Atto Primo
Campagna d'Egitto con antico ponte sopra un ramo del Nilo
Scena Prima
Cesare, Curio, seguito
(Cesare e Curio passano il ponte con il seguito)
SEGUITO
Viva, viva il nostro Alcide!
Goda il Nilo di questo dì!
Ogni spiaggia per lui ride,
ogni affanno già spari.
CESARE
Presti ormai l'egizia terra
le sue palme al vincitor!
Curio, Cesare venne, e vide e vinse;
già sconfitto Pompeo invan ricorre
per rinforzar de' suoi guerrier lo stuolo
d'Egitto al re.
CURIO
Tu qui, signor, giungesti
a tempo appunto, a prevenir le trame.
Ma chi ver' noi sen' viene?
Scena seconda
I detti, Cornelia, Sesto
(Cornelia e Sesto entrano)
CESARE
Questa è Cornelia.
CURIO
Oh sorte,
del nemico Pompeo l'alta consorte?
Cesare, a questa un tempo
sacrai la libertade.
CORNELIA
Signor, Roma è già tua. Teco han gli dei
oggi diviso il regno, ed è lor legge
che del grand'orbe al pondo
Giove regoli il ciel, Cesare il mondo.
CESARE
Da Cesare che chiedi,
gran germe de' Scipioni, alta Cornelia?
CORNELIA
Dà pace all'armi!
SESTO
Dona l'asta al tempio,
ozio al fianco,
ozio alla destra.
CESARE
Virtù de' grandi è il perdonar le offese.
Venga Pompeo, Cesare abbracci, e resti
l'ardor di Marte estinto:
sia vincitor del vincitore il vinto.
Scena terza
I detti, Achilla (con stuolo di Egizii)
(Achilla entra con stuolo di Egizii che portano aurei bacili)
ACHILLA
La reggia Tolomeo t'offre in albergo,
eccelso eroe, per tuo riposo, e in dono
quanto può donare un tributario trono.
CESARE
Ciò che di Tolomeo
offre l'alma regal Cesare aggrada.
ACHILLA
Acciò l'Italia ad adorarti impari,
in pegno d'amistade e di sua fede
questa del gran Pompeo superba testa
di base al regal trono offre al tuo piede.
(Uno degli Egizii svela un bacile,
sopra il quale sta il capo tronco di Pompeo)
CESARE
Giulio, che miri?
SESTO
Oh dio, che veggio?
CORNELIA
Ahi lassa!
Consorte! Mio tesoro!
CURIO
Grand'ardir!
CORNELIA
Tolomeo,
Barbaro traditor! Io manco, io moro...
(si sviene)
CESARE
Curio, su, porgi aita
a Cornelia, che langue!
(piange)
CURIO
Che scorgo? Oh stelle!
il mio bel sole esangue!
ACHILLA
(da sé)
(Questa Cornelia? Oh, che beltà!
che volto!)
SESTO
Padre, Pompeo! mia genitrice! Oh dio!
CESARE
Per dar urna sublime
al suo cenere illustre,
serbato sia il nobil teschio.
ACHILLA
Oh dei!
CESARE
(Ad Achilla )
E tu involati, parti! Al tuo signore
di che l'opre de' regi,
sian di ben o di mal, son sempre esempio.
SESTO
Che non è re, chi è re fellon,
che è un empio.
ACHILLA
Cesare, frena l'ire...
CESARE
Vanne! Verrò alla reggia,
pria ch'oggi il sole a tramontar si veggia.
Empio, dirò, tu sei,
togliti a gli occhi miei,
sei tutto crudeltà.
Non è da re quel cuor,
che donasi al rigor,
che in sen non ha pietà.
(parte con seguito; parte Achilla con stuolo di Egizii)
Scena quarta
Curio, Sesto, Cornelia
CURIO
Già torna in se'.
SESTO
Madre!
CURIO
Cornelia!
CORNELIA
(che ritorna in se')
Oh stelle!
Ed ancor vivo? Ah! tolga
quest'omicida acciaro
il cor, l'alma al sen.
(vuol rapire la spada dal fianco di Sesto
per isvenarsi, e Curio la frastorna)
CURIO
Ferma! Invan tenti
tinger di sangue in quelle nevi il ferro.
Curio, che ancor t'adora,
e sposa ti desia, se pur t'aggrada,
vendicarti saprà con la sua spada.
CORNELIA
Sposa a te?
CURIO
Sì.
CORNELIA
Ammutisci!
SESTO
Tu nemico a Pompeo, e tanto ardisci?
CURIO
Cornelia, se m'aborri,
m'involerò al tuo aspetto;
sol per non molestarti,
giurerà questo cor di non amarti.
(parte)
SESTO
Madre!
CORNELIA
Viscere mie!
