ATTO SECONDO

Sala come alla scena prima dell'Atto primo.

Scena prima
Coro di cavalieri e di damigelle che ricevono Ida.

DAMIGELLE
Come luna, che al tramonto
lascia il cielo in notte oscura,
Gemma usciva, e queste mura
lasciò al pianto ed al dolor.
Ma tu giungi, e al par del sole
ne discacci ogni squallor.

CAVALIERI
Come sol, che selve e monti
al suo nascer tutto abbella,
giungi tu, del sol più bella,
e discacci ogni squallor.

IDA
Mi suonan pianto così mesti accenti.
Cessate, deh! cessate; la mia gioia
per voi non si confonda
dell'espulsa infeconda
col misero destino. Assai per essa
il cor mi palpitò.

CORO
Vergy s'appressa.

Scena seconda
Il Conte seguito da cavalieri e detti.

CONTE
Ida, diletta sposa! Oh! dimmi ancora
che al sen ti stringa, e che da te pur oda
siccome all'amor mio, l'amor risponda
che a me ti stringe.

IDA
Immensamente io t'amo,
sin da quel dì che a' sguardi miei t'offerse
quel Dio che a te mi lega, e il nostro nodo
benedirà. Ti vidi ne' tornei,
in Arles nelle feste, e da quel giorno
cosa di ciel mi sei. T'amo, sì, t'amo
quanto un cor mai lo possa.

CONTE
(l'abbraccia con affezione)
Alcun riposo
dal cammin lungo or prendi, e voi fedeli,
(alle damigelle)
voi la scorgete in più tranquilla stanza.
In breve io ti raggiungo.

IDA
Ah! sì, t'affretta;
di pace ha d'uopo, e da te il cor l'aspetta.

Parte con damigelle accompagnata dal Conte.

CONTE
Congiunti, cavalier qui senza fasto
all'imeneo novello
testimoni vi chiesi. Ogni splendore
fora insulto al dolore
della reietta.

Scena terza
Guido e detti.

CONTE
Oh, Guido! Ancor qui sei,
né t'affrettasti?...

GUIDO
Ingombre eran le vie
d'accorrenti al castello, e stimai quindi
non esporre al periglio
del dileggio comun quella infelice:
e se di Gemma ancor parlar qui lice...

CONTE
Che chiedi? parla...

GUIDO
Il pegno di tua fede
per me ti rende, e lagrimando disse:
torna al mio sposo, ah! torna
questo anello nuzial, digli che lieto
non egli andrà del suo novello Imene:
che il suon delle mie pene
come stridor di folgore
dovunque il seguirà: ch'io l'amo ancora
come un tempo l'amai, che ancor l'adoro;
ma che...

CONTE
Deh! taci... o qui d'affanno io moro.
Ecco il pegno ch'io le porsi!...
Pegno, o Dio! d'eterna fede!
Io l'infransi... Oh! ria mercede
al suo fido intenso amor!
Quanti sveglia in me rimorsi
questo muto accusator!
Deh! per sempre a me tu cela,
dolce amico, il triste anello
luce infausta vien da quello
al mio sguardo, ed al mio cor,
qual di face che altrui svela
d'una tomba lo squallor.

GUIDO
Ti renda Dio propizio
padre di cara prole,
e in quella prole ai posteri
il genitor vivrà.

CONTE
Questa soave immagine
calma i miei spirti, e parmi
veder sereno splendere
il tempo che verrà.
Se il ciel consente arridermi,
se padre udrò chiamarmi,
un giorno di letizia
il viver mio sarà.

GUIDO
Gemma infelice! un raggio
per te vibrava il sole,
ma di più dense tenebre
s'è ricoperto già.

Partono tutti.

Atrio che mette in un delizioso giardino.

Scena quarta
Ida e damigelle.

CORO
Vieni, o bella, e ti ristora
nell'idea de' tuoi piacer.
Sien più belli dell'aurora
i novelli tuoi pensier.

IDA
A voi grata pur son, dilette amiche.
Sola io chieggo restar; ite per poco.
(il Coro parte)
Dolce l'aura qui spira, ameno è il loco:
qui del lungo cammino
(siede)
riposo avrò! Quale del mio destino,
qual la meta sarà?

Scena quinta
Gemma esce con precauzione non veduta da Ida.

