ATTO PRIMO


La donna

(A Pietroburgo nella prima metà del secolo XIX. Nell’agosto all’alba della festa di S. Alessandro. Nella "Rotonda" della elegante palazzina, regalata dal principe Alexis Frouwor a Stephana «la Bella Orientale», Nikona veglia inquieta aspettando la sua padrona in compagnia di Ivan, uomo di fiducia,maggiordomo, cameriere, etc. Già, fuori, dalle chiese, le campane hanno preannunziato la imminente alba della «Festa di Sant’Alessandro». I traktir hanno preparata la gran gioia russa tenendo cantina aperta tutta la notte! I soldati dei reggimenti in partenza per la Turchia hanno, ai melanconici canti del mugiki, ingombranti sempre fedelmente tutti i traktir della capitale prima, durante e dopo ogni festa, uniti i gloriosi canti di guerra. Stephana «la Bella Orientale» tarda più del consueto a rientrare, e la notte tumultuosa non è tale da rassicurare la povera e fedele Nikona, che ad ogni momento si leva dalla poltrona per spiarne fuori dalla balconata il ritorno, finora sempre inutilmente. Ivan, più filosofo, sonnecchia sulla sua sedia presso la gran porta a vetri, il capo penzoloni e dondoloni sul petto. Lontanissima fuori si perde colla notte, nella nuova luce dell’alba, una canzone di mugiki)

MUGIKI
Godi dunque il suo sole, se c’è il sole;
godi la luna, se la luna c’è;
è vita anche la tua chè, se Dio vuole,
c’è ultima la morte anche per te.

IVAN
(di soprassalto)
La Barina?

NIKONA
(di nuovo dalla poltrona alla balconata)
No! Non ancora!

(e torna, disillusa, alla poltrona mormorando)

Quali imprudenze!...
Ah come sono in pena!...

IVAN
(sbadiglia, guarda, sorpreso, fuori)
Di già l’aurora!... Spegniamo!

(nell’atto di spegnere si arresta e ascolta)

Sulla rena dei passi...

NIKONA
Guarda!

IVAN
(alla balconata)
Nessuno!

(Va a spegnere. L’alba penetra rossa rossa, alba agostana, nella Rotonda. Un suono di campanello alla porta d’ingresso dello scalone)

NIKONA
(sorpresa)
In basso suonano!...

IVAN
(esce dalla porta di destra)
Vo!

NIKONA
Come tarda!...

(poi, presa da spavento, ascolta presso alla porta di dove è uscito Ivan)

Forse Glèby?... Scommetto
che ha già qualche sospetto!

(ed inquieta va ad osservare. Quasi subito infatti essa rientra agitata, in preda ad un vero terrore, indecisa sul da farsi; ma le balena un’idea; corre, entra nell’appartamento di Stephane e ne chiude dietro a sé la porta. Entra il signor Glèby; fare umile e servile; occhi mobilissimi e irrequieti; barba intiera ma rada, sorriso enigmatico, fra l’ironico e il bonario. Appena entrato, Nikona esce dall’appartamento di Stephana in punta di piedi facendo segno a Glèby di fare adagio e piano in modo da non destare la signora)

GLÈBY
(a Ivan)
La Signora? Due parole…

(Ma vedendo Nikona, che fa cenno ad Ivan che si allontana subito, si rivolge a lei)

Un affare!... In grande!... D’oro!...

(e fa l’atto di voler penetrare nell’appartamento di Stephana)

NIKONA
(che intanto ha chiuso destramente a chiave si frappone)
Indisposta...

GLÈBY
Poco importa!

(bonariamente la costringe ad allontanarsi come per voler parlare attraverso la porta)

Va, ti scosta!
Dalla porta parlerò!

(e infatti parla accanto all’uscio)

Stephanuccia?...

(ma, vista la chiave nella
serratura, apre bruscamente)

NIKONA
(strilla angosciata:)
No! Dico no!...

GLÈBY
(brutalmente)
Sì, dico sì!...

(Ed entra: ed esce subito gridando)

Nessuno!!

(E il Glèby, bonario si trasforma! È un Glèby furibondo, accigliato, livido. Egli afferra violentemente Nikona per un braccio e la scuote)

GLÈBY
Fuori? Con chi?
Dove passò la notte?

NIKONA
Ahimè!

GLÈBY
Orsù, parla!

NIKONA
(accenna di no con la testa risoluta malgrado il dolore e la paura)
No!

GLÈBY
(la respinge con ira; e riflette)
Ah, già?... Un amante del cuor!...

(sorride sdegnoso e ironico)

L’epidemia delle donne come Stephana...

(Ma appare Ivan agitatissimo annunciando)

IVAN
Il Principe!

NIKONA
(con un grido di dolore)
Perduta!

GLÈBY
(d’un tratto padrone di sé tornato calmo)
No! Glèby è qui a salvar la situazione!

(fa rientrare Nikona nella stanza di Stephana)

Tu torna là! Sii scaltra ed attenzione!