SESTO
Or che farem tra le cesaree squadre,
tu senza il caro sposo, io senza il padre?
CORNELIA
Priva son d'ogni conforto,
e pur speme di morire
per me misera non v'è.
Il mio cor, da pene assorto,
è già stanco di soffrire,
e morir si niega a me.
(parte)
SESTO
Vani sono i lamenti;
è tempo, o Sesto, ormai
di vendicar il padre;
si svegli alla vendetta
l'anima neghittosa,
che offesa da un tiranno invan riposa.
Svegliatevi nel core,
furie d'un alma offesa,
a far d'un traditor
aspra vendetta!
L'ombra del genitore
accorre a mia difesa,
e dice: a te il rigor,
Figlio si aspetta.
(parte)
Cambiamento
Gabinetto di Cleopatra
Scena quinta
Cleopatra (con seguito di damigelle egizie),
poi Nireno, dopo Tolomeo (con guardie)
CLEOPATRA
Regni Cleopatra; ed al mio seggio intorno
popolo adorator arabo e siro
su questo crin la sacra benda adori;
su, che di voi, miei fidi,
ha petto e cor di sollevarmi al trono,
giuri su questa destra eterna fede.
NIRENO
(entra)
Regina, infausti eventi!
CLEOPATRA
Che fia? che tardi?
NIRENO
Troncar fe' Tolomeo
il capo...
CLEOPATRA
Ohimè! di chi?
NIRENO
... del gran Pompeo.
CLEOPATRA
Stelle! costui che apporta?
NIRENO
Per stabilirsi al soglio
a Cesare mandò fra' doni involto...
CLEOPATRA
Che gli mandò?
NIRENO
... l'esanimato volto.
CLEOPATRA
Su, partite, miei fidi,
(parte seguito)
(a Nireno)
E tu qui resta;
alle cesaree tende
son risolta portarmi, e tu , Nireno
Mi servirai da scorta.
NIRENO
Cosa dirà Tolomeo?
CLEOPATRA
Non paventar; col guardo
meglio ch'egli non fece
col capo di Pompeo,
Cesare obbligherò;
invan aspira al trono,
egli è il germano, e la regina io sono.
TOLOMEO
(entra con guardie)
Tu di regnar pretendi,
donna superba e altera?
CLEOPATRA
Io ciò ch'è mio contendo; e la corona
dovuta alla mia fronte
giustamente pretendo.
TOLOMEO
Vanne, e torna omai, folle,
a qual di donna è l'uso,
di scettro invece a trattar l'ago e il fuso!
CLEOPATRA
Anzi tu pur, effeminato amante,
va dell'età sui primi albori,
di regno invece a coltivar gli amori!
Non disperar, chi sa?
se al regno non l'avrai,
avrai sorte in amor.
Mirando una beltà
in essa troverai
a consolar un cor.
(parte con Nireno)
Scena sesta
Tolomeo (con guardie), Achilla
ACHILLA
(entra)
Sire,Signor!
TOLOMEO
Achilla!
Come fu il capo tronco
da Cesare gradito?
ACHILLA
Sdegnò l'opra.
TOLOMEO
Che sento?
ACHILLA
T'accusò d'inesperto e troppo ardito.
TOLOMEO
Tant'osa un vil Romano?
ACHILLA
Il mio consiglio
apprendi, oh Tolomeo!
Verrà Cesare in corte; e in tua vendetta
cada costui, come cadde Pompeo.
TOLOMEO
Chi condurrà l'impresa?
ACHILLA
Io ti prometto
darti estinto il superbo al regio piede,
se di Pompeo la moglie
in premio a me il tuo voler concede.
TOLOMEO
E' costei tanto vaga?
ACHILLA
Lega col crine. E col bel volto impiaga.
TOLOMEO
Amico, il tuo consiglio è la mia stella;
vanne, pensa e poi torna.
(parte Achilla)
Muora Cesare, muora, e il capo altero
sia del mio piè sostegno.
Roma, oppressa da lui, libera vada,
e fermezza al mio regno
sia la morte di lui più che la spada.
L'empio, sleale, indegno
vorria rapirmi il regno,
e disturbar così
la pace mia.
Ma perda pur la vita,
prima che in me tradita
dall'avido suo cor
la fede sia!
Cambiamento
Quartieri nel campo di Cesare con l'urna nel mezzo,
ove sono le ceneri del capo di Pompeo,
sopra eminente cumulo di trofei
Scena settima
Cesare, poi Curio, Cleopatra (nelle vesti di Lidia),
Nireno
CESARE
Alma del gran Pompeo,
che al cenere suo d'intorno
invisibil t'aggiri,
fur'ombre i tuoi trofei,
ombra la tua grandezza, e un'ombra sei.
Così termina al fine il fasto umano.