GEMMA
(La mia rivale!)

IDA
(Incerta io son!)

GEMMA
(Parla fra sé! Che dice?)

IDA
(Ida, sarai felice?)

GEMMA
(Quanto è misera Gemma)

IDA
(Gli è ver che il Conte m'ama!..)

GEMMA
(Ei l'ama? Oh, gelosia!)

IDA
(Ma un'altra amava un dì)

GEMMA
(sospirando)
Purtroppo! Oh Dio!

IDA
Chi è mai? Ah! che vegg'io?

GEMMA
Io fui di Gemma ancella.

IDA
(con sorpresa)
Di Gemma?

GEMMA
(In Arles... mi ricordo. È quella!)

IDA
(con contegno)
Tra le altre te non vidi.

GEMMA
Qui mi ritenne il pianto.

IDA
Questo lugubre ammanto, oggi contrasta
splendor della mia corte.

GEMMA
E questa
convenevole vesta al nero stato
del dolente mio core.

IDA
Io mal vi reggo:
se ami la tua signora,
va’, la raggiungi.

GEMMA
(con mistero)
Non è tempo ancora.

IDA
(turbatissima)
Qual mai sospetto, o cielo!
Uscir da queste soglie
a te chi vieta?

GEMMA
Di Vergy la moglie.
(Ida per fuggire, Gemma la raggiunge, l'afferra
per un braccio, la strascina innanzi con tutta la
rabbia, e dice sotto voce:)
Non fuggir che invano il tenti,
rea cagion de' mali miei:
d'Arles tu più non rammenti
quelle feste e quei tornei?
Né tu ignori, o seduttrice?
Questo è il guardo che ora rende
te beata, me infelice,
e il mio sposo un traditor.

IDA
(con rabbia)
Quale affronto?

GEMMA
A te dovuto.

IDA
(con voce alta)
Io punirti...

GEMMA
(con pugnale)
Taci.

IDA
Aiuto!
Conte!

GEMMA
Taci.

IDA
Ah!

GEMMA
Taci, o ch'io

Scena sesta
Conte e detti.

CONTE
(con terrore)
Gemma!!!

GEMMA
(con fermezza)
Indietro!

CONTE
Ferma!!!

IDA
Oh Dio!

Il Conte preso dall'ira snuda la spada
per avventarsi a Gemma.

GEMMA
Se ti avanzi io qui la uccido.

CONTE
Questo ferro...

GEMMA
Un passo, un grido
è a lei morte...

CONTE
Ah no!!!

IDA
(piangendo)
Pietà!

CONTE
Ecco io cedo al tuo comando,
parla, imponi.

GEMMA
A terra il brando.

CONTE
(getta la spada)
Questo braccio inerme è già.

GEMMA
È dessa in mio potere,
e in questa mano è morte:
alla ragion del forte
ciascuno obbedirà.

CONTE
Ti ubbidirò, crudele!
Placa lo sdegno intanto:
(indicando Ida)
disarmi almen quel pianto
cotanta crudeltà.

IDA
Morte dagli occhi spira...
Se non m'aita il cielo,
nel sangue mio quell'ira
la cruda spegnerà.

GEMMA
Odi me, iniquo.

CONTE
Io taccio.

GEMMA
L'indissolubil laccio
sciolto dal ciel dicesti,
tu libertà mi desti,
e torno a libertà.

CONTE
Libera sei.

GEMMA
(Spergiuro!)
Altrui la mano e il core darò.

CONTE
Sì.

GEMMA
(Traditore!)
Al mio fratel tu scrivi
che venga e mi riprenda.

CONTE
Sì, scrivo...

GEMMA
(O gelosia!)
Mallevador chi fia
di tue promesse?

CONTE
Onore...

GEMMA
Mallevador migliore
nelle mie mani or sta,
sien chiuse queste porte,
e su costei stia morte
garante del tuo giuro.
Or esci.

IDA
Ah no...

CONTE
Tu... vuoi?

IDA
Morir su gli occhi tuoi,
ch'io possa almen.

CONTE
Me uccidi
ma lei risparmia!... lei!!!

GEMMA
Tanto tu l'ami?

CONTE
Ah, Ida!

GEMMA
La morte dell'infida,
la morte tua sarà.

