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(Scipione dormendo, la Costanza e la Fortuna)

Recitativo

▼FORTUNA▲
Vieni e siegui i miei passi,
O gran figlio d'Emilio.

▼COSTANZA▲
Il passi miei,
Vieni e siegui, o Scipion.

▼SCIPIONE▲
Chi è mai l'audace
Che turba il mio riposo?

▼FORTUNA▲
Io son.

▼COSTANZA▲
Son io;
E sdegnar non ti dèi.

▼FORTUNA▲
Volgiti a me.

▼COSTANZA▲
Guardami in volto.

▼SCIPIONE▲
Oh dei,
Quale abisso di luce!
Quale ignota armonia! Quali sembianze
Son queste mai sì luminose e liete!
E in qual parte mi trovo?
E voi chi siete?

▼COSTANZA▲
Nutrice degli eroi.

▼FORTUNA▲
Dispensatrice
Di tutto il ben che l'universo aduna.

▼COSTANZA▲
Scipio, io son la Costanza.

▼FORTUNA▲
Io la Fortuna.

▼SCIPIONE▲
E da me che si vuol?

▼COSTANZA▲
Ch'una fra noi
Nel cammin della vita
Tu per compagna elegga.

▼FORTUNA▲
Entrambe offriamo
Di renderti felice.

▼COSTANZA▲
E decider tu dèi
Se a me più credi, o se più credi a lei.

▼SCIPIONE▲
Io? Ma, dèe… Che dirò?

▼FORTUNA▲
Dubiti!

▼COSTANZA▲
Incerto
Un momento esser puoi!

▼FORTUNA▲
Ti porgo il crine,
E a me non t'abbandoni?

▼COSTANZA▲
Odi il mio nome,
Nè vieni a me?

▼FORTUNA▲
Parla.

▼COSTANZA▲
Risolvi.

▼SCIPIONE▲
E come?
Se volete ch'io parli,
Se risolver degg'io lasciate all'alma
Tempo da respirar, spazio onde possa
Riconoscer se stessa.
Ditemi dove son, chi qua mi trasse,
Se vero è quel ch'io veggio,
Se sogno, se son desto o se vaneggio.

N. 1 Aria

▼SCIPIONE▲
Risolver non osa
Confusa la mente,
Che oppressa si sente
Da tanto stupor.
Delira dubbiosa
Incerta vaneggia
Ogni alma che ondeggia
Fra' moti del cor.

Recitativo

▼COSTANZA▲
Giusta è la tua richiesta. A parte, a parte
Chiedi pure, e saprai
Quanto brami saper.

▼FORTUNA▲
Si, ma sian brevi,
Scipio, le tue richieste. Intollerante
Di risposo son io. Loco ed aspetto
Andar sempre cangiando è mio diletto.

N. 2 Aria

▼FORTUNA▲
Lieve sono al par del vento;
Vario ho il volto, il piè fugace;
Or m'adiro, e in un momento
Or mi torno a serenar.
Sollevar le moli oppresse
Pria m'alletta, e poi mi piace
D'atterrar le moli istesse
Che ho sudato a sollevar.

Recitativo

▼SCIPIONE▲
Dunque ove son? La reggia
Di Massinissa, ove poc'anzi i lumi
Al sonno abbandonai,
Certo questa non è.

▼COSTANZA▲
No. Lungi assai
à l'Africa da noi. Sei nell'immenso
Tempio del ciel.

▼FORTUNA▲
Non lo conosci a tante
Che ti splendono intorno
Lucidissime stelle? A quel che ascolti
Insolito concento
Delle mobili sfere? A quel che vedi
Di lucido zaffiro
Orbe maggior che le rapisce in giro?

▼SCIPIONE▲
E chi mai tra le sfere, o dèe, produce
Un concento sì armonico e sonoro?

▼COSTANZA▲
L'istessa ch'è fra loro
Di moto e di misura
Proporzionata ineguaglianza. Insieme
Urtansi nel girar; rende ciascuna
Suon dall'altro distinto;
E si forma di tutti un suon concorde.
Varie così le corde
Son d'una cetra; e pur ne tempra in guisa
E l'orecchio e la man l'acuto e il grave,
Che dan, percosse, un'armonia soave.
Questo mirabil nodo,
Questa ragione arcana
Che i dissimili accorda,
Proporzion s'appella, ordine e norma
Universal delle create cose.
Questa è quel che nascose,
D'alto saper misteriose raggio,
Entro i numeri suoi di Samo il saggio.

▼SCIPIONE▲
Ma un'armonia sì grande
Perchè non giunge a noi? Perchè non l'ode
Chi vive là nella terrestre sede?

▼COSTANZA▲
Troppo il poter de' vostri
sensi eccede.

