,
ai deserti, alle foreste,
perché fossi ognor languente
qui fra nembi, e fra tempeste;
mi togliesti e core, e mente,
patria, nome, e libertà.
(Ma di fiamma onnipossente
arde il core, e niuno il sa)

CORO
La bestemmia del furente
non ascolti il cielo irato!
Guai! se il folgore possente
su quel capo ei scaglierà.

TAMAS
Verrà dì che il saraceno
vendicato appien sarà.
(Ma l'amor che m'arde in seno
nessun uom distruggerà)

CORO
Morte, morte al saraceno;
farlo salvo è crudeltà.

ROLANDO
Lascia, Guido, ch'io possa
vendicare l'oltraggio a cui discese.

TAMAS
Indietro, sciagurati!

ROLANDO
Una parola
se aggiungi

TAMAS
Indietro, o ch'io

ROLANDO
Vile!

GUIDO
T'arresta. Lo punisca Iddio.

Scena terza
Gemma e detti. All'arrivo di Gemma
tutti si arrestano col capo basso.
Tamas colle braccia conserte all'orientale
in attitudine del massimo rispetto.
Gemma guarda tutti con dignità.

GEMMA
(s'accorge del pugnale di Rolando)
Nuove contese!... Oh cielo!
Un ferro sguainato!

ROLANDO
Al saraceno
d'appuntarlo imponea.

GEMMA
(con simulazione)
Comprendo appieno:
riponete quel ferro.

ROLANDO
(gettandolo ai piedi di Tamas)
Infedele, lo prendi
lo affila tu; m'intendi?

TAMAS
A me la cura
lasciane pur.

GEMMA
L'assenza del mio sposo
troppo audaci vi fe'. Pace una volta,
pace almeno fra voi! Guido, ah! non sai
quanto terrore io provo
di guerra al nome. Ahi! Così crudi accenti!
Mi fan (Tanto in me ponno!)
tremar nell'ombre, e trabalzar nel sonno.
Una voce al cor d'intorno
da più dì mi grida guerra!
Fuggi, o Gemma, dal soggiorno
dove pace un dì regnò.
Questo grido il cor mi serra,
tal che piangere non so.

CORO
(fra se)
Come augel nella foresta
presagisce la tempesta,
con quel grido all'infelice
la sciagura favellò.

GEMMA
Questa voce somigliante
a sconvolta onda mugghiante
ahi! dal sonno spaventata
da più notti mi destò.
Me deserta! e sfortunata,
che pensarmi, oh ciel! non so.

CORO
I tuoi mali al cor presago
la sventura palesò.

TAMAS
Nessun sogno a te predisse
ch'oggi torna il tuo signor?

GEMMA
Riede il Conte?

CORO
Ecco Rolando
di tal nuova apportator.

GEMMA
Egli riede? oh, lieto istante,
il mio sposo io rivedrò!
Al mio sen l'eroe, l'amante,
il mio bene abbraccerò.
Parlerà de' suoi trofei,
io d'amor gli parlerò;
cogli amplessi i pianti miei,
la mia gioia io mescerò.
Ite: festeggi ognuno
del mio sposo l'arrivo.
Tutti partono, Guido resta infondo.
Perché, Guido tu resti
simile ad uom che in mente avvolga
un tristo terribile pensier? Parla.

GUIDO
E lo deggio?

GEMMA
Il devi. Ah, Guido! Di', forse in battaglia
fu il consorte ferito?

GUIDO
No, ma tu più non hai... non hai marito.

GEMMA
Oh! che favelli tu? Chi il santo nodo
infrangere potrebbe altri che morte?
Il ciel ci avvinse.

GUIDO
(presentando l'atto del divorzio)
E vi disciolse il cielo.

GEMMA
Un ripudio? Che lessi! Avvampo e gelo!
Ripudiata? Me infelice!
Ripudiarmi? E in che son rea?
Qual mai colpa mi si addice?
Quale oltraggio a lui facea?
Dimmi, o Guido, ch'io deliro,
o ch'io spiro di dolor.

GUIDO
Ei non t'odia; è sol tua colpa,
solo il talamo infecondo:
il destino, ah! sol ne incolpa,
che a ciò trasse il mio signor.
Brama il Conte dare al mondo
di sua stirpe un successor.

GEMMA
E di me che sarà mai?

GUIDO
Fosti al chiostro destinata.

GEMMA
Ah! che Gemma disperata
in quel chiostro morirà.

GUIDO
No, che al cielo, al ciel sacrata,
giorni lieti in Dio vivrà.

GEMMA
Dio pietoso! Ah! tu ben sai
quanto amai lo sconoscente!
Fu il pensier della mia mente,
fu il sospiro del mio cor.

GUIDO
Di te piango; e qual v'ha cuore
che non pianga a un'innocente?
Volgi al cielo il cor, la mente,
là v'è un Dio consolator.

GEMMA
Ed il Conte, il mio consorte?