Scena settima
Tamas e detti. Tamas, senza essere veduto,
disarma Gemma, Ida abbraccia il Conte.

GEMMA
Quella man che disarmasti
ti die' vita, o schiavo ingrato;
la tua destra, o sciagurato,
la vendetta or mi rapì.
Nel piacer de' vostri amplessi
vi percuota un Dio sdegnato,
come il ciel d'averti amato
mi percosse, mi punì.

TAMAS
Nel rimorso dell'infido
forse lieta un dì sarai,
nella pena esulterai.
Di quel vil che ti tradì.
Fuggi, fuggi: omai t'invola!
Vieni, usciam da queste porte,
qui ove regna infamia e morte,
fin di luce è muto il dì.

CONTE
Oh qual gioia! A queste braccia
ti ritorna amor pietoso,
sì, l'amor che del tuo sposo
vide il pianto, e il prego udì;
or ti calma, or t'assicura,
che son tuo, che mia sarai.
Vieni all'ara, è tempo omai
di punir la rea così.

IDA
Ah! se mio, se tua son io,
ogni affanno è già svanito.
Ci congiunga il sacro rito
come amor nostr'alme unì.

Partono.

Sala gotica con finestre. È notte.
Lampada nel mezzo.

Scena ottava
Cavalieri, Damigelle, il Conte ed Ida che scendono
al tempio.

DAMIGELLE
D'Ida è pari la beltà
dell'aprile al più bel dì.

CAVALIERI
Cavalier, Francia non ha
che s'agguagli al gran Vergy.

TUTTI
Se l'imene annoderà
quei due cor che amore unì
il valore e la beltà
fian congiunti oggi così.

Partono.

Scena nona
Gemma sola esce sospettosa e si ferma sulla porta.

GEMMA
Tutto tace d'intorno e sol rischiara
dalla notturna face un debol raggio
queste negre pareti.
Per me che divenisti
castello di Vergy? Ma vien lo schiavo
che tradir mi poté.

Scena decima
Tamas e detta.

TAMAS
Gemma.

GEMMA
(per partire)
(Si eviti)

TAMAS
(Che Gemma m'abborrisca, io no, non merto)

GEMMA
Mal genio del deserto
puoi chieder da me?

TAMAS
(con mistero)
Gemma, fuggiamo.

GEMMA
Fuggir! Dov'è quell'empio?

TAMAS
A giurar nuova fede ei mosse al tempio.

GEMMA
Al tempio! Ah no, tu menti.

TAMAS
Gl'inni al tuo Dio non senti?
(strascinandola al verone)
T'appressa e mira...

GEMMA
Tamas tu mentisci.

TAMAS
Mira! Dischiuso è il tempio... impallidisci.

GEMMA
(colpita)
Non è ver: non è quel tempio
schiuso a rito nuziale.
Non può a Dio, non può quell'empio
nuovo giuro profferir.
Ogni sposa al sì fatale
si vedrebbe inorridir.

TAMAS
Che più speri. II nodo è infranto
ardon già novelle tede:
non d'affanno, non di pianto:
tempo è questo di fuggir.
Se a te stessa non dai fede
è delirio il tuo martir.

GEMMA
Ah! voliamo a rovesciare
quell'altare.
(per avviarsi)

TAMAS
(trattenendola)
Quegli amori
han per tempio l'universo,
are ardenti son quei cori...
Chi li spenge? Chi li atterra?

GEMMA
Cielo e inferno or mi fan guerra
che farai tu, Gemma, intanto?

TAMAS
Ora è questa non di pianto
questa è l'ora...

GEMMA
(disperatissima)
Di morir.
Me tu svena e poi mi lascia
corpo esangue in queste soglie:
vegga l'empio e la rea moglie,
quanto amor s'accolse in me.

TAMAS
(amoroso)
Io svenarti? A fuoco lento
arder pria le man vorrei:
cento vite avessi e cento,
mille morti affronterei:
questo cor tu non conosci,
se la morte chiedi a me.

GEMMA
(disperata)
Qual consiglio!

TAMAS
Un solo.

GEMMA
E quale?

TAMAS
Questo istante è a te fatale:
l'ora è questa...
(come in atto dipartire)

GEMMA
(inorridita)
Di fuggir?
Sì, fuggiam...

TAMAS
Doman.