N. 3 Aria

▼COSTANZA▲
Ciglio che al sol si gira
Non vede il sol che mira,
Confuso in quell'istesso
Eccesso di splendor.
Chi là del Nil cadente
Vive alle sponde appresso,
Lo strepito non sente
Del rovinoso umor.

Recitativo

▼SCIPIONE▲
E quali abitatori…

▼FORTUNA▲
Assai chiedesti: Eleggi al fin.

▼SCIPIONE▲
Soffri un istante. E quali
Abitatori han queste sedi eterne?

▼COSTANZA▲
Ne han molti e vari in varie parti.

▼SCIPIONE▲
In questa,
Ove noi siam, chi si raccoglie mai?

▼FORTUNA▲
Guarda sol chi s'appressa, e lo saprai.

(Publio, Coro d'eroi, indi Emilio, e detti)

N. 4 CORO
Germe di cento eroi,
Di Roma onor primiero,
Vieni, che in ciel straniero
Il nome tuo non è.
Mille trovar tu puoi
Orme degli avi tuoi
Nel lucido sentiero
Ove inoltrasti il piè.

Recitativo

▼SCIPIONE▲
Numi, è vero o m'inganno? Il mio grand'avo,
Il domator dell'Africa rubello
Quegli non è?

▼PUBLIO▲
Non dubitar, son quello.

▼SCIPIONE▲
Gelo d'orror! Dunque gli estinti…

▼PUBLIO▲
Estinto Scipio, io non son.

▼SCIPIONE▲
Ma in cenere disciolto
Tra le funebri faci,
Gran tempo è già, Roma ti pianse.

▼PUBLIO▲
Ah taci:
Poco sei noto a te. Dunque tu credi
Che quella man, quel volto,
Quelle fragili membra onde vai cinto
Siano Scipione? Ah non è ver! Son queste
Solo una veste tua. Quel che le avviva
Puro raggio immortal, che non ha parti
E scioglier non si può che vuol, che intende,
Che rammenta, che pensa,
Che non perde con gli anni il suo vigore,
Quello, quello è Scipione: e quel non muore.
Troppo iniquo il destino
Saria della virtù, s'oltre la tomba
Nulla di noi restasse, e s'altri beni
Non vi vosser di quei
Che in terra per lo più toccano a' rei.
No, Scipio: la perfetta
D'ogni cagion Prima Cagione ingiusta
Esser così non può. V'è dopo il rogo,
V'è mercè da sperar. Quelle che vedi
Lucide eterne sedi,
Serbansi al merto; e la più bella è questa
In cui vive con me qualunque in terra
La patria amò, qualunque offrì pietoso
Al pubblico riposo i giorni sui,
Chi sparse il sangue a benefizio altrui.

N. 5 Aria

▼PUBLIO▲
Se vuoi che te raccolgano
Questi soggiorni un dì,
Degli avi tuoi rammentati,
Non ti scordar di me.
Mai non cessò di vivere
Chi come noi morì:
Non meritò di nascere
Chi vive sol per sé.

Recitativo

▼SCIPIONE▲
Se qui vivon gli eroi…

▼FORTUNA▲
Se paga ancora
La tua brama non è, Scipio, è già stanca
La tolleranza mia. Decidi…

▼COSTANZA▲
Eh lascia
Ch'ei chieda a voglia sua. Ciò ch'egli apprende
Atto lo rende a giudicar fra noi.

▼SCIPIONE▲
Se qui vivon gli eroi
Che alla patria giovar, tra queste sedi
Perchè non miro il genitor guerriero?

▼PUBLIO▲
L'hai su gli occhi e nol vedi?

▼SCIPIONE▲
(ad Emilio)
È vero, è vero.
Perdona, errai, gran genitor; ma colpa
Delle attonite ciglia
E il mio tardo veder, non della mente,
Che l'immagine tua sempre ha presente.
Ah sei tu! Già ritrovo
L'antica in quella fronte
Paterna maestà. Già nel mirarti
Risento i moti al core
Di rispetto e d'amore. Oh fausti numi!
Oh caro padre! Oh lieto dì! Ma come
Si tranquillo m'accogli? Il tuo sembiante
Sereno è ben, ma non commosso. Ah dunque
Non provi in rivedermi
Contento eguale al mio!

▼EMILIO▲
Figlio, il contento
Fra noi serba nel Cielo altro tenore.
Qui non giunge all'affanno, ed é maggiore.

▼SCIPIONE▲
Son fuor di me. Tutto quassù m'è nuovo,
Tutto stupir mi fa.

▼EMILIO▲
Depor non puoi
Le false idee che ti formasti in terra,
E ne stai sì lontano. Abbassa il ciglio:
Vedi laggiù d'impure nebbie avvolto
Quel picciol globo, anzi quel punto?