Ieri che vivo occupò un mondo in guerra,
oggi risolto in polve un'urna serra.
Tal di ciascuno, ahi lasso!
il principio è di terra, e il fine è un sasso,
Misera vita! oh, quanto è fral tuo stato!
Ti forma un soffio, e ti distrugge un fiato.
CURIO
(entra, introduce Cleopatra e Nireno)
Qui nobile donzella
chiede chinarsi al Cesare di Roma.
CESARE
Se n' venga pur.
CLEOPATRA
Tra stuol di damigelle
io servo a Cleopatra,
Lidia m'appello, e sotto il ciel d'Egitto
di nobil sangue nata;
ma Tolomeo mi toglie,
barbaro usurpator, la mia fortuna.
CESARE
(da se'):
(Quanta bellezza un sol sembiante aduna!)
Tolomeo sì tiranno?
CURIO
(da se'):
(Se Cornelia mi sprezza,
oggi a Lidia rivolto
collocherò quest'alma in sì bel volto).
CLEOPATRA
(s'inginocchia avanti Cesare e dice piangendo):
Avanti al tuo cospetto, avanti a Roma,
mesta, afflitta e piangente
chieggio giustizia.
CESARE
(da se'):
(Oh dio! che innamora!)
(leva da terra Cleopatra)
Sfortunata donzella, in breve d'ora
deggio portarmi in corte,
oggi colà stabilirò tua sorte.
(da se')
(Che bel crin!)
CURIO
(da se'):
(Che bel sen!)
CLEOPATRA
Signor, i tuoi favori
legan quest'alma.
CESARE
E la tua chioma i cori.
Non è sì vago e bello
il fior nel prato,
quant'è vago e gentile
il tuo bel volto.
D'un fiore il pregio a quello
solo vien dato,
ma tutto un vago aprile
è in te raccolto.
(parte con Curio)
NIRENO
Cleopatra, vincesti;
già di Cesare il core
tributario al tuo volto amor ti rende,
e tutto il suo voler da te dipende.
CLEOPATRA
Cerchi pur Tolomeo con empietà
di cor le vie del trono,
che a me d'avito regno
farà il Nume d'amor benigno dono.
Tutto può donna vezzosa,
se amorosa
scioglie il labbro, o gira il guardo.
Ogni colpo piaga un petto,
se difetto
non v'ha quel che scocca il dardo.
(mentre Cleopatra vuol partire, vien ritenuta da Nireno)
NIRENO
Ferma, Cleopatra, osserva,
qual femmina dolente
con grave passo e lacrimoso ciglio
quivi si porta.
CLEOPATRA
Al portamento, al volto
donna volgar non sembra;
osserviamo in disparte
la cagion del suo dolo.
(si ritirano)
Scena ottava
Cleopatra (nelle vesti di Lidia) e Nireno in disparte,
Cornelia, poi Sesto
CORNELIA
(entra)
Nel tuo seno, amico sasso
sta sepolto il mio tesoro.
Ma che! vile e negletta
sempre starai, Cornelia?
CLEOPATRA
(da se'):
(E' Cornelia, costei,
la moglie di Pompeo?)
CORNELIA
Ah no! tra questi arnesi
un ferro sceglierò, con mano ardita
contro il Tolomeo dentro la reggia...
(Non sì tosto Cornelia ha preso una spada fuori
degli arnesi di guerra che Sesto sopraggiunge)
SESTO
Madre, ferma; che fai?
CORNELIA
Lascia quest'armi:
voglio contro il tiranno
uccisor del mio sposo,
tentar la mia vendetta.
SESTO
Questa vendetta a Sesto sol si aspetta.
(toglie la spada a Cornelia)
CORNELIA
Oh dolci accenti! oh care labbra! dunque
sull'alba de' tuoi giorni
hai tanto cor?
SESTO
Son Sesto, e di Pompeo
erede son dell'alma!
CORNELIA
Animo, oh figlio, ardire! Io coraggiosa
ti seguirò,
SESTO
Ma, oh dio! chi al re fellone
ci scorterà?
CLEOPATRA
(che sorte fuori impetuosamente)
Cleopatra
NIRENO
(in disparte)
Non ti scoprir!
CLEOPATRA
E Lidia ancor, per ché quell'empio cada,
ti saran scudo, e t'apriran la strada.
CORNELIA
E chi ti sprona, amabile donzella,
oggi in nostro soccorso offrir te stessa?
CLEOPATRA
La fellonia d'un re tiranno, il giusto.
Sotto il nome di Lidia
io serbo Cleopatra;
se in virtù del tuo braccio ascende al trono,
sarai felice, e scorgerai qual sono.
CORNELIA
Chi a noi sarà di scorta?
CLEOPATRA
(accennando a Nireno)
Questi, che alla regina è fido servo,
saprà cauto condurvi all'alta impresa.
