ATTO SECONDO
Scena Prima
(Sala come nell'atto primo)
LORDI
L'ore trascorrono, - surse l'aurora,
Né il Parlamento - si scioglie ancora.
Senza l'aita - della regina,
Pur troppo è certa - la sua rovina.
DAME
Tacete, o Lordi. Elisabetta
Qual chi matura - una vendetta,
Erra d'intorno - fremente e sola,
Ne muove inchiesta, - ne fa parola.
TUTTI
Misero conte!
Il cielo irato
Di fosche nubi
Si circondò!
Il tuo supplizio
È già segnato:
In quel silenzio
Morte parlò.
Scena Seconda
ELISABETTA
Ebben?
CECIL
Del reo le sorti
Furo a lungo agitate;
Più d'amistà che di ragion possente
Il duca vivamente
Lo difese, ma invan. Recar ti deve
La sentenza egli stesso.
ELISABETTA
Ed era?
CECIL
Morte!
Scena Terza
GUALTIERO
Regina…
ELISABETTA
Può la corte allontanarsi;
richiamata in breve qui fia!
(Partono tutti, tranne Gualtiero.)
Tanto indugiasti?
GUALTIERO
Assente egli era,
Ed al palagio suo non fe' ritorno
Che surto il nuovo giorno.
ELISABETTA
Segui!
GUALTIERO
Fu disarmato;
e nel cercar se criminosi fogli
Nelle vesti chiudesse, i miei seguaci
Vider che in sen celava
Serica ciarpa. Comandai che tolta
Gli fosse, d'ira temeraria e stolta
Egli avvampando: "Pria", gridò, "Strapparmi
Vi è d'uopo il cor dal petto!"…
Del conte la repulsa
Fu vana…
ELISABETTA
E quella ciarpa?
GUALTIERO
Eccola.
ELISABETTA
(fra sè)
Oh rabbia!…
Cifre d'amor qui veggio!…
(a Gualtiero)
Al mio cospetto
Colui si tragga.
Ho mille furie in petto!
Scena Quarta
NOTTINGHAM
Non venni mai sì mesto
Alla regal presenza.
Compio un dover funesto.
(Porge un foglio.)
D'Essex è la sentenza.
Tace il ministro, or parla
L'amico in suo favore:
Grazia!
Potria negarla
D'Elisabetta il core?
ELISABETTA
In questo core è sculta
La sua condanna.
NOTTINGHAM
Oh detto!…
ELISABETTA
D'una rivale occulta
Finor lo accolse il tetto…
Sì, questa notte istessa
Ei mi tradia…
NOTTINGHAM
Che dici?…
Calunnia è questa…
ELISABETTA
Oh! Cessa
NOTTINGHAM
Trama de' suoi nemici…
ELISABETTA
No, dubitar non giova…
Al mancator fu tolta
Irrefutabil prova…
(quindi è per firmare la sentenza)
NOTTINGHAM
Che fai!… sospendi… ascolta…
Su lui non piombi il fulmine
Dell'ira tua crudele!…
Se chieder lice un premio
Del mio servir fedele,
Quest'uno io chiedo, in lagrime,
Prostrato al regio pie'.
ELISABETTA
Taci: pietade o grazia
No, l'infedel non merta.
Il tradimento è orribile,
La sua perfidia è certa…
Muoia, e non sorga un gemito
A domandar merce'.
Scena Quinta
ELISABETTA
(fra sè)
Ecco l'indegno!
(a Roberto)
Appressati.
Ergi l'altera fronte.
Che dissi a te? Rammentalo.
Ami, ti dissi, o conte?
No: rispondesti… - Un perfido,
Un vile, un mentitore
Tu sei… Del tuo mendacio
Il muto accusatore
Guarda, e sul cor ti scenda
Fero di morte un gel
(Gli mostra la sciarpa)
NOTTINGHAM
Che!…
(Riconoscendola)
(fra sè)
Orrenda
Luce balena!… Sara…
ELISABETTA
Tremi alfine!
ROBERTO
(fra sè)
Oh ciel!…
ELISABETTA
Alma infida, ingrato core,
Ti raggiunse il mio furore!
Pria che il sen di fiamma rea
T'accendesse un Dio nemico,
Pria d'offender chi nascea
Dal tremendo ottavo Enrico,
Scender vivo nel sepolcro
Tu dovevi, o traditor.
NOTTINGHAM
(fra sè)
Non è ver… delirio è questo!…
Sogno orribile, funesto!
No, giammai d'un uomo il core
Tanto eccesso non accolse!…
Pur… si covre di pallore!
Ahi! Che sguardo a me rivolse!
Cento colpe a me disvela
Quello sguardo, quel pallor.
ROBERTO
(fra sè)
Mi sovrasta il fato estremo!
Pur di me, di me non tremo…
Della misera il periglio
Tutto estinse in me il coraggio.
Di costui nel torvo ciglio
Balenò sanguigno raggio.
Ah, quel pegno sciagurato
Fu di morte e non d'amor!
NOTTINGHAM
Scellerato!… Malvagio! E chiudevi
Tal perfidia nel cuore sleale?
E tradir sì vilmente potevi…
La regina?
ROBERTO
(fra sè)
Supplizio infernale…
NOTTINGHAM
Ah! la spada, la spada un istante
Al codardo, all'infame sia resa…
Ch'ei mi cada trafitto alle piante,
Ch'io nel sangue deterga l'offesa…
ELISABETTA
O mio fido, e tu fremi, tu pure
Dell'oltraggio che a me fu recato?
(a Roberto)
Io favello: m'ascolta! La scure
Già minaccia il tuo capo esecrato.
Qual si noma l'ardita rivale
Di' soltanto, e, lo giuro, vivrai.
Parla, ah! Parla.
(Un istante di silenzio)
NOTTINGHAM
(fra sè)
Momento fatale!
ROBERTO
Pria la morte!
ELISABETTA
Ostinato!… l'avrai.
Scena Sesta
(Ad un cenno della Regina, la sala si riempie
di Cavalieri, Dame, Paggi, Guardie, ecc)
ELISABETTA
Tutti udite. Il consiglio de' Pari
Di costui la condanna mi porse.
Io la segno. - Ciascuno la impari:
Come il sole, che parte già corse
Del suo giro, al meriggio sia giunto,
S'oda un tuono del bronzo guerrier:
Lo percuota la scure in quel punto.
CORO
(fra sè)
Tristo giorno di morte forier!
ELISABETTA
Va!
Va, la morte sul capo ti pende,
Sul tuo nome l'infamia discende;
Tal sepolcro t'appresta il mio sdegno,
Che non fia chi di pianto lo scaldi:
Con la polve di vili ribaldi
La tua polve confusa sarà.
ROBERTO
Del mio sangue la scure bagnata
Più non fia d'ignominia macchiata.
Il tuo crudo implacabile sdegno
Non la fama, la vita mi toglie:
Ove giaccion le morte mie spoglie
Ivi un'ara di gloria sarà.
NOTTINGHAM
(fra sè)
No, l'iniquo non muoia di spada,
Sovra il palco, infamato, egli cada…
Né il supplizio serbato all'indegno
Basta all'ira che m'arde in seno.
A saziarla, ad estinguerla appieno
Altro sangue versato sarà!
CECIL, GUALTIERO
Sul tuo capo la scure già piomba…
Maledetto il tuo nome sarà.
CORO
(fra sè)
Al reietto nemmeno la tomba
Un asilo di pace sarà.
(Ad un cenno di Elisabetta, Roberto è circondato dalle guardie.)