GUIDO
Déi scordarlo.

GEMMA
E lo potrò?
Obliar l'immenso amore?

GUIDO
Pur lo déi.

GEMMA
Chi cangia un core?

GUIDO
Dio.

GEMMA
Me'l cangi, e ubbidirò!

GUIDO
D'altra il Conte...

GEMMA
(con furore)
D'altra?... Ah no!

Si sente musica militare che annunzia l'arrivo del Conte.

GUIDO
Giunge.

GEMMA
A lui...

GUIDO
Non t'è permesso.

GEMMA
(supplice)
Impedirmi un solo amplesso?

GUIDO
Déi fuggirlo...

GEMMA
Ah! crudeltà.
Perché il Conte scacciami? Perché?
Ripudiarmi, avvilirmi così?
Oh, d'amore crudele mercè!
Ogni bene per Gemma sparì.
Se l'ingrato ti chiede di me
di' all'ingrato che Gemma morì.

GUIDO
Dio, quel core che tutto perdé,
tu consola, tu calma in tal dì:
chi pietade richiese da te
mai deluso da te non partì.

Partono.

Scena quarta
Tamas con pugnale insanguinato.

TAMAS
(volgendosi alla mano che stringe il pugnale)
Dritto al segno vibrasti, io l'ho ferito
là dov'ei mi colpì. Nel mio furore
infino all'elsa glielo immersi in core.
(pianta il pugnale sulla tavola)
Gemma! che sola sei
luce degli occhi miei,
a te serbò la sorte
l'onta dal tuo signor, e a mela morte.
Si odono suoni che annunziano l'arrivo del Conte.
Giunge, o Gemma, il tiranno;
fuggi, vien meco unita;
usciam, tu del castello, ed io di vita.

Parte.

Scena quinta
Coro d'arcieri.

CORO
Lode al forte guerriero, ed onore
del re Carlo all'invitto campione,
delle cento castella al signore,
che l'orgoglio britanno punì.
Venne un turbo dal freddo Albione,
ch'eclissava di Francia la stella;
ma il signor delle cento castella
scese in campo e quel turbo sparì.

Scena sesta
Conte e detti.

CONTE
Qui un pugnale! Chi 'l confisse
a segnal di ria vendetta?
A mio danno la reietta
forse, ah! forse il consacrò.
(prendendolo)
Sangue! Ah! Gemmasi trafisse?
(spaventato)
Guido!... Anch'ei m'abbandonò?
(cade su una sedia)
Ah! nel cuor mi suona un grido,
che mi accusa, che mi dice,
cadde estinta l'infelice,
e il consorte la svenò.
Al mio duol soccorri, o Guido...
Guido, anch'ei mi abbandonò.

CORO
Noi veniamo a te d'incontro,
Guido sol saperlo può.

Scena settima
Guido e detti.

CONTE
Guido! Io tremo!... Questo sangue?
Dimmi, Gemma è morta?

GUIDO
(freddamente)
No.

TUTTI
(con gioia) No?

CONTE
Ah! la vita già fuggita
nel mio seno ritornò.

CORO
Ah! la vita già fuggita
nel suo seno ritornò.

CONTE
Di chi è dunque?

GUIDO
(con dolore)
Di Rolando.

CONTE
Chi l'uccise? Come? Quando?

GUIDO
Tamas, disse, e poi spirò.

CONTE
Ch'ei non fugga: del castello
custodite sien le porte:
l'assassin fra le ritorte
trascinate al suo signor.
A mie nozze inaugurate
quali auspici di terror!

CORO
Sul reo capo pende morte,
ei fia sacro al tuo furor.
Strascinato fra ritorte
fia lo schiavo traditor.

CONTE
Un fatal presentimento
in quel sangue io veggo scritto:
del rimorso lo spavento
agghiacciare il sen mi fa.
Io di Gemma ho il cor trafitto,
e rea pena il ciel men dà.

CORO
Grave, estremo fu il delitto,
pena estrema il vil ne avrà.

CONTE
Abbia tomba Rolando. Oh, mio fedele,
prode scudiero mio! Parlami, Guido,
la misera che fe'?

Arcieri partono.

GUIDO
Che far potea
la sventurata?

CONTE
Narrami, piangea
in lasciar queste mura?

GUIDO
Ella qui stassi ancor.

CONTE
(spaventato)
In queste soglie
la prima sposa, e la novella moglie?
(sdegnato)
Così il cenno eseguisti?

GUIDO
Solo quest'oggi giunse
noi Rolando.

CONTE
Ah! fa' che tosto parta
questa donna infelice, e perigliosa.
L'altra attendo fra poco...

GUIDO
Un'altra sposa?
Perdona, e di': dal punitor rimorso
chi assolver ti potrà?

CONTE
Mille ragioni,
e l'infecondo nodo,
necessità d'un successor, l'espresso
voler del re.