(e, il fare servile e umile, col cappello in mano, mentre Ivan si è affrettato ad andare ad aprire la grande vetrata, va ad incontrare il principe. Il principe Alexis veste la bellissima divisa di ufficiale degli Ussari della Guardi Imperiale. È in lieta comitiva, quasi tutti ufficiali appartenenti a corpi privilegiati e addetti ai dicasteri del Ministero della Guerra: solo il capitano Walinoff è, come si dice, un ufficiale di carriera nel reggimento Kalonga. Vi sono anche alcuni signori in borghese, ma appartenenti tutti alla nobiltà, o all’alta finanza o al mondo elegante, il conte Palffy, il banchiere Miskinsky, Andreieff, etc. È questo «mondo felice» che Glèby saluta inchinandosi col più servile e il più ironico dei suoi sorrisi ambigui)

ALEXIS
(introduce col gesto raccomandando di non far rumore parlando sottovoce)
Avanti!

(E Glèby anche fa cenno col dito alla bocca di non parlare ad alta voce)

GLÈBY
Cauti!

IVAN
(genuflesso, al principe)
Eccellenza?

ALEXIS
Stephana?

NIKONA
(appare subito fra i cortinaggi della porta)
Dorme!

ALEXIS
Tutta Pietroburgo saluta
la Zar che va alla guerra e c’è chi dorme?

WALINOFF
Vuol cortesia
il rispetto ai bei sogni di una dama!

GLÈBY
(frapponendosi col suo miglio inchino)
Dico!... Penso!... Vorrei!... Direi:
«Che importa se è notte o dì?
Invece di una vieta serenata
perché, come si addice all’italiana,
alla sua porta con idea cortese,
non sussurriamo qui una «Mattinata?»

TUTTI
Gléby. Grand’uomo!

ALEXIS
E l’accompagnamento?

WALINOFF
Ce lo farà il più nobile strumento,
il più antico e moderno...

TUTTI
Qual?

WALINOFF
La spada!

(e battendo leggermente sul fodero della sua spada, ne fa udire il tintinnio bizzarro)

Così!

GLI UFFICIALI
(entusiasmati dall’idea, facendo tintinnare le sciabole)
Così! Così!

GLÈBY
(leva fuori dal taschino del panciotto due rubli)
Ed io senza strumento? No! No! No!
Due rubli insiem tintinnar farò!

(e batte insieme i rubli)

IL BANCHIERE MISKINSKY
Chi canta?

GLÈBY
(ritirandosi)
Io suono i piatti!

WALINOFF
(a Gleby)
Voi!

GLÈBY
(sorpreso)
Io?

TUTTI
Sì!

GLÈBY
(si avvicina all’appartamento di Stephana e con gran gesto, verso l’uscio del gabinetto di toilette di Stephana, sussurra la sua mattinata battendo i due rubli, mentre gli altri fanno l’accompagnamento ripetendo le strofe e facendo tintinnare le spade)
O bella mia
perché gli occhi tu chiudi?
Il ciel vuol rispecchiarsi ne’ tuoi sguardi!
Caccia l’incanto de’ bei sogni ignudi
che fanno dormir tardi!...

TUTTI
O bella mia!

GLÈBY
O bella mia,
la sfera del mio cor
già segna irrequïeta, l’ora diana
ma, ahimè, non sorge ancor, o mia Stephana,
il sole del tuo amor.

TUTTI
O bella mia!

GLÈBY
O bella mia,
concedi al canto lieve
d’entrar nella stanza desïata!
Deh, non vietar, all’umil mattinata,
la tua beltà di neve.

TUTTI
O bella mia!

GLÈBY
O bella mia,
concedi al ritornello
quello che in ciel agli angeli fa gola:
l’ansie del seno, i baci di viola
e il corpo biondo e snello!

TUTTI
O bella mia!

(Il principe Alexis, soddisfatto, fa cenno alla comitiva di lasciar tempo alla «Bella Orientale», «Stephana », «Stephy dagli occhi turchese», di farsi bella, ed invita a seguirlo nel salone degli specchi)

GLÈBY
(subito pronto con un’idea)
E, intanto, un colpettin di Baccarà!

(Alexis approva, e precede gli amici avviandosi)

ALEXIS
(alla comitiva, forte)
Di bella dama la toeletta è cosa misteriosa...

(e tutti lo seguono e scompaiono, mentre Glèby, aperto un cassettino segreto della console ne toglie un mazzo di carte evidentemente preparato)

NIKONA
(la testa fuori dai cortinaggi, li guarda mentre si allontanano, mormorando)
Hanno cantato alnulla le cicale!

(il piccolo uscio che dà sulla scala di servizio e mette al giardino, si apre ed è Stephana che entra, Stephana che ha sentito tutto)

NIKONA
(vedendola, corre da lei)
Ah! Finalmente!

STEPHANA
(fa per entrare nel suo camerino da toilette. Ad un tratto arrivano dal salone vocie risa. Stephana ascolta e domanda)
Ma di là che fanno?

NIKONA
Un thè!... Ufficiali e amici!...

STEPHANA
E perché qui quella canzone?

NIKONA
Or dianzi?...
Idea di Glèby per impedire che...

STEPHANA
(impaurita, credendo di udire dei passi, interrompe Nikona, ascoltando attenta)
Taci!

NIKONA
(corre a guardare)
No, nessuno!

(torna presso Stephana e con accento di dolcissimo rimprovero)

O Stephana, mia barina,
ah, non sai le mie paure!...
Or pensa!... Glèby sa!
Se rivelasse al principe?...

STEPHANA
Chi? Glèby?

(ride della ingenuità di Nikona)

Oh, povera Nikona!

(rimane un momento immobile, gli occhi fissi e soggiunge con accento indefinibile)

Glèby è... Glèby!