▼SCIPIONE▲
Oh stelle!
A la terra?

▼EMILIO▲
Il dicesti.

▼SCIPIONE▲
E tanti mari
E tanti fiumi e tante selve e tante
Vastissime province, opposti regni,
Popoli differenti?
E il Tebro? E Roma?

▼EMILIO▲
Tutto è chiuso in quel punto.

▼SCIPIONE▲
Ah padre amato,
Che picciolo, che vano,
Che misero teatro ha il fasto umano!

▼EMILIO▲
Oh se di quel teatro
Potessi, o figlio, esaminar gli attori;
Se le follie, gli errori,
I sogni lor veder potessi, e quale
Di riso per lo più degna cagione
Gli agita, gli scompone,
Li rallegra, gli affligge o gl'innamora,
Quanto più vil ti sembrerebbe ancora!

N. 6 Aria

▼EMILIO▲
Voi colaggiù ridete
D'un fanciullin che piange,
Ché la cagion vedete
Dei folle suo dolor.
Quassù di voi si ride,
Ché dell'età sul fine,
Tutti canuti il crine,
Siete fanciulli ancor.

Recitativo

▼SCIPIONE▲
Publio, padre, ah lasciate
Ch'io rimanga con voi. Lieto abbandono
Quel soggiorno laggiù troppo infelice.

▼FORTUNA▲
Ancor non è permesso.

▼COSTANZA▲
Ancor non lice.

▼PUBLIO▲
Molto a viver ti resta.

▼SCIPIONE▲
Io vissi assai;
Basta, basta per me.

▼EMILIO▲
Si, ma non basta
A' disegni dei Fato, al ben di Roma,
Al mondo, al Ciel.

▼PUBLIO▲
Molto facesti e molto
Di più si vuoi da te. Senza mistero
Non vai, Scipione, altero
E degli aviti e de' paterni allori.
I gloriosi tuoi primi sudori
Per le campagne ibere
A caso non spargesti; e non a caso
Porti quel nome in fronte
Che all'Africa é fatale. A me fu dato
Il soggiogar sì gran nemica; e tocca
li distruggerla a te.
Va, ma prepara
Non meno alle sventure
Che a' trionfi il tuo petto. In ogni sorte
L'istessa è la virtù. L'agita, è vero,
li nemico destin, ma non l'opprime;
E quando è men felice, è più sublime.

N. 7 Aria

▼PUBLIO▲
Quercia annosa su l'erte pendici
Fra '1 contrasto de' venti nemici
Più sicura, più salda si fa.
Ché se '1 verno le chiome le sfronda,
Più nel suolo col piè si profonda;
Forza acquista, se perde beltà.

Recitativo

▼SCIPIONE▲
Giacché al voler de' Fati
L'opporsi è vano, ubbidirò.

▼COSTANZA▲
Scipione,
Or di scegliere è tempo.

▼FORTUNA▲
Istrutto or sei;
Puoi giudicar fra noi.

▼SCIPIONE▲
Publio, si vuole
Ch'una di queste dèe…

▼PUBLIO▲
Tutto m'è noto.
Eleggi a voglia tua.

▼SCIPIONE▲
Deh mi consiglia,
Gran genitor!

▼EMILIO▲
Ti usurperebbe, o figlio,
La glori a della scelta il mio consiglio.

▼FORTUNA▲
Se brami esser felice,
Scipio, non mi stancar: prendi il momento
In cui t'offro il crin.

▼SCIPIONE▲
Ma tu che tanto
Importuna mi sei, di': qual ragione
Tuo seguace mi vuoi? Perchè degg'io
Sceglier più te che l'altra?

▼FORTUNA▲
'E che farai, s'io non secondo amica
L'imprese tue? Sai quel ch'io posso? lo sono
D'ogni mai, d'ogni bene
L'arbitra colaggiù. Questa è la mano
Che sparge a suo talento e gioie e pene,
Ed oltraggi ed onori,
E miserie e tesori. Io son colei
Che fabbrica, che strugge,
Che rinnova gl'imperi. Io, se mi piace,
In soglio una capanna, io quando voglio,
Cangio in capanna un soglio. A me soggetti
Sono i turbini in cielo,
Son le tempeste in mar. Delle battaglie
Io regolo il destin. Se fausta io sono,
Dalle perdite istesse
Fo germogliar le palme; e s'io m'adiro,
Svelgo di man gli allori
Sul compir la vittoria ai vincitori.
Che più? Dal regno mio
Non va esente il valore,
Non la virtù; ché, quando vuoi la Sorte,
Sembra forte il più vil, vile il più forte;
E a dispetto d'Astrea
La colpa è giusta e l'innocenza é rea.