GUIDO
Vi aggiungi, e sta se il puoi,
dal non fremerne in core,
altra ragion più forte.

CONTE
E quale?

GUIDO
Amore.

CONTE
Oh, va! Fa', ch'ella parta, e che non sappia
del suo schiavo fedel qual sia la sorte.

GUIDO
Ti ricorda, signor, nel giudicarlo,
ch'egli orfano, straniero,
senza difesa è qui.

CONTE
Son cavaliero.

Partono.
Sala di giustizia.

Scena ottava
Coro d'arcieri, Tamas e Guido.

CORO I
Assassino che il ferro immergesti
in quel cor, che giammai non tradì.
Morir devi, gl'istanti son questi
che t'avanzan dell'ultimo dì.

CORO II
Il supplizio all'infame s'appresti,
che da vile quel prode ferì.

TAMAS
Sciagurati! cessate...

GUIDO
Silenzio!
Ecco giunge il signor di Vergy.

Scena nona
Il Conte e detti.

CONTE
È questo, su cui siedo,
degli avi miei l'ereditato seggio.
A noi die' Carlo Magno
di suprema giustizia immune il dritto.
Ora di gran delitto
giudicare dobbiamo. Il reo s'avanzi.
Infido saraceno!
Alla mortal contesa, onde uccidesti
il mio prode scudier, qual fu cagione?

TAMAS
L'odio, che per dieci anni
m'arse sepolto in seno.
Odio sai tu che sia
d'un arabo nel cor? Inferno è l'odio
che dissipato è a stento
col sangue vil dell'inimico spento.

CONTE
Onde di tanta rabbia in te sorgente?

TAMAS
Ei mi ferì, mi tolse
e padre, e libertà.

CONTE
Né volger d'anni
così atroce pensiero
cancellò dalla mente?

TAMAS
Arabo io sono e l'ebbi ognor presente.
La vista di quel crudo
fu supplizio per me. A quell'aspetto
mi tornava al pensiero
la libertà rapita,
il padre, e la ferita,
il luogo dov'io nacqui,
il deserto, le selve, e pur mi tacqui.
Del suo, del viver mio l'ora suprema
oggi segnò il destin. Osò l'audace
provocar l'ira mia, trafitto ei giace.

CONTE
Ne' barbari tuoi modi
il tuo stesso furor mi fa pietade.
Lascia queste contrade,
torna ne' tuoi deserti. Ecco dell'oro.
Parti.
(gli getta una borsa)

TAMAS
Partir non posso.

CONTE
(sorpreso)
Questi luoghi lasciar che tu detesti
perché non vuoi?

TAMAS
Vuole il destin ch'io resti.

CONTE
Che mai qui ti trattiene?

TAMAS
Il mio destino.

CONTE
Favella.

TAMAS
mio segreto.

CONTE
Io l'indovino.
A novella vendetta hai tu serbato
il pugnal che s'offerse a' sguardi miei.
Un altro uccider brami.

TAMAS
E quel tu sei.

CONTE
(s'alza con impeto)
Tigre uscito dal deserto,
d'uman sangue sitibondo,
tu morrai, ché più non merti
né clemenza, né pietà.
(agli arcieri)
Strascinate il furibondo
dove morte, e infamia avrà.

TAMAS
Libertà mi diede, e vita
nell'Arabia, un Dio possente,
tu mi uccidi, e pria rapita
mi hai, fellon, la libertà.
La bestemmia del morente
il tuo nome infamerà.

CONTE
Sia quel reo sospeso allaccio.

TAMAS
Assassini! A questo braccio...
(prende un ferro da un arciero)

TUTTI
Morte!

TAMAS
(per uccidersi)
Io libero morrò.

Scena ultima Damigelle, Gemma e detti.

DAMIGELLE
(uscendo da una porta)
Grazia!

CORO
Morte!

DAMIGELLE
Grazia!

TAMAS
No.

GEMMA
Vivi.

CONTE e ARCIERI
Gemma!

TAMAS
Ah! sì: vivrò.
(Un suo sguardo, ed un suo detto
questo braccio disarmò.
Fuggì l'ira dal mio petto,
e l'amor vi ritornò)

GEMMA
(Ciel, da te sia benedetto
quando a dirgli imprenderò:
tu riaccendi nel mio petto
quell'amor che mi giurò)

CONTE
(Ah! di Gemma il mesto aspetto
sostener com'io potrò!
Cento affetti in un affetto!
quì la sorte combinò)

GUIDO e CORO
Dio di pace, in questo tetto,
dove amore un dì regnò,
fa che torni quell'affetto
che discordia allontanò!

GEMMA
Mio signor, non più mio sposo
se la morte a me giurasti,
una vittima ti basti,
due svenarne è crudeltà.
Salva Tamas.

CONTE
Ei vivrà.