SESTO
Figlio non è, chi vendicar non cura
del genitor la morte.
Armerò questa destra, e al suol trafitto
cadrà punito il gran tiran d'Egitto.
Cara speme, questo core
tu cominci a lusingar.
Par che il ciel presti favore
i miei torti a vendicar.
(partono Cornelia, Sesto e Nireno).
CLEOPATRA
Vegli pur il germano
alla propria salvezza:
che già gli mossi
di Cesare la spada,
di Sesto e Cornelia il giusto sdegno;
senza un certo periglio
non creda aver solo d'Egitto il regno.
Tu la mia stella sei,
amabile speranza,
e porgi ai desir' miei
un grato e bel piacer.
Qual sia di questo core
la stabile costanza,
e quanto possa amore,
s'ha in breve da veder.
(parte)
Cambiamento
Atrio nel palagio de' Tolomei
Scena nona
Tolomeo ed Achilla (con seguito di Egizii e guardie),
Cesare (con seguito di Romani)
TOLOMEO
Cesare, alla tua destra
stende fasci di scettri
generosa la sorte.
CESARE
Tolomeo, a tante grazie
io non so dir , se maggior lume apporti,
mentre l'uscio del giorno egli diserra,
il sole in cielo o Tolomeo qui in terra.
Ma sappi, ogni mal'opra
ogni gran lume oscura.
ACHILLA
(a Tolomeo):
(Sin al real aspetto egli t'offende?)
TOLOMEO
(da se'):
(Temerario Latin!)
CESARE
(da se'):
(So che m'intende).
TOLOMEO
Alle stanze reali
questi che miri t'apriran le porte,
e a te guida saranno.
(da se'):
(Empio, tu pur venisti in braccio a morte).
CESARE
(da se'):
(Scorgo in quel volto un simulato inganno).
Va tacito e nascosto,
quand'avido è di preda,
l'astuto cacciator.
E chi è mal far disposto,
non brama che si veda
l'inganno del suo cor.
(parte con seguito).
Scena decima
Achilla, Tolomeo (con seguito e guardie),
Cornelia e Sesto
(Cornelia e Sesto entrano)
ACHILLE
Sire, con Sesto il figlio
questa è Cornelia.
TOLOMEO
(da se'):
(Oh che sembianze, Amore!)
CORNELIA
Ingrato, a quel Pompeo, che al tuo gran padre
il diadema reale
stabilì sulla chioma,
tu recidesti il capo in faccia a Roma?
SESTO
Empio, ti sfido a singolar certame;
veder farò con generosa destra
aperto a questo regno
che non sei Tolomeo, che un indegno.
TOLOMEO
Oh là! da vigil stuol sian custoditi
questi Romani arditi.
ACHILLA
Alto signor, condona
il lor cieco furor!
TOLOMEO
Per or mi basta
ch'abbia garzon sì folle
di carcere la reggia.
(accenna alla guardie)
Costei, che baldanzosa
vilipese il rispetto
di maestà regnante,
nel giardin del serraglio abbia per pena
il coltivar i fiori.
(piano ad Achilla)
Io per te serbo
questa dell'alma tua bella tiranna.
ACHILLA
Felice me!
TOLOMEO
(da se'):
(Quanto costui s'inganna!)
(parte con seguito)
Scena undicesima
Achilla (con guardie), Cornelia, Sesto
ACHILLA
Cornelia, in quei tuoi lumi
sta legato il mio cor.
Se all'amor mio
giri sereno il ciglio
e i talami concedi,
sarà la madre in libertà col figlio.
CORNELIA
Barbaro, una Romana
sposa ad un vil Egizio?
SESTO
A te consorte?
Ah no! pria della morte....
ACHILLA
Oh là: per regal legge orma si guidi
prigionier nella reggia
così audace garzon.
CORNELIA
Seguirò anch'io
l'amata prole, il caro figlio mio.
ACHILLA
Tu ferma il piede e pensa
di non trovar pietade acciò che chiedi,
se pietade al mio amor pria non concedi.
Tu sei il cor di questo core,
sei il mio ben, non t'adirar!
Per amor io chiedo amore,
più da te non vo' bramar.
(parte)
SESTO
Madre!
CORNELIA
Mia vita!
SESTO
Addio!
(mentre le guardie vogliono condur via Sesto,
Cornelia corre a ritenerlo per un braccio)
CORNELIA
Dove, dove, inumani,
l'anima mia guidate? Empi, lasciate,
che al mio core, al mio bene
io porga almen gli ultimi baci. Ahi pene!
CORNELIA E SESTO
Son nata/o a lagrimar/sospirar,
e il dolce mio conforto,
ah, sempre piangerò.
Se il fato ci tradì,
sereno e lieto dì
mai più sperar potrò.