GEMMA
Domani?
Oh! domani io sarò morta!
Gelosia mi strazia a brani!
Tu m'adduci, tu mi scorta.
Morte son qui le dimore...
Tu non sai che cosa è amore.

TAMAS
Io? Deh! taci...

GEMMA
Ah! mai geloso
tu non fosti?

TAMAS
Io? Taci... in petto
ho l'inferno.

GEMMA
Ah! sii pietoso,
se non parto, se qui resto
disperata morirò!

TAMAS
Taci, parto; lo schiavo fedele
le tue furie già sente nel seno:
un ignoto destino crudele
già governa la mente ed il cor.
Le mie vene tutte arde un veleno
tutto avvampo di un nuovo furor.

GEMMA
Va', ti attendo: seguirti s'io pieghi
tu per forza mi strappa, mi traggi:
pianti, smanie, comandi, né preghi,
a pietà non ti muovino allor.
Tu m'invola del crudo agli oltraggi,
e, se resto, tu svenami ancor.

Tamas parte.

Scena undicesima
Gemma.

GEMMA
(sola)
Eccomi sola alfine.
Invan richiamo nel fatal periglio
le potenze dell'alma a mio consiglio.
Dunque partir dovrò? Ma già cessano
i cantici divini: ora si geme
sommessa prece, e noi preghiamo insieme.
Da quel tempio fuggite,
angioli tutti, voi! terra, spalanca
le voragini tue: questi empi inghiotti,
e l'intero castello, e me con essi.
Ciel, se tu non parteggi
con chi mi spenge, la mia prece ascolta.
Ahi! che mai dissi! Ah!, stolta:
tronca la rea favella.
La bestemmia sul labbro, o ciel, suggella.
Colpi di cannone annunziano compito il rito nuziale.
Gemma resta immobile e s'incrocia le braccia
rassegnata in atto di adorazione.
Ecco, tutto è finito
egli più mio non è. Cielo! ove sono!
(rientrando in se)
Tamas! Ah! sono queste
le pareti funeste
dell'odiato castello, oppur le mura
son del chiostro vicino? Io vaneggiai!...
Una calma succede al furor mio...
Non è più di Vergy, Gemma è di Dio.
Un altare ed una benda
(s'inginocchia)
fian mia cura insino a morte;
vivi, o Conte, e lieto renda
te di prole la consorte:
vivi, oh vivi! e più di Gemma
non ti turbi rio pensier.
O giusto Dio! Che sento?
Suono di pianto a me trasporta il vento.
Il Conte!!! O ciel... ritratto
la mia prece infernale!

Scena dodicesima
Guido, Ida, cavalieri, damigelle, arcieri con
fiaccole, e detta.

GUIDO
Oh, rio misfatto!

GEMMA
Vergy! Vergy? Gran Dio!

GUIDO
Gemma!!!

IDA
Il consorte!

GEMMA
Che avvenne al Conte?

GUIDO
Morte.

GEMMA
M'inghiotti, o terra! Come?

GUIDO
Ei da Tamas ferito...

GEMMA
Ah! traditor... (Dov'è?)

Scena ultima
Coro d'arcieri che vogliono arrestare Tamas.
Coro di damigelle.

TAMAS
(svincolandosi da tutti, getta a terra il pugnale
a Gemma)
Spento è il marito.

GEMMA
Ah vil! Ah, scellerato!
Chi te sedusse?

TAMAS
Il tuo,
il mio furor.

GEMMA
Spietato!

TAMAS
Altro poter più forte...
Amor per Gemma.

TUTTI
Amore?

GEMMA
Oh infame!

ARCIERI
Morte!

TAMAS
Deciso è il mio destino:
ti vendicai, morrò.
(si svena)

TUTTI
Ah! quale orrore! Il cielo
così si vendicò.

GEMMA
Chi mi accusa, chi mi grida
moglie infame, parricida?...
Non è ver, sono innocente,
l'adorai, l'adoro ancor.
Di quel sangue, ah! non son rea,
io fuggir, morir volea
ma di me fu più possente
il destin persecutor.
Deh! mi salva, o ciel clemente,
disperato è il mio dolor.

CORO
Al castel della sciagura
nieghi il sole il suo splendor.
Ah! ricuopra queste mura
notte eterna, eterno orrore.

