ATTO TERZO
SCENA I
(Orrida montagna con dirupi e cascate d’acqua, nella sommità della quale si vede il castello incantato d’Armida, ch’è custodito da gran numero di mostri di varie forme; nel mezzo delle mura appare una porta con colonne di cristallo e d’ogni sorte di gemme; a piedi della montagna v’è una spelonca,ove abita il Mago. Goffredo ed Eustazio considerando l’altezza della montagna.)
1. (Recitativo)
EUSTAZIO
Quivi par che rubelle
La terra s'alzi a guerreggiar le stelle.
GOFFREDO
Germano, è questo 'l segno
Delle nostre fatiche?
EUSTAZIO
Ecco del saggio
Il sospirato albergo.
GOFFREDO
Omai t'accosta!
(Eustazio alla bocca dell’antro chiama il Mago.)
EUSTAZIO
Tu. A cui vien concesso
Sin delle stelle il penetrar gli arcani,
Degli eventi più strani
Fermar il corso, e grazie ogn' or dispensi,
D'un alto affar vengo a cercarti i sensi.
SCENA II
(Il Mago esce dalla sua spelonca.)
(Recitativo)
MAGO
La causa che vi spinge
In sì remota parte
Nota m'è già; Rinaldo ed Almirena
Colà sull'alte cime
Di quell'orrido sasso in lacci indegni
Della perfida Armida
Giacciono avinti; il varco
Impossibile fora
Senza in poter prefisso,
Ch'i mostri suoi colà vuotò l'abisso.
GOFFREDO
L'aprirò colla spada.
EUSTAZIO
Andiam, che la virtù ne farà strada.
GOFFREDO
Seguitemi, o miei fidi!
EUSTAZIO
Io vi precedo.
MAGO
Arrestatevi, o forti,
Che nel mar del terror sareste assorti.
2. (Sinfonia)
(A Goffredo, Eustazio e soldati, essendo molto avanzati verso la cima, si presenta loro una compagnia de’ mostri orribili con faci accese, di modo che una parte de’ soldati atterriti ritornando indietro, un’altra squadra di mostri taglia loro il cammino, e nel mezzo della loro confusione, s’apre la montagna, e l’inghiotte, uscendo da quella voragine fiamme, fumo, e grandi strepiti. Al fine Goffredo ed Eustazio, con parte de’ soldati, ritornano dal Mago.)
3. (Recitativo)
GOFFREDO
Qui vomita Cocito
Tutta sua nera peste.
EUSTAZIO
D'Acheronte proviam qui le tempeste.
MAGO
Prodi campioni, non giunge
Il terreno valore
A sormontar quell'infernal furore;
Queste verghe fatal, ch'ora vi porgo,
Faran fuggir quei mostri;
Ite con piè sicuro,
Che potran dar il corso al pigro Arturo.
GOFFREDO
German, all'opra!
EUSTAZIO
Impaziente anelo,
Ch'a forte al fin darà vittoria il cielo.
(Ascendono di novo la montagna, ed il Mago sta osservando il loro passaggio, e canta per incoraggiarli. I mostri come prima si presentano loro, ma per virtù di quelle verghe sono posti in fuga. Arrivati che sono alla cima, toccano colle verghe la porta del castello d’Armida, ed in un sùbito spariscono quelle mura, e la montagna medesima con grandissimi strepiti, e resta invece di quella un mare agitato; Goffredo ed Eustazio s’attengono ad una rupe pendenti sopra il mare, poi si vedono a calar a basso da un’altra parte.)
(Aria)
MAGO
Andate, o forti,
Fra stragi e morti
Senza timore
Or colà su!
Ch'omai v'è guida,
Compagna fida,
Fra quell'orrore
Fatal virtù.
(Superato l’incanto della montagna, il Mago rientra nella sua spelonca.)
(Recitativo)
MAGO
O di bella virtù saper eterno,
Che Stige prende a scherno.
(Ritornello)
SCENA III
(Giardino d’Armida, che tiene uno stilo al petto d’Almirena per ucciderla. Armida, Rinaldo e Almirena.)