TAMAS
(Per me prega l'infelice
non per lei)

CONTE
(a Tamas)
Va', ti perdono.
(a Gemma)
Benché la vita ei più non merti,
salvo ei sia, giacché il bramasti:
di sua vita a te fo dono,
e un addio...
(per partire)

GEMMA
Se un dì mi amasti,
se, crudele, or non mi sprezzi,
deh! mi ascolta.

CONTE
E che dir vuoi?

GEMMA
Che una sposa oggi tu sprezzi,
e fai onta a' dritti suoi.

CONTE
Fu destino.

GEMMA
Hai tu deciso?
Dunque è ver?

CONTE
Date diviso
mi ha fatal necessità.

TAMAS
(Cor di smalto)

TUTTI
Oh, crudeltà!

GEMMA
E l'anello coniugale,
e l'altare, e il sì fatale,
e quel nume che invocasti,
tutto, di', tutto scordasti?
Tutto?

CONTE
Tutto omai finì.

GEMMA
Conte! ah! no, non dir così.
(si getta ai piedi del Conte)

TAMAS
(Sconoscenza!)

CORO e GUIDO
(Infausto dì!)
Il Conte la rialza.

GEMMA
Di' ch'io vada in Palestina
scalza il piede a sciorre un voto;
non vi è lido sì remoto
dove Gemma non andrà.
Ah, non far ch'io maledica
questo sol, per mia sventura,
che feconda la natura
e che sterile mi fa.

TAMAS
(Non si scuote, non si piega
come scoglio in mare ei stà)

GUIDO e ARCIERI
Per la misera, che prega,
non ha senso, né pietà.

CONTE
(Mai non parve agli occhi miei
così bella ed innocente,
io calpesto, sconoscente,
l'innocenza e la beltà)
Basta, o Gemma... ah! ch'io non posso...

GEMMA
(gridando con gioia e baciandogli la mano)
Parla... dimmi... ah! sei commosso?
Una lagrima amorosa
sulla mano mi piombò.

TUTTI
Quella lagrima pietosa
scese, e Gemma trionfò.

Suoni lontani.

GUIDO
Ma qual suon?

CONTE
(per partire)
Ah! la mia sposa.

TUTTI
La sua sposa!... Oh, tristo evento,
che la gioia dissipò!

GEMMA
Fui tradita, ah, disleale!
D'ogni dritto insultatore!
Vil spergiuro, il mio furore
oggi apprendi a paventar!
Nel mio cor dal tuo sprezzato,
la vendetta ha sede e regno,
dalle furie del mio sdegno
nessun dio ti può salvar.

CONTE
Ma non cangia, o sciagurata,
vano sdegno, e vil lamento:
io disprezzo, e non pavento
il tuo vano minacciar.
Vanne alfin, né sia destata
l'ira ond'io già colmo ho il petto.
Un tuo sguardo, un moto, un detto
la potrebbe suscitar.

TAMAS
(Una furia ho nella mente,
un demonio che mi grida,
ch'io l'atterri, e l'empio uccida,
tanto oltraggio a vendicar.
Oh, infelice! I tuoi bei giorni
fur consunti, fur distrutti:
avvilita, e in odio a tutti
solo a me ti puoi fidar)

GUIDO e CORI
Dall'abisso uscì la fiamma
fu discordia che l'accese,
quì scoppiò di rie contese
nuovo inferno a suscitar.

ATTO PRIMO

Sala gotica con logge, da cui si scopre il ponte levatoio del castello,
ed in lontananza un tempio al castello attiguo.

Scena prima
Coro di arcieri,
Tamas seduto sopra una pelle di tigre, poi Guido.

GUIDO
Qual guerriero su bruno destriero
varcò il ponte, che cupo suonò?

CORO
Fu Rolando, ci disse un arciero,
che dal sacro Avignone tornò.

GUIDO
Da uno scritto, da un detto or dipende
della misera Gemma il destin.

CORO
Egli vien, già le scale egli ascende.

GUIDO
Forse il nembo a scoppiar è vicin.

Scena seconda
Rolando e detti.

ROLANDO
Guido!

GUIDO
Ebben?

ROLANDO
Il messaggio ha compito.

GUIDO
Gemma!

ROLANDO
Gemma non ha più marito.

TUTTI
Oh, sventura!

ROLANDO
(dando i fogli a Guido)
Del prence il voler
tu le annunzia.

GUIDO
Penoso dover!
Questo sacro augusto stemma
di chi schiude al ciel le porte,
pianto a tutti, e reca a Gemma
duolo eterno e forse morte.
Ah! chi mai per tal sciagura
chi non piange di dolor?
Ripudiata in queste mura
lungi andrà dal suo signor.
Nella stanza, che romita
al dolor dischiude il cielo,
languirà questa avvilita
come un fior che non ha stelo:
mai dell'odio la tempesta,
mai s'accolga nel suo cor,
ché tremenda, ché funesta
è l'offesa dell'amor.

CORO
Qua, Rolando, e narra a noi
l'alte imprese degli eroi:
de' francesi, e degl'inglesi
le battaglie, ed il valor.