FINE
ATTO SECONDO

Sala come alla scena prima dell'Atto primo.

Scena prima
Coro di cavalieri e di damigelle che ricevono Ida.

DAMIGELLE
Come luna, che al tramonto
lascia il cielo in notte oscura,
Gemma usciva, e queste mura
lasciò al pianto ed al dolor.
Ma tu giungi, e al par del sole
ne discacci ogni squallor.

CAVALIERI
Come sol, che selve e monti
al suo nascer tutto abbella,
giungi tu, del sol più bella,
e discacci ogni squallor.

IDA
Mi suonan pianto così mesti accenti.
Cessate, deh! cessate; la mia gioia
per voi non si confonda
dell'espulsa infeconda
col misero destino. Assai per essa
il cor mi palpitò.

CORO
Vergy s'appressa.

Scena seconda
Il Conte seguito da cavalieri e detti.

CONTE
Ida, diletta sposa! Oh! dimmi ancora
che al sen ti stringa, e che da te pur oda
siccome all'amor mio, l'amor risponda
che a me ti stringe.

IDA
Immensamente io t'amo,
sin da quel dì che a' sguardi miei t'offerse
quel Dio che a te mi lega, e il nostro nodo
benedirà. Ti vidi ne' tornei,
in Arles nelle feste, e da quel giorno
cosa di ciel mi sei. T'amo, sì, t'amo
quanto un cor mai lo possa.

CONTE
(l'abbraccia con affezione)
Alcun riposo
dal cammin lungo or prendi, e voi fedeli,
(alle damigelle)
voi la scorgete in più tranquilla stanza.
In breve io ti raggiungo.

IDA
Ah! sì, t'affretta;
di pace ha d'uopo, e da te il cor l'aspetta.

Parte con damigelle accompagnata dal Conte.

CONTE
Congiunti, cavalier qui senza fasto
all'imeneo novello
testimoni vi chiesi. Ogni splendore
fora insulto al dolore
della reietta.

Scena terza
Guido e detti.

CONTE
Oh, Guido! Ancor qui sei,
né t'affrettasti?...

GUIDO
Ingombre eran le vie
d'accorrenti al castello, e stimai quindi
non esporre al periglio
del dileggio comun quella infelice:
e se di Gemma ancor parlar qui lice...

CONTE
Che chiedi? parla...

GUIDO
Il pegno di tua fede
per me ti rende, e lagrimando disse:
torna al mio sposo, ah! torna
questo anello nuzial, digli che lieto
non egli andrà del suo novello Imene:
che il suon delle mie pene
come stridor di folgore
dovunque il seguirà: ch'io l'amo ancora
come un tempo l'amai, che ancor l'adoro;
ma che...

CONTE
Deh! taci... o qui d'affanno io moro.
Ecco il pegno ch'io le porsi!...
Pegno, o Dio! d'eterna fede!
Io l'infransi... Oh! ria mercede
al suo fido intenso amor!
Quanti sveglia in me rimorsi
questo muto accusator!
Deh! per sempre a me tu cela,
dolce amico, il triste anello
luce infausta vien da quello
al mio sguardo, ed al mio cor,
qual di face che altrui svela
d'una tomba lo squallor.

GUIDO
Ti renda Dio propizio
padre di cara prole,
e in quella prole ai posteri
il genitor vivrà.

CONTE
Questa soave immagine
calma i miei spirti, e parmi
veder sereno splendere
il tempo che verrà.
Se il ciel consente arridermi,
se padre udrò chiamarmi,
un giorno di letizia
il viver mio sarà.

GUIDO
Gemma infelice! un raggio
per te vibrava il sole,
ma di più dense tenebre
s'è ricoperto già.

Partono tutti.

Atrio che mette in un delizioso giardino.

Scena quarta
Ida e damigelle.

CORO
Vieni, o bella, e ti ristora
nell'idea de' tuoi piacer.
Sien più belli dell'aurora
i novelli tuoi pensier.

IDA
A voi grata pur son, dilette amiche.
Sola io chieggo restar; ite per poco.
(il Coro parte)
Dolce l'aura qui spira, ameno è il loco:
qui del lungo cammino
(siede)
riposo avrò! Quale del mio destino,
qual la meta sarà?

Scena quinta
Gemma esce con precauzione non veduta da Ida.

