ATTO PRIMO
Scena Prima
(Sala terrena nel palagio de Westminster)
DAME
Geme!… pallor funereo
Le sta dipinto in volto!
Un duolo, un duol terribile
Ha certo in cor sepolto.
(accostandosi ad essa)
Sara? Duchessa? Oh! Scuotiti…
Onde la tua mestizia?
SARA
Mestizia in me!
DAME
Non hai
Bagnato il sen di lagrime?
SARA
(fra sè)
Ah! mi tradisce il core!
(in alta vocce)
Lessi dolente istoria
Piangea… di Rosamonda…
DAME
Chiudi la trista pagina
Che il tuo dolor seconda.
SARA
Il mio dolor!…
DAME
Si! Versalo
Dell'amistade in seno.
SARA
Lady, e credete?…
DAME
Ah! fidati.
SARA
Io?… No…
Son lieta appieno.
DAME
(fra sè)
È quel sorriso infausto
Più del suo pianto ancor.
SARA
(fra sè)
All'afflitto è dolce il pianto…
È la gioia che gli resta…
Una stella a me funesta
Anche il pianto mi vietò!
Della tua più cruda, oh quanto,
Rosamonda, è la mia sorte!
Tu periste d'una morte…
Io vivendo ognor morrò!
Scena Seconda
ELISABETTA
Duchessa…
Alle fervide preci
Del tuo consorte alfin m'arrendo; alfine
Il conte rivedrò…
Ma… Dio conceda
Che per l'ultima volta io nol riveda,
Ch'io non gli scerna in core
Macchia di tradimento.
SARA
Egli era sempre
Fido alla sua regina?
ELISABETTA
Fido alla sua regina?
E basta, o Sara?
Uopo è che fido il trovi
Elisabetta.
SARA
(fra sè)
Io gelo!…
ELISABETTA
A te svelai
Tutto il mio cor… Un orrendo sospetto
Alcuno in me destò. D'Irlanda in riva
Lo trasse un cenno mio, ché lungi il volli
Da Londra… egli vi torna, ed accusato
Di fellonia; ma d'altra colpa io temo
Delinquente saperlo… Una rivale,
S'io discoprissi, ah! quale,
Oh! Quanta non sarebbe
La mia vendetta.
SARA
(fra sè)
Ove m'ascondo!…
ELISABETTA
Il core togliermi di Roberto!…
Men delitto saria togliermi il serto.
L'amor suo mi fe' beata,
Mi sembrò del cielo un dono,
E a quest'alma innamorata
Era un ben maggior del trono.
Ah! Se fui, se fui tradita,
Se quel cor più mio non è,
Le delizie della vita
Lutto e pianto son per me!
Scena Terza
CECIL
Nunzio son del Parlamento.
SARA
(fra sè)
Tremo!
ELISABETTA
Esponi!
SARA
(fra sè)
Ha sculto in fronte l'odio suo!
CECIL
Di tradimento
Si macchiò d'Essex il Conte!
Eccessiva in te clemenza
Il giudizio ne sospende:
Profferir di lui sentenza
E stornar sue trame orrende,
Ben lo sai de' Pari è dritto.
Questo dritto a te si chiede.
ELISABETTA
D'altre prove il suo delitto,
Lordi, ha d'uopo!
Scena Quarta
PAGGIO
Al regio piede
Di venire Essex implora.
CECIL, GUALTIERO, SARA
Egli!…
CECIL, GUALTIERO
(Fra sè)
Ah, la rabbia mi divora!…
ELISABETTA
Venga. Udirlo io vo'.
SARA
(Fra sè)
Come il cor mi palpitò!
ELISABETTA
(Fra sè)
Ah! Ritorna qual ti spero,
Qual ne' giorni più felici,
E cadranno i tuoi nemici
Nella polve innanzi a te.
Il mio regno, il mondo intero,
Reo di morte invan ti grida.
Se al mio piede amor ti guida,
Innocente sei per me!