ROLANDO
Vidi cose, che ridire
la mia lingua a voi non basta:
de' francesi fremon l'ire:
ma non brando, ma non asta
frena il torbido britanno,
d'ogni danno apportator.
Solo d'Orléans la donzella
argin pone al suo furor.

CORO
Qual prodigio! Una donzella
argin pone al suo furor?
Narra, narra, e di' com'ella
pervenisse a tanto onor!

ROLANDO
Ella è senno, è brando, è duce
per cittadi e per castella;
strage e morte all'anglo adduce:
è cometa che flagella
coll'infausto suo splendor.
Dei francesi ell'è la stella.
Scudo immenso, e difensor.

CORO
Viva d'Orléans la donzella,
nostra speme, e nostro amor.

GUIDO
Una preghiera unanime
per Gemma...

CORO
Ah! si preghiamo.

ROLANDO
(a Tamas)
T'alza infedel.

TAMAS
Che vuoi?

ROLANDO
Non déi pregar con noi!

TAMAS
(s'alza furioso)
Pregate voi? Perché?
Perché Gemma soffra lieta
l'onta infame di un ripudio?
E a qual nume, a qual profeta
può innalzar sua prece il cor?
Lo potreste, allor che il grido
di vendetta accolto fosse
se del vil che la percosse
s'eternasse il disonor.

ROLANDO
Frena, ah! frena il vile accento,
o sei spento, traditor.
(caccia un pugnale)

TAMAS
Su, mi svena; a che t'arresti?
A quel mal che tu mi festi
morte è un bene, che gli affanni
di molt'anni troncar può.
Mi togliesti a un sole ardente,
ai deserti, alle foreste,
perché fossi ognor languente
qui fra nembi, e fra tempeste;
mi togliesti e core, e mente,
patria, nome, e libertà.
(Ma di fiamma onnipossente
arde il core, e niuno il sa)

CORO
La bestemmia del furente
non ascolti il cielo irato!
Guai! se il folgore possente
su quel capo ei scaglierà.

TAMAS
Verrà dì che il saraceno
vendicato appien sarà.
(Ma l'amor che m'arde in seno
nessun uom distruggerà)

CORO
Morte, morte al saraceno;
farlo salvo è crudeltà.

ROLANDO
Lascia, Guido, ch'io possa
vendicare l'oltraggio a cui discese.

TAMAS
Indietro, sciagurati!

ROLANDO
Una parola
se aggiungi

TAMAS
Indietro, o ch'io

ROLANDO
Vile!

GUIDO
T'arresta. Lo punisca Iddio.

Scena terza
Gemma e detti. All'arrivo di Gemma
tutti si arrestano col capo basso.
Tamas colle braccia conserte all'orientale
in attitudine del massimo rispetto.
Gemma guarda tutti con dignità.

GEMMA
(s'accorge del pugnale di Rolando)
Nuove contese!... Oh cielo!
Un ferro sguainato!

ROLANDO
Al saraceno
d'appuntarlo imponea.

GEMMA
(con simulazione)
Comprendo appieno:
riponete quel ferro.

ROLANDO
(gettandolo ai piedi di Tamas)
Infedele, lo prendi
lo affila tu; m'intendi?

TAMAS
A me la cura
lasciane pur.

GEMMA
L'assenza del mio sposo
troppo audaci vi fe'. Pace una volta,
pace almeno fra voi! Guido, ah! non sai
quanto terrore io provo
di guerra al nome. Ahi! Così crudi accenti!
Mi fan (Tanto in me ponno!)
tremar nell'ombre, e trabalzar nel sonno.
Una voce al cor d'intorno
da più dì mi grida guerra!
Fuggi, o Gemma, dal soggiorno
dove pace un dì regnò.
Questo grido il cor mi serra,
tal che piangere non so.

CORO
(fra se)
Come augel nella foresta
presagisce la tempesta,
con quel grido all'infelice
la sciagura favellò.

GEMMA
Questa voce somigliante
a sconvolta onda mugghiante
ahi! dal sonno spaventata
da più notti mi destò.
Me deserta! e sfortunata,
che pensarmi, oh ciel! non so.

CORO
I tuoi mali al cor presago
la sventura palesò.

TAMAS
Nessun sogno a te predisse
ch'oggi torna il tuo signor?

GEMMA
Riede il Conte?

CORO
Ecco Rolando
di tal nuova apportator.

GEMMA
Egli riede? oh, lieto istante,
il mio sposo io rivedrò!
Al mio sen l'eroe, l'amante,
il mio bene abbraccerò.
Parlerà de' suoi trofei,
io d'amor gli parlerò;
cogli amplessi i pianti miei,
la mia gioia io mescerò.
Ite: festeggi ognuno
del mio sposo l'arrivo.
Tutti partono, Guido resta infondo.
Perché, Guido tu resti
simile ad uom che in mente avvolga
un tristo terribile pensier? Parla.