GEMMA
(La mia rivale!)

IDA
(Incerta io son!)

GEMMA
(Parla fra sé! Che dice?)

IDA
(Ida, sarai felice?)

GEMMA
(Quanto è misera Gemma)

IDA
(Gli è ver che il Conte m'ama!..)

GEMMA
(Ei l'ama? Oh, gelosia!)

IDA
(Ma un'altra amava un dì)

GEMMA
(sospirando)
Purtroppo! Oh Dio!

IDA
Chi è mai? Ah! che vegg'io?

GEMMA
Io fui di Gemma ancella.

IDA
(con sorpresa)
Di Gemma?

GEMMA
(In Arles... mi ricordo. È quella!)

IDA
(con contegno)
Tra le altre te non vidi.

GEMMA
Qui mi ritenne il pianto.

IDA
Questo lugubre ammanto, oggi contrasta
splendor della mia corte.

GEMMA
E questa
convenevole vesta al nero stato
del dolente mio core.

IDA
Io mal vi reggo:
se ami la tua signora,
va’, la raggiungi.

GEMMA
(con mistero)
Non è tempo ancora.

IDA
(turbatissima)
Qual mai sospetto, o cielo!
Uscir da queste soglie
a te chi vieta?

GEMMA
Di Vergy la moglie.
(Ida per fuggire, Gemma la raggiunge, l'afferra
per un braccio, la strascina innanzi con tutta la
rabbia, e dice sotto voce:)
Non fuggir che invano il tenti,
rea cagion de' mali miei:
d'Arles tu più non rammenti
quelle feste e quei tornei?
Né tu ignori, o seduttrice?
Questo è il guardo che ora rende
te beata, me infelice,
e il mio sposo un traditor.

IDA
(con rabbia)
Quale affronto?

GEMMA
A te dovuto.

IDA
(con voce alta)
Io punirti...

GEMMA
(con pugnale)
Taci.

IDA
Aiuto!
Conte!

GEMMA
Taci.

IDA
Ah!

GEMMA
Taci, o ch'io

Scena sesta
Conte e detti.

CONTE
(con terrore)
Gemma!!!

GEMMA
(con fermezza)
Indietro!

CONTE
Ferma!!!

IDA
Oh Dio!

Il Conte preso dall'ira snuda la spada
per avventarsi a Gemma.

GEMMA
Se ti avanzi io qui la uccido.

CONTE
Questo ferro...

GEMMA
Un passo, un grido
è a lei morte...

CONTE
Ah no!!!

IDA
(piangendo)
Pietà!

CONTE
Ecco io cedo al tuo comando,
parla, imponi.

GEMMA
A terra il brando.

CONTE
(getta la spada)
Questo braccio inerme è già.

GEMMA
È dessa in mio potere,
e in questa mano è morte:
alla ragion del forte
ciascuno obbedirà.

CONTE
Ti ubbidirò, crudele!
Placa lo sdegno intanto:
(indicando Ida)
disarmi almen quel pianto
cotanta crudeltà.

IDA
Morte dagli occhi spira...
Se non m'aita il cielo,
nel sangue mio quell'ira
la cruda spegnerà.

GEMMA
Odi me, iniquo.

CONTE
Io taccio.

GEMMA
L'indissolubil laccio
sciolto dal ciel dicesti,
tu libertà mi desti,
e torno a libertà.

CONTE
Libera sei.

GEMMA
(Spergiuro!)
Altrui la mano e il core darò.

CONTE
Sì.

GEMMA
(Traditore!)
Al mio fratel tu scrivi
che venga e mi riprenda.

CONTE
Sì, scrivo...

GEMMA
(O gelosia!)
Mallevador chi fia
di tue promesse?

CONTE
Onore...

GEMMA
Mallevador migliore
nelle mie mani or sta,
sien chiuse queste porte,
e su costei stia morte
garante del tuo giuro.
Or esci.

IDA
Ah no...

CONTE
Tu... vuoi?

IDA
Morir su gli occhi tuoi,
ch'io possa almen.

CONTE
Me uccidi
ma lei risparmia!... lei!!!

GEMMA
Tanto tu l'ami?

CONTE
Ah, Ida!

GEMMA
La morte dell'infida,
la morte tua sarà.

Scena settima
Tamas e detti. Tamas, senza essere veduto,
disarma Gemma, Ida abbraccia il Conte.

