Ouverture
ATTO PRIMO
Scena prima
Notte. Campagna con monte in prospetto; Atlante sopra la cima del monte, che sostiene il cielo sopra le spalle. Molti Geni stanno sedendo a' piedi del monte. Zoroastro, appoggiato sopra d'un sasso, sta contemplando i moti delle stelle.
N. 1 - Recitativo accompagnato
ZOROASTRO
Geroglifici eterni,
che in cifre luminose ognor splendete.
Ah! Ch'alla mente umana
altro che belle oscurità non siete!
Recitativo
ZOROASTRO
Pure il mio spirto audace
crede veder scritto là su in le stelle
che Orlando, eroe sagace,
alla gloria non fia sempre ribelle.
(vede venire Orlando)
Ecco, se n' vien. Su, miei consigli, all'opra!
Scena seconda
Orlando e Zoroastro.
N. 2 - Arioso
ORLANDO
Stimolato dalla gloria
agitato dall'amore
che farai, misero core?
Recitativo
ZOROASTRO
Purgalo ormai da effeminati sensi.
ORLANDO
Chi sei? Che parli? Che vuoi tu? Che pensi?
ZOROASTRO
Di tua gloria custode
ti stimolo a seguirla. Ergi 'l tuo core
alle grand'opre.
ORLANDO
Ah! Me lo tolse amore!
ZOROASTRO
Te lo renda il valore.
ORLANDO
Languisce in petto.
ZOROASTRO
Scherno esser vuoi d'un vile pargoletto?
N. 3 - Sinfonia
Il Mago fa segno con la verga, e li Geni portano via il monte, comparendo in suo loco la reggia d'Amore, che in figura di fanciullo siede nel trono avendo ai suoi piedi addormentati certi eroi dell'antichità.
Recitativo
ZOROASTRO
Mira, e prendi l'esempio!
Né apprender voti, che di gloria al tempio.
N. 4 - Aria
ZOROASTRO
Lascia Amore, e segui Marte!
Va', combatti per la gloria.
Sol oblio quel ti comparte
questo sol bella memoria.
(parte)
Scena terza
Orlando solo.
N. 5 - Recitativo accompagnato
ORLANDO
Immagini funeste
che turbate quest'alma!
E non avrò sopra di voi la palma?
Sì, già vi fuggo, e corro
a innalzar col valor novi trofei:
ti rendo, o bella gloria, gli affetti miei.
Ma, che parlo, e non moro!
E lascerò quel idolo che adoro!
No! Parto! E fia mia gloria,
più servir ad amor, ch'aver vittoria!
N. 6 - Aria
ORLANDO
Non fu già men forte Alcide
benché in sen d'Onfale bella
spesso l'armi egli posò!
Né men fiero il gran Pelide
sotto spoglie di donzella
d'Asia i regni minacciò!
(parte)
Scena quarta
Boschetto con capanne di pastori.
Dorinda, poi Orlando.
N. 7 - Recitativo accompagnato
DORINDA
Quanto diletto avea tra questi boschi
a rimirar quegli innocenti scherzi
e di capri, e di cervi!
Nel serpeggiar dei limpidi ruscelli
brillar i fior, ed ondeggiar le piante;
nel garrir degli augelli,
nello spirar di zeffiretto i fiati.
Oh giorni allor beati!
Ora per me funesti.
Recitativo
DORINDA
Io non so che sian questi
moti, che sento adesso entro al mio core.
Ho inteso dir, che ciò suol fare amore.
Si sente di dentro strepito d'armi. Orlando, con la spada alla mano, conduce seco una Principessa liberata.
N. 8 - Recitativo accompagnato
ORLANDO
Itene pur tremando, anime vili
ite d'abisso a popolare i regni.
Tu, illustre principessa
libera sei, e reco più a mia gloria
il tuo bello servir, ch'ogni vittoria.
(partono)
Recitativo
DORINDA
Quegli è il famoso Orlando
che vive, a quel ch'io vedo
anch'esso amando.