GUIDO
E lo deggio?

GEMMA
Il devi. Ah, Guido! Di', forse in battaglia
fu il consorte ferito?

GUIDO
No, ma tu più non hai... non hai marito.

GEMMA
Oh! che favelli tu? Chi il santo nodo
infrangere potrebbe altri che morte?
Il ciel ci avvinse.

GUIDO
(presentando l'atto del divorzio)
E vi disciolse il cielo.

GEMMA
Un ripudio? Che lessi! Avvampo e gelo!
Ripudiata? Me infelice!
Ripudiarmi? E in che son rea?
Qual mai colpa mi si addice?
Quale oltraggio a lui facea?
Dimmi, o Guido, ch'io deliro,
o ch'io spiro di dolor.

GUIDO
Ei non t'odia; è sol tua colpa,
solo il talamo infecondo:
il destino, ah! sol ne incolpa,
che a ciò trasse il mio signor.
Brama il Conte dare al mondo
di sua stirpe un successor.

GEMMA
E di me che sarà mai?

GUIDO
Fosti al chiostro destinata.

GEMMA
Ah! che Gemma disperata
in quel chiostro morirà.

GUIDO
No, che al cielo, al ciel sacrata,
giorni lieti in Dio vivrà.

GEMMA
Dio pietoso! Ah! tu ben sai
quanto amai lo sconoscente!
Fu il pensier della mia mente,
fu il sospiro del mio cor.

GUIDO
Di te piango; e qual v'ha cuore
che non pianga a un'innocente?
Volgi al cielo il cor, la mente,
là v'è un Dio consolator.

GEMMA
Ed il Conte, il mio consorte?

GUIDO
Déi scordarlo.

GEMMA
E lo potrò?
Obliar l'immenso amore?

GUIDO
Pur lo déi.

GEMMA
Chi cangia un core?

GUIDO
Dio.

GEMMA
Me'l cangi, e ubbidirò!

GUIDO
D'altra il Conte...

GEMMA
(con furore)
D'altra?... Ah no!

Si sente musica militare che annunzia l'arrivo del Conte.

GUIDO
Giunge.

GEMMA
A lui...

GUIDO
Non t'è permesso.

GEMMA
(supplice)
Impedirmi un solo amplesso?

GUIDO
Déi fuggirlo...

GEMMA
Ah! crudeltà.
Perché il Conte scacciami? Perché?
Ripudiarmi, avvilirmi così?
Oh, d'amore crudele mercè!
Ogni bene per Gemma sparì.
Se l'ingrato ti chiede di me
di' all'ingrato che Gemma morì.

GUIDO
Dio, quel core che tutto perdé,
tu consola, tu calma in tal dì:
chi pietade richiese da te
mai deluso da te non partì.

Partono.

Scena quarta
Tamas con pugnale insanguinato.

TAMAS
(volgendosi alla mano che stringe il pugnale)
Dritto al segno vibrasti, io l'ho ferito
là dov'ei mi colpì. Nel mio furore
infino all'elsa glielo immersi in core.
(pianta il pugnale sulla tavola)
Gemma! che sola sei
luce degli occhi miei,
a te serbò la sorte
l'onta dal tuo signor, e a mela morte.
Si odono suoni che annunziano l'arrivo del Conte.
Giunge, o Gemma, il tiranno;
fuggi, vien meco unita;
usciam, tu del castello, ed io di vita.

Parte.

Scena quinta
Coro d'arcieri.

CORO
Lode al forte guerriero, ed onore
del re Carlo all'invitto campione,
delle cento castella al signore,
che l'orgoglio britanno punì.
Venne un turbo dal freddo Albione,
ch'eclissava di Francia la stella;
ma il signor delle cento castella
scese in campo e quel turbo sparì.

Scena sesta
Conte e detti.

CONTE
Qui un pugnale! Chi 'l confisse
a segnal di ria vendetta?
A mio danno la reietta
forse, ah! forse il consacrò.
(prendendolo)
Sangue! Ah! Gemmasi trafisse?
(spaventato)
Guido!... Anch'ei m'abbandonò?
(cade su una sedia)
Ah! nel cuor mi suona un grido,
che mi accusa, che mi dice,
cadde estinta l'infelice,
e il consorte la svenò.
Al mio duol soccorri, o Guido...
Guido, anch'ei mi abbandonò.

CORO
Noi veniamo a te d'incontro,
Guido sol saperlo può.

Scena settima
Guido e detti.

CONTE
Guido! Io tremo!... Questo sangue?
Dimmi, Gemma è morta?

GUIDO
(freddamente)
No.

TUTTI
(con gioia) No?

CONTE
Ah! la vita già fuggita
nel mio seno ritornò.

CORO
Ah! la vita già fuggita
nel suo seno ritornò.

CONTE
Di chi è dunque?

GUIDO
(con dolore)
Di Rolando.