(accarezza con grande affabilità Nikona e con voce dolcissima ma ferma le dice)

No!... Se un pensier tortura la mia mente quest’è:

(e parlando la guarda esaltandosi)

Che il dolce amante mio giammai
non sappia la Stephana ch’egli ignora!
Nel suo amore rianimata
la coscienza ritrovai.
Io l’amai per l’esistenza rinnovata,
pura in me.
Chi son io non sappia mai!
Tutta a lui la vita mia!
Rifiorita nuova vita
per lui libera al mio piè!
Nova luce ha il cielo e il sole
caldi raggi, blandi ardor
e di maggï nove ajuole
ha il mio giorno, fori e amor!

(La testa di Gléby appare dietro i vetri della porta, e vi si arresta un momento a spiare)

NIKONA
(vedendolo)
È Gleby!

STEPHANA
Non lo temo! Venga, e lasciami!

GLÈBY
(calmo, e indifferente)
Alfin eccoti qua!

(dopo una breve pausa)

Per l’affar che t’ho parlato...

(accenna verso la sala da gioco)

L’uomo è là!...

STEPHANA
(lo interrompe asciutta)
No.

GLÈBY
(impaziente ma frenandosi)
No?

STEPHANA
No. Sono stanca!
Questa caccia vile all’ôr mi ha nauseata!

GLÈBY
(ancora calmo e sorridente)
Tutto qui?

STEPHANA
Sì.

GLÈBY
(fra il serio e il comico)
Quest’orgoglio non a noi
nati giù nel precipizio
dove tutto è vil, fatale,
stenti, fame, l’odio, il vizio!
Che chiediamo in fondo in fondo
al tondo mondo?
La saggezza d’una vita d’agiatezza,
e magari, con un gruzzol di denari,
vivacchiar poi bacchettoni
grassi e obesi di benefiche intenzioni.

STEPHANA
(con accento di disperazione)
Tutta la vita a questa sorte?

GLÈBY
(con selvaggio entusiasmo)
Sì! Sì! Tu sei la «donna bella», il knout
che sferza e strazia il senso!
Io t’ho scoperta, bella bellezza?
E tu sei mia! Sei qui!
Qui nel mio pugno! Ho saldo il polso!...

(fa l’atto di sferzare)

Ami? Lo so, o credi amare?...

STEPHANA
Sì!

GLÈBY
Uno che t’ama o che tu credi?...

STEPHANA
Sì!

GLÈBY
Che d’amor t’ama e per l’amore?...

STEPHANA
Sì!

GLÈBY
Tu fatta audace, vai la notte?...

STEPHANA
Sì!

GLÈBY
E menti onesti modi?

STEPHANA
Taci!

GLÈBY
La Maddalena...

(e dà in una risatina secca e stridula)

STEPHANA
Taci!...

GLÈBY
È fiaba de’ popi! Questo amante?...
È come me, se è povero; se è ricco,
come Alexis!...
Attende l’ora!...

STEPHANA
Taci!

GLÈBY
Mente! Spia!
E intanto fa i suoi calcoli!...

(ma sentendo la voce di Alexis, grida a Stephana con voce soffocata)

Lui?... Via!

(Corre via dalla porta d’ingresso. Infatti è Alexis. Il principino Alexis si avvicina timidamente a Stephana che gli offre la mano a baciare)

ALEXIS
Ogni giorno in me amor si fa gigante,
Intenso, ardente!
Non sapete, Stephana?...

STEPHANA
(indifferente)
Dite, Alexis! Non so!

ALEXIS
Mia madre ha strane voglie!

STEPHANA
Quali?

ALEXIS
Vuol darmi moglie!...

STEPHANA
Voglia non tanto strana
per madre saggia.

ALEXIS
(interrompendo con grande vivacità)
Ah, no!
Stephy con te, sempre!
Son fiero dell’orgoglio
grande del vostro amore!... Tu sola!...

(presentandole aperto un piccolo astuccio dove splende e abbaglia un superbo braccialetto)

STEPHANA
Oh il bel diamante!
Oh il vago braccialetto!…

ALEXIS
Ma degli occhi il tuo fulgor
già spegne il suo splendor!

(Entrano nelle sale interne. Nikona appare alla porta di destra con un vaso ricchissimo pieno di fiori freschi che depone sulla console. Subito dopo dalla porta di sinistra si affaccia Ivan)

IVAN
Un giovine ufficiale chiede di te.
Ilia lo fa salire...

(un giovane ufficiale di fanteria entra)

NIKONA
(con un grido di gioia)
Vassili?

VASSILI
Son’io... Nikona!

NIKONA
(corre nelle sue braccia dicendo a Ivan)
È il mio figlioccio!

(Ivan va via)

VASSILI
Oh quanto è lungo cercar di te!

NIKONA
Quando sei giunto?

VASSILI
Son due mesi già! Un’ora ancora...
e in marcia! Alla guerra!

NIKONA
E di’, tua madre?

VASSILI
Felice! E ti saluta!

NIKONA
E se ti uccidono?

VASSILI
I turchi? No! Ritornerò! Mia madre
al mondo sola rimarrebbe, e Dio tornare mi farà!

NIKONA
E?...

(lo guarda e sorride con intenzione)

Per altra persona
niente tic! tac? tic! tac?...

VASSILI
(sorridendo)
Sì, Nikona!

NIKONA
È del nostro paese?

VASSILI
No, cittadina di qui!

NIKONA
Di già?... E...?

(accenna se è ricca)

Danaro?