4. (Recitativo)
ARMIDA
Mori, svenata!
ALMIRENA
O numi!
RINALDO
T'arresta per pietà!
ARMIDA
Ho d'aspe il core;
Poiché le fiamme mie sprezzasti, indegno,
Cada costei trafitta,
Olocausto d'amor, vittima al sdegno!
RINALDO
Il mio pianto!
ARMIDA
Dell'ira accresce i flutti.
RINALDO
L'innocenza!
ARMIDA
Il suo volto il fallo accusa.
RINALDO
Per il fuoco onde ardesti!
ARMIDA
È in tutto spento.
RINALDO
Pria questo sen trapassa!
ARMIDA
Il duol lo sveni!
RINALDO
Versa in fulmine, o ciel!
ARMIDA
Io pria il suo sangue.
(Mentre Armida vuole lanciar il colpo, Rinaldo impugna la spada, e va con furia verso lei per ucciderla; ma subito escono dalla terra degli spiriti per custodirla.)
RINALDO
Al mio braccio cadrai, perfida, esangue!
SCENA IV
(Recitativo)
ARMIDA
Nella guardata soglia
Come osaste portar sicuro il piede?
Furie, pronte accorrete, e da sotterra
Venga contro costor l’inferno in guerra!
(Goffredo ed Eustazio toccando colle verghe il giardino incantato, in un sùbito il medesimo sparisce, e resta una gran campagna deserta, nel fondo di cui si vede la città di Gerusalemme da quella parte ov’e situata in collina; nelle mura vi sta gran porta a piedi della quale si vede una strada, che con tortuosi giri vien’a finire nel piano. Goffedo,Eustazio e Rinaldo corrono ad abbracciarsi, e mentre Almirena vuol fare lo stesso, Armida la ferma e tenta di nuovo d’ucciderla con lo stilo.)
GOFFREDO
Prode Rinaldo!
RINALDO
Glorioso prence!
EUSTAZIO
Lascia ch'al sen ti stringa!
RINALDO
Io pur t'annodi
ALMIRENA
Chi mi soccorre? Aita!
(Rinaldo impugna la spada, va contro Armida,ma nel lanciar il colpo, quella gli sparisce sotto il taglio.)
RINALDO
Ancor tenti, crudel, tormi la vita?
GOFFREDO
Figlia!
ALMIRENA
Padre!
EUSTAZIO
Mia cara!
RINALDO
Idolo mio!
GOFFREDO
Fugga il duol!
ALMIRENA
Rieda il piacer!
EUSTAZIO e RINALDO
E svanisca ogni tormento…
ALMIRENA, RINALDO, GOFFREDO ed EUSTAZIO
…al contento, al contento!
GOFFREDO
Vinto il furor d'inferno,
Il terreno furor vincer ne resta.
Quando là in oriente
Febo risorge ad indorare il mondo,
German, le squadre appresta,
Perché Sione cada;
E tu Rinaldo, dèi
Contaminata da' tuoi molli amori
Col sangue del rubel purgar la spada.
5. (Aria)
Sorge nel petto
Certo diletto
Che bella calma
Promette al cor.
Sarà il contento,
Dopo gran stento
Coglier la palma
Del nostro ardor.
(Goffredo ed Eustazio escono.)
6. (Recitativo)
RINALDO
Al trionfo s'affretti senza ritardo il corso!
Mi stimolan l'amor, gloria, e rimorso.
(Aria)
È un incendio fra due venti,
Fra due fiamme questo cor.
Ha di gloria gli alimenti,
Lo nodrisce un fermo amor.
SCENA V
(Argante, seguito da tre generali.)
7. (Recitativo)
ARGANTE
Chiuso fra quelle mura
Langue il comun valore, o forti eroi;
Quindi sian noti a voi
Gli ultimi sensi nostri;
Ch'oggi ong'un si dimostri
Non sol di fer, ma di coraggio armato,
Perché l'oste nemica
Cada al nostro valor, ceda al suo fato.
SCENA VI
(Armida e detti.)
(Recitativo)
ARMIDA
Per fomentar lo sdegno
A fronte d'un sleal anco mi trovo?