N. 9 - Aria
DORINDA
Ho un certo rossore
di dir quel sento
s'è gioia o tormento
s'è gelo o un ardore
s'è al fine... no 'l so.
Pur picciolo meco
bisogna che sia
piacere o dolore,
se l'anima mia
rinchiudere lo può.
(parte)
Scena quinta
Angelica e poi Medoro a parte.
Recitativo
ANGELICA
M'hai vinto al fin, m'hai vinto, o cieco nume!
L'alma mia non presume
di riportar più i soliti trofei.
E tu Orlando, ove sei?
(Medoro ascolta a parte)
ANGELICA
Deh, mira al fin, che l'idolo mio, che adoro
è l'amabil Medoro
io lo vidi ferito;
sanarlo procurai; ma le sue piaghe
saldando nel suo petto, ah! nel mio core
per lui ne apriva amor una maggiore.
N. 10 - Duetto (arioso)
ANGELICA
Ritornava al suo bel viso
fatto già bianco e vermiglio
con la rosa unito il giglio
dal pallor delle viole.
MEDORO
(accostandosi)
E il mio cor da me diviso
si struggeva in fiamma lieve,
come suol falda di neve
discoperta ai rai del sole.
Scena sesta
Recitativo
ANGELICA
Spera, mio ben, che presto,
con più tranquilla sorte,
d'esser a me nel regno,
come già reso sei in amor, consorte.
MEDORO
Di tanto onor troppo mi scorgo indegno.
N. 11 - Aria
ANGELICA
Chi possessore è del mio core
può senza orgoglio chiamarsi re.
Io ch'ho spezzato più d'un impero
ho a te piagato l'animo altero
e più d'un soglio val la mia fé.
(parte)
Scena settima
Dorinda e Medoro.
Recitativo
MEDORO
Ecco Dorinda, né sfuggirla io posso.
DORINDA
Medoro, al fin ti trovo
pure una volta solo; perché poche
son quelle che lontana da te stia
la tua bella parente; ed ho timore
che più del sangue a lei t'unisca amore.
MEDORO
No Dorinda, t'inganni, anzi fra poco
deve partir, ed accompagnarla io debbo.
DORINDA
Tu con lei partirai?
MEDORO
Con lei qui venni;
la vita, che a lei devo,
m'obbliga d'esser grato.
DORINDA
E se mi lasci
poco temi però d'esser ingrato.
MEDORO
No 'l sarò mai. L'affetto tuo cortese
il tuo volto...
DORINDA
Vorrei, gentil Medoro
poterti prestar fede;
ma il core non ti crede, e che ingannarmi
dice, che vuoi, non posso consolarmi.
N. 12 - Aria
MEDORO
Se il cor mai ti dirà
ch'io mi scordi di te,
rispondigli per me,
ch'è menzognero.
Memoria sì gradita
altro che con la vita
mai non si partirà
dal mio pensiero.
(parte)
Scena ottava
Dorinda sola.
Recitativo
DORINDA
Povera me! Ben vedo che m'alletta
con un parlar fallace;
ma così ancor mi piace,
e ogni sua paroletta
mi fa all'udito certa consonanza
che accorda col desio pur la speranza.
N. 13 - Aria
DORINDA
O care parolette, o dolci sguardi
sebbene siete bugiardi
tanto vi crederò.
Ma poi che far potrò
allor che troppo tardi
io vi conoscerò?
(parte)
Scena nona
Zoroastro, Angelica e poi Orlando.
Recitativo
ZOROASTRO
Noti a me sono i tuoi fatali amori
con Medoro. E non temi
la vendetta d'Orlando?
ANGELICA
È ver, che devo
molto all'eroe; ma...
ZOROASTRO
Già se n' vien. Celato
mi terrò per vegliar d'ognuno al fato.
(si ritira in disparte)
ORLANDO
(Quando mai troverò l'orme fugaci
d'Angelica la bella?)
ANGELICA
(Oh dèi! Se vien Medoro
che qui attendea per partir seco!
Eh forse se Orlando qua conduce
il novo amore per quella,
ch'ei salvò da man nemica,
non sarà così grande il mio timore.