VASSILI
Niente!

NIKONA
Niente?

VASSILI
(ridendo della sorpresa di Nikona)
Signora nel ricamo! Lavora
ma, patrimonio raro,
tanto di cuore!
Povera come me,
povera e onesta!
Porta in dote l’amore
ed un viso divino!
Ed è modesta
come la mamme e te.

(ma all’improvviso, scoppio di risa e voci interne)

NIKONA
Orsù, ti mando via! Hai scelto un brutto dì.
Ci rivedremo ancora?...

VASSILI
Forse sì!
Se il reggimento mio sfila giù nella via,
affacciati al balcone!

NIKONA
(indicando la balconata)
Vassili, io là sarò!

STEPHANA
(entrando)
Nikona? Presto...

VASSILI
(alla voce di Stephana si volge e dà un grido)
Dio!

STEPHANA
(riconoscendolo, balbetta impallidendo)
Tu? Qui?

(e con un accento di profondo abbattimento soggiunge)

Glèby ha ragione!

NIKONA
(colpita, ha capito, subito, a Vassili, indicandogli la porta a destra)
Va via!

STEPHANA
(con disprezzo e con tutta l’amarezza dell’anima)
Sapevi e mentivi!...

VASSILI
(sdegnato)
Io?

NIKONA
(a Stephana)
Per pietà!...

STEPHANA
Ed attendevi l’ora per introdurti qui!

VASSILI
No, per la tua bellezza!

STEPHANA
L’impazienza vile, con sapienza sottile,
frenavi e contenevi!...

VASSILI
No, sul mio onore, sul mio onor di soldato!...

(e con un accento di sdegno e di dolore, affannosamente)

T’incontrai per via!...
L’occhio pensoso e grave
è penetrato dentro il mio cor!
Al tuo vestir modesto
non ho pensato
che fosse fantasia,
capriccio o una bugia!
No! Una voce desiata
ha dentro a me gridato:
«È questo, è questo
il tuo destin soave!
Ama! È l’amor!»
Allor ho amato!
Preparato alla sorte!
Per la vita e la morte!

(Stephana, gli occhi larghi, affannosa, pallida, immobile ha ascoltato la calda parola di Vassili)

NIKONA
(tutta in lacrime, sconvolta, atterrita, si avvicina a Stephana, le si inginocchia innanzi e le bacia i piedi mormorando, in atto di preghiera)
Vassili è il mio figlioccio!...
Deve partire? Parta!...
Senza rancori!...

(scoppiando il lacrime)

Ed io ti bacio i piedi!...

(E il silenzio è profondo attorno a quei tre)

STEPHANA
(pallida come una morta, con voce dolcissima piena di rassegnazione)
Sei giovane! Soldato!
Hai l’avvenire!... Oblia!...
Or la tua voce m’ha tormentato
il cuore come un morso crudel, feroce!...

(a Vassili, con voce tremante)

Va via e perdona!
Alla Guerra! Alla Guerra!
Alla Russia, Vassili!
Ai bei sogni gentili della tua mente onesta!
Per la tua mamma! A questa
che ti ingannò, l’oblio e la pietà!...

VASSILI
(nella esaltazione della passione)
A me parli di oblio?
Ah tu sai che nel cuor mio
v’è soltanto il tuo amore.
Come, come obliarti?
Se sei qui... Qui!... Qui scolpita
per adorarti tutta la vita!
Ancora... ancora
la calda ebbrezza
del tuo bacio ardente!

STEPHANA
Or io prego... Va via, Vassili!...

VASSILI
E poi?... Al mio destino!
Verso l’ignoto o il niente!

STEPHANA
La voce tua dolcissima
è una tortura atroce!
Mi fa male, m’affanna!
Or prego la tua pietà!
Va via! Va via! Vassili!

VASSILI
Ancor l’ardente bacio!

STEPHANA
(poi, pentita, torna ad accostarsi a Vassili)
Dunque non menti?... Di’!... Non menti?

VASSILI
Io? T’amo! Sì!

STEPHANA
(tremante, con voce appena intelligibile)
Così? Di’, come sono?...

VASSILI
Sì! T’amo!

(Dietro la vetrata ecco avvicinarsi Alexis che sorprende il colloquio, le di cui emozioni si rivelano evidenti sui volti dei due giovani)

ALEXIS
(a Stephana)
E chi è costui, Stephy?

STEPHANA
(esaltata)
Il mio amante!

ALEXIS
Qui?

(minaccioso a Stephana)

Ah! Svergognata!

VASSILI
Voi?... A lei?... Vigliacco!

ALEXIS
(furibondo)
Perdio!...

NIKONA
(cercando di allontanare Vassili)
Va via, Vassili!

ALEXIS
Canaglia!

(corre a prendere la sciabola e si scaglia su Vassili)

VASSILI
(sfodera la sua, respingendo Nikona)
A me?

NIKONA
(corre verso le sale da giuoco chiamando e gridando)
Si ammazzano! Impeditelo!

(gli amici accorrono)

VASSILI
(colpendo Alexis)
A te!

ALEXIS
Ferito!