N. 8 Aria

▼FORTUNA▲
A chi serena io miro
Chiaro è di notte il cielo;
Torna per lui nel gelo
La terra a germogliar.
Ma se a taluno io giro
Torbido il guardo e fosco,
Fronde gli niega il bosco,
Onde non trova in mar.

Recitativo

▼SCIPIONE▲
E a sì enorme possanza
Chi s'opponga non v'è?

▼COSTANZA▲
Si, la Costanza.
lo, Scipio, io sol prescrivo
Limiti e leggi al suo temuto impero.
Dove son io non giunge
L'instabile a regnar; ché in faccia mia
Non han luce i suoi doni,
Né orror le sue minacce. t ver che oltraggio
Soffron talor da lei
Il valor, la virtù; ma le bell'opre,
Vindice de' miei torti, il tempo scopre.
Son io, non è costei,
Che conservo gl'imperi: e gli avi tuoi,
La tua Roma lo sa. Crolla ristretta
Da Brenno, è ver, la libertà latina
Nell'angusto Tarpeo, ma non ruina.
Dell'Aufido alle sponde
Si vede, è ver, miseramente intorno
Tutta perir la gioventù guerriera
Il console roman, ma non dispera.
Annibale s'affretta
Di Roma ad ottener l'ultimo vanto,
E co' vessilli suoi quasi l'adombra;
Ma trova in Roma intanto
Prezzo il terren che il vincitore ingombra.
Son mie prove sì belle; e a queste prove
Non resiste Fortuna. Ella si stanca;
E al fin cangiando aspetto,
Mia suddita diventa suo dispetto.

N. 9 Aria

▼COSTANZA▲
Biancheggia in mar lo scoglio,
Par che vacilli, e pare
Che lo sommerga il mare
Fatto maggior di sé.
Ma dura a tanto orgoglio
Quel combattuto sasso;
E '1 mar tranquillo e basso
Poi gli lambisce il piè.

Recitativo

▼SCIPIONE▲
Non più. Bella Costanza,
Guidami dove vuoi.
D'altri non curo;
Eccomi tuo seguace.

▼FORTUNA▲
E i doni miei?

▼SCIPIONE▲
Non bramo e non ricuso.

▼FORTUNA▲
E mio furore?

▼SCIPIONE▲
Non sfido e non pavento.

▼FORTUNA▲
In van potresti,
Scipio, pentirti un di. Guardami in viso:
Pensaci, e poi decidi.

▼SCIPIONE▲
Ho già deciso.

N. 10 Aria

▼SCIPIONE▲
Di' che sei l'arbitra
Dei mondo intero,
Ma non pretendere
Perciò l'impero
D'un'alma intrepida,
D'un nobil cor.
Te vili adorino,
Nume tiranno,
Quei che non prezzano,
Quei che non hanno
Che il basso merito
Del tuo favor.

Recitativo

▼FORTUNA▲
E v'è mortal che ardisca
Negarmi i voti suoi? Che il favor mio
Non procuri ottener?

▼SCIPIONE▲
Sì, vi son io.

▼FORTUNA▲
E ben, provami avversa. Olà, venite,
Orribili disastri, atre sventure,
Ministre del mio sdegno:
Quell'audace opprimete; io vel consegno.

▼SCIPIONE▲
Stelle, che fia? Qual sanguinosa luce!
Che nembi! che tempeste!
Che tenebre son queste! Ah qual rimbomba
Per le sconvolte sfere
Terribile fragor! Cento saette
Mi striscian fra le chiome; e par che tutto
Vada sossopra il ciel. No, non pavento,
Empia Fortuna: in van minacci; in vano
Perfida, ingiusta dea… Ma chi mi scuote?
Con chi parlo? Ove son? Di Massinissa
Questo é pure il soggiorno. E Publio? E il padre?
E gli astri? E '1 Ciel? Tutto sparì. Fu sogno
Tutto ciò ch'io mirai? No, la Costanza
Sogno non fu: meco rimase. Io sento
Il nume suo che mi riempie il petto.
V'intendo, amici dei:
l'augurio accetto.

CANTATA DI OMAGGIO PER L'INTRONIZZAZIONE DELL' ARCIVESCOVO COLLOREDO

Recitativo
Non è Scipio, o signore,
(Ah chi potrebbe Mentir dinanzi a te!)
Non è l'oggetto Scipio de' versi miei.
Di te ragiono, quando parlo di lui.
Quel nome illustre
È un vel di cui si copre
Il rispettoso mio giusto timore.
Ma Scipio esalta il labbro,
e di Girolamo il core.