CONTE
Chi l'uccise? Come? Quando?

GUIDO
Tamas, disse, e poi spirò.

CONTE
Ch'ei non fugga: del castello
custodite sien le porte:
l'assassin fra le ritorte
trascinate al suo signor.
A mie nozze inaugurate
quali auspici di terror!

CORO
Sul reo capo pende morte,
ei fia sacro al tuo furor.
Strascinato fra ritorte
fia lo schiavo traditor.

CONTE
Un fatal presentimento
in quel sangue io veggo scritto:
del rimorso lo spavento
agghiacciare il sen mi fa.
Io di Gemma ho il cor trafitto,
e rea pena il ciel men dà.

CORO
Grave, estremo fu il delitto,
pena estrema il vil ne avrà.

CONTE
Abbia tomba Rolando. Oh, mio fedele,
prode scudiero mio! Parlami, Guido,
la misera che fe'?

Arcieri partono.

GUIDO
Che far potea
la sventurata?

CONTE
Narrami, piangea
in lasciar queste mura?

GUIDO
Ella qui stassi ancor.

CONTE
(spaventato)
In queste soglie
la prima sposa, e la novella moglie?
(sdegnato)
Così il cenno eseguisti?

GUIDO
Solo quest'oggi giunse
noi Rolando.

CONTE
Ah! fa' che tosto parta
questa donna infelice, e perigliosa.
L'altra attendo fra poco...

GUIDO
Un'altra sposa?
Perdona, e di': dal punitor rimorso
chi assolver ti potrà?

CONTE
Mille ragioni,
e l'infecondo nodo,
necessità d'un successor, l'espresso
voler del re.

GUIDO
Vi aggiungi, e sta se il puoi,
dal non fremerne in core,
altra ragion più forte.

CONTE
E quale?

GUIDO
Amore.

CONTE
Oh, va! Fa', ch'ella parta, e che non sappia
del suo schiavo fedel qual sia la sorte.

GUIDO
Ti ricorda, signor, nel giudicarlo,
ch'egli orfano, straniero,
senza difesa è qui.

CONTE
Son cavaliero.

Partono.
Sala di giustizia.

Scena ottava
Coro d'arcieri, Tamas e Guido.

CORO I
Assassino che il ferro immergesti
in quel cor, che giammai non tradì.
Morir devi, gl'istanti son questi
che t'avanzan dell'ultimo dì.

CORO II
Il supplizio all'infame s'appresti,
che da vile quel prode ferì.

TAMAS
Sciagurati! cessate...

GUIDO
Silenzio!
Ecco giunge il signor di Vergy.

Scena nona
Il Conte e detti.

CONTE
È questo, su cui siedo,
degli avi miei l'ereditato seggio.
A noi die' Carlo Magno
di suprema giustizia immune il dritto.
Ora di gran delitto
giudicare dobbiamo. Il reo s'avanzi.
Infido saraceno!
Alla mortal contesa, onde uccidesti
il mio prode scudier, qual fu cagione?

TAMAS
L'odio, che per dieci anni
m'arse sepolto in seno.
Odio sai tu che sia
d'un arabo nel cor? Inferno è l'odio
che dissipato è a stento
col sangue vil dell'inimico spento.

CONTE
Onde di tanta rabbia in te sorgente?

TAMAS
Ei mi ferì, mi tolse
e padre, e libertà.

CONTE
Né volger d'anni
così atroce pensiero
cancellò dalla mente?

TAMAS
Arabo io sono e l'ebbi ognor presente.
La vista di quel crudo
fu supplizio per me. A quell'aspetto
mi tornava al pensiero
la libertà rapita,
il padre, e la ferita,
il luogo dov'io nacqui,
il deserto, le selve, e pur mi tacqui.
Del suo, del viver mio l'ora suprema
oggi segnò il destin. Osò l'audace
provocar l'ira mia, trafitto ei giace.

CONTE
Ne' barbari tuoi modi
il tuo stesso furor mi fa pietade.
Lascia queste contrade,
torna ne' tuoi deserti. Ecco dell'oro.
Parti.
(gli getta una borsa)

TAMAS
Partir non posso.

CONTE
(sorpreso)
Questi luoghi lasciar che tu detesti
perché non vuoi?

TAMAS
Vuole il destin ch'io resti.

CONTE
Che mai qui ti trattiene?

TAMAS
Il mio destino.

CONTE
Favella.

TAMAS
mio segreto.

CONTE
Io l'indovino.
A novella vendetta hai tu serbato
il pugnal che s'offerse a' sguardi miei.
Un altro uccider brami.

TAMAS
E quel tu sei.

CONTE
(s'alza con impeto)
Tigre uscito dal deserto,
d'uman sangue sitibondo,
tu morrai, ché più non merti
né clemenza, né pietà.
(agli arcieri)
Strascinate il furibondo
dove morte, e infamia avrà.