(Alexis, colpito, lascia sfuggire la sciabola; costernati gli amici ed ospiti gli si affannano intorno; due ufficiali affrontano Vassili che, sorpreso egli pure dalla rapidità di quanto è accaduto, gitta lontano da sé la sciabola sua, rassegnato al suo destino mormorando fra sé:)

O gloria, addio.
ATTO PRIMO


La donna

(A Pietroburgo nella prima metà del secolo XIX. Nell’agosto all’alba della festa di S. Alessandro. Nella "Rotonda" della elegante palazzina, regalata dal principe Alexis Frouwor a Stephana «la Bella Orientale», Nikona veglia inquieta aspettando la sua padrona in compagnia di Ivan, uomo di fiducia,maggiordomo, cameriere, etc. Già, fuori, dalle chiese, le campane hanno preannunziato la imminente alba della «Festa di Sant’Alessandro». I traktir hanno preparata la gran gioia russa tenendo cantina aperta tutta la notte! I soldati dei reggimenti in partenza per la Turchia hanno, ai melanconici canti del mugiki, ingombranti sempre fedelmente tutti i traktir della capitale prima, durante e dopo ogni festa, uniti i gloriosi canti di guerra. Stephana «la Bella Orientale» tarda più del consueto a rientrare, e la notte tumultuosa non è tale da rassicurare la povera e fedele Nikona, che ad ogni momento si leva dalla poltrona per spiarne fuori dalla balconata il ritorno, finora sempre inutilmente. Ivan, più filosofo, sonnecchia sulla sua sedia presso la gran porta a vetri, il capo penzoloni e dondoloni sul petto. Lontanissima fuori si perde colla notte, nella nuova luce dell’alba, una canzone di mugiki)

MUGIKI
Godi dunque il suo sole, se c’è il sole;
godi la luna, se la luna c’è;
è vita anche la tua chè, se Dio vuole,
c’è ultima la morte anche per te.

IVAN
(di soprassalto)
La Barina?

NIKONA
(di nuovo dalla poltrona alla balconata)
No! Non ancora!

(e torna, disillusa, alla poltrona mormorando)

Quali imprudenze!...
Ah come sono in pena!...

IVAN
(sbadiglia, guarda, sorpreso, fuori)
Di già l’aurora!... Spegniamo!

(nell’atto di spegnere si arresta e ascolta)

Sulla rena dei passi...

NIKONA
Guarda!

IVAN
(alla balconata)
Nessuno!

(Va a spegnere. L’alba penetra rossa rossa, alba agostana, nella Rotonda. Un suono di campanello alla porta d’ingresso dello scalone)

NIKONA
(sorpresa)
In basso suonano!...

IVAN
(esce dalla porta di destra)
Vo!

NIKONA
Come tarda!...

(poi, presa da spavento, ascolta presso alla porta di dove è uscito Ivan)

Forse Glèby?... Scommetto
che ha già qualche sospetto!

(ed inquieta va ad osservare. Quasi subito infatti essa rientra agitata, in preda ad un vero terrore, indecisa sul da farsi; ma le balena un’idea; corre, entra nell’appartamento di Stephane e ne chiude dietro a sé la porta. Entra il signor Glèby; fare umile e servile; occhi mobilissimi e irrequieti; barba intiera ma rada, sorriso enigmatico, fra l’ironico e il bonario. Appena entrato, Nikona esce dall’appartamento di Stephana in punta di piedi facendo segno a Glèby di fare adagio e piano in modo da non destare la signora)

GLÈBY
(a Ivan)
La Signora? Due parole…

(Ma vedendo Nikona, che fa cenno ad Ivan che si allontana subito, si rivolge a lei)

Un affare!... In grande!... D’oro!...

(e fa l’atto di voler penetrare nell’appartamento di Stephana)

NIKONA
(che intanto ha chiuso destramente a chiave si frappone)
Indisposta...

GLÈBY
Poco importa!

(bonariamente la costringe ad allontanarsi come per voler parlare attraverso la porta)

Va, ti scosta!
Dalla porta parlerò!

(e infatti parla accanto all’uscio)

Stephanuccia?...

(ma, vista la chiave nella
serratura, apre bruscamente)

NIKONA
(strilla angosciata:)
No! Dico no!...

GLÈBY
(brutalmente)
Sì, dico sì!...

(Ed entra: ed esce subito gridando)

Nessuno!!

(E il Glèby, bonario si trasforma! È un Glèby furibondo, accigliato, livido. Egli afferra violentemente Nikona per un braccio e la scuote)

GLÈBY
Fuori? Con chi?
Dove passò la notte?

NIKONA
Ahimè!

GLÈBY
Orsù, parla!

NIKONA
(accenna di no con la testa risoluta malgrado il dolore e la paura)
No!

GLÈBY
(la respinge con ira; e riflette)
Ah, già?... Un amante del cuor!...

(sorride sdegnoso e ironico)

L’epidemia delle donne come Stephana...

(Ma appare Ivan agitatissimo annunciando)

IVAN
Il Principe!

NIKONA
(con un grido di dolore)
Perduta!

GLÈBY
(d’un tratto padrone di sé tornato calmo)
No! Glèby è qui a salvar la situazione!

(fa rientrare Nikona nella stanza di Stephana)

Tu torna là! Sii scaltra ed attenzione!

(e, il fare servile e umile, col cappello in mano, mentre Ivan si è affrettato ad andare ad aprire la grande vetrata, va ad incontrare il principe. Il principe Alexis veste la bellissima divisa di ufficiale degli Ussari della Guardi Imperiale. È in lieta comitiva, quasi tutti ufficiali appartenenti a corpi privilegiati e addetti ai dicasteri del Ministero della Guerra: solo il capitano Walinoff è, come si dice, un ufficiale di carriera nel reggimento Kalonga. Vi sono anche alcuni signori in borghese, ma appartenenti tutti alla nobiltà, o all’alta finanza o al mondo elegante, il conte Palffy, il banchiere Miskinsky, Andreieff, etc. È questo «mondo felice» che Glèby saluta inchinandosi col più servile e il più ironico dei suoi sorrisi ambigui)

ALEXIS
(introduce col gesto raccomandando di non far rumore parlando sottovoce)
Avanti!