N. 11a Aria
Ah perchè cercar degg'io
Fra gli avanzi dell'oblio
Ciò che in te ne dona il Ciel!
Di virtù chi prove chiede,
L'ode in quelli,
in te le vede:
E l'orecchio ognor del guardo
E più tardo e men fedel.

N. 12 Coro
Cento volte con lieto sembiante,
Prence eccelso, dall'onde marine
Torni l'alba d'un dì sì seren.
E rispetti la diva incostante
Quella mitra che porti sul crine,
L'alma grande che chiudi nel sen.
(Scipione dormendo, la Costanza e la Fortuna)

Recitativo

FORTUNA
Vieni e siegui i miei passi,
O gran figlio d'Emilio.

COSTANZA
Il passi miei,
Vieni e siegui, o Scipion.

SCIPIONE
Chi è mai l'audace
Che turba il mio riposo?

FORTUNA
Io son.

COSTANZA
Son io;
E sdegnar non ti dèi.

FORTUNA
Volgiti a me.

COSTANZA
Guardami in volto.

SCIPIONE
Oh dei,
Quale abisso di luce!
Quale ignota armonia! Quali sembianze
Son queste mai sì luminose e liete!
E in qual parte mi trovo?
E voi chi siete?

COSTANZA
Nutrice degli eroi.

FORTUNA
Dispensatrice
Di tutto il ben che l'universo aduna.

COSTANZA
Scipio, io son la Costanza.

FORTUNA
Io la Fortuna.

SCIPIONE
E da me che si vuol?

COSTANZA
Ch'una fra noi
Nel cammin della vita
Tu per compagna elegga.

FORTUNA
Entrambe offriamo
Di renderti felice.

COSTANZA
E decider tu dèi
Se a me più credi, o se più credi a lei.

SCIPIONE
Io? Ma, dèe… Che dirò?

FORTUNA
Dubiti!

COSTANZA
Incerto
Un momento esser puoi!

FORTUNA
Ti porgo il crine,
E a me non t'abbandoni?

COSTANZA
Odi il mio nome,
Nè vieni a me?

FORTUNA
Parla.

COSTANZA
Risolvi.

SCIPIONE
E come?
Se volete ch'io parli,
Se risolver degg'io lasciate all'alma
Tempo da respirar, spazio onde possa
Riconoscer se stessa.
Ditemi dove son, chi qua mi trasse,
Se vero è quel ch'io veggio,
Se sogno, se son desto o se vaneggio.

N. 1 Aria

SCIPIONE
Risolver non osa
Confusa la mente,
Che oppressa si sente
Da tanto stupor.
Delira dubbiosa
Incerta vaneggia
Ogni alma che ondeggia
Fra' moti del cor.

Recitativo

COSTANZA
Giusta è la tua richiesta. A parte, a parte
Chiedi pure, e saprai
Quanto brami saper.

FORTUNA
Si, ma sian brevi,
Scipio, le tue richieste. Intollerante
Di risposo son io. Loco ed aspetto
Andar sempre cangiando è mio diletto.

N. 2 Aria

FORTUNA
Lieve sono al par del vento;
Vario ho il volto, il piè fugace;
Or m'adiro, e in un momento
Or mi torno a serenar.
Sollevar le moli oppresse
Pria m'alletta, e poi mi piace
D'atterrar le moli istesse
Che ho sudato a sollevar.

Recitativo

SCIPIONE
Dunque ove son? La reggia
Di Massinissa, ove poc'anzi i lumi
Al sonno abbandonai,
Certo questa non è.

COSTANZA
No. Lungi assai
à l'Africa da noi. Sei nell'immenso
Tempio del ciel.

FORTUNA
Non lo conosci a tante
Che ti splendono intorno
Lucidissime stelle? A quel che ascolti
Insolito concento
Delle mobili sfere? A quel che vedi
Di lucido zaffiro
Orbe maggior che le rapisce in giro?

SCIPIONE
E chi mai tra le sfere, o dèe, produce
Un concento sì armonico e sonoro?

COSTANZA
L'istessa ch'è fra loro
Di moto e di misura
Proporzionata ineguaglianza. Insieme
Urtansi nel girar; rende ciascuna
Suon dall'altro distinto;
E si forma di tutti un suon concorde.
Varie così le corde
Son d'una cetra; e pur ne tempra in guisa
E l'orecchio e la man l'acuto e il grave,
Che dan, percosse, un'armonia soave.
Questo mirabil nodo,
Questa ragione arcana
Che i dissimili accorda,
Proporzion s'appella, ordine e norma
Universal delle create cose.
Questa è quel che nascose,
D'alto saper misteriose raggio,
Entro i numeri suoi di Samo il saggio.

SCIPIONE
Ma un'armonia sì grande
Perchè non giunge a noi? Perchè non l'ode
Chi vive là nella terrestre sede?