GEMMA
Quella man che disarmasti
ti die' vita, o schiavo ingrato;
la tua destra, o sciagurato,
la vendetta or mi rapì.
Nel piacer de' vostri amplessi
vi percuota un Dio sdegnato,
come il ciel d'averti amato
mi percosse, mi punì.

TAMAS
Nel rimorso dell'infido
forse lieta un dì sarai,
nella pena esulterai.
Di quel vil che ti tradì.
Fuggi, fuggi: omai t'invola!
Vieni, usciam da queste porte,
qui ove regna infamia e morte,
fin di luce è muto il dì.

CONTE
Oh qual gioia! A queste braccia
ti ritorna amor pietoso,
sì, l'amor che del tuo sposo
vide il pianto, e il prego udì;
or ti calma, or t'assicura,
che son tuo, che mia sarai.
Vieni all'ara, è tempo omai
di punir la rea così.

IDA
Ah! se mio, se tua son io,
ogni affanno è già svanito.
Ci congiunga il sacro rito
come amor nostr'alme unì.

Partono.

Sala gotica con finestre. È notte.
Lampada nel mezzo.

Scena ottava
Cavalieri, Damigelle, il Conte ed Ida che scendono
al tempio.

DAMIGELLE
D'Ida è pari la beltà
dell'aprile al più bel dì.

CAVALIERI
Cavalier, Francia non ha
che s'agguagli al gran Vergy.

TUTTI
Se l'imene annoderà
quei due cor che amore unì
il valore e la beltà
fian congiunti oggi così.

Partono.

Scena nona
Gemma sola esce sospettosa e si ferma sulla porta.

GEMMA
Tutto tace d'intorno e sol rischiara
dalla notturna face un debol raggio
queste negre pareti.
Per me che divenisti
castello di Vergy? Ma vien lo schiavo
che tradir mi poté.

Scena decima
Tamas e detta.

TAMAS
Gemma.

GEMMA
(per partire)
(Si eviti)

TAMAS
(Che Gemma m'abborrisca, io no, non merto)

GEMMA
Mal genio del deserto
puoi chieder da me?

TAMAS
(con mistero)
Gemma, fuggiamo.

GEMMA
Fuggir! Dov'è quell'empio?

TAMAS
A giurar nuova fede ei mosse al tempio.

GEMMA
Al tempio! Ah no, tu menti.

TAMAS
Gl'inni al tuo Dio non senti?
(strascinandola al verone)
T'appressa e mira...

GEMMA
Tamas tu mentisci.

TAMAS
Mira! Dischiuso è il tempio... impallidisci.

GEMMA
(colpita)
Non è ver: non è quel tempio
schiuso a rito nuziale.
Non può a Dio, non può quell'empio
nuovo giuro profferir.
Ogni sposa al sì fatale
si vedrebbe inorridir.

TAMAS
Che più speri. II nodo è infranto
ardon già novelle tede:
non d'affanno, non di pianto:
tempo è questo di fuggir.
Se a te stessa non dai fede
è delirio il tuo martir.

GEMMA
Ah! voliamo a rovesciare
quell'altare.
(per avviarsi)

TAMAS
(trattenendola)
Quegli amori
han per tempio l'universo,
are ardenti son quei cori...
Chi li spenge? Chi li atterra?

GEMMA
Cielo e inferno or mi fan guerra
che farai tu, Gemma, intanto?

TAMAS
Ora è questa non di pianto
questa è l'ora...

GEMMA
(disperatissima)
Di morir.
Me tu svena e poi mi lascia
corpo esangue in queste soglie:
vegga l'empio e la rea moglie,
quanto amor s'accolse in me.

TAMAS
(amoroso)
Io svenarti? A fuoco lento
arder pria le man vorrei:
cento vite avessi e cento,
mille morti affronterei:
questo cor tu non conosci,
se la morte chiedi a me.

GEMMA
(disperata)
Qual consiglio!

TAMAS
Un solo.

GEMMA
E quale?

TAMAS
Questo istante è a te fatale:
l'ora è questa...
(come in atto dipartire)

GEMMA
(inorridita)
Di fuggir?
Sì, fuggiam...

TAMAS
Doman.