(E Glèby anche fa cenno col dito alla bocca di non parlare ad alta voce)

GLÈBY
Cauti!

IVAN
(genuflesso, al principe)
Eccellenza?

ALEXIS
Stephana?

NIKONA
(appare subito fra i cortinaggi della porta)
Dorme!

ALEXIS
Tutta Pietroburgo saluta
la Zar che va alla guerra e c’è chi dorme?

WALINOFF
Vuol cortesia
il rispetto ai bei sogni di una dama!

GLÈBY
(frapponendosi col suo miglio inchino)
Dico!... Penso!... Vorrei!... Direi:
«Che importa se è notte o dì?
Invece di una vieta serenata
perché, come si addice all’italiana,
alla sua porta con idea cortese,
non sussurriamo qui una «Mattinata?»

TUTTI
Gléby. Grand’uomo!

ALEXIS
E l’accompagnamento?

WALINOFF
Ce lo farà il più nobile strumento,
il più antico e moderno...

TUTTI
Qual?

WALINOFF
La spada!

(e battendo leggermente sul fodero della sua spada, ne fa udire il tintinnio bizzarro)

Così!

GLI UFFICIALI
(entusiasmati dall’idea, facendo tintinnare le sciabole)
Così! Così!

GLÈBY
(leva fuori dal taschino del panciotto due rubli)
Ed io senza strumento? No! No! No!
Due rubli insiem tintinnar farò!

(e batte insieme i rubli)

IL BANCHIERE MISKINSKY
Chi canta?

GLÈBY
(ritirandosi)
Io suono i piatti!

WALINOFF
(a Gleby)
Voi!

GLÈBY
(sorpreso)
Io?

TUTTI
Sì!

GLÈBY
(si avvicina all’appartamento di Stephana e con gran gesto, verso l’uscio del gabinetto di toilette di Stephana, sussurra la sua mattinata battendo i due rubli, mentre gli altri fanno l’accompagnamento ripetendo le strofe e facendo tintinnare le spade)
O bella mia
perché gli occhi tu chiudi?
Il ciel vuol rispecchiarsi ne’ tuoi sguardi!
Caccia l’incanto de’ bei sogni ignudi
che fanno dormir tardi!...

TUTTI
O bella mia!

GLÈBY
O bella mia,
la sfera del mio cor
già segna irrequïeta, l’ora diana
ma, ahimè, non sorge ancor, o mia Stephana,
il sole del tuo amor.

TUTTI
O bella mia!

GLÈBY
O bella mia,
concedi al canto lieve
d’entrar nella stanza desïata!
Deh, non vietar, all’umil mattinata,
la tua beltà di neve.

TUTTI
O bella mia!

GLÈBY
O bella mia,
concedi al ritornello
quello che in ciel agli angeli fa gola:
l’ansie del seno, i baci di viola
e il corpo biondo e snello!

TUTTI
O bella mia!

(Il principe Alexis, soddisfatto, fa cenno alla comitiva di lasciar tempo alla «Bella Orientale», «Stephana », «Stephy dagli occhi turchese», di farsi bella, ed invita a seguirlo nel salone degli specchi)

GLÈBY
(subito pronto con un’idea)
E, intanto, un colpettin di Baccarà!

(Alexis approva, e precede gli amici avviandosi)

ALEXIS
(alla comitiva, forte)
Di bella dama la toeletta è cosa misteriosa...

(e tutti lo seguono e scompaiono, mentre Glèby, aperto un cassettino segreto della console ne toglie un mazzo di carte evidentemente preparato)

NIKONA
(la testa fuori dai cortinaggi, li guarda mentre si allontanano, mormorando)
Hanno cantato alnulla le cicale!

(il piccolo uscio che dà sulla scala di servizio e mette al giardino, si apre ed è Stephana che entra, Stephana che ha sentito tutto)

NIKONA
(vedendola, corre da lei)
Ah! Finalmente!

STEPHANA
(fa per entrare nel suo camerino da toilette. Ad un tratto arrivano dal salone vocie risa. Stephana ascolta e domanda)
Ma di là che fanno?

NIKONA
Un thè!... Ufficiali e amici!...

STEPHANA
E perché qui quella canzone?

NIKONA
Or dianzi?...
Idea di Glèby per impedire che...

STEPHANA
(impaurita, credendo di udire dei passi, interrompe Nikona, ascoltando attenta)
Taci!

NIKONA
(corre a guardare)
No, nessuno!

(torna presso Stephana e con accento di dolcissimo rimprovero)

O Stephana, mia barina,
ah, non sai le mie paure!...
Or pensa!... Glèby sa!
Se rivelasse al principe?...

STEPHANA
Chi? Glèby?

(ride della ingenuità di Nikona)

Oh, povera Nikona!

(rimane un momento immobile, gli occhi fissi e soggiunge con accento indefinibile)

Glèby è... Glèby!