COSTANZA
Troppo il poter de' vostri
sensi eccede.

N. 3 Aria

COSTANZA
Ciglio che al sol si gira
Non vede il sol che mira,
Confuso in quell'istesso
Eccesso di splendor.
Chi là del Nil cadente
Vive alle sponde appresso,
Lo strepito non sente
Del rovinoso umor.

Recitativo

SCIPIONE
E quali abitatori…

FORTUNA
Assai chiedesti: Eleggi al fin.

SCIPIONE
Soffri un istante. E quali
Abitatori han queste sedi eterne?

COSTANZA
Ne han molti e vari in varie parti.

SCIPIONE
In questa,
Ove noi siam, chi si raccoglie mai?

FORTUNA
Guarda sol chi s'appressa, e lo saprai.

(Publio, Coro d'eroi, indi Emilio, e detti)

N. 4 CORO
Germe di cento eroi,
Di Roma onor primiero,
Vieni, che in ciel straniero
Il nome tuo non è.
Mille trovar tu puoi
Orme degli avi tuoi
Nel lucido sentiero
Ove inoltrasti il piè.

Recitativo

SCIPIONE
Numi, è vero o m'inganno? Il mio grand'avo,
Il domator dell'Africa rubello
Quegli non è?

PUBLIO
Non dubitar, son quello.

SCIPIONE
Gelo d'orror! Dunque gli estinti…

PUBLIO
Estinto Scipio, io non son.

SCIPIONE
Ma in cenere disciolto
Tra le funebri faci,
Gran tempo è già, Roma ti pianse.

PUBLIO
Ah taci:
Poco sei noto a te. Dunque tu credi
Che quella man, quel volto,
Quelle fragili membra onde vai cinto
Siano Scipione? Ah non è ver! Son queste
Solo una veste tua. Quel che le avviva
Puro raggio immortal, che non ha parti
E scioglier non si può che vuol, che intende,
Che rammenta, che pensa,
Che non perde con gli anni il suo vigore,
Quello, quello è Scipione: e quel non muore.
Troppo iniquo il destino
Saria della virtù, s'oltre la tomba
Nulla di noi restasse, e s'altri beni
Non vi vosser di quei
Che in terra per lo più toccano a' rei.
No, Scipio: la perfetta
D'ogni cagion Prima Cagione ingiusta
Esser così non può. V'è dopo il rogo,
V'è mercè da sperar. Quelle che vedi
Lucide eterne sedi,
Serbansi al merto; e la più bella è questa
In cui vive con me qualunque in terra
La patria amò, qualunque offrì pietoso
Al pubblico riposo i giorni sui,
Chi sparse il sangue a benefizio altrui.

N. 5 Aria

PUBLIO
Se vuoi che te raccolgano
Questi soggiorni un dì,
Degli avi tuoi rammentati,
Non ti scordar di me.
Mai non cessò di vivere
Chi come noi morì:
Non meritò di nascere
Chi vive sol per sé.

Recitativo

SCIPIONE
Se qui vivon gli eroi…

FORTUNA
Se paga ancora
La tua brama non è, Scipio, è già stanca
La tolleranza mia. Decidi…

COSTANZA
Eh lascia
Ch'ei chieda a voglia sua. Ciò ch'egli apprende
Atto lo rende a giudicar fra noi.

SCIPIONE
Se qui vivon gli eroi
Che alla patria giovar, tra queste sedi
Perchè non miro il genitor guerriero?

PUBLIO
L'hai su gli occhi e nol vedi?

SCIPIONE
(ad Emilio)
È vero, è vero.
Perdona, errai, gran genitor; ma colpa
Delle attonite ciglia
E il mio tardo veder, non della mente,
Che l'immagine tua sempre ha presente.
Ah sei tu! Già ritrovo
L'antica in quella fronte
Paterna maestà. Già nel mirarti
Risento i moti al core
Di rispetto e d'amore. Oh fausti numi!
Oh caro padre! Oh lieto dì! Ma come
Si tranquillo m'accogli? Il tuo sembiante
Sereno è ben, ma non commosso. Ah dunque
Non provi in rivedermi
Contento eguale al mio!

EMILIO
Figlio, il contento
Fra noi serba nel Cielo altro tenore.
Qui non giunge all'affanno, ed é maggiore.

SCIPIONE
Son fuor di me. Tutto quassù m'è nuovo,
Tutto stupir mi fa.

EMILIO
Depor non puoi
Le false idee che ti formasti in terra,
E ne stai sì lontano. Abbassa il ciglio:
Vedi laggiù d'impure nebbie avvolto
Quel picciol globo, anzi quel punto?