SARA
(Fra sè)
A lui fausto il ciel sorrida,
E funesto sia per me!
CECIL, GUALTIERO, CORO
(Fra sè)
De' suoi giorni un astro e guida
Che al tramonto ancor non è!
ELISABETTA
(Fra sè)
Vieni, vieni, t'affretta.
Ah! Ritorna qual ti spero,
Qual ne' giorni più felici,
E cadranno i tuoi nemici
Nella polve innanzi a te.
Il mio regno, il mondo intero,
Reo di morte invan ti grida.
Se al mio piede amor ti guida,
Innocente sei per me!
Scena Quinta
ROBERTO
Donna reale, a' piedi tuoi…
ELISABETTA
Roberto!…
Conte, sorgi, lo impongo!
(a Cecil)
Il voler mio
Noto in breve farò. Signori, addio.
(Tutti si ritirano, tranne Roberto)
In sembianze di reo tornaste dunque
Al mio cospetto! E me tradire osavi?
E insidiar degli avi
A questa crine il serto?
ROBERTO
Il petto mio
Pieno di cicatrici,
Che il brando vi lasciò de' tuoi nemici,
Per me risponda.
ELISABETTA
Ma l'accusa?…
ROBERTO
E quale?
Domata in campo la ribelle schiera,
Col vinto usai clemenza: ecco la colpa
Onde al suo duce innalza un palco infame
D'Elisabetta il cenno.
ELISABETTA
Il cenno mio
Differì, sconoscente,
La tua sentenza: Il cenno mio ti lascia
In libertade ancor. Ma che favelli
Di palco? A te giammai questa mia destra
Schiuder non può la tomba.
Quando chiamò la tromba
I miei guerrieri ad espugnar le torri
Della superba Cadice, temesti
Che la rovina macchinar potesse
Di te lontano, atroce, invidia rabbia.
(accennando una gemma che Roberto ha in dito)
Ti porsi questo anello, e ti parlai
La parola dei re, che ad ogni evento
Offrirlo agli occhi miei, di tua salvezza
Pegno sarebbe… Col pensiero io torno
A stagion più ridente:
Allora i giorni miei
Scorrean soavi al par della speranza!
Oh giorni avventurati! Oh rimembranza.
Un tenero core mi rese felice,
Provai quel contento
Che labbro non dice…
Un sogno d'amore - la vita mi parve!
Ma il sogno disparve, - disparve quel cor!
ROBERTO
(Fra sè)
Indarno la sorte - un trono m'addita;
Per me di speranze - non ride la vita.
Per me l'universo - è muto, deserto:
Le gemme del serto
Non hanno splendor.
ELISABETTA
Muto resti
(in tuono di rimprovero in cui traspira tutta la tenerezza)
È dunque vero!
Sei cangiato?
ROBERTO
No… che dici?
Parla un detto, ed il guerriero
Sorge, e fuga i tuoi nemici.
D'obbedienza e di valore
Prova avrai.
ELISABETTA
(Fra sè)
Ma non d'amore!
(con simulata calma)
Vuoi pugnar! Ma di', non pensi
Che bagnar faresti un ciglio
Qui di pianto?
ROBERTO
(Fra sè)
Ahimè, quai sensi?
ELISABETTA
Che l'idea del tuo periglio
Palpitar farebbe un cor?
ROBERTO
Palpitar?
ELISABETTA
Di tal, che amore
Teco strinse?
ROBERTO
Ah! dunque sai?
(Fra sè)
Ciel, che dico!
ELISABETTA
Ebben? Finisci:
L'alma tua mi svela ormai.
Che paventi?… Ardisci, ardisci:
Noma pur la tua diletta…
All'altar io vi trarrò.
ROBERTO
Mal t'apponi…
ELISABETTA
(Fra sè)
Oh mia vendetta!
(attegiandosi di terribile maestà)
E non ami?
Bada!
ROBERTO
Io? No.