(accarezza con grande affabilità Nikona e con voce dolcissima ma ferma le dice)

No!... Se un pensier tortura la mia mente quest’è:

(e parlando la guarda esaltandosi)

Che il dolce amante mio giammai
non sappia la Stephana ch’egli ignora!
Nel suo amore rianimata
la coscienza ritrovai.
Io l’amai per l’esistenza rinnovata,
pura in me.
Chi son io non sappia mai!
Tutta a lui la vita mia!
Rifiorita nuova vita
per lui libera al mio piè!
Nova luce ha il cielo e il sole
caldi raggi, blandi ardor
e di maggï nove ajuole
ha il mio giorno, fori e amor!

(La testa di Gléby appare dietro i vetri della porta, e vi si arresta un momento a spiare)

NIKONA
(vedendolo)
È Gleby!

STEPHANA
Non lo temo! Venga, e lasciami!

GLÈBY
(calmo, e indifferente)
Alfin eccoti qua!

(dopo una breve pausa)

Per l’affar che t’ho parlato...

(accenna verso la sala da gioco)

L’uomo è là!...

STEPHANA
(lo interrompe asciutta)
No.

GLÈBY
(impaziente ma frenandosi)
No?

STEPHANA
No. Sono stanca!
Questa caccia vile all’ôr mi ha nauseata!

GLÈBY
(ancora calmo e sorridente)
Tutto qui?

STEPHANA
Sì.

GLÈBY
(fra il serio e il comico)
Quest’orgoglio non a noi
nati giù nel precipizio
dove tutto è vil, fatale,
stenti, fame, l’odio, il vizio!
Che chiediamo in fondo in fondo
al tondo mondo?
La saggezza d’una vita d’agiatezza,
e magari, con un gruzzol di denari,
vivacchiar poi bacchettoni
grassi e obesi di benefiche intenzioni.

STEPHANA
(con accento di disperazione)
Tutta la vita a questa sorte?

GLÈBY
(con selvaggio entusiasmo)
Sì! Sì! Tu sei la «donna bella», il knout
che sferza e strazia il senso!
Io t’ho scoperta, bella bellezza?
E tu sei mia! Sei qui!
Qui nel mio pugno! Ho saldo il polso!...

(fa l’atto di sferzare)

Ami? Lo so, o credi amare?...

STEPHANA
Sì!

GLÈBY
Uno che t’ama o che tu credi?...

STEPHANA
Sì!

GLÈBY
Che d’amor t’ama e per l’amore?...

STEPHANA
Sì!

GLÈBY
Tu fatta audace, vai la notte?...

STEPHANA
Sì!

GLÈBY
E menti onesti modi?

STEPHANA
Taci!

GLÈBY
La Maddalena...

(e dà in una risatina secca e stridula)

STEPHANA
Taci!...

GLÈBY
È fiaba de’ popi! Questo amante?...
È come me, se è povero; se è ricco,
come Alexis!...
Attende l’ora!...

STEPHANA
Taci!

GLÈBY
Mente! Spia!
E intanto fa i suoi calcoli!...

(ma sentendo la voce di Alexis, grida a Stephana con voce soffocata)

Lui?... Via!

(Corre via dalla porta d’ingresso. Infatti è Alexis. Il principino Alexis si avvicina timidamente a Stephana che gli offre la mano a baciare)

ALEXIS
Ogni giorno in me amor si fa gigante,
Intenso, ardente!
Non sapete, Stephana?...

STEPHANA
(indifferente)
Dite, Alexis! Non so!

ALEXIS
Mia madre ha strane voglie!

STEPHANA
Quali?

ALEXIS
Vuol darmi moglie!...

STEPHANA
Voglia non tanto strana
per madre saggia.

ALEXIS
(interrompendo con grande vivacità)
Ah, no!
Stephy con te, sempre!
Son fiero dell’orgoglio
grande del vostro amore!... Tu sola!...

(presentandole aperto un piccolo astuccio dove splende e abbaglia un superbo braccialetto)

STEPHANA
Oh il bel diamante!
Oh il vago braccialetto!…

ALEXIS
Ma degli occhi il tuo fulgor
già spegne il suo splendor!

(Entrano nelle sale interne. Nikona appare alla porta di destra con un vaso ricchissimo pieno di fiori freschi che depone sulla console. Subito dopo dalla porta di sinistra si affaccia Ivan)

IVAN
Un giovine ufficiale chiede di te.
Ilia lo fa salire...

(un giovane ufficiale di fanteria entra)

NIKONA
(con un grido di gioia)
Vassili?

VASSILI
Son’io... Nikona!

NIKONA
(corre nelle sue braccia dicendo a Ivan)
È il mio figlioccio!

(Ivan va via)

VASSILI
Oh quanto è lungo cercar di te!

NIKONA
Quando sei giunto?

VASSILI
Son due mesi già! Un’ora ancora...
e in marcia! Alla guerra!

NIKONA
E di’, tua madre?

VASSILI
Felice! E ti saluta!

NIKONA
E se ti uccidono?

VASSILI
I turchi? No! Ritornerò! Mia madre
al mondo sola rimarrebbe, e Dio tornare mi farà!

NIKONA
E?...

(lo guarda e sorride con intenzione)

Per altra persona
niente tic! tac? tic! tac?...

VASSILI
(sorridendo)
Sì, Nikona!

NIKONA
È del nostro paese?

VASSILI
No, cittadina di qui!

NIKONA
Di già?... E...?

(accenna se è ricca)

Danaro?

VASSILI
Niente!