SCIPIONE
Oh stelle!
A la terra?

EMILIO
Il dicesti.

SCIPIONE
E tanti mari
E tanti fiumi e tante selve e tante
Vastissime province, opposti regni,
Popoli differenti?
E il Tebro? E Roma?

EMILIO
Tutto è chiuso in quel punto.

SCIPIONE
Ah padre amato,
Che picciolo, che vano,
Che misero teatro ha il fasto umano!

EMILIO
Oh se di quel teatro
Potessi, o figlio, esaminar gli attori;
Se le follie, gli errori,
I sogni lor veder potessi, e quale
Di riso per lo più degna cagione
Gli agita, gli scompone,
Li rallegra, gli affligge o gl'innamora,
Quanto più vil ti sembrerebbe ancora!

N. 6 Aria

EMILIO
Voi colaggiù ridete
D'un fanciullin che piange,
Ché la cagion vedete
Dei folle suo dolor.
Quassù di voi si ride,
Ché dell'età sul fine,
Tutti canuti il crine,
Siete fanciulli ancor.

Recitativo

SCIPIONE
Publio, padre, ah lasciate
Ch'io rimanga con voi. Lieto abbandono
Quel soggiorno laggiù troppo infelice.

FORTUNA
Ancor non è permesso.

COSTANZA
Ancor non lice.

PUBLIO
Molto a viver ti resta.

SCIPIONE
Io vissi assai;
Basta, basta per me.

EMILIO
Si, ma non basta
A' disegni dei Fato, al ben di Roma,
Al mondo, al Ciel.

PUBLIO
Molto facesti e molto
Di più si vuoi da te. Senza mistero
Non vai, Scipione, altero
E degli aviti e de' paterni allori.
I gloriosi tuoi primi sudori
Per le campagne ibere
A caso non spargesti; e non a caso
Porti quel nome in fronte
Che all'Africa é fatale. A me fu dato
Il soggiogar sì gran nemica; e tocca
li distruggerla a te.
Va, ma prepara
Non meno alle sventure
Che a' trionfi il tuo petto. In ogni sorte
L'istessa è la virtù. L'agita, è vero,
li nemico destin, ma non l'opprime;
E quando è men felice, è più sublime.

N. 7 Aria

PUBLIO
Quercia annosa su l'erte pendici
Fra '1 contrasto de' venti nemici
Più sicura, più salda si fa.
Ché se '1 verno le chiome le sfronda,
Più nel suolo col piè si profonda;
Forza acquista, se perde beltà.

Recitativo

SCIPIONE
Giacché al voler de' Fati
L'opporsi è vano, ubbidirò.

COSTANZA
Scipione,
Or di scegliere è tempo.

FORTUNA
Istrutto or sei;
Puoi giudicar fra noi.

SCIPIONE
Publio, si vuole
Ch'una di queste dèe…

PUBLIO
Tutto m'è noto.
Eleggi a voglia tua.

SCIPIONE
Deh mi consiglia,
Gran genitor!

EMILIO
Ti usurperebbe, o figlio,
La glori a della scelta il mio consiglio.

FORTUNA
Se brami esser felice,
Scipio, non mi stancar: prendi il momento
In cui t'offro il crin.

SCIPIONE
Ma tu che tanto
Importuna mi sei, di': qual ragione
Tuo seguace mi vuoi? Perchè degg'io
Sceglier più te che l'altra?

FORTUNA
'E che farai, s'io non secondo amica
L'imprese tue? Sai quel ch'io posso? lo sono
D'ogni mai, d'ogni bene
L'arbitra colaggiù. Questa è la mano
Che sparge a suo talento e gioie e pene,
Ed oltraggi ed onori,
E miserie e tesori. Io son colei
Che fabbrica, che strugge,
Che rinnova gl'imperi. Io, se mi piace,
In soglio una capanna, io quando voglio,
Cangio in capanna un soglio. A me soggetti
Sono i turbini in cielo,
Son le tempeste in mar. Delle battaglie
Io regolo il destin. Se fausta io sono,
Dalle perdite istesse
Fo germogliar le palme; e s'io m'adiro,
Svelgo di man gli allori
Sul compir la vittoria ai vincitori.
Che più? Dal regno mio
Non va esente il valore,
Non la virtù; ché, quando vuoi la Sorte,
Sembra forte il più vil, vile il più forte;
E a dispetto d'Astrea
La colpa è giusta e l'innocenza é rea.

N. 8 Aria

FORTUNA
A chi serena io miro
Chiaro è di notte il cielo;
Torna per lui nel gelo
La terra a germogliar.
Ma se a taluno io giro
Torbido il guardo e fosco,
Fronde gli niega il bosco,
Onde non trova in mar.