ARGANTE
Io pur l'ira rinovvo
Al tuo superbo aspetto.
ARMIDA
È l'offeso mio amor per te un Aletto.
ARGANTE
L'affetto tuo non curo.
ARMIDA
Io i sdegni tuoi.
ARGANTE
Or è tempo di palme;
Và, e non tentar d'effeminar gli eroi!
ARMIDA
Ho un cor virile in petto,
Che sa emular la gloria.
ARGANTE
(un poco sospeso)
Abbian sensi sì grandi al fin vittoria!
Cara, perdon ti chiedo.
ARMIDA
(freddamente)
Io no 'l rifiuto.
ARGANTE
Accuso la mia colpa.
ARMIDA
Egli m'è grato.
ARGANTE
Fu importuno l'amor.
ARMIDA
Io pure errai.
ARGANTE
Sol per momenti.
ARMIDA
(risolutamente)
Anch'io Rinaldo amai.
ARMIDA e ARGANTE
Dunque mi sia concesso
Di purgar il mio error con questo amplesso!
(S’abbracciano.)
ARGANTE
Or preparianne ad una estrema sorte.
ARMIDA
E coi spenti nemici
Un gran trofeo alla morte.
ARGANTE
Olà, cogli oricalchi
Si destino a battaglia i stessi venti!
ARMIDA
E sian nostri campioni
Maccone in ciel, l'Inferno, e gli elementi!
(Marcia)
(Suonano ogni sorta di strumenti militari e si vede uscire dalla città l’armata, che arrivata a’ piedi del monte passa con bell’ordine dinanzi Argante ed Armida, facendo loro i soliti saluti militari.)
8. (Recitativo)
ARGANTE
In quel bosco di strali
Ne' lacci caderan que' indegni mostri.
ARMIDA
E in un mare di sangue
Spenti saranno i giusti sdegni nostri.
(Duetto)
ARMIDA e ARGANTE
Al trionfo del nostro furore
Or corriamo que' mostri a legar.
Che poi, caro/cara, questo core
Dolce premio ti vuol dar!
SCENA VII
(Goffredo, Rinaldo e Almirena.)
9. (Recitativo)
GOFFREDO
Di quei strani accidenti
Se la serie ripiglio,
Per dolor, per stupor, s'inarca il ciglio.
ALMIRENA
A sì crudeli eventi
Ancor non so se dorma, o se sia desta.
RINALDO
Cessata la tempesta,
Godiam, cara, la calma!
ALMIRENA
Dell'aure dolci della tua bell'alma.
(Aria)
Bel piacere
È godere
Fido amor!
Questo fa contento il cor.
La fermezza
Sol apprezza
Lo splendor,
Che provien d'un grato cor.
SCENA VIII
(Eustazio e detti.)
10. (Recitativo)
EUSTAZIO
Signor, l'oste nemica
Con barbari ululati
S'avvicina alle tende,
E già ne' nostri accende
Desir di gloria ardenti;
Tu quegli alti ardimenti
Raffrena con gran senno,
Ch'ognun sia pronto a venerarne il cenno.
GOFFREDO
Ecco il glorioso giorno,
Che ne chiama al trionfo.
RINALDO
Ecco le palme,
Che spuntano nel campo.
ALMIRENA
Ecco ne' tuoi bei lumi
Che di gloria e d'amor folgora un lampo!
GOFFREDO
German, le nostre tende
Il custodir ti sia nobile incarco;
Colà il nemico affrena;
E da eventi marzial serba Almirena!
RINALDO
Raccomando al tuo zel l'alto tesoro.
EUSTAZIO
German, Rinaldo, i tuoi commandi adoro.
(Aria)
Di Sion nell'alta sede
La virtute ed il valore
Oggi solo si vedrà.
Ch'alfin nobile mercede
D'alma grande, nobil core,
È una bella felicità.
SCENA IX
11. (Marcia)
(S’ode suonare tutti gli strumenti militari dei cristiani, e l’armata con pompa solenne, a piedi e a cavallo, passa dinanzi Goffredo e Rinaldo, facendo loro i soliti saluti militari.)