TAMAS
Libertà mi diede, e vita
nell'Arabia, un Dio possente,
tu mi uccidi, e pria rapita
mi hai, fellon, la libertà.
La bestemmia del morente
il tuo nome infamerà.

CONTE
Sia quel reo sospeso allaccio.

TAMAS
Assassini! A questo braccio...
(prende un ferro da un arciero)

TUTTI
Morte!

TAMAS
(per uccidersi)
Io libero morrò.

Scena ultima Damigelle, Gemma e detti.

DAMIGELLE
(uscendo da una porta)
Grazia!

CORO
Morte!

DAMIGELLE
Grazia!

TAMAS
No.

GEMMA
Vivi.

CONTE e ARCIERI
Gemma!

TAMAS
Ah! sì: vivrò.
(Un suo sguardo, ed un suo detto
questo braccio disarmò.
Fuggì l'ira dal mio petto,
e l'amor vi ritornò)

GEMMA
(Ciel, da te sia benedetto
quando a dirgli imprenderò:
tu riaccendi nel mio petto
quell'amor che mi giurò)

CONTE
(Ah! di Gemma il mesto aspetto
sostener com'io potrò!
Cento affetti in un affetto!
quì la sorte combinò)

GUIDO e CORO
Dio di pace, in questo tetto,
dove amore un dì regnò,
fa che torni quell'affetto
che discordia allontanò!

GEMMA
Mio signor, non più mio sposo
se la morte a me giurasti,
una vittima ti basti,
due svenarne è crudeltà.
Salva Tamas.

CONTE
Ei vivrà.

TAMAS
(Per me prega l'infelice
non per lei)

CONTE
(a Tamas)
Va', ti perdono.
(a Gemma)
Benché la vita ei più non merti,
salvo ei sia, giacché il bramasti:
di sua vita a te fo dono,
e un addio...
(per partire)

GEMMA
Se un dì mi amasti,
se, crudele, or non mi sprezzi,
deh! mi ascolta.

CONTE
E che dir vuoi?

GEMMA
Che una sposa oggi tu sprezzi,
e fai onta a' dritti suoi.

CONTE
Fu destino.

GEMMA
Hai tu deciso?
Dunque è ver?

CONTE
Date diviso
mi ha fatal necessità.

TAMAS
(Cor di smalto)

TUTTI
Oh, crudeltà!

GEMMA
E l'anello coniugale,
e l'altare, e il sì fatale,
e quel nume che invocasti,
tutto, di', tutto scordasti?
Tutto?

CONTE
Tutto omai finì.

GEMMA
Conte! ah! no, non dir così.
(si getta ai piedi del Conte)

TAMAS
(Sconoscenza!)

CORO e GUIDO
(Infausto dì!)
Il Conte la rialza.

GEMMA
Di' ch'io vada in Palestina
scalza il piede a sciorre un voto;
non vi è lido sì remoto
dove Gemma non andrà.
Ah, non far ch'io maledica
questo sol, per mia sventura,
che feconda la natura
e che sterile mi fa.

TAMAS
(Non si scuote, non si piega
come scoglio in mare ei stà)

GUIDO e ARCIERI
Per la misera, che prega,
non ha senso, né pietà.

CONTE
(Mai non parve agli occhi miei
così bella ed innocente,
io calpesto, sconoscente,
l'innocenza e la beltà)
Basta, o Gemma... ah! ch'io non posso...

GEMMA
(gridando con gioia e baciandogli la mano)
Parla... dimmi... ah! sei commosso?
Una lagrima amorosa
sulla mano mi piombò.

TUTTI
Quella lagrima pietosa
scese, e Gemma trionfò.

Suoni lontani.

GUIDO
Ma qual suon?

CONTE
(per partire)
Ah! la mia sposa.

TUTTI
La sua sposa!... Oh, tristo evento,
che la gioia dissipò!

GEMMA
Fui tradita, ah, disleale!
D'ogni dritto insultatore!
Vil spergiuro, il mio furore
oggi apprendi a paventar!
Nel mio cor dal tuo sprezzato,
la vendetta ha sede e regno,
dalle furie del mio sdegno
nessun dio ti può salvar.

CONTE
Ma non cangia, o sciagurata,
vano sdegno, e vil lamento:
io disprezzo, e non pavento
il tuo vano minacciar.
Vanne alfin, né sia destata
l'ira ond'io già colmo ho il petto.
Un tuo sguardo, un moto, un detto
la potrebbe suscitar.

TAMAS
(Una furia ho nella mente,
un demonio che mi grida,
ch'io l'atterri, e l'empio uccida,
tanto oltraggio a vendicar.
Oh, infelice! I tuoi bei giorni
fur consunti, fur distrutti:
avvilita, e in odio a tutti
solo a me ti puoi fidar)

GUIDO e CORI
Dall'abisso uscì la fiamma
fu discordia che l'accese,
quì scoppiò di rie contese
nuovo inferno a suscitar.


最終更新:2017年08月22日 22:16