GEMMA
Domani?
Oh! domani io sarò morta!
Gelosia mi strazia a brani!
Tu m'adduci, tu mi scorta.
Morte son qui le dimore...
Tu non sai che cosa è amore.

TAMAS
Io? Deh! taci...

GEMMA
Ah! mai geloso
tu non fosti?

TAMAS
Io? Taci... in petto
ho l'inferno.

GEMMA
Ah! sii pietoso,
se non parto, se qui resto
disperata morirò!

TAMAS
Taci, parto; lo schiavo fedele
le tue furie già sente nel seno:
un ignoto destino crudele
già governa la mente ed il cor.
Le mie vene tutte arde un veleno
tutto avvampo di un nuovo furor.

GEMMA
Va', ti attendo: seguirti s'io pieghi
tu per forza mi strappa, mi traggi:
pianti, smanie, comandi, né preghi,
a pietà non ti muovino allor.
Tu m'invola del crudo agli oltraggi,
e, se resto, tu svenami ancor.

Tamas parte.

Scena undicesima
Gemma.

GEMMA
(sola)
Eccomi sola alfine.
Invan richiamo nel fatal periglio
le potenze dell'alma a mio consiglio.
Dunque partir dovrò? Ma già cessano
i cantici divini: ora si geme
sommessa prece, e noi preghiamo insieme.
Da quel tempio fuggite,
angioli tutti, voi! terra, spalanca
le voragini tue: questi empi inghiotti,
e l'intero castello, e me con essi.
Ciel, se tu non parteggi
con chi mi spenge, la mia prece ascolta.
Ahi! che mai dissi! Ah!, stolta:
tronca la rea favella.
La bestemmia sul labbro, o ciel, suggella.
Colpi di cannone annunziano compito il rito nuziale.
Gemma resta immobile e s'incrocia le braccia
rassegnata in atto di adorazione.
Ecco, tutto è finito
egli più mio non è. Cielo! ove sono!
(rientrando in se)
Tamas! Ah! sono queste
le pareti funeste
dell'odiato castello, oppur le mura
son del chiostro vicino? Io vaneggiai!...
Una calma succede al furor mio...
Non è più di Vergy, Gemma è di Dio.
Un altare ed una benda
(s'inginocchia)
fian mia cura insino a morte;
vivi, o Conte, e lieto renda
te di prole la consorte:
vivi, oh vivi! e più di Gemma
non ti turbi rio pensier.
O giusto Dio! Che sento?
Suono di pianto a me trasporta il vento.
Il Conte!!! O ciel... ritratto
la mia prece infernale!

Scena dodicesima
Guido, Ida, cavalieri, damigelle, arcieri con
fiaccole, e detta.

GUIDO
Oh, rio misfatto!

GEMMA
Vergy! Vergy? Gran Dio!

GUIDO
Gemma!!!

IDA
Il consorte!

GEMMA
Che avvenne al Conte?

GUIDO
Morte.

GEMMA
M'inghiotti, o terra! Come?

GUIDO
Ei da Tamas ferito...

GEMMA
Ah! traditor... (Dov'è?)

Scena ultima
Coro d'arcieri che vogliono arrestare Tamas.
Coro di damigelle.

TAMAS
(svincolandosi da tutti, getta a terra il pugnale
a Gemma)
Spento è il marito.

GEMMA
Ah vil! Ah, scellerato!
Chi te sedusse?

TAMAS
Il tuo,
il mio furor.

GEMMA
Spietato!

TAMAS
Altro poter più forte...
Amor per Gemma.

TUTTI
Amore?

GEMMA
Oh infame!

ARCIERI
Morte!

TAMAS
Deciso è il mio destino:
ti vendicai, morrò.
(si svena)

TUTTI
Ah! quale orrore! Il cielo
così si vendicò.

GEMMA
Chi mi accusa, chi mi grida
moglie infame, parricida?...
Non è ver, sono innocente,
l'adorai, l'adoro ancor.
Di quel sangue, ah! non son rea,
io fuggir, morir volea
ma di me fu più possente
il destin persecutor.
Deh! mi salva, o ciel clemente,
disperato è il mio dolor.

CORO
Al castel della sciagura
nieghi il sole il suo splendor.
Ah! ricuopra queste mura
notte eterna, eterno orrore.

FINE


最終更新:2017年08月22日 22:15