12. (Recitativo)
RINALDO
Se ciò t'è in grado, o prence,
Tu le falangi armate
In campo aperto spingi;
Io per obliquo calle
Vo' che Sione oggi umiliata cada
Del tuo nome in virtù, colla mia spada.
GOFFREDO
Degna è sol di grand'alma
Malagevole impresa;
Approvo il tuo consiglio;
Io ti precedo in tanto.
RINALDO
Brilla l'anima mia sul lieto ciglio.
(Aria)
Or la tromba in suon festante
Mi richiama a trionfar.
Qual guerriero e qual amante,
Gloria e amor mi vuol bear.
SCENA X
(Argante esce colla sua armata, che dispone in ordine di battaglia.)
13. (Recitativo)
ARGANTE
Miei fidi, ecco là un campo
Colmo di mille furti,
Più famoso che forte;
Quello benigna sorte
Or vi presenta; sù, prodi, pugnate,
Abbattete, atterrate!
Per ognun di quegli empi,
Sian le rapine lor nostro tributo,
E l'alme lor un olocausto a Pluto!
SCENA XI
(Esce Goffredo con tutta la sua armata e l’ordine per dar battaglia.)
(Recitativo)
GOFFREDO
Magnanimi campioni,
Ecco l'ultimo giorno
Delle vostre fatiche,
Quel che tanto bramaste.
Quivi una selva d'aste
Il nemico ha congiunto;
Perché vinciam più guerre in un sol punto.
Combattete qual forti, e a monti estinti
Vadan color sossopra,
Perché solo un bel fin corona l'opra.
14. (Battaglia)
(S’attacca una battaglia regolata, che sta in bilancia da una parte e dall’altra; ma Rinaldo, avendo di già preso la città, discende dal monte con una squadra, ed assale per il fianco i nemici, che si danno alla fuga, non restando al medesimo di dar loro la caccia.)
SCENA XII
(Rinaldo, che conduce Argante incatenato.)
15. (Recitativo)
RINALDO
Goffredo, ecco il superbo
In lacci avvolto.
ARGANTE
Argante è vinto, e non il cor d'Argante,
Che ragion sovra d'esso
Gli astri non han.
GOFFREDO
Rinaldo,
S'ascriva al tuo valor l'alto successo.
SCENA XIII
(Eustazio con Almirena conducendo seco Armida prigioniera. Eustazio, Almirena, Armida e detti.)
(Recitativo)
EUSTAZIO
Ecco, german, la cruda,
Che, mentre volle all'alte nostre tende
Recar gli ultimi danni,
Cadde ne' ceppi, e negli estremi affanni.
ARGANTE
Numi, che veggio!
ARMIDA
Sommi dei, che miro!
RINALDO
Cara, questa è la méta.
ALMIRENA
A cui sospiro.
GOFFREDO
Or ne' sponsali eccelsi
A quel alto valore…
GOFFREDO e EUSTAZIO
Sia pronuba la gloria al vostro amore!
ALMIRENA e RINALDO
Sia pronuba la gioia al nostro amore!
(S’abbracciano.)
ARMIDA
D'un nume il più possente
Han la scorta costor.
ARGANTE
Varia la sorte.
RINALDO e ALMIRENA
In te sol l'alma mia si riconforta.
ARMIDA
No, forse ch'al ciel piacque,
Ch'io spegna al fin pentita
Il mio foco infernal colle sacre acque.
Verga indegna, ti spezzo.
(Spezza la verga incantata.)
ARGANTE
Il tuo consiglio
Seguo, mia cara.
ARMIDA
(verso Goffredo)
Il vostro rito io piglio.
RINALDO
O clemenza del ciel!
ALMIRENA
Beata sorte!
EUSTAZIO
Trionfo alter!
GOFFREDO
La libertà vi dono.
ARGANTE
Cara, ti stringo.
ARMIDA
Vien sposo al mio trono.
16. (Coro)
TUTTI
Vinto è sol della virtù
Degli affetti il reo livor.
E felice è sol quaggiù
Chi dà meta a un vano cor.
(Libretto: Aaron Hill / Giacomo Rossi)