ELISABETTA
(Fra sè)
Un lampo, un lampo orribile
Agli occhi miei splendea!…
Dal mio sdegno vindice
Fuggire non può la rea.
Morrà l'infido, il perfido
Morrà di morte acerba,
E la rival superba
Punita in lui sarà.
ROBERTO
(Fra sè)
Nascondi, frena i palpiti,
O misero mio core;
Ti pasci sol di lagrime
O sventurato amore.
Ch'io cada solo vittima
Del suo fatal sospetto…
Con me l'arcano affetto
E morte e tomba avrà.
(ad Elisabetta)
Regina!
ELISABETTA
Ebben? Finisci!
Conte!
ROBERTO
Regina!
ELISABETTA
Non ami?
ROBERTO
Non amo.
(Fra sè)
Nascondi, frena i palpiti,
O misero mio core;
Ti pasci sol di lagrime
O sventurato amore.
Ch'io cada solo vittima
Del suo fatal sospetto…
Con me l'arcano affetto
E morte e tomba avrà.
ELISABETTA
(Fra sè)
Cadrà.
Sì, la rival superba
Punita in lui sarà.
(Elisabetta rientra ne' suoi appartamenti.)
Scena Sesta
NOTTINGHAM
Roberto!
ROBERTO
Che?… fra le tue braccia!…
NOTTINGHAM
Estremo
pallor ti siede in fronte! Ah! Forse?…
D'interrogarti!
ROBERTO
Ancor la mia sentenza
Non profferì colei:
Ma nel tremendo sguardo
Le vidi sfolgorar
La brama del sangue mio.
NOTTINGHAM
Non proseguir… D'ambascia
L'anima ho piena di spavento!
ROBERTO
Ah! Lascia
Che il mio destin si compia, e nelle braccia
Di cara sposa un infelice oblia.
NOTTINGHAM
Che parli?… Ahi, fera sorte
Né amico, né consorte
Lieto mi volle!
ROBERTO
Oh! Narra!
NOTTINGHAM
Un arcano martir di Sara attrista
I giorni, e lentamente
la conduce alla tomba.
ROBERTO
(Fra sè)
E rea, ma sventurata!
NOTTINGHAM
Ieri, taceva il giorno,
Quando pria dell'usato, al mio soggiorno
Mi trassi, e nelle stanza
Ove solinga ella restar si piace,
Mossi repente… Un suono
Di taciti singulti appo la soglia
M'arrestò non veduto: essa fregiava
D'aurate fila una cerulea fascia,
Ma spesso l'opra interrompea col pianto,
E invocava la morte! Io mi ritrassi;
Avea l'alma in tumulto… avea la mente
Così turbata, che sembrai demente.
Forse in qual cor sensibile
Si fe' natura il pianto.
D'una fatal mestizia
Anch'io son preda intanto.
Ah! Ch'io mi struggo in lagrime…
Ed il perché non so!
Talor mi parla un dubbio,
Una gelosa voce;
Ma la ragion sollecita
Sperde il sospetto atroce.
Ché mai nel cor degli angioli
La colpa entrar non può.
Scena Settima
CECIL
Duca, vieni! A conferenza
La Regina i Pari invita.
NOTTINGHAM
Che si vuole?
CECIL
Una sentenza
Troppo a lungo differita.
NOTTINGHAM
Vengo. Amico!
ROBERTO
Sul tuo ciglio
Una lagrima spuntò?
M'abbandona al mio periglio!
Tu lo dei!
CECIL
Vieni.
NOTTINGHAM
Salvar ti vo'!
Qui ribelle ognun ti chiama;
Ti sovrasta fato orrendo;
L'onor tuo sol io difendo,
Terra e ciel m'ascolterà.
Ch'io gli serbi e vita e fama
Deh concedi, o sommo Iddio;
Parla tu sul labbro mio
Santa voce d'amistà.
ROBERTO
(Fra sè)
Lacerato al par del mio
Sulla terra un cor non v'ha.
CORO
(interno)
Quel superbo il giusto fio
De' suoi falli pagherà.