Recitativo

SCIPIONE
E a sì enorme possanza
Chi s'opponga non v'è?

COSTANZA
Si, la Costanza.
lo, Scipio, io sol prescrivo
Limiti e leggi al suo temuto impero.
Dove son io non giunge
L'instabile a regnar; ché in faccia mia
Non han luce i suoi doni,
Né orror le sue minacce. t ver che oltraggio
Soffron talor da lei
Il valor, la virtù; ma le bell'opre,
Vindice de' miei torti, il tempo scopre.
Son io, non è costei,
Che conservo gl'imperi: e gli avi tuoi,
La tua Roma lo sa. Crolla ristretta
Da Brenno, è ver, la libertà latina
Nell'angusto Tarpeo, ma non ruina.
Dell'Aufido alle sponde
Si vede, è ver, miseramente intorno
Tutta perir la gioventù guerriera
Il console roman, ma non dispera.
Annibale s'affretta
Di Roma ad ottener l'ultimo vanto,
E co' vessilli suoi quasi l'adombra;
Ma trova in Roma intanto
Prezzo il terren che il vincitore ingombra.
Son mie prove sì belle; e a queste prove
Non resiste Fortuna. Ella si stanca;
E al fin cangiando aspetto,
Mia suddita diventa suo dispetto.

N. 9 Aria

COSTANZA
Biancheggia in mar lo scoglio,
Par che vacilli, e pare
Che lo sommerga il mare
Fatto maggior di sé.
Ma dura a tanto orgoglio
Quel combattuto sasso;
E '1 mar tranquillo e basso
Poi gli lambisce il piè.

Recitativo

SCIPIONE
Non più. Bella Costanza,
Guidami dove vuoi.
D'altri non curo;
Eccomi tuo seguace.

FORTUNA
E i doni miei?

SCIPIONE
Non bramo e non ricuso.

FORTUNA
E mio furore?

SCIPIONE
Non sfido e non pavento.

FORTUNA
In van potresti,
Scipio, pentirti un di. Guardami in viso:
Pensaci, e poi decidi.

SCIPIONE
Ho già deciso.

N. 10 Aria

SCIPIONE
Di' che sei l'arbitra
Dei mondo intero,
Ma non pretendere
Perciò l'impero
D'un'alma intrepida,
D'un nobil cor.
Te vili adorino,
Nume tiranno,
Quei che non prezzano,
Quei che non hanno
Che il basso merito
Del tuo favor.

Recitativo

FORTUNA
E v'è mortal che ardisca
Negarmi i voti suoi? Che il favor mio
Non procuri ottener?

SCIPIONE
Sì, vi son io.

FORTUNA
E ben, provami avversa. Olà, venite,
Orribili disastri, atre sventure,
Ministre del mio sdegno:
Quell'audace opprimete; io vel consegno.

SCIPIONE
Stelle, che fia? Qual sanguinosa luce!
Che nembi! che tempeste!
Che tenebre son queste! Ah qual rimbomba
Per le sconvolte sfere
Terribile fragor! Cento saette
Mi striscian fra le chiome; e par che tutto
Vada sossopra il ciel. No, non pavento,
Empia Fortuna: in van minacci; in vano
Perfida, ingiusta dea… Ma chi mi scuote?
Con chi parlo? Ove son? Di Massinissa
Questo é pure il soggiorno. E Publio? E il padre?
E gli astri? E '1 Ciel? Tutto sparì. Fu sogno
Tutto ciò ch'io mirai? No, la Costanza
Sogno non fu: meco rimase. Io sento
Il nume suo che mi riempie il petto.
V'intendo, amici dei:
l'augurio accetto.

CANTATA DI OMAGGIO PER L'INTRONIZZAZIONE DELL' ARCIVESCOVO COLLOREDO

Recitativo
Non è Scipio, o signore,
(Ah chi potrebbe Mentir dinanzi a te!)
Non è l'oggetto Scipio de' versi miei.
Di te ragiono, quando parlo di lui.
Quel nome illustre
È un vel di cui si copre
Il rispettoso mio giusto timore.
Ma Scipio esalta il labbro,
e di Girolamo il core.

N. 11a Aria
Ah perchè cercar degg'io
Fra gli avanzi dell'oblio
Ciò che in te ne dona il Ciel!
Di virtù chi prove chiede,
L'ode in quelli,
in te le vede:
E l'orecchio ognor del guardo
E più tardo e men fedel.

N. 12 Coro
Cento volte con lieto sembiante,
Prence eccelso, dall'onde marine
Torni l'alba d'un dì sì seren.
E rispetti la diva incostante
Quella mitra che porti sul crine,
L'alma grande che chiudi nel sen.
最終更新:2019年02月19日 13:04