NIKONA
Niente?

VASSILI
(ridendo della sorpresa di Nikona)
Signora nel ricamo! Lavora
ma, patrimonio raro,
tanto di cuore!
Povera come me,
povera e onesta!
Porta in dote l’amore
ed un viso divino!
Ed è modesta
come la mamme e te.

(ma all’improvviso, scoppio di risa e voci interne)

NIKONA
Orsù, ti mando via! Hai scelto un brutto dì.
Ci rivedremo ancora?...

VASSILI
Forse sì!
Se il reggimento mio sfila giù nella via,
affacciati al balcone!

NIKONA
(indicando la balconata)
Vassili, io là sarò!

STEPHANA
(entrando)
Nikona? Presto...

VASSILI
(alla voce di Stephana si volge e dà un grido)
Dio!

STEPHANA
(riconoscendolo, balbetta impallidendo)
Tu? Qui?

(e con un accento di profondo abbattimento soggiunge)

Glèby ha ragione!

NIKONA
(colpita, ha capito, subito, a Vassili, indicandogli la porta a destra)
Va via!

STEPHANA
(con disprezzo e con tutta l’amarezza dell’anima)
Sapevi e mentivi!...

VASSILI
(sdegnato)
Io?

NIKONA
(a Stephana)
Per pietà!...

STEPHANA
Ed attendevi l’ora per introdurti qui!

VASSILI
No, per la tua bellezza!

STEPHANA
L’impazienza vile, con sapienza sottile,
frenavi e contenevi!...

VASSILI
No, sul mio onore, sul mio onor di soldato!...

(e con un accento di sdegno e di dolore, affannosamente)

T’incontrai per via!...
L’occhio pensoso e grave
è penetrato dentro il mio cor!
Al tuo vestir modesto
non ho pensato
che fosse fantasia,
capriccio o una bugia!
No! Una voce desiata
ha dentro a me gridato:
«È questo, è questo
il tuo destin soave!
Ama! È l’amor!»
Allor ho amato!
Preparato alla sorte!
Per la vita e la morte!

(Stephana, gli occhi larghi, affannosa, pallida, immobile ha ascoltato la calda parola di Vassili)

NIKONA
(tutta in lacrime, sconvolta, atterrita, si avvicina a Stephana, le si inginocchia innanzi e le bacia i piedi mormorando, in atto di preghiera)
Vassili è il mio figlioccio!...
Deve partire? Parta!...
Senza rancori!...

(scoppiando il lacrime)

Ed io ti bacio i piedi!...

(E il silenzio è profondo attorno a quei tre)

STEPHANA
(pallida come una morta, con voce dolcissima piena di rassegnazione)
Sei giovane! Soldato!
Hai l’avvenire!... Oblia!...
Or la tua voce m’ha tormentato
il cuore come un morso crudel, feroce!...

(a Vassili, con voce tremante)

Va via e perdona!
Alla Guerra! Alla Guerra!
Alla Russia, Vassili!
Ai bei sogni gentili della tua mente onesta!
Per la tua mamma! A questa
che ti ingannò, l’oblio e la pietà!...

VASSILI
(nella esaltazione della passione)
A me parli di oblio?
Ah tu sai che nel cuor mio
v’è soltanto il tuo amore.
Come, come obliarti?
Se sei qui... Qui!... Qui scolpita
per adorarti tutta la vita!
Ancora... ancora
la calda ebbrezza
del tuo bacio ardente!

STEPHANA
Or io prego... Va via, Vassili!...

VASSILI
E poi?... Al mio destino!
Verso l’ignoto o il niente!

STEPHANA
La voce tua dolcissima
è una tortura atroce!
Mi fa male, m’affanna!
Or prego la tua pietà!
Va via! Va via! Vassili!

VASSILI
Ancor l’ardente bacio!

STEPHANA
(poi, pentita, torna ad accostarsi a Vassili)
Dunque non menti?... Di’!... Non menti?

VASSILI
Io? T’amo! Sì!

STEPHANA
(tremante, con voce appena intelligibile)
Così? Di’, come sono?...

VASSILI
Sì! T’amo!

(Dietro la vetrata ecco avvicinarsi Alexis che sorprende il colloquio, le di cui emozioni si rivelano evidenti sui volti dei due giovani)

ALEXIS
(a Stephana)
E chi è costui, Stephy?

STEPHANA
(esaltata)
Il mio amante!

ALEXIS
Qui?

(minaccioso a Stephana)

Ah! Svergognata!

VASSILI
Voi?... A lei?... Vigliacco!

ALEXIS
(furibondo)
Perdio!...

NIKONA
(cercando di allontanare Vassili)
Va via, Vassili!

ALEXIS
Canaglia!

(corre a prendere la sciabola e si scaglia su Vassili)

VASSILI
(sfodera la sua, respingendo Nikona)
A me?

NIKONA
(corre verso le sale da giuoco chiamando e gridando)
Si ammazzano! Impeditelo!

(gli amici accorrono)

VASSILI
(colpendo Alexis)
A te!

ALEXIS
Ferito!

(Alexis, colpito, lascia sfuggire la sciabola; costernati gli amici ed ospiti gli si affannano intorno; due ufficiali affrontano Vassili che, sorpreso egli pure dalla rapidità di quanto è accaduto, gitta lontano da sé la sciabola sua, rassegnato al suo destino mormorando fra sé:)

O gloria, addio.


最終更新:2017年08月25日 19:04