Vieni, o duca, vieni, vieni.
Scena Ottava
SARA
Tutto è silenzio… Nel mio cor soltanto
Parla una voce. Un grido!
Qual di severo accusator! Ma rea
Non son: Della pietade
Io m'arrendo al consiglio,
Non dell'amor. L'orribile periglio
Che Roberto minaccia,
Il mio scordar mi fe'… Chi giunge!
Scena Nona
SARA
È desso!
ROBERTO
Una volta, o crudel, m'hai pur concesso
Venirne a te! Spergiura! Traditrice!
Perfida! E qual v'ha nome
D'oltraggio, di rampogna
Che tu non merti?
SARA
Ascolta! Eri già lunge
Quando si schiuse la funerea pietra
Sul padre mio - Rimasta
Orfana e sola, "D'un appoggio hai d'uopo."
La regina mi disse: "A liete nozze
Ti serbo…"
ROBERTO
E tu?
SARA
M'opposi. Allor le chiesi,
Ma indarno, il vel… fui tratta
Al talamo… Che dico?
Al mio letto di morte!
ROBERTO
Oh ciel!
SARA
Felice.
Quant'io non son, fato miglior ti renda…
Alla Regina il core
Volgi. Roberto.
ROBERTO
Ah! taci…
Spento all'amor son io.
SARA
La gemma che in tua man risplende
Era memoria e pegno
D'un affetto real?
ROBERTO
Pegno d'affetto?
Non sai!… Pur si distrugga il tuo sospetto.
(getta l'anello sulla tavola)
Mille volte per te darei la vita!
SARA
Roberto… ultimo accento
Sara ti parla, ed osa
Una grazia pregar.
ROBERTO
Chiedimi il sangue…
Tutto lo spargerò per te, mio bene!
SARA
Viver devi e fuggir da queste arene.
ROBERTO
Il vero intesi?… Ah parmi,
Parmi sognar!
SARA
Se m'ami,
Per sempre dei lasciarmi.
ROBERTO
Per sempre!…
Non credea cangiato
Tanto di Sara il cor!
Son l'odio tuo!…
SARA
Spietato!
ROBERTO
Ardo per te d'amor.
SARA
Da che tornasti, ahi misero!
In questo debil core
Del mal sopito incendio
Si ridestò l'ardore…
Ah! parti, ah! vanne, ah! lasciami.
Credi alla sorte acerba…
A te la vita serba,
Serba l'onor a me!
ROBERTO
Dove son io?… quai smanie!…
Fra vite e morte ondeggio!…
Tu m'ami e deggio perderti!…
M'ami e lasciarti io deggio!
Poter dell'amicizia
Prestami tu vigore;
Ché d'un mortale in core
Tanta virtù non è.
Tergi le amare lagrime…
Sì, fuggirò.
SARA
Lo giura!
ROBERTO
Sì.
SARA
E quando fuggirai?
ROBERTO
Allor che tacita
Avrà la notte oscura
Un'altra volta in cielo
Disteso il tetro velo.
Or nol potrei, ché roseo
Il primo albor già sorge…
SARA
Ah! qual periglio!… Involati…
Se alcun uscir ti scorge!…
ROBERTO
Oh fero istante!…
SARA
Un ultimo
Pegno d'infausto amore
Con te ne venga…
(Leva dalla cesta una sciarpa)
ROBERTO
Ah! porgilo
Qui, sul trafitto core!
SARA
Vanne! - Di me rammentati
Sol quando preghi il Ciel.
Addio!
ROBERTO
Per sempre!
SARA
Oh spasimo!…
ROBERTO
Oh rio destin crudel!
SARA, ROBERTO
Quest'addio, fatale, estremo
È un abisso di tormenti…
Le mie lagrime cocenti
Più del ciglio sparte il cor.
Ah! mai più non ci vedremo…
Ah! mai più! mancar mi sento!
Si racchiude in questo accento
Una vita di dolor.