Vo' fingermi gelosa
per meglio discoprire il suo pensiero.)
(si presenta ad Orlando)
Orlando, è pur vero
ch'io qui ti veda!
ORLANDO
Oh cieli! O cara, e come
potevo mai sperar sì lieta sorte!
Angelica mio bene!
ANGELICA
Erri nel nome
Isabella vuoi dir, che là t'attende.
ORLANDO
Son della principessa
difensor, non amante.
ANGELICA
Ma per tale ti pubblicò Dorinda allora, e quando...
ORLANDO
Un'Angelica sol può amare Orlando.
ANGELICA
(vedendo Medoro da lontano)
(Ma, oh dèi! Vedo Medor! Convien che Orlando
allontani di qua.)
Esce il Mago facendo segno co' la verga, sorge di sotterra una gran fontana, che copre Medoro, la scena cangiandosi in un delizioso giardino.
ORLANDO
Chiedimi o bella
nuove prove d'amore.
ANGELICA
(O soccorso opportun!)
Sentimi Orlando
se pur vuoi, ch'io ti creda
a me fedel, pronto da te allontana
la dama, che a color di mano hai tolto
o non vedrai d'Angelica più il volto.
N. 14 - Aria
ANGELICA
Se fede vuoi, ch'io ti creda
fa' che veda la tua fedeltà.
Finché regni nel mio petto il sospetto,
mai l'amor vi regnerà.
(parte)
Scena decima
Orlando solo.
Recitativo
ORLANDO
T'ubbidirò, crudele,
e vedrai in questo istante
che della principessa
fui solo difensore, ma non amante.
N. 15 - Aria
ORLANDO
Fammi combattere
mostri e tifei
nuovi trofei
se vuoi dal mio valor.
Muraglie abbattere
disfare incanti
se vuoi ch'io vanti
darti prove d'amor.
(parte)
Scena undicesima
Medoro, ed Angelica trattenendolo.
Recitativo
MEDORO
Angelica, deh! Lascia...
ANGELICA
Fermati, oh dèi!
Che pensi far, Medoro?
MEDORO
Riconoscer chi sia
chi teco favellar fin'ora ho visto.
ANGELICA
Fermati, a morir vai
che quello è Orlando.
MEDORO
Alla gloria mi togli!
ANGELICA
Ma ti serbo all'affetto.
MEDORO
Ubbidir devo...
ANGELICA
Forza è partir pria che qui torni Orlando.
Va' al fonte degli allori, ivi m'attendi.
ANGELICA, MEDORO
E del mio amor un novo pegno or prendi.
(s'abbracciano, quando viene Dorinda, che trattiene Medoro)
Scena dodicesima
Dorinda e detti.
DORINDA
O Angelica, o Medoro; il vostro amore
indarno ormai si cela.
Perché il darsi la mano, ed abbracciarsi
è qualche cosa più di parentela.
ANGELICA
Dorinda, il ver dicesti; è tempo ormai
di non tener più ascoso
che Medoro è il mio sposo.
Con lui mi parto già. Grazie ti rendo
del cortese ricetto
che dato n'hai; prendi
(le dà un gioiello)
e conserva questa
grata memoria d'un sincero affetto.
DORINDA
Lo prendo, ma speravo
gioie più care aver dal tuo Medoro,
perché ancor io l'amavo.
MEDORO
Vaga Dorinda, perdonar mi devi.
DORINDA
Il ciel te lo perdoni; che m'hai fatto
più mal di quel che sai con questo tratto.
N. 16 - Terzetto
ANGELICA, MEDORO
Consolati o bella
gentil pastorella
ch'al fine il tuo core
è degno d'amore
e amor troverà.
DORINDA
Non so consolarmi
non voglio sperare.
Più amor non può darmi
l'oggetto da amare
che perder mi fa.
ANGELICA
Non perder la speme
ch'è l'unico bene.
MEDORO
Hai l'alma costante
per esser amante.
DORINDA
No, solo fra pene